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Autore: Morgana Pendragon    20/03/2013    0 recensioni
Penelope Petrulli è una semplice bambina,bruttina,e con un strano senso dell'umorismo. Ma anche lei,come tutte le persone del mondo,è alle prese con il primo amore. Ma cosa succede quando questo non si rivela essere il principe azzurro,dolce e gentile,che ha sempre immaginato? Con una nuova delusione,ritroviamo una Penelope cresciuta,cinica,e con la fobia per ogni genere di storia seria. La sua vita? Un casino. Ma le cose sembrano andar male solo quando il primo amore,decide di tornare nella sua vita.
-Tratto dal quarto capitolo :
-" Buongiorno".
-" Buongiorno,tesoro" disse Roberto,scoccandole un bacio sulla guancia.
-" Come stai?".
-"Magnificamente. Potresti raggiungermi in ufficio?".
-" Arrivo".
-Edoardo si trattenne dall’urlare,e vomitare nello stesso momento.
Che dire di più...spero che qualche anima buona voglia degnarmi di almeno un commento,e sapere se la storia vale qualcosa...o no. A presto!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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iL CAPO

CAPITOLO 3

 

 

Inutile dire come quella settimana passò in fretta,anche troppo. Tra un impegno e un altro,Penelope era arrivata a fine settimana stressata,più mentalmente a dire il vero, dato che non aveva fatto altro che pensare al ritorno del figlio al prodigo,che le avrebbe reso le giornate disastrose. Neanche uscire con Eric l’aveva rilassata,e quando finalmente l’appuntamento si era concluso aveva sospirato di sollievo pensando che non l’avrebbe visto per un po’ di tempo. Anche se lui era stato carino e gentile per tutta la serata. Anche se lei spesso gli aveva risposto in malo modo. Probabilmente era lei la ‘sbagliata’,ma in quei momenti avrebbe preferito vederlo irritato e dirgliene quattro piuttosto che essere così accondiscendete,e scusarsi per la qualsiasi cosa. L’avrebbe anche preferito più ironico,e divertente. Invece dovette ammettere che era un tipo noioso,o almeno così le era sembrato,eppure non trovava la motivazione certa per telefonargli,se solo avesse avuto il numero memorizzato pensò,e chiudere la loro ‘storia’ lì per lì. Però doveva ammettere che valeva la pena di uscire con lui,anche solo per il gusto di osservarlo. Aveva movenze eleganti,la voce leggermente roca, e poi era fisicamente il suo tipo. Biondo con gli occhi azzurro-verdi,e un corpo ben proporzionato. Ed era anche un medico! Cos’altro poteva chiedere?

‘Molto di più’,si rispose mentalmente sviando il discorso “relazione”. Non voleva nemmeno pensarci.

Eppure un’altra settimana aveva inizio. E dovette ammettere che cominciava davvero a far freddo. Era la metà ottobre, ed essendo un tipo particolarmente sensibile al freddo,per lei era già inverno inoltrato. Indossò una camicia con sopra un maglioncino color salmone. Mise dei comodi jeans,anche se non erano molto eleganti e professionali,erano decisamente comodi,e non c’era nulla d’obiettare. Lego i capelli in una coda da cavallo,e si truccò leggermente il viso. Era sempre stata convinta di essere una di quelle persone,che man mano che avanzava con l’età,diveniva sempre più carina. Come George Clooney ad esempio.

Da piccola era un mostriciattolo,non aveva nessuna di quelle bellezze tanto acclamate nelle bambine, da ragazzina era uno stuzzicadenti sempre imbronciato,e una volta maturata aveva assunto varie fattezze femminile,diventando ormai al punto di potersi dichiarare persino carina.

Naturalmente questo era il suo punto di vista.

