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Autore: Josie5    22/03/2013    20 recensioni
Una punizione divina. Per Evelyne Gray, la ragazza del giornalino scolastico o la presidentessa, come ci tiene a dire lei, Max Parker è una punizione divina.
Evelyne è infatti convinta che il karma o Dio, o qualunque cosa sia, stia cercando di punirla con lui.
Punirla perché, a causa di problemi economici, comincia a sfruttare il fatto di essere così ben voluta dai professori per passare le soluzioni dei test ad alcuni suoi compagni di scuola; il tutto in cambio di soldi.
Evelyne non è orgogliosa di se stessa, ma per quasi due anni continua a tradire la fiducia che le è stata concessa.
Quando decide di smettere non tiene conto del fatto che Clark, il suo ultimo "cliente", sia uno dei migliori amici di Parker; non tiene conto del fatto che Parker stia preparando la sua vendetta fredda.
Max ed Evelyne non si sono mai parlati, ma si conoscono molto bene per via del giornalino di lei e di un certo articolo. E Max Parker, il capitano della squadra di basket della scuola, bello e popolare, non può di certo essere umiliato senza conseguenze. Non dopo quello che ha fatto Evelyne.
(Revisione in corso: 3/31)
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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 (ringrazio _miaoo_ per questa immagine <3 )

21. Beccato in pieno


Tenevo il cappuccio della felpa che usciva fuori in malo modo dalla giacca, schiacciato sulla testa.

Pioveva e la pioggia era un'ottima scusa per potermene stare coperta in quel modo.

Che l'ombrello ce l'avessi dentro la tracolla era un particolare più che insignificante e più che inutile: l'ombrello infatti non mi avrebbe coperto anche il viso.

Mi aggiravo sotto l'acqua, che sembrava cadere sempre in quantità maggiore, con uno strano fare ladresco, muovendomi tra le macchine parcheggiate, cercando di stare a testa bassa e allo stesso tempo di non venire investita.

Stavo mirando al bar ma la cosa era leggermente problematica.

Mi mordicchiai l'interno delle labbra alzando per la prima volta lo sguardo, lanciai una veloce occhiata a destra e a sinistra per poi buttarmi in mezzo alla strada e raggiungere finalmente la porta del bar.

Ero patetica in effetti ma dovevo vedere Francy prima di incrociare Parker che, se non fosse stato per come mi ero sentita il giorno precedente, senza lui assillante addosso, avrei desiderato di non incontrare mai più.

Perché?

Era ovvio il perché.

Sospirai rumorosamente, mentre la porta del bar tintinnava facendo notare la mia presenza, e abbassai il cappuccio.

-Non ti ammalerai così?- Sentii dire.

Alzai lo sguardo incrociando Jack che sorrideva nel suo modo standard da barista (era pagato per quello, insomma); se ne stava seduto comodamente dietro il bancone sempre col giornale aperto verso le ultime pagine.

-Ho una salute di ferro- ribattei, abbozzando un sorriso anch'io. Salute di ferro, Evelyne?

Rise. -Meglio. Ti porto il solito?- Mi chiese ancora, guardando di nuovo il giornale e distraendomi subito dai miei pensieri.

Annuii muovendomi finalmente da davanti alla porta e andando verso i soliti posti che io e la mia amica occupavamo sempre.

Mi sedetti prendendo posto e appoggiando per terra la tracolla ormai fradicia.

Respirai l'aria calda del locale e feci scivolare il mio enorme cellulare sul tavolo osservandolo. Lo sbloccai alla fine, decidendomi, e aprendo i messaggi, solo per riguardarli distrattamente: alcuni di mia zia che, anche sul treno, aveva continuato ad assillarmi per il gatto, il veterinario, i mobili che avrebbe distrutto,chiedendomi da dove veniva (io mi rifiutavo di dirglielo) e la gattara infondo alla strada di casa nostra a cui, a suo parere, sarebbe stato meglio affidare la bestia. Poi Francy che quella mattina mi aveva dato l' “okay” per la colazione al bar e si lamentava per la pioggia; e poi Parker.

Scivolai anch'io con le mani e la testa come il cellulare.

Perchè l'avevo baciato?!

Ah sì, lo sapevo.

Ma perchè non mi ero potuta dare una calmata?!

Abbracciarlo? Stringergli la mano? No.

Baciarlo.

Mi sembrava ancora di sentire la consistenza delle sue labbra sull'angolo della bocca, la morbidezza e il calore, tutto durato così poco.

Ma vedevo ancora più nitidamente davanti ai miei occhi i messaggi in cui affermava chiaramente, senza il minimo dubbio, di non credere alle mie scuse.

Parker sapeva che avevo voluto un bacio. Volontariamente. Senza scuse. Partito da me.

Fottuta. Ero fottuta.

-Evelyne!-

Sobbalzai bruscamente sollevandomi di colpo.

-Questo scatto?- Mi chiese Francy ridendo e sistemandosi di fianco a me. -E perchè sei tutta bagnata? Non hai l'ombrello? Perchè non l'hai preso?!- Si accigliò.

Mugugnai in risposta stropicciandomi gli occhi. -Ce l'ho ma … E sono stanca, comprendimi- mi lamentai.

Lei sorrise divertita finendo di togliersi la giacca. -Ti sei svegliata molto presto per portare tua zia in stazione?-

-'Bastanza- biascicai sbadigliando, come a rendere più chiaro il concetto e guardando verso il bancone che si intravedeva da lontano.

In realtà avevo anche dormito poco per la tensione di vedere Max il giorno dopo.

Non avevo mai avuto le cosiddette “farfalle nello stomaco”, perché dovevo cominciare adesso?! Io volevo il mio giornalino! La mia borsa di studio! Il mio futuro da donna in carriera! Parker era concretamente solo un ostacolo.

Sospirai e guardai di sottecchi Francy che tirava fuori chimica per sistemare non sapevo cosa.

Avrei dovuto parlarle.

-Francy- chiamai inumidendomi le labbra.

-Cosa?- Chiese distratta prendendo anche una matita.

-I caffè!- Jack era arrivato all'improvviso con le due tazze e una ciambella per Francy.

Abbozzai un sorriso annuendo mentre la mia amica sorrideva distratta.

Se ne andò ammiccando rilasciandoci sole.

Quell'interruzione potevo in effetti prenderla come un segnale divino a stare zitta.

Mi stavo quasi convincendo ad assecondare quel pensiero quando Francy parlò: -Ah e Parker te li ha fatti gli auguri alla fine?- Domandò tranquillamente, accompagnando la domanda con una risata.

-Sì- risposi in un singulto di riflesso.

Francy alzò gli occhi grigi e incrociò i miei, ancora divertita. -Come? Si è deciso a mandarti almeno un sms? O su facebook? A proposito devi rispondere agli auguri! Entraci ogni tanto! Poi quest'anno si vede che la gente ti odia un po' meno ne hai ricevuti praticamente il triplo e Billy ti ha fatto un cuoricino dicendoti anche di non maltrattargli Max- disse tutto d'un fiato come al solito e continuando a ridere.

-Di persona- la interruppi. -E un cuoricino?- Divagai subito.

L'espressione divertita passò a inquisitoria in un nano secondo. -Di persona?-

Annuii circondando con entrambe le mani il caffè bollente e scaldandomi.

-Quando?- Continuò socchiudendo gli occhi.

-A mezzanotte meno dieci, tipo- risposi in fretta.

Restò un attimo in silenzio. -Dove?-

-In camera mia- tossicchiai cercando di soffocare le parole ma non sembrò funzionare molto.

Il silenzio fu più lungo. -Ho capito come te li ha fatti gli auguri- sbottò scoppiando a ridere come un'idiota e attirando l'attenzione di un gruppo di ragazze lì vicino.

Cercai di zittirla accigliata ma fin troppo rossa per sembrare normale. -Dai, Francy! Non è vero!-

Si calmò e mimò il gesto di asciugarsi una lacrima. -No okay, e tua zia l'ha fatto entrare così tardi? Lo adora davvero!- Esclamò continuando a ridacchiare.

