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Autore: marty_ohba    22/03/2013    1 recensioni
In un AU, Mello e Near non si conoscono e non esiste Kira. Una festa smuoverà la situazione, ma riuscirà Mello a ricordare ciò che è successo con Near dopo la sbornia?
[MxN]
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Un po' tutti | Coppie: Mello/Near
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non mi giustifico nemmeno, sono vergognosamente in ritardo
con l’aggiornamento e non posso fare altro che scusarmi umilmente
e postare il nuovo capitolo! Ultimamente ho molto da fare con la scuola,
le commissioni e chi più ne ha più ne metta, però sono riuscita a trovare
il tempo per questa fic, che tengo a finire.
Ora basta chiacchiere, vi lascio alla lettura!
Susy

 
 
 

Chapter 5~

 
 
Come mai aveva scelto quell’università? Non lo sapeva nemmeno. Forse per il prestigio che ne avrebbe ricavato, forse perché solo chi contava davvero aveva studiato lì: detective, politici, avvocati. Eppure, lui non aspirava a niente di tutto ciò. Aveva 21 anni e ancora non sapeva cosa fare della propria vita, non si era mai interessato a niente con particolare interesse né dedicato per lungo tempo ad una qualsiasi attività, stancandosi sempre piuttosto in fretta. Di studiare non gliene importava poi tanto, anche se riusciva piuttosto bene. Seguiva i corsi di criminologia, psicologia criminale, sociologia, cercando di ricavarne soddisfazione quando sarebbe stato il migliore, ma quell’aspirazione era stata violata… da un nano bianco.
Forse si sbagliava, forse non voleva davvero essere il migliore, forse l’aveva fatto solo per esaudire i sogni dei suoi, ancora ricordava le loro ultime parole sul letto di morte.
«Studia, Mihael… diventa qualcuno!».
La voce di sua madre gli rimbombava in testa. La scosse, tentando di scacciare i pensieri.
“Scusa, mamma… non so quanto ancora sarò in grado di continuare così…”
 
Toc Toc!
 