Per quando riguardava la gente,che la vedeva,lei era una bella donna. Una di quelle donne che ti giri a guardare per strada,o che cerchi d’impressionare per far colpo su di lei. Eppure tutti quelli che la conoscevano ammettevano che da piccola non era di certo stata una gran bellezza. Ma arrivata ai quattordici anni era sbocciata ad un tratto. Eppure non sembrava essersi accorta più del dovuto di questo suo enorme cambiamento. La cosa che probabilmente non era cresciuta in lei,era solo la statura,ma essendo una giovane con il fisico mingherlino,ma ben proporzionato,la faceva sembrare più una bambolina. Aveva i capelli neri e lunghi,quasi alla vita,e la particolarità era che cambiava sempre pettinatura. Non aveva mai i capelli come il giorno prima, ed era discreta sia nel vestirsi,che nel truccarsi. Il trucco pesante non avrebbe fatto altro che volgarizzarla,come dei vestiti esagerati. Ma lei invece amava truccarsi leggermente,l’unica cosa per cui andava matta era il rossetto rosso,che non scordava mai di mettere,ma non metteva nessun trucco sulla sua carnagione bianca come il latte. Sin da bambini spesso la chiamavano Biancaneve,ma a lei non dispiaceva più di tanto. Teneva le unghie sempre curate,difficilmente laccate con uno smalto colorato.

Marianna non era tornata a casa quella sera,ma non si preoccupava,probabilmente aveva dormito per l’ennesima volta dal suo secolare fidanzato.

Quel giorno uscì,e fece il solito tragitto che faceva quasi ogni giorno della sua vita. Non si fermò però a prendere il caffè ed i cornetti,dato che pensava che Roberto non li meritasse,dato quello che stava facendo.

Affidargli Edoardo era un colpo basso. Sapeva che aveva in odio suo fratello da quando in tenera età le aveva spezzato il cuore,con il suo comportamento menefreghista. Ok,forse stava esagerando,e il suo odio era solo il risultato di un’insoddisfazione infantile,ma era rimasta fortemente legata al giorno del nono compleanno di Edoardo. Era stato il primo uomo a spezzarle il cuore, e anche l’ultimo,e l’unico uomo che l’aveva fatto piangere. Non avrebbe più sprecato lacrime per qualcuno,ne’ tantomeno per lui.

Era cresciuto,ma solo fisicamente. Restava sempre un bambino di nove anni mentalmente. Su questo non aveva dubbi,e in tutti quegli anni non aveva avuto altro che confermare questa sua teoria.

Arrivò puntuale in ufficio,e dopo aver chiesto scorbuticamente a Roberto se avesse avuto bisogno di qualcosa,si chiuse la porta del suo studio alle spalle,e si sedette.

Erano le undici quando Edoardo li onorò della sua sublime presenza.

Penelope per un attimo si soffermò a guardarlo,poiché erano passati diversi anni da quando non se lo ritrovava davanti,così vicino. E a suo discapito sobbalzò talmente tanto che persino il giovane lo notò. Le sorrise gioioso,e le parole le morirono in gola.

L’aveva quasi dimenticato. E adesso si chiedeva come aveva potuto farlo.

Santo cielo quanto era alto!

La superava quasi di quaranta centimetri.

 Aveva ancora quelle adorabili fossette ogni volta che sorrideva,aveva sempre avuto un debole per loro,e aveva cambiato look dall’ultima volta. Portava i capelli lunghi,che sfioravano le spalle,legati,biondi come li ricordava. E i suoi occhi azzurri erano ancora chiari e cristallini. Portava però una leggera barba,e doveva aver messo su molta massa muscolare,che non riusciva a nascondersi sotto la leggera maglietta nera a maniche lunghe che indossava.

Portava dei jeans chiari,e delle scarpe da tennis bianche. Aveva un sorriso sincero,che man mano andava ad allargarsi sempre di più.

Con sommo stupore di Penelope,quel sorriso era tutto per lei,e sorprendendola le andò incontro,prendendola tra le braccia e stringendola a sé. Odorava di colonia e vaniglia,si ritrovò a pensare. Sapeva di maschio.

<< Piccola mia! Quanto tempo,santo cielo, come sei diventata bella!>> esclamò con il suo vocione caldo e suadente lasciandola andare,e mettendola giù.

Penelope cercò di riprendersi,ed ignorare i battiti accelerati.