Mi passai una mano sul collo. -Diciamo che non lo sapeva ...-

Francy sembrò animarsi ancora di più e il sorriso le si allargò. -Come non lo sapeva?- Mi incitò.

La guardai fintamente contrariata da tutto quell'entusiasmo. -E' … Salito dalla finestra ...-

-Che prode scalatore!- Lo prese in girò continuando a ridere. -Avete recitato anche Romeo e Giulietta o vi siete limitati agli auguri? Anzi no, so che non vi siete limitati agli auguri!-

-La smetti!- Mi lamentai scostandomi dalle sue gomitate. -Sei troppo pimpante oggi!-

-Parla, donna-.

Alzai gli occhi al cielo, con fare vago. -Mi ha portato un regalo-.

-Regalo?! Su parla, smettila di farti pregare!-

-Se mi dessi tempo- mi imbronciai dandole un piccole spintone che la fece sghignazzare ancora. -Un gatto comunque-.

-Un gatto?!-

-Stai zitta!- Sbottai scoppiando a ridere anch'io.

Mimò il gesto di chiudersi la bocca con una lampo e stette ferma spalancando gli occhi enormi per il suo visino.

-Un gatto. Mi ha fatto gli auguri, mi ha chiesto scusa e niente … L'ho offeso un po' e perdonato- buttai giù semplicemente.

-Ma tu odi i gatti-.

-Vabbè è un regalo, i regali si accettano- minimizzai gesticolando.

Lei quasi ghignò e fu molto inquietante. -Sì, certo. E poi?-

-Poi niente, se n'è andato presto-.

Mugugnò osservandomi circospetta. -L'hai ringraziato per il regalo?-

Rabbrividii notando come riuscisse a individuare i punti giusti dove mirare. -Sì-.

Un altro mugugno.

-Con un bel grazie- dissi guardandomi attorno.

Mugugno.

-E ...- tornai con gli occhi su di lei.

Ancora il ghigno. -E?-

Sprofondai sul tavolo. -Francy, l'ho baciato mentre cercava di calarsi dalla finestra-.

La risata vittoriosa della mia amica mi fece morire. -In bocca?! C'è stata lingua?! Dimmi di sì!-

-Smettila!- Mi lamentai cominciando a guardare fuori dalla finestra. -E no! Si stava calando, per poco non cadeva giù dalla finestra, poi nemmeno avrei ...- Mi interruppi.

Scoppiò a ridere ma provò velocemente a riprendersi per parlare:- Perchè l'hai fatto?!- Chiese sporgendosi verso di me, una mano sulla pancia. -Confessa-.

Mi mordicchiai le labbra guardandomi intorno e notando delle ragazze che ci guardavano. Non avrei mai potuto confessare tutto lì e rischiare di essere sentita. -Non lo so! Boh, volevo ringraziarlo … E ...- abbassai il tono di voce chiedendole con gli occhi di fare lo stesso.

-Con un bacio?-

-Miravo alla guancia ma per sbaglio sono finita un po' sulle labbra-.

Lo sguardo di risposta fu molto ironico.

Perchè nessuno credeva a quella scusa?!

-Beh,- cominciò riappoggiandosi con la schiena al divanetto -facciamo così: non commenterò questo tuo gesto-.

Sospirai di sollievo.

-Dirò solo che lui sarà finalmente contento adesso-. E fece un gesto, continuando a sorridere, come a far capire di aver detto tutto.

Le ragazzine non smettevano di guardarci e si lanciavano ogni tanto frasi a mezza voce. Avevano sentito di chi e cosa stavamo parlando?

-Perché?- Chiesi deglutendo.

-Dopo la scenata di ieri ha ricevuto il suo premio anche lui per il regalo ...- Insinuò increspando le labbra così tanto da farsi spuntare due piccole fossette.

-Che scenata?- Ero sempre più disorientata.

-Di gelosia, dai!- Esclamò scoppiando a ridere.

Rimasi a bocca aperta. -Eh?!-

Francy alzò gli occhi al cielo disperatamente. -Non capisco proprio, Eve, sei la ragazza più intelligente della scuola ma certe cose anche se davanti agli occhi non le capisci- borbottò.

Mi imbronciai: avevo capito che parlava di Max, ma insomma, che scenata?

Ripescai però dalla memoria un episodio che nelle ultime ore era scivolato tranquillamente nel dimenticatoio: vassoi.

-Okay, aspetta, ho capito, ma di gelosia? Perché?- Mi accigliai.

Sospirò. -Dai, Eve! Ben ti bacia spudoratamente in bocca e subito dopo Parker decide di distruggere la mensa lanciando un vassoio-.

La guardai un attimo in silenzio. -Ci stava guardando?-

Francy annuì cominciando a mangiare la sua ciambella. Alcune briciole caddero con noncuranza sul libro di chimica. -Sì, sembrava abbastanza indifferente all'inizio ma ha dimostrato subito dopo il contrario-.

Scossi la testa, cominciando però a tormentarmi le mani. -Ma era arrabbiato di suo non ...-

-La gelosia!- Cominciò a urlare con fare drammatico e facendosi sentire da tutti i presenti nella stanza. Le ragazzine sgranarono gli occhi, quasi con entusiasmo. -Brutta bestia!-

-Francy!- La zittii guardandomi nervosamente intorno.

Rise. -Okay, forse non era sul serio geloso ma lo è sembrato molto, in quel momento, a me e ad Emily- spiegò.

-Non avrebbe motivi per esserlo- conclusi, un po' a malincuore ma cercando di non farlo notare.

Francy sorrise sotto i baffi strappando un pezzo di ciambella con le piccole dita.

-O massimo ha paura che qualcuno possa togliergli la sua schiavetta- proposi acidamente e provando sempre a non sembrare sospetta. Probabilmente, dai suoi sguardi, i risultati erano pessimi.

-Ma non avete detto di essere amici? Massimo è geloso che qualcuno ti rubi a lui in quel senso- insinuò. -O semplicemente ti ama alla follia- concluse con semplicità.

Ignorai l'ultima parte. -Il ricatto è rimasto e il ricatto è il signor padrone nella nostra relazione- ribattei storcendo la bocca alla parola “relazione”.

-Può essere- concesse facendo spallucce e continuando a mangiare. -Ma erano più divertenti le mie teorie-.

-Ma le tue teorie sono assurde- rimbeccai prendendo finalmente in mano la tazza di caffè. -E discorso chiuso-.

Lei mi guardò scettica.

 

Poco dopo uscimmo dal bar: io di nuovo col cappuccio inforcato e Francy, accigliata, copriva con l'ombrello giallo entrambe.

-Questa non l'ho capita- mi ripeté.

Feci spallucce cercando di dissimulare ma guardando male quel colore acceso che in quella giornata scura attirava fin troppa attenzione.

-Non ti vorrai mica nascondere da Parker, vero?- Mi chiese incredula.

La guardai accigliata, fingendo, modestamente, molto bene. -Ma secondo te!-

-Poi vi siete già baciati e avete fatto tutti e due finta di niente dopo- cercò di farmi notare. -Non hai motivi per stressarti-.

-L'ultima volta ha smesso di rivolgermi la parola finché Lizzy non è stata investita, in realtà-.

-Appunto, fatto finta di niente-.

La guardai male, calandomi ancora di più il cappuccio sulla fronte.

Sbuffò. -Evelyne, stai diventando sempre più inquietante ...-

Misi su il broncio ignorandola e incitandola ad avviarci verso scuola, cominciai a mirare con lo sguardo al cancello.

Avrei potuto farcela a non incrociare Max. Almeno non subito. Forse se avessi fatto passare altre ore avrebbe rimosso quello che era successo.

Era un maschio dopotutto.

Cerebralmente limitato, sia per quanto riguardava le abilità, sia la memoria.

Pochi metri.

Un paio di ore!

-Francy!-

Sobbalzai girandomi terrorizzata verso la voce.