«Avanti», fece tetro, e Matt entrò nella stanza, guardandolo perplesso – o almeno così gli parve – da dietro i goggles.
La sua visita era inaspettata, ma soprattutto si sorprese del suo atteggiamento. Pareva irritato, confuso. In ogni caso lui non era proprio in vena di parlare con chicchessia, perciò non fece caso a quella presenza più di tanto.
Stettero in silenzio per un po’, l’uno in attesa di trovare le parole, l’altro disinteressato.
L’indifferenza del biondo cominciò ad innervosire Mail, i cui indici presero a picchiettare sulle braccia incrociate al petto.
Quando però Mihael afferrò una tavoletta di cioccolato non ce la fece più.
«Ti stai davvero rovinando la settimana per quello?!», domandò perplesso.
Aveva pensato che andargli a parlare per qualcosa che forse non significava nulla non aveva senso, ma cazzo!, Mello era suo amico e non poteva più reggere i suoi sbalzi di umore.
Mello lo fulminò continuando a sgranocchiare il dolce e il rosso abbassò il tiro, senza però abbandonare la sua determinazione.
«Andiamo Mel, sul serio?».
L’interpellato sospirò. Una vocina nella sua testa gli diede dell’idiota, mentre un’altra gli sussurrava che non c’erano altri motivi per cui quel nerd si trovasse nella sua stanza con un’aria tanto incazzata.
Certo, era diventato un po’ intrattabile, ma lui era sempre stato lunatico.
«Senti, Matt…», tentò di farlo desistere, ma l’amico, intuendo le sue intenzioni tagliò corto.
«Mello, eri ad una festa! Ti sei ubriacato, è normale fare cazzate e non ricordarsi nulla per una bronza!».
Anche Mihael si irritò, scattando in piedi ed avvicinandosi pericolosamente a Mail.
Ma cosa credeva, di capire tutto ciò che gli passava per la testa? Lui non sapeva, lui non poteva…
«Non dire stronzate , Matt! Un conto è correre nudi come vermi o farsi una decina di ragazze diverse, vomitare, svenire! Non fare quasi sesso con la persona che più odi in questo mondo del cazzo!».
Al biondo girava la testa e Matt sorrise.
«Così è questo il punto?».
Mello bofonchiò qualcosa di indecifrabile. Odiava perdere la calma, si esponeva sempre troppo.
«Come?» .
«Io non sono gay!», ripeté furioso ed amareggiato.
Ci aveva pensato a lungo, ed aveva concluso che no, non lo era. Aveva cercato di immaginarsi con altri ragazzi, ma l’idea era stata scartata fin dal principio con un brivido. Eppure non capiva cosa diavolo l’avesse spinto a portarsi quasi a letto Nate.
Il rosso scoppiò a ridere e Mihael si morse il labbro, seccato e umiliato.
«Quanto sei tragico, amico! Non è tutto o bianco o nero, sai?».
«Matt, porca troia!».
Quello sghignazzò, facendogli quasi saltare i nervi.
«Scusa, colori sbagliati. Però esiste anche il grigio… magari sei solo bisex».
«Ma quel nano non mi attrae per niente!».
Nega, nega, nega.
«Eppure direi che ti eri eccitato abbastanza».
Matt era fastidiosamente sincero ed implacabile. Ma lo stava facendo ragionare, e di questo, se non in quel momento, gliene era grato. Anche se ovviamente non c’era alcun bisogno di ricordargli il fastidioso problema nei suoi boxer.
Guardò Mail, gli occhi sottili affilati, pensieroso. Si era eccitato, sì. Forse con gli altri non riusciva a fantasticarvi sopra semplicemente perché per lui significavano meno di nulla. Near era un rivale, Matt un amico.
«Baciami, Matt».
Il rosso si allontanò, preso in contropiede. Quello proprio non l’aveva preventivato. Pugni, calci, urla, quello sì che era nelle sue previsioni!
«Wo, aspetta bello, ma che dici?!».
Mello si riavvicinò all’amico, serio.
«Devo capire, fammi questo favore».
Il rosso si grattò la nuca e guardò altrove, imbarazzato.
«Non so se sia una buona idea».
Mihael tentennò. Non aveva il minimo dubbio che Matt fosse etero al 100%, e che probabilmente non voleva creare disagi nel loro rapporto. Non l’avrebbe mai convinto con le proprie ragioni, lo sapeva. Quindi non gli restava altra scelta.
«Ti compro tutta la saga di Call of Duty».
Matt si voltò immediatamente, bramoso. Per una serie di circostanze assurde non era riuscito ad acquistare neppure il primo Black Ops. Spesso si accampava a casa di amici per intere serate e giocavano Live fino alle 5 del mattino, per poi crollare sul divano tra popcorn e bibite varie. Ma non aveva ancora avuto l’ebbrezza di inserire il disco argentato nel cassettino della sua consolle.
«Tutta», sottolineò il biondo.
Un silenzio carico di attesa ed aspettativa calò sui due. I secondi passavano lentissimi, sentirono i passi delle matricole nel corridoio, le loro voci. Discutevano delle lezioni, dei compagni, del weekend…
”Uno… due…”, contò Mello, sicuro che entro il tre avrebbe ceduto, convinzione avvalorata dal mordersi le labbra di Matt: lo faceva sempre quando stava per prendere una decisione di cui, forse, si sarebbe pentito.
«E va bene! Ma non ne riparleremo mai, neppure tra cent’anni! Giuralo!».
«Certo Matt, tranquillo».
«Perfetto».
Un sospiro sincronizzato ed i due amici si avvicinarono. Tra i loro occhi corse uno sguardo d’intesa, annuirono ed avvicinarono i volti. Sentirono l’uno il fiato caldo dell’altro sulle labbra, gli aromi di nicotina e cioccolato si intrecciarono, il battito furioso dei loro cuori che li stordiva. Il biondo si chiese cosa stesse pensando l’altro, ma concluse che probabilmente non volesse pensare affatto.
Ad un certo punto però, non riuscì a sopportare tutta quella tensione ed esasperato, afferrò il bavero della maglia a righe del rosso e se lo tirò contro, facendo combaciare le loro bocche.
Matt tentò istintivamente di ritrarsi, ma il biondo lo tenne fermo, cominciando a muovere le labbra su quelle dell’altro con decisione. Voleva sapere, capire… e non provava nulla. Almeno finché non dovette fermarsi per prendere fiato e sentì Matt ansimare per la mancanza di ossigeno. Un brivido gli corse lungo la schiena e qualcosa nei suoi pantaloni si risvegliò.
“Cazzo”.
Tentò di levarsi l’immagine che gli si era appena creata nella mente, fallendo miseramente e l’eccitazione allora gli fece compiere la cosa più sbagliata che in quel momento potesse fare: gettargli le braccia al collo e cominciare a forzare la bocca dell’altro con la lingua. Mail, sorpreso, sgranò gli occhi e tentò di spingere via l’amico, per però gli bloccò le mani, impedendogli di scostarlo.
“Checcazzo, Mello!”.
D’istinto gli morse la lingua e Mello si scostò, coprendosi le labbra con la mano e serrando i denti per arginare il dolore. Sava quasi per imprecare quando si accorse di ciò che aveva provato a fare. Inorridito, trattenne una bestemmia e tirò un calcio al muro.
«Direi che non ci sono dubbi».
Il biondo sbuffò scocciato, guardandolo tra l’imbarazzato e l’aggressivo. Poi però si calmò, almeno in parte.
«Scusa, Matt».
Quello fece spallucce.
«È tutto ok».
Mihael elaborò le nuove informazioni in silenzio, mentre Mail attendeva.
Cosa avrebbe dovuto fare con Nate a quel punto? Lo odiava, di questo ne era convinto. Eppure qualcosa l’aveva spinto ad arrivare a tanto. Decise che non avrebbe lasciato le cose in sospeso e rinfrancato diede una pacca sulla spalla all’amico, che aspettava pazientemente.
«Grazie».
«Non l’ho fatto per te».
E Mello ricordò il patto.
“Cazzo, i videogiochi!”, ricordò maledicendosi.
«Questa me la paghi».
«È stata una tua idea! E comunque credo che pagare spetti a te. Ora scusa, ma devo uscire con Linda», si congedò, uscendo dalla camera e richiudendo la porta.
Il biondo lanciò un’occhiata preoccupata al suo portafogli e si sdraiò sul letto per metà, le gambe lontane dal materasso, coprendosi gli occhi con un braccio.
No, forse non era solo per quella promessa che non aveva ancora mandato tutti affanculo.
   
 
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