<< Edoardo...sei completamente cambiato!>> gli disse. Tutto sommato magari era anche migliorato caratterialmente,meglio cercare di cominciare con il piede giusto.

<< Ci credo. Guarda un po’ qui? Tutti muscoli,mia cara!>> le disse mettendosi subito in mostra.

‘No,non è cambiato per nulla’.

<< Pensavo che l’America ti avesse cambiato in meglio,ma vedo che sei rimasto mentalmente lo stesso>>.

<< Oh non fare l’acida. Ho imparato molto cose in America. E’ una città bellissima. Magari una volta potremmo andarci insieme. Tu,io,Roberto,e la mia nuova fidanzata>>.

<< Sai quanto io adori le tue ragazze. Sono simpatiche fin quando non aprono bocca>>.

<< Non fare la gelosa>>.

<< Non sono mai stata gelosa di te,io>>.

<< Bugia>>.

<< Non verrò mai,insieme a te,men che meno a fare un viaggio>>.

<< Ecco che ti sei offesa. E’ perché ho menzionato la mia ragazza?>>.

<< Justine?>>

<< Chi?>>.

<< Non era lei,la tua ragazza?>>.

<< Santo cielo,quanti anni indietro sei rimasta?>>.

<< Un mese fa. Avevi detto che pensavate al matrimonio!>>.

<< Oh,acqua passata,mia cara! Non poteva funzionare tra noi,era troppo poco per me>>.

Penelope sbuffò,già esasperata dalla sua arroganza,e con la sua ultima uscita l’avrebbe volentieri preso a mazzate in testa. Si poteva essere più stupidi? Era troppo poco per lui,chi si credeva di essere? Un Dio sceso in terra,forse?

<< Immagino. Davvero non riesco a capire cosa quelle donne possano trovarci in uno come te!>>.

<< Ehi,guardami!>>.

<< Non conta solo l’aspetto fisico,dovresti saperlo>>.

<< Sì. La frase del : ‘ Non m’importa del tuo aspetto,a me interessa come sei dentro’,funziona sempre,per attirare la preda>>.

<< Le donne non sono prede,tranne forse quelle che conosci tu!>>.

<< Dici così solo perché non mi hai mai provato. Riuscirei a far innamorare chiunque di me>>.

<< Guarda se ci fosse davvero una cosa impossibile,al mondo,è proprio questa. Non ho intenzione di provarti,né ora né mai. Ti tratti come se fossi un articolo in vendita>>.

<< Oh,no. Tu non mi proverai solo perché non puoi>>.

<< Sei sempre il solito montato senza cervello!>>.

<< Anch’io sono felice di rivederti,Biancaneve. Dov’è il tuo bel principe? Nel suo ufficio?>>.

<< Roberto è dove dovrebbe essere>> frecciò.

<< Quant’è bravo,il fratellone. Sempre il solito noioso>>.

<< Responsabile,vorrai dire>>.

<< Sempre a difenderlo,non è che ti sei presa una cotta per lui?>>.

<< Non ho mai fatto mistero di quanto sia migliore ad altri,soprattutto a certi esseri>>.

<< E tu sei una segretaria terribile. Non dovresti lavorare in questo momento? Cosa fai fuori dalla scrivania? A lavoro,subito! Da oggi avrai due capi,gioia mia>>.

Penelope arrossì dalla rabbia,e afferrando una penna che aveva sulla scrivania gliela lanciò,prendendolo dietro la testa,mentre si allontanava.

<< Ahia!>> gli sentì dire,mentre si voltava leggermente,ma continuò ad andare verso l’ufficio.

<< E non chiamarmi a quel modo! Non mi piace che tu mi chiami così!>> urlò mentre lo sentiva ridere,e sparire dietro la porta del fratello,senza neppure avere la cortesia di bussare.