-Alex!- Lo chiamò anche lei, fermandosi e facendomi uscire, nell'impeto, fuori dall'ombrello, sotto la pioggia.

Solo Kutcher.

Evelyne, calma.

Sospirai, sistemandomi il cappuccio.

Alex, senza ombrello, si infilò sotto il nostro velocemente. Non ci stavamo per niente tutti e tre insieme e Francy ed io lo fulminammo.

-Sai che sei la mia salvezza?!- Chiese retorico stringendosi ancora di più alla mia amica.

-Che allegro trio che siamo- commentò in risposta e provando intanto con i gomiti, senza successo, a spostarlo sotto la pioggia.

Alex ammiccò e poi i suoi occhi si mossero verso di me. Alzò le sopracciglia. -Evelyne, sei tu? Non ti avevo riconosciuta, lo giuro! Cosa ci fai con quel cappuccio così?-

-Vero che sembra qualcosa di strano?!- Si unì anche Francy.

Alex annuì d'accordo. -Una via di mezzo tra ...-

-Uno stalker e ...-

-Un vecchietto maniaco nudo sotto l'impermeabile-.

-Mi hai rubato le parole di bocca!-

Li fulminai. -Sono commossa da questa vostra sintonia d'idee ma direi di muoverci- sibilai prendendo sotto braccio Francy e cominciando a trascinarla. Kutcher continuò a seguirci.

-Cosa c'è, Evelyne? Tu e Max vi alternate d'umore?- Chiese ridendo.

Francy si illuminò. -Ah, perchè lui oggi è di buonumore?-

Girai di scatto il viso guardandola sconvolta. Lui fece spallucce. -Beh, ha risposto addirittura a un mio messaggio e ha scritto una risata, quindi direi che va molto meglio di ieri-.

Francy mi osservò con un sorriso assurdo. -Ah, Eve, chissà perchè questo buonumore, eh?-

Io avvampai, nel panico.

Kutcher mi osservò. -Uh? Avete combinato qualcosa ieri?-

-No- risposi subito. -Non combiniamo mai niente, poi!-

Lui rise, mentre tutti insieme riuscivamo ad oltrepassare il cancello sotto quell'ombrellino. -Beh, guarda che io sospetto ancora qualcosa da quando vi ho beccati a casa mia chiusi dentro la stessa stanza ...-

-E' colpa tua se siamo rimasti chiusi!-

-Ma io non vi ho mica detto di sdraiarvi sul letto e di toglierti la maglietta ...-

Prima che potessi ribattere qualcuno da dietro mi finì addosso, spingendomi leggermente sotto l'acqua. Mi girai subito di nuovo in ansia

-Coprite anche me!- Pregò Billy, i capelli zuppi da cui cadevano fin troppe goccioline d'acqua e piegato con la testa in modo inquietante per rimanere sotto quella piccola superficie di giallo.

-Ma vi prendete un ombrello?!- Ribattei sempre più accigliata.

Francy tossicchiò guardandomi scettica ma misi su il broncio: io ce l'avevo l'ombrello ma non volevo tirarlo fuori! Era verde e Parker sapeva che avevo un ombrello verde; rischiavo di essere individuata!

-Oh, Eve, sei tu! Non ti avevo riconosciuta, sai? E ti stai nascondendo con quel cappuccio o cosa?- Chiese subito il biondo sorridendomi con un leggero accenno di malizia.

Perchè avevo la tremenda sensazione che lui sapesse?

Arricciai le labbra, cercando di non arrossire ancora, e uscii da sotto l'ombrello: attiravo più attenzione lì sotto con quei tre che non da sola. -No!- Risposi.

Billy rise e mi afferrò per il braccio trascinandomi di nuovo vicino a loro tre. -Non prenderti un malanno adesso.-

Feci per ribattere ma Francy, fin troppo stressata, cominciò a camminare velocemente verso le scale della nostra scuola.

Appena fummo tutti al coperto Francy chiuse l'ombrello, facendo colare velocemente il laghetto d'acqua, che era rimasto imprigionato sopra la plastica, per terra; Kutcher invece provò ad abbracciarla con la scusa di “scaldarla” a cui lei si ribellò; Billy si spettinò i capelli, provando ad asciugarsi e sembrando molto un cane, lo guardai accigliata facendo scivolare giù il cappuccio.

Lui mi sorrise divertito e, approfittando della confusione nel corridoio e di quella che facevano gli altri due, mi si avvicinò un attimo, continuando a toccarsi i capelli. -Ti è piaciuto il gatto?-

Mi inumidii le labbra, a disagio, mentre tentavo di slegarmi la coda, per poterla rifare. -Centri con la scelta del regalo?-

Billy scosse la testa guardando fuori dalla porta, verso la pioggia, da dove proveniva l'aria fredda e umida. -Però ammetto di avergli detto di non fare la testa di cazzo e di portarti quel cavolo di regalo, sennò avrebbe finito per smollarlo a me con qualche scusa- rispose vago, continuando a non guardarmi.

Rimasi un attimo in silenzio poi mi decisi: - Cos'altro sai di ieri sera?- Chiesi tossicchiando.

Billy mi sorrise, rivolgendomi finalmente lo sguardo, ma non rispose.

-Perchè, Gray, cos'avrei dovuto dirgli?-

Sobbalzai nel panico, girandomi di colpo e vedendo Max, appena arrivato insieme a tanta altra gente, che scuoteva via l'acqua dall'ombrello scuro.

Boccheggiai terrorizzata, per poi voltarmi a fulminare Billy che l'aveva visto arrivare ma non mi aveva nemmeno avvisata. Lui ricambiò con un sorriso innocente.

-Niente- risposi, tornando a guardare Max.

I suoi occhi verdi mi guardarono divertiti, nella penombra dell'atrio illuminato male. -Ah, allora cosa chiedi?-

Gli rivolsi una smorfia, non intenzionata a dargli corda.

-C'è un'assemblea del sindacato-.

Quel commento interruppe lo scambio di sguardi e ci girammo a guardare Francy.

-Come un'assemblea? Dei professori?- Chiesi, accigliandomi. -Alla prima ora?-

-Sì, per due ore- aggiunse Kutcher, gonfiando le guance e provando ad appoggiarsi alle spalle di Francy.

-Ma non potevano dirlo ieri così entravamo dopo?- Chiesi scocciata: quelle avrebbero potuto essere le mie due ore di salvezza per permettere a Parker di dimenticare, cosa che evidentemente, per il suo sguardo, non aveva ancora fatto.

-Beh che si fa?- Domandò Francy provando a scollarsi di dosso il moro, ma rivolgendosi solo a me.

Kutcher non sembrò capirlo. -Venite con noi!-

-Preferirei di no- risposi istintivamente e sentii Max ridere alle mie spalle e cercai di ignorarlo. -Andiamo a fare qualcosa per il giornale così ne approfittiamo!- Proposi immediatamente a Francy, prendendola a braccetto e trascinandola subito via, senza rivolgere uno sguardo a nessuno.

-Francy!- Chiamò Kutcher urlando. -Ma dopo venite che proviamo a fare una partita in palestra e potete assistere o partecipare!-

Francy si girò, probabilmente a sorridere e basta in risposta, ma continuai a portarla via.

Sentivo lo sguardo ironico di Parker ancora addosso.

 

 

-Sei un'esagerata- mi rimproverò Francy, ridendo.

-Non è vero!- Mi difesi piegandomi in avanti per le troppe risate e schiacciando per sbaglio lettere a caso della tastiera.

Stavamo scrivendo un articolo per quel mese. All'apparenza sembrava una storiella senza senso che aveva come protagonista un povero polipo e le sue sventure con gli altri animali. E sarebbe dovuta apparire semplicemente quello anche agli occhi dei professori; l'importante era che a quelli degli studenti sembrasse quello che era in realtà: quasi una “satira” sul professor Hoppus e colleghi.

Avrebbero tutti capito, tranne i diretti interessati, ne eravamo certe.