 

 

 

 

Edoardo entrò ridendo nell’ufficio di Roberto,come se nulla fosse. Era soddisfatto della scena di cui era appena stato protagonista,ed era felice di sapere di essere mancato persino a Penelope. O almeno così gli piaceva pensare. Non era certo un mistero che lei lo trovasse insopportabile,anche se lui non ricambiava per niente il suo stesso sentimento. Anzi,sapere di tornare,e di poterla rincontrare,prenderla di nuovo in giro,farle venire i nervi a fior di pelle,l’aveva messo di buonumore,anche se era dispiaciuto di esser stato costretto a lasciare l’America. Certo,magari se lo meritava,anzi no se lo meritava eccome per tutto il casino che aveva combinato,era stato un’irresponsabile,ed aveva sempre e solo pensato a divertirsi. Ecco a cosa portava pensare per sé, venivi condotto al patibolo da tuo fratello maggiore,il cui unico divertimento nella vita,era quello di uscire con la sua segretaria a fine giornata! Che poi,per quanto trovasse Penelope una persona divertente,pensava che era snervante trovarsela tra i piedi tutto il santo giorno,con la sua acidità sempre pronta.

Trovò Roberto che studiava attentamente un fascicolo. Lo trovava in ottima forma,sempre con il suo fascino da uomo vissuto,e intellettuale. Era sempre stato un bell’uomo.

<< Dovresti licenziare la tua segretaria,e lasciarmene scegliere una personalmente. Preferibile senza doppia personalità,come la pazza che urlava qua fuori!>> disse continuando a sorridere a suo fratello.

Roberto si alzò,e i due fratelli si abbracciarono forte.

<< Neanche cinque minuti,e sei riuscito a farle perdere la pazienza. Mi chiedo come riesci a farlo>>.

Edoardo alzò le spalle.

<< Ha sempre avuto un debole per me>>.

Il maggiore ridacchiò,ma non commentò la frase del fratello.

<< Conosco un paio di giovani donzelle che sarebbero felicissime di lavorare per noi. Indosserebbero ogni giorno la minigonna,e camicette scollate>>.

Roberto fece una smorfia disgustata a quell’immagine.

<< Ti ringrazio,ma sai che non sono di mio gusto. Mi piace attorniarmi di gente intelligente e competente,e Penelope,nonostante abbia della morale e del pudore,ha le carte in regola>>.

<< Come vuoi>>.

<< E poi non sei nella posizione di poter dare ordini,qui>>.

Edoardo si sedette sulla poltrona,e distese i piedi sulla scrivania,infastidendo Roberto,che con la mano scacciò le sue scarpe.

<< Piantala. Non sei certo venuto qui in vacanza>>.

<< Oh non cominciare. Papà è stato abbastanza,ci manchi solo tu e me ne torno in America in qualsiasi modo!>>.

<< A vivere sotto i ponti>>.

<< Oh trovando una bella ricca da sposare>>.

<< Possibile che non pensi ad altro che alle donne?>>.

<< Ok,va bene. Se devi farmi la ramanzina,falla ora,o taci per sempre>>.

<< Sei un’irresponsabile!>>.

<< Lo so’>>.

<< Arrogante,e menefreghista. T’importa solo di divertirti,e te ne sei altamente fregato dell’azienda di papà. Sai quanto è rimasto deluso?>>.

<< Be,scusami se non sono il figlio perfetto,come te!>>.

<< Smettila di fare la vittima,non ti è mai riuscito. Hai avuto esattamente quello che ho avuto anche io>>.

<< Solo che io non sono stato in grado di gestirlo>>.

Nella stanza calò un silenzio teso. E Roberto si chiese se suo fratello stesse parlando sul serio. Lui così sicuro di sé,non poteva parlare in questo modo. Forse cercava solo di fare la vittima.

<< Sei qui per questo>>.

<< E che punizione avrò? Mi leverete i fondi nella carta di credito?>>.

<< E’ stata la prima cosa che papà ha fatto,quella>>.

Edoardo sgranò i grandi occhi azzurri,e rimase a bocca aperta,somigliando in modo impressionante ad un pesce lesso.

<< Cosa? E come pensa che dovrei fare,adesso?>>.

<< Lavorare>>.

<< Grazie. Questo lo sapevo già,ma tagliarmi i fondi è stata una vera carognata. Non tornerò a casa da lui,se è questo che si aspetta!>>.

<< Non è mica questo il problema. Puoi sempre stare da me,lo sai>>.

<< Figo. E quale sarà il mio compito qui? Guardarti tutti i giorni lavorare? Buona condotta,e vengo poi rispedito in America?>>.

<< Non questa volta. Dovrai lavorare sul serio,e non dovrai rendere conto a me,non principalmente almeno. Sarai il tutto fare di Penelope>>.

<< Cosa?! Spero tu stia scherzando. Mi picchierà>>.

<< Non sarebbe la prima volta>>.

<< Questo non vuol dire che sia comunque piacevole>>.

<< Te lo concedo,ma ho già preparato tutto. Sbriga quasi tutto praticamente lei,avrà bisogno di qualcuno che l’aiuti nelle faccende più ingombranti,e noiose. Sarà lei a decidere cosa farai,quando la farai,e se meriti o meno un aumento o una posizione di rilievo>>.

<< Non puoi fare sul serio. Sono tuo fratello! Che fine hanno fatto i buoni sentimenti che una volta ci legavano?>>.

<< Sono dove li abbiamo lasciati. E’ proprio perché ti voglio bene che lo faccio>>.

<< Come dire: ti do’ in pasto alle belve per farti stare meglio>>.

<< Non ti senti in grado di poter reggere il ritmo di Penelope,forse? Capisco che stare al suo passo sia difficile>> insinuò Roberto con nonchalance.

Edoardo si sentì punto sul vivo,e scosse il capo.

<< Psicologia inversa,vero? Non ho affatto paura di starle  vicino,e non ho alcun problema a starle dietro. Sono forse l’unico in grado di farlo>>.

<< Che sciocchezza!>>.

<< Be,lo vedremo,quando sarò anche al di sopra di te!>>.

<< Voglio proprio vederlo>>.

<< Bene>>.

<< Cosa aspetti? Torna sui tuoi passi,e raggiungi il tuo “capo”>>.

Edoardo sbuffò sonoramente,ignorò bellamente il sorriso sadico del fratello,e uscì fuori dall’ufficio.

L’unica sua consolazione era il fatto che se Penelope gli avrebbe di certo reso le sue giornate un inferno,lui avrebbe fatto altrettanto. Sapeva che di certo lei non aveva sprizzato felicità da tutti i pori,all’annuncio della notizia,anzi si chiedeva come mai Roberto fosse ancora integro,senza qualche osso spezzato o peggio. Forse l’aveva fatta ubriacare,pensò divertito. Nella sua mente immaginò come fosse Penelope ubriaca,se prendesse una sbornia lacrimevole o una di quelle dove ti fai grasse risate anche solo se guardi il pavimento. Un giorno ci avrebbe provato,anche se era sicuro che lei non si fosse mai ubriacata in vita sua,era troppo giudiziosa per farlo.

Si avviò spedito alla sua scrivania,dov’era intenta a leggere dei fogli,che poi sparpagliò in modo confusionario.

<< Già finito?>> gli chiese con un sospiro rassegnato.

<< Adesso sono tutto tuo,piccola>>.

<< Ne avrei fatto volentieri a meno>>.

<< Deve esserci qualcosa di sbagliato in te>>.

<< Ti ringrazio>>.

<< Sei l’unica che reagisce in modo contrario>>.

<< Non sono sbagliata. Sono solo intelligente>>.

<< Non solo quello,stramba creatura>>.

<< Mi piacerebbe restare qui a scambiare convenevoli,ma dobbiamo mettere in chiaro molte cose,e sbrigare del lavoro urgente>>.

Penelope si alzò dalla sua scrivania,e con una velocità impressionante cominciò a camminare per il giornale. In men che non si dica gli aveva mostrato i luoghi più importanti,quelli meno importanti,e anche alcuni inutilizzati,gli mostrò tutta l’attrezzatura,anche se aveva ben sottolineato che lui non avrebbe dovuto toccarla nemmeno in caso di emergenza,e l’aveva presentato a tutti come il suo sottosegretario.