-Sì invece!- Insistette. -Sei sempre un'esagerata in certe cose. Anche prima quando sei scappata da Max, poi-.

Il sorriso mi calò immediatamente. -Non sono scappata- mi lamentai.

-Ma abbastanza! E l'ha notato anche lui da come si è messo a ridere- disse scuotendo la testa.

-Scusa se non volevo passare due ore con lui e i suoi amici. Passiamo fin troppo tempo con quei tizi lì-.

Francy fece spallucce. -Ma dai, non sono così male come avevamo sempre pensato-.

La guardai scettica. -Lo dici solo perchè ti sei follemente innamorata di Alex-.

Fece una smorfia. -E tu di Max eppure ti lamenti comunque- mi stuzzicò.

Mi bloccai un attimo mentre lei, con un sorriso soddisfatto, cominciava a trafficare al computer, salvando quell'articolo e aprendo una foto del mese.

Osservai la stanza, eravamo da sole ma era davvero il momento giusto per dirle tutto quello che avevo censurato in quelle settimane?

Aprii la bocca, pronta sul serio a far uscire tutto, quando la porta si aprì.

Ci girammo sorprese. Quando parli del diavolo spuntano le corna: un Max parecchio annoiato fece presenza. Vagò con gli occhi sui mobili, le pareti, i fogli, la finestra che si affacciava sul cielo sempre più scuro, per poi finire finalmente su di noi.

Io avevo una strana smorfia che non riuscivo a capire nemmeno io.

-Cosa c'è?- Chiese Francy per entrambe stravaccandosi sulla sedia e guardandolo divertita.

Lui si mise finalmente a camminare e non parlò finchè non si avvicinò alla nostra scrivania appoggiandosi. -Vi onoro della mia presenza- rispose infine, sorridendo; prese in mano una spillatrice guardandola curioso, rigirandosela tra le mani.

-Puoi andartene allora- commentai cercando di guardare il computer, ma fin troppo distratta dai suoi gesti.

Lui sbuffò. -No, in realtà mi ha mandato Kutcher, ci siamo messi a fare una partita e si è fatto male e ha cominciato a pregarmi di andare a chiamarti, Reed, con fare molto disperato-. Alzò gli occhi al cielo.

Francy incredibilmente si alzò di scatto; la guardai quasi incredula.

-Dov'è?- Chiese allontanando già la sedia e avviandosi verso la porta. -Sempre così!- Aggiunse lamentandosi leggermente preoccupata e riferendosi a qualcosa che non sapevo.

-Credo ancora in palestra o forse l'hanno già portato in infermeria … Cerca un po' tu! Ma non fare quella faccia, Reed, non è niente di grave- la rassicurò ridendo.

Francy annuì e fece per uscire.

Mi alzai a mia volta. -Aspetta! Vengo anch'io!- Esclamai.

Francy mi guardò un attimo, per poi sorridere. -No, ma l'ha detto anche lui che non è niente! Rimani qui a fare l'articolo della foto!- E se ne andò sul serio.

Guardai incredula la porta che sbatteva,

Concentrai molta attenzione sulla porta che chiudeva me e Max dentro; tutto pur di non guardarlo.

Parker però mi ricordò della sua presenza, passandomi tranquillamente davanti e non per uscire, ma per sedersi dove prima era stata Francy.

-Ti lasci i capelli sciolti?- Mi chiese subito, quasi irritato, mentre la sedia scricchiolava per i suoi tentativi di mettersi comodo.

Mi risedetti. -No- risposi e basta. -Cosa si è fatto quello là comunque?-

Max rise. -Ma niente! Seth gli ha dato per sbaglio una gomitata e ha cominciato a sanguinargli il naso. Ti togli l'elastico?-

Mi girai a guardarlo e incrociai subito i suoi occhi. -No. E sei venuto qua solo per quello?-

Lui sorrise. -Non volevo più giocare, non avevo un cambio e mi scocciava impegnarmi con i jeans, sono scomodi per una partita di basket-.

Alzai le sopracciglia, guardandolo circospetta. -Ammettilo che sei venuto solo per stressarmi-.

Parker rise senza rispondere e si sporse verso il computer. -Di chi è la foto questo mese?-

-Non cambiare argomento!-

-Se non rispondo è perchè un semplice “no” non merita di sprecare il mio fiato- commentò apatico, spostando la mia sedia con la sola forza della gamba destra per allontanarmi dal mouse e poterlo prendere lui.

Accigliata provai a rimettermi al mio posto, senza successo. -Strano, perchè si dice che chi tace acconsente, di solito-.

-Non sempre quello che si dice è vero- fu la risposta. Sentii vari “click” e finalmente distolsi lo sguardo dal suo viso per guardare il computer.

-Quella di questo mese era già aperta- gli feci notare toccando con l'indice la finestra abbassata.

-Sì, ma voglio vedere se avete ancora la mia dell'anno scorso- mi spiegò scuotendo la testa. Due click di seguito fecero comparire la suddetta foto.

La guardai, per poi scoppiare a ridere: dopo mesi vedere lui e Billy in quella posa ambigua continuava a farmi morire.

Parker sbuffò spostando il cursore verso la crocetta con l'obiettivo di cancellarla.

Presa dall'impeto mi aggrappai alle sue braccia provando ad allontanarlo; lo sentii caldo come sempre solo attraverso la maglietta. -Max!- Mi lamentai, con una strana voce stridula.

Parker minimamente mosso dal mio tentativo di fermarlo continuò a cercare di allontanare la mia sedia. -No, ti scazzi, la cancello!- Disse, con un cipiglio divertito.

-Tanto l'hanno già vista tutti!- Insistetti, facendo scivolare le mani sui suoi polsi e riuscendo a far arrivare uno scossone al mouse: la freccina volò in alto a sinistra, dandomi tempo.

-Me lo rinfacci anche?!- Chiese abbassando la voce, cercando quasi di sembrare minaccioso; la mano che non teneva il mouse si liberò, afferrando il mio di braccio.

Smisi di guardare il computer e mi ritrovai più vicina al suo viso di quanto avessi immaginato.

Tutta quella vicinanza fisica mi ricordò la serata precedente ma provai a non pensarci (più che altro per evitare di arrossire proprio in quel momento), e a cercare di liberarmi dalla presa; lui in risposta mi afferrò anche il secondo polso. Il mouse fu totalmente ignorato. -Beh, sbaglio o poi tu mi hai ricattata per vendicarti? Quindi io, per contrappasso, posso tenere la foto e rinfacciarti quegli atti osceni-.

-Atti osceni?- Mi prese in giro, non mollando la presa sulle mie braccia che continuavano, inutilmente, a cercare di liberarsi.

-Certo! Per fortuna ci siamo noi ad avvisare tutti di queste azioni impure che si svolgono all'interno della nostra scuola- ironizzai, cercando di non far calare l'attenzione verso noi che continuavamo a toccarci; la mia sedia scivolò in avanti, verso di lui, in quella lotta silenziosa.

-L'eroina della scuola!-

-Ovvio-.

Max sbuffò divertito e osservandomi le mani vide uno dei piccoli graffi che la bestia mi aveva fatto quel mattino; la guardò girandomi un attimo il polso, distrattamente. -Come va col gatto?- Chiese, lasciandomi finalmente andare, con delicatezza, come se fosse stato solo un caso che mi avesse tenuto stretta fino a quel momento.

Deglutii, alla sprovvista, capendo dove stava iniziando ad indirizzarsi il discorso; provai a distrarmi smettendo di guardare quegli occhi e chiudendo la foto che aveva aperto: almeno una vittoria c'era stata. -Non mi ha fatto dormire. O provava a graffiare la scrivania e dovevo alzarmi per sgridarlo, in qualche modo, o si metteva a miagolare per salire sul mio letto. Mia zia l'ha guardato sconvolta, stamattina, ma per fortuna se n'è dovuta andare e avrà tempo per abituarsi all'idea. L'ho chiuso in camera, così almeno se distrugge qualcosa non sono le tende in sala-.