<< Dovrai essere qui prima delle otto. Alle otto in punto io entrerò da quella porta,e voglio trovare la mia postazione già in ordine. Pulita,ma voglio trovare tutto esattamente come l’ho lasciato. Non appena io sarò entrata tu potrai andare a prendere il mio caffè quotidiano,e questa sarà una routine. Non dovrai farlo solo quando sarò io stessa a dirtelo,e posso assicurarti che non è mai successo che io non abbia voluto il caffè la mattina>>.

<< Trovo che sia sbagliato. Insomma sei già acida e isterica di tuo,non credo che la caffeina ti faccia bene>>.

<< Be sai com’è. C’e chi per vivere ha bisogno di lavorare,e di essere iper-attivo tutta la giornata. Mi capirai tra un paio di giorni. Non appena tornato con il caffè,puoi andare a riordinare lo studio di Roberto,e poi ritornare da me,dove avrò altre mansioni da darti>>.

<< Mi sento un maggiordomo>>.

<< E quello che sei,per il momento almeno>>.

<< Bene,a quando il bagno nell’olio bollente?>>.

<< Non appena troverò un buco nella mia agenda. Mi raccomando,se c’è una cosa che non sopporto sono i ritardatari,devi essere puntuale prima di ogni altra cosa>>.

Gli si avvicinò,puntandogli l’indice contro,e con sguardo truce disse:

<< O farò in modo che tu te ne penta amaramente,parola mia>>.

Edoardo sospirò,già stanco.

<< Si si,ok. Non facciamo gli esagerati adesso,però>>.

<< Adesso siedi qui. Se avrò bisogno di te,ti chiamerò>>.

Penelope ritornò alla scrivania,e si perse in una montagna di fogli,senza più badare,almeno apparentemente,al giovane. Edoardo restò per un po’ in silenzio,ma poi cominciò ad annoiarsi,e cominciò a messaggiare.

Penelope lo vide con la coda dell’occhio sorridere,e si chiese con chi diavolo stesse parlando. Da una parte avrebbe voluto riprenderlo,dicendogli che lo voleva attivo e attento,ma sapeva che non poteva certo obbligarlo ad annoiarsi guardandola. Era di sicuro abituato a vedere di meglio.

Nonostante la sua occupazione,però il giovane si stanco presto anche di quella,e allora prese a giocare con la sedia girevole,come un ragazzino.

<< Ti dispiacerebbe evitare di fare tanto rumore? Sto cercando di lavorare>>.

<< Almeno tu hai qualcosa da fare>>.

Non rispose,sapendo che aveva ragione,ma non voleva dargliela.

<< Cosa fai?>>.

<< Leggo un articolo,e vedo se è da pubblicare o meno>>.

<< Figo. Posso leggerlo io dopo che hai finito?>>.

Penelope non trovò nulla da obiettare,e acconsentì. Anche perché sapeva la validità di una critica di Edoardo su qualcosa di scritto. Era un vero intenditore,anche e forse fin troppo pignolo. Persino Roberto prima di mostrargli un suo scritto lo rivedeva milioni di volte.

Il perché poi metteva in evidenza i suoi difetti,invece dei suoi pregi,era un mistero irrisolvibile.

Lo vide specchiarsi in una superficie,e alzò gli occhi al cielo.

Finì di leggere gli appunti,e firmò qualche foglio.

<< Fammi un piacere,prendi questi e portali su,al terzo piano,a Claudio>>.

<< Chi diavolo è Claudio?>>.

<< Chiedi di lui non appena arrivi al terzo piano,no?>>.

Edoardo prese i fogli,e gli diede un’occhiata. Era un articolo,e senza potersi fermare,non che volesse farsi gli affari propri e portare solo i fogli,cominciò a leggere.

Personalmente lo trovò molto sciatto. Mancava di spirito di osservazione,e la critica,insieme alla costruzione dei fatti,era più soggettiva,un altro sbaglio. Vide sui bordi delle pagine,delle frasi scribacchiate qua e là,e con molta difficoltà riuscì a tradurle in frasi,scritte ovviamente da Penelope. Che con molto tatto chiedeva che l’articolo venisse riscritto.

Per sua fortuna,conosceva l’argomento magnificamente,poiché erano critiche su case editrici,e autori,insieme a dei libri recenti che aveva avuto modo di leggere e confrontare.