Lui rise. -Visto che bel regalo?-

Continuai decisa sul fatto di non guardarlo e aprii la foto di quel mese. -No, cerchi di tormentarmi anche con i regali ...-

-Ma su che ti è piaciuto!-

Cedetti alla tentazione e mi girai incrociando subito il suo sguardo. -Solo il pensiero- risposi piano.

Max scosse la testa, sbuffando e guardò verso il computer. Le sopracciglia castane si alzarono velocemente, gli occhi guardarono attenti la foto a cui non avevo fatto ancora particolarmente caso; mi girai anch'io.

C'era una ragazza della nostra scuola, che ricordavo di aver visto un paio di volte: magra con due belle gambe lunghe che uscivano fuori da una corta gonna invernale, capelli lunghi, scuri, lucidi e lisci, sul viso erano visibili caldi lineamenti del sud, parecchio carina, si stava per mettere in bocca una patatina fritta, guardandosi furtivamente intorno, chinata appena sotto il livello del tavolo di fronte al quale era seduta. La cosa sarebbe stata abbastanza normale se non fosse stato per il cumulo di patate per terra, rovesciate dal contenitore che probabilmente le era appena caduto. Non sapevo se fosse davvero come sembrava (cioè che avesse sul serio pescato quella patatina da terra), ma nelle foto del mese non importava mai davvero la realtà della situazione.

-Evidentemente crede nella regola dei cinque secondi*- commentai ridendo leggera.

-Sai cos'è la cosa più orrenda?- Mi chiese retorico e potei cogliere una smorfia tra lo schifato e il divertito.

-Cosa?- Guardai la ragazza provando a capire, prima che me lo dicesse, cosa c'era di particolare.

-Che potrei essermi beccato qualche malattia strana da quella tizia lì, per quello che sto vedendo-.

Guardai il bel viso della ragazza castana e ricordai quando l'avevo notato, in particolare durante il ballo invernale, insieme al gruppo di Max e insieme a lui durante un lento. Collegai velocemente le sue parole e capii; mi si dipinse, non potei evitarlo, una leggera smorfia sulle labbra. -Te lo meriteresti- risposi alla fine, cercando di tenere un tono ironico e non risentito.

Parker sbuffò divertito e cercai di non guardarlo chinandomi verso la tracolla per prendere la bottiglietta d'acqua.

-E perchè mai?- Si dondolò con la sedia.

Bevvi un sorso d'acqua veloce, incrociando gli occhi verdi; misi giù la bottiglia e l'appoggiai sulla scrivania. -Perchè ...- Presi tempo smettendo di guardarlo e chiudendo alcune pagine aperte del computer. -Perchè tu ...- che eufemismo avrei potuto usare per non usare esplicitamente il verbo “scopare”? -Perchè vai con tutto il mondo di continuo e prima o poi qualcosa ...-

Parker scoppiò a ridere fragorosamente interrompendomi. -Vado?-

-A letto!- Precisai guardandolo infuriata ma anche in imbarazzo. Perchè non avevo mai parlato chiaramente con lui di quelle cose e non avrei voluto iniziare. Non adesso e non parlando di lui insieme ad altre ragazze.

-A fare che, Evelyne?- Mi provocò sporgendosi verso la scrivania. E lui si divertiva da morire, ovviamente.

Ressi lo sguardo che cercava il mio solo per mettermi a disagio. -Sai cosa-. E ci riusciva a farlo.

-E perchè non puoi dirlo?- Continuò mordicchiandosi le labbra per non ridere.

-Perchè non sto ai tuoi giochi- esclamai accigliandomi e dando un altro sorso alla bottiglia d'acqua.

-Invece ci stai stando sì- mi fece notare con una risata corta.

Tornai a guardarlo accigliata. -No-.

-Comunque, sai, pensavo- disse all'improvviso avvicinandosi di più con la sedia alla scrivania e automaticamente anche a me; arrivò a sfiorarmi il braccio con il suo. -tu non hai mai davvero fatto niente niente?-

Mi sentii morire.

-Evy?- Mi chiamò sorridendo sempre più divertito per le mie espressioni.

-Non sono affari tuoi!- Ribattei cercando davvero di non considerarlo ma sentendo sempre più caldo e le guance tendenti al rosso.

Lui sospirò alzando gli occhi al cielo. -Dai, su, non ho mai parlato così tanto con una ragazza come con te, avremo nominato qualsiasi argomento di questo mondo in questi mesi ed è possibile che tu ti faccia così tanti problemi a parlare di sesso?-

-Il sesso è una cosa privata- risposi solo, di fretta.

-Ma il sesso è naturale come ...-

-Anche pisciare è naturale ma non ti avviso ogni volta che lo faccio-.

Lui rise. -Ma è diverso!-

Scossi la testa. -No, è la stessa cosa, quindi scusa se non ci tengo ad informarti sulla mia vita sessuale-.

-E ti ho solo chiesto se non hai mai nemmeno sfiorato un ragazzo o cosa! Se vuoi mantenere l'esempio del fare la pipì ti sto chiedendo se ti sei mai almeno seduta sulla tazza- mi spiegò, ridendo.

Risposi a denti stretti: -Sono vergine, Parker-.

Ci fu un attimo di silenzio e non riuscii a trovare il coraggio di ritrovare i suoi occhi. -Ma sì, si sapeva da Halloween questo, io in realtà volevo ...-

Mi alzai in piedi esasperata e marciai verso le finestre; aprii uno spiraglio e mi ci sistemai di fianco, appoggiandomi al vetro con la schiena. Faceva caldo.

-Credo di aver trovato davvero un argomento scomodo, eh?- Insinuò, cercando di non ridere per non farmi arrabbiare. Non di più di quanto lo fossi già, almeno.

E io non capivo perchè non me ne fossi già andata.

-Poi dai, hai diciott'anni ...-

-Non centra!- Mi difesi avvampando.

-Beh non dovresti vergognartene così tanto a diciott'anni!-

-Con Francy posso parlarne tranquillamente. Con te no-.

-E perchè con me no? Non siamo amici?-

Mi ritrovai un attimo a boccheggiare. -Sei un ragazzo!-

-Beh non siamo amici? Se lo siamo dovresti credere nell'amicizia tra persone di sesso diverso- Insistette sogghignando.

-Non siamo abbastanza amici, evidentemente-.

Max mi sorrise dalla sedia osservandomi ma ignorando la mia affermazione. -Poi dai non capisco tutto questo pudore … In alcune occasioni alla fine hai dimostrato anche tu di possedere degli ormoni ...-

Il riferimento ad eventi precedenti e riguardanti entrambi era chiaro.

-Parker, ti ammazzo-. E la mia minaccia era vera, se volevo salvarmi dall'autocombustione quella era l'unica soluzione.

Mi rivolse l'espressione più innocente del mondo e avrei voluto picchiarlo e … Quei discorsi stavano facendo un effetto strano anche sui miei pensieri.

Cercai di darmi una calmata.

-Una persona vive benissimo anche senza sesso. Ne sono la prova vivente, tu invece che te ne fai una ogni giorno sei un bambino idiota!- Davvero irritata chiusi la finestra che avevo appena aperto con un colpo.

Parker si limitò a ridere. -Non è vero che me ne faccio una ogni giorno!-

Cercai di respirare e tornare di un colorito normale; mi sciolsi la coda con un solo gesto ma continuando a starmene contro la finestra, lontana da lui. Lo guardai e basta.

Assunse, subito dopo il mio sguardo, un'espressione pensierosa. -E' da un po' sinceramente che non sc … Che non “vado”- mi citò ridendo -con nessuna-.

La rabbia scemò velocemente in curiosità, sbattei gli occhi fin troppo, continuando a guardarlo, senza parlare.

Max però non sembrò intenzionato a continuare e con un piccolo sorriso accennato si mise a trafficare col computer.

Non potei resistere.

-Da quando?-

Mi pentii subito dopo di averlo fatto e mi morsi la lingua a sangue.