Aveva trovato quel libro,così poco acclamato,persino da quello stesso giornale,molto particolare e discreto.

Era arrivato  al terzo piano,e vide una ragazza con gli occhiali,che lo guardò esterefatta.

Il suo fascino aveva colpito ancora, e infatti aveva indossato il suo sorriso affascinante,come da repertorio.

Adorava vedere la gente restare affascinata dalla sua persona. Quando le si avvicinò la vide strabuzzare gli occhi,incredula.

<< Scusami,sapresti dirmi dove posso trovare Claudio?>>.

La ragazza boccheggiò per un momento,poi indicò un uomo dietro di lei.

Edoardo fece come gli era stato chiesto,anche se a prima vista l’uomo non gli sembrava un così grande critico letterario. Non disse nulla però,e come se niente fosse ritornò dalla ragazza,certo che quella sera,avrebbe avuto un appuntamento.

Penelope aspettò mezz’ora. Dopo di che,al non ritorno del suo sottosegretario,cominciò ad innervosirsi. Ma non sarebbe andato a cercarlo. Assolutamente. Sperava che avesse una buona scusa,altrimenti l’avrebbe strozzato con le proprie mani. Era ora di pranzo,e lui non si era fatto ancora vivo. Decise di alzarsi,e raggiungere Roberto nel suo ufficio,quando sentì la risata di Edoardo. Lo vide camminare con estrema lentezza,con le mani in tasca,un sorriso confidenziale sulle labbra,e uno sguardo di circostanza. Poi lo vide affiancato da Serena.

‘ Ok,stai calma. L’omicidio è un reato,e tu non puoi permetterti di finire in prigione per colpa sua’.

Però non potè fare a mano di torcersi le mani,per evitare così’ di torcere il suo regale collo. Quell’idiota senza speranza,aveva perso tutto quel tempo,solo per poter pavoneggiarsi e far colpo su una ragazza! Che diavolo credeva? Di essere in un parco giochi. Oh come gliel’avrebbe fatta pagare!

Rimase in piedi,aspettandolo. Quando Edoardo si accorse di lei,si rese conto di aver fatto un’idiozia. Si passò una mano nei capelli,in un gesto affascinante secondo lui,ma l’ira che poteva leggere negli occhi di Penelope non fece altro che accrescere ancora di più. Serena si dileguò immediatamente,con un sorriso imbarazzato.

Il silenzio, e la tensione erano palpabili.

<< Penelope,senti io...>>.

<< Vai immediatamente a prendere il mio pranzo,e quello di Roberto. In fretta>>.

La ragazza parlò con voce inferocita,trattenendosi dal picchiarlo.

<< Bada che non succeda mai più una cosa del genere. Fatti trovare a bighellonare di nuovo,e ti licenzio>>.

<< Non puoi farlo>>.

<< Scommetti? Quando ti do’ un ordine tu devi ubbidirmi,e poi ritornare immediatamente da me. Non voglio dovertelo ripetere mai più,anche perché la seconda volta,sarà l’ultima. Sulla mia scrivania c’è un foglio con scritto ciò che devi comprare. Vai>>.

Edoardo fece come gli era stato detto,anche se era in collera con lei. C’era bisogno di reagire in questo modo? Si divertiva a rimproverarlo,come se fosse un bambino. Non stava facendo niente,ed era sicuro che lei lo avrebbe fatto annoiare per il resto del tempo se fosse tornato subito indietro. Emise un lamento sonoro,e andò a prendere il pranzo.

Penelope si chiuse la porta alle spalle,mentre Roberto alzava gli occhi su di lei e le sorrideva incoraggiante.

<< Come va?>>.

<< Da schifo. Ho già minacciato di licenziarlo>>.

<< Cos’ha combinato?>>.

<< E’ andato a bighellonare>>.

<< Hai fatto bene allora>>.

<< Dio,com’è stupido!>>.

<< Gliela farai pagare?>>.

<< Senza dubbio. Non avrà un momento di pace>>.

 

 

 

 

 

 

 

  
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