Il verde trovò velocemente i miei occhi e si stava divertendo da morire.

L'idea che anche quella piccola pausa fosse stata premeditata per farmi parlare mi mise un attimo in ansia.

-Solo se tu mi dici una cosa-.

Appunto.

Mi ritrovai immediatamente in modalità difensiva. -Non mi interessa così tanto da doverti qualcosa in cambio, eh-.

Lui rise. -Una cosetta!-

-C'entra col … Sesso?- Chiesi e per un attimo pensai che in effetti forse qualche problema con l'argomento ce l'avevo. O forse era il soggetto con cui ne stavo parlando a causarmi squilibri psichici al riguardo. Non solo al riguardo, un po' con tutto.

Lui rise. -Adoro il modo in cui dici quella parola, Evy- mi prese in giro.

Sbuffai, mettendomi a testa in giù per rifare un'alta coda di cavallo e non farmi vedere con il viso rosso.

-Gray, ti disfai quella maledetta coda?!- Si accigliò.

-No-.

-Foto-.

La minaccia che non mi veniva fatta da così tanto mi disorientò e l'elastico con cui avevo già circondato per la seconda volta i capelli mi scivolò dalle dita rovinandomi la coda.

Lo fulminai da quella posizione e ricevetti solo una faccia da schiaffi in risposta mentre mi arrendevo all'idea di dover restare coi capelli sciolti.

-Allora, me la dici una cosa?- Ritornò all'attacco, girandosi per bene con la sedia verso di me.

Disorientata mi ricordai quello che mi aveva proposto poco prima. Annuii circospetta.

-Ammettilo che ieri volevi baciarmi-.

Alzai il braccio mandandolo a quel paese e mi diressi verso la porta, pronta ad uscire e scappare via, bisognosa d'aria.

Parker scoppiò a ridere. -Dai! Scherzavo! Scherzavo! Evy!-

Mi bloccai davanti alla porta e mi girai a fulminarlo con lo sguardo. E mi ero scocciata di subire solo io. -Okay che ti sei emozionato così tanto per un mio bacio ma mi dispiace, è stato solo un errore, miravo alla guancia-.

Lui sorrise divertito. -Come rivoltarmela sempre contro!-

-E' così- misi in chiaro incrociando le braccia.

Max sbuffò e appoggiando il viso sopra il pugno chiuso mi guardò per un po' dal basso. Tornò a mostrare presto i bei denti bianchi. -E lo vuoi sapere quindi, da quando?-

Ricollegai anche cosa gli avevo chiesto, poco prima. Mantenni il controllo. Sapevo che voleva farsi pregare. -Posso vivere anche senza-.

-Okay-. Fece spallucce.

Deglutii mentre lui si metteva a guardare la foto, aprendola con paint.

E io in realtà volevo saperlo.

Volevo sapere se alla festa di Kutcher, dopo essere rimasto chiuso nella stanza con me, dopo la mia fuga, lui si era poi incontrato con qualcun'altra; volevo sapere se dopo il bacio a casa sua lui si era tranquillamente trovato un'altra; volevo sapere se dopo New York, in quelle settimane, aveva conosciuto qualcuna.

Mi mordicchiai le labbra, tornando lentamente verso il computer per risedermi dov'ero prima.

Mi lanciò un breve sguardo, senza però comunicarmi niente. Stava truccando la castana della foto, con i pennelli di paint, in modo fin troppo infantile. Lo osservai mentre le disegnava anche i baffi.

Ero innamorata di quel bambino? Mi sfuggì uno sbuffo divertito per poi guardarlo circospetta.

La curiosità senza accorgermene aveva cancellato il resto. Continuare a guardarlo cancellava il resto.

E mi arresi.

-Da quando? Voglio vedere cosa intendi quando dici che non te ne fai una da tanto, se la risposta sarà “una settimana fa” sembrerai in ogni caso penoso- dissi velocemente.

Parker rise. -Cerchi di dissimulare anche il fatto di essere interessata a saperlo?-

Prima che potessi anche solo girarmi per fulminarlo lui continuò: -Dal pomeriggio prima di Sadie Hawkins. Direi- e fece spallucce vagamente.

Ci fu un attimo di silenzio.

Gennaio.

Da gennaio.

Maledissi il sorriso che forzava per uscire allo scoperto.

-Addirittura!- Commentai sforzandomi di sembrare solo ironica.

-Beh, guarda che è tanto!- Ribattè convinto.

Lo guardai scettica ma incrociando i suoi occhi non potei evitare a quelle parole di uscire, così automaticamente, fu il verde ad ispirarmi male: -Sono stata l'ultima che hai baciato?-

Sembrava che in quel periodo, in ospedale come in quell'esatto momento, la mia lingua prendesse vita e parlasse a sproposito ignorando tutto.

Mi guardò un attimo sorpreso e gli occhi si allargarono leggermente: non se l'era aspettato. Gli si dipinse però presto il suo solito sorriso divertito e mi osservò. -Quello di ieri vale?-

-Non era un bacio- mi impuntai, in difficoltà, distogliendo lo sguardo e maledicendomi.

Rise e aspettò un attimo prima di parlare. -Allora no-.

Mi si bloccò il respiro nel petto e tornai a osservarlo, sperando che non vedesse quel leggero velo di delusione. -Ah, ecco, mi sarebbe sembrato strano anche quello-.

-Esatto- rispose tranquillo, con un mezzo sorriso e continuando a modificare la foto.

In quel momento, con un perfetto tempismo, la porta si aprì.

Ci girammo sorpresi cogliendo la figura di Miss Powell, una delle segretarie della nostra scuola.

La guardai curiosa. -Cercava qualcosa?- Chiesi subito, inumidendomi le labbra, provando a cancellare velocemente la lunga conversazione appena avuta con Parker.

-La preside vi cerca- ci informò impassibile, osservandoci attenta.

 

Camminavamo in silenzio per i corridoi dirigendoci verso la segreteria.

C'era una strana atmosfera che nessuno dei due si decideva a rompere; non sapevo a cosa stesse pensando lui, ma io ero troppo assorta nella conversazione appena fatta e tenevo le mani nelle tasche della felpa facendo finta di niente.

Quando finimmo di salire le scale che portavano all'ultimo piano le due bolle che ci separavano si ruppero, finalmente: -Andiamo dal veterinario oggi?-

Lo guardai. -Veterinario?-

Sbuffò divertito incrociando i miei occhi. -Il gatto?- Ricordò.

Ricollegai. -Ah! Dici che conviene che ci vada già?-

Fece spallucce. -Ci sono i miei in casa e più ci sto lontano meglio è, quindi non avendo altro da fare potrei anche accompagnarti; senza contare il fatto che io e il micio ormai ci intendiamo-. E ammiccò. Per un attimo mi sembrò quasi, con quell'occhiolino, di essere io il “micio”.

Scossi la testa lievemente scettica. -Se ti becchi tutti i graffi potrebbe andare bene-.

-Simpatia- disse a mezza voce.

Sbuffai io questa volta per poi guardare i pochi metri che ci distanziavano dalla presidenza. -Comunque sai che è di sicuro per colpa tua se hanno chiamato anche me, vero?- Lo accusai, semplicemente.

Si accigliò. -Perchè dovrebbe essere colpa mia?-

-Perchè non mi hanno mai chiamata se non per il giornale, hanno chiamato pure te e quindi di sicuro è colpa tua- spiegai ovvia.

-Sono ragionamenti insensati-.

-Lo sarebbero se fossero tuoi- gli risposi candidamente e osservandolo.

-Sei acida in modo schifoso- ribattè sorridendo anche lui ironico.

Gli rivolsi una smorfia: in realtà l'umore era dovuto ancora alle sue ultime parole, nell'aula del giornalino.

-Quindi veterinario?- Ripeté, smettendo di guardarmi e probabilmente per cambiare discorso.

-Dipende-.

-Da cosa?-

Arrivammo finalmente davanti alla porta del Dittatore

-Da quanto centrerai adesso col motivo per cui mi ha chiamata la preside-.

-Oddio, Evy, che pesante!- si lamentò e aprì con noncuranza la porta dell'ufficio. Contrariata lo seguii.

-Parker, si bussa- sussurrò gelida la preside, nella solita posa marmorea, alla scrivania.

Max le regalò un sorriso ironico e camminò piano verso una delle due sedie.

-'Giorno- borbottai chiudendo la porta.

-Accomodati, Gray- continuò la preside, prendendo intanto un raccoglitore blu, che era stato all'angolo della cattedra.

Parker si era accomodato e gonfiava le guance ad intervalli, già annoiato.

Eseguii e mi accomodai sulla seconda poltroncina bordeaux.

-Allora,- cominciò la donna col suo solito tono autoritario. -Gray, iniziamo da te-.

Sorrisi, ma avevo anch'io, come Max, poca voglia di stare in quella stanza, cercavo solo di non darlo a vedere, lui faceva tutto il contrario. -Dica-.

-Come sempre il weekend della prima settimana di Aprile ci sarà la fiera della città- ci informò aprendo il raccoglitore ed estraendo un foglio. -Hanno chiesto anche a noi di aiutare, come scuola, e ne ricaveremo dei soldi-. La donna sorrise soddisfatta.

Parker sbuffò divertito capendo, come me, dove stavamo andando a parare. E Max alla fine non sembrava c'entrare.

-Ho pensato quindi, oltre al coro e alla banda scolastica, di aprire qualcosa di simpatico, una di quelle cose che piacciono a voi giovani!-

-Ah sì?- Commentò Max, con ironia. La preside lo fulminò. Lui sembrava però troppo abituato agli incontri-scontri con la donna e nemmeno ci fece caso.

-Tipo?- Chiesi, per distoglierla dall'idiota.

-Una casetta dei baci!-

Parker ed io stemmo zitti. Che lui fosse riuscito a trattenersi poi era un bene.

-E pensavo di affidarla a te, Evelyne, mi fido abbastanza, tra tutti- finì la preside.

Ci fu un piccolo silenzio in cui Parker tossiva platealmente, nascondendo malamente una risata dietro ogni colpo di tosse.

-E cosa dovrei fare?- chiesi guardando male, insieme al Dittatore, il castano.

-Cerchi qualcuno per aiutarti al banco, ragazze, ragazzi, come vuoi, e poi ti farai aiutare dal nostro caro amico qui presente a finire di costruire la casetta che ci è stata data-.

Il sorriso di Parker sparì. -Perchè?!-

-Perchè ti ricordo l'episodio dei vassoi, Parker- rispose gelida, ma deliziata, la preside. -Non hai ancora scontato la tua punizione e visto che non posso proibirti di giocare la partita prima della fiera, dato che senza di te ammetto che ci sono alcuni rischi di perdere e non lo voglio assolutamente, ti toccherà questo: fai il buon lavoratore e sbaciucchia ragazze facendoti almeno pagare-.

Non capivo se nell'ultima parte ci fosse una qualche tipo di insinuazione. Probabile.

-E' prostituzione maschile! Mercificazione del mio corpo!-

-Lo farai comunque-.

-Sì, va bene. Lo faremo- cercai di chiuderla lì.

Parker si imbronciò e affondò nella sedia, incrociando le braccia.

-Poi,- continuò la preside tornando a guardare il suo foglio e tracciando una riga, con una matita. -Oggi alla fine delle lezioni portami il foglio con la lista di altri tre, quattro nomi per la casetta. E basta-. Cancellò una seconda cosa e poi alzò gli occhi chiari. -Tienimi d'occhio Parker, Gray e attenta-.

Uscimmo dall'ufficio poco dopo.

Io ero davvero inquietata da quei continui “attenta” che mi venivano rivolti. Forse più che altro perchè sapevo di non starlo facendo: Parker mi piaceva, anche più di un semplice piacere, e seppur provassi a fare attenzione non ci riuscivo, pensai solo al mezzo bacio che avevo provato a dargli, alle domande che mi erano sfuggite poco prima. Cosa poteva pensare ormai?

-I soldi li farò tutti io comunque, nessuno pagherebbe 50 cent per baciarti- commentò Max risvegliandomi bruscamente dai miei pensieri.

-Ma che cazzo vuoi?!- Iniziai acidamente. -Ti ricordo che tu ...-

Lui fece una strana smorfia all'improvviso e ignorandomi completamente mi interruppe, incrociando il mio sguardo. -Ah sì aspetta qualcuno ci sarebbe: il nanetto, lui forse sì, ma tanto lo baci anche senza avere soldi in cambio-.

Mi chiedevo cosa potesse pensare? Niente, ovvio, niente, Parker non pensava, non c'erano pensieri sensati in quella testa bacata.

Provai il sincero impulso di picchiarlo. -Parker, vai a scoparti qualche cheerleader invece di rompere il cazzo a me! L'astinenza ti fa male!-

-Va bene!-

Smisi di guardarlo e me ne andai.

-Evelyne!-

Lo ignorai.

 

 

Le cose in quel periodo erano tanto cambiate.

Anche le persone, dal mio punto di vista.

Dawn mi era sempre sembrata una ragazza normale, fin troppo stupida, fin troppo vanitosa e fin troppo oca per meritare davvero l'attenzione che le veniva rivolta.

Adesso, guardandola parlare con Parker in mezzo al corridoio, mentre tutti si affrettavano per andarsene il prima possibile, l'idea che avevo di lei era ben diversa.

Dawn era semplicemente una gran bella ragazza, di gran lunga molto più bella di me: coi capelli biondi, lunghi, sempre così perfettamente lisci e ordinati, tutto il contrario dei miei; magra ma morbida nei punti giusti, di sicuro toccare i suoi fianchi baciandola era meglio; con degli occhi azzurri che, se veniva tralasciato quella sensazione antipatica che trasmettevano a pelle, erano dei gran begli occhi; e un gran bel sorriso che si apriva di continuo per ridere di tutto quello che Max le diceva.

Max che probabilmente stava per seguire il mio consiglio di quella mattina.

Ero di umore pessimo.

Lo ero stata per tutto il resto della giornata, subito dopo aver smollato Parker nel corridoio. Francy mi aveva osservata accigliata per tutto il giorno ma non aveva chiesto niente.

Era sembrato addirittura geloso. Lui. Così come, secondo Francy, lo era stato il giorno prima per l'episodio dei vassoi.

Ma sapevo che non poteva esserlo sul serio. Semplicemente voleva l'esclusiva sul suo giocattolino, in maniera fin troppo infantile.

E quello lo odiavo.

-Dawn- chiamai, avvicinandomi e ignorando il castano di fianco a lei.

La bionda distolse lentamente lo sguardo da Parker mentre gradualmente le si scioglieva il sorriso, sostituito da una pura smorfia di disprezzo. L'antipatia delle cheerleader, soprattutto Dawn, nei miei confronti sembrava essere aumentata in quei mesi. La cosa era però reciproca.

-Sì?- Chiese schioccando le labbra carnose.

-Fiera della città. La scuola si occupa della casetta dei baci, tu e due tue amiche potete partecipare?- Chiesi freddamente, non vedendo già l'ora di andare dalla preside, darle il foglio e poi tornarmene a casa.

-E perchè mai?- Domandò, sfoggiando un tipico sorriso di superiorità e squadrandomi dall'alto in basso.

-Perchè ha bisogno di qualcuno che guadagni soldi, lei da sola non ci riuscirebbe …- commentò Parker.

A Dawn si sollevarono le guance e rise e sfoggiò tutti i denti bianchi in un'espressione molto deliziata per quell'intervento.

Girai lo sguardo verso Parker e incrociai i suoi occhi. Aveva una strana espressione che non capivo: sorrideva divertito come sempre, ma il sorriso non aveva raggiunto il verde.

-Ah-ah, sempre più originale- fu la mia risposta seguita da una smorfia.

-Comunque va bene- rispose Dawn, passandosi la mano tra i capelli e guardando nel solito modo il suo amato. -Sabato? E con me conta Eyre e la Flores, loro accetteranno di sicuro-

Annuii e le spiegai brevemente dove ci saremmo trovati. A Parker non mi rivolsi ma tanto stava ascoltando anche lui.

-Quindi ci vediamo- sospirai congedandomi e andandomene via.

Il mal umore stava diventando qualcos'altro. Un vago senso di tristezza.

Andando su verso il corridoio della segreteria pensavo al gattino che mi aspettava a casa e che avrei dovuto provare a portare, pur non avendo la gabbietta, dal veterinario. E ci sarei andata da sola, ovviamente.

Avvicinandomi sempre più alla porta della preside mi chiedevo davvero come potessi essere così masochista: perchè perdevo ancora tempo dietro a Parker? A parte la foto, perchè continuavo a parlarci, a ridere, sorridergli e ad incantarmi?

La risposta purtroppo la sapevo.

Ero innamorata del Parker che scherzava con me mangiando cinese, che mi diceva che ero “quasi carina”, che mi sfiorava la pelle a casa di Kutcher, che giocava coi miei capelli, che mi chiedeva di restare da lui, che mi abbracciava a letto pur stando scomodo, che cercava il mio aiuto, che mi baciava sapendo di sciroppo d'acero, che mi faceva venire i brividi soffiandomi sul collo, che veniva fino a New York, che restava con me anche se provavo a cacciarlo e alla fine, quasi a mezzanotte, mi portava un gatto chiedendomi scusa. Di tutto quello. Perchè sotto il Parker dal sorriso ironico e il commento stronzo, sotto il Parker a cui non importa e a cui non importava, c'era quello che dimostrava, a volte, il contrario.

Il problema era: ne valeva la pena?

La risposta era sì. Per me era sì. Mi comportavo come se fosse un sì.

Ero masochista.

Tremendamente masochista.

E volevo Parker.

-Evelyne!-

Sobbalzai come colta in flagrante e mi ritrovai ad arrossire girandomi. -Oh, Ben-.

Il morettino mi fece un sorriso scettico. -E' un tono deluso quello che sento? Chi ti aspettavi?-.

Risi a disagio: per pochi secondi avevo pensato potesse essere Max, venuto a scusarsi o per farsi perdonare. -No, non era deluso. Mi accompagni dalla preside?-

Ben mi lanciò uno sguardo terrorizzato ma annuì a malincuore.

-Mi meriterei un sacco di cose dopo questa- borbottò mentre ci avvicinavamo inevitabilmente alla porta della suddetta.

-Non voglio sapere quali- risposi dandogli corda con un sorriso.

Bussai e come al solito aprii dopo pochi secondi.

Hitler sempre nella solita posizione, a braccia incrociate mi osservò. -Gray, Johnson- ci salutò. Uno dei tanti poteri della preside era il sapere a memoria praticamente i cognomi e nomi di tutti gli alunni della scuola: me l'ero immaginata spesso a studiare fascicoli con foto nel cuore della notte.

-Per la casetta dei baci ho chiesto al capo cheerleader Dawn Davis e alle sue amiche Eyre e Flores- dissi subito. Continuavo ad aver voglia solo di tornarmene a casa, sul mio letto, col mio cuscino. Loro mi avrebbero amata.

Diventavo sempre più deprimente anche per me stessa.

Ben ridacchiò, probabilmente sentendo parlare di quell'assurda trovata che la preside si era inventata.

-Perfetto- sentenziò la donna appuntandosi qualcosa nel foglio che aveva avuto anche prima. -Johnson tu e la tua banda verrete informati domani. Potete andare-.

Uscimmo dall'ufficio e io così ero libera di andarmene. Mi aspettava il mio bel pomeriggio in completa solitudine, tranne per quella mezz'oretta, che speravo diventasse meno, dal veterinario, ma solo quello.

-Banda quindi?- Chiesi, tanto per parlare.

Lui sorrise. -Sì, ci incontreremo alla fiera, ha incastrato mezza scuola la preside-.

-Io mi sono beccata la cosa peggiore però- gli feci notare ridacchiando.

-In effetti. Ma prova a fare il turno al mattino così pochi ti vedranno e sarai salva!- Provò a consigliare.

-O farò con Dawn così tutti andranno da lei ...-

Ben sorrise e mi osservò. -Oggi fai qualcosa, Evelyne?- Cambiò completamente argomento.

Un po' preoccupata incrociai gli occhi neri e lucidi di Ben. -Veterinario-.

Mi guardò sorpreso e non potei continuare con l'idea di evitare contatti umani per il resto del giorno solo per colpa di Parker. Sorrisi. -Mi hanno regalato un gatto per il mio compleanno e oggi vado a scoprire di che sesso è-.

Ben rise nel suo solito modo bello e sincero. -Non l'hai capito da sola?-

-E' un gatto molto antipatico, non permette che controlli certe zone-.

-Ah- fece, sorridendo. -Ti posso accompagnare? Potrebbe servire aiuto per domare quella belva-.

Ci pensai un attimo: Ben che sostituiva Parker. Ma non era così, erano talmente diversi da non poter dire nemmeno che fosse il suo rimpiazzo. Ma quello che importava era che forse avevo bisogno di distrarmi. -Va bene!- Sperai di aver fatto la scelta giusta e il suo continuo sorriso forse me lo confermò.

Scendemmo le scale andando verso l'entrata della scuola. -E chi te l'ha regalato il gatto?- mi chiese curioso, con le mani in tasca.

Vidi appunto Parker che vicino all'uscita guardava per terra con fare scocciato. -Se te lo dicessi non ci crederesti, probabilmente- risposi seccamente.

Ben forse intercettò il mio sguardo ma si ritrovò a fissare Max mentre ci avvicinavamo a lui, passandogli davanti.

Parker alzò lo sguardo e in quel momento lo distolsi. -Hai bisogno di un passaggio?- Chiesi a Ben strettamente.

-Gray, oggi quando vengo da te?- Il mio piano di continuare a parlare con Ben per evitare l'altro non aveva funzionato.

-Non vieni- gli risposi sorridendo e tornando ad ignorarlo. Parker si era staccato dal muro e aveva accennato ad avvicinarsi.

-E non c'è bisogno ho l'autobus- rispose il moro alla domanda di prima e non considerando il castano. Ben mi stava sempre più simpatico.

-Come no?- Parker non demordeva e io aumentai il passo uscendo dall'edificio.

-L'accompagno già io- rispose Ben per me girandosi a guardarlo per la prima volta.

Mi sentii tirare all'indietro per il braccio e dimenandomi ottenni solo che le braccia di Parker mi afferrassero anche per la vita. -E perchè mai?- Chiese divertito bloccandomi definitivamente.

-Parker!- Mi lamentai. Ben si fermò e ci guardò un attimo perplesso.

-Perchè doveva andarci da sola sennò-.

-Dovevo accompagnarla io, nanetto. Il gatto fino a prova contraria è un mio regalo- ribatté tranquillamente il ragazzo che mi teneva fermo e di cui non potevo vedere l'espressione.

-Ci vado con Ben- ripetei freddamente provando di nuovo a liberarmi.

-Solo perchè ho fatto un paio di battute su di te devi fare la permalosa?- Si lamentò continuando a non lasciarmi. Ben ci guardava e sembrava cominciare a preoccuparsi.

-No, perchè lui è più simpatico-.

Dopo quella frase mi sentii sollevare, con una facilità simile a quella che aveva avuto per farmi sedere sul bancone a casa sua, solo che in quel momento le braccia di Parker mi sollevarono di peso, sopra la sua spalla, per portarmi via.

Collegai dopo un poco. -PARKER! E' rapimento! Ben!- Cominciai ad urlare e sperai che la preside ci sentisse e lo fermasse.

Ben era in panico e mi guardava impotente mentre Parker mi portava tranquillamente via, non sapendo come intervenire.

-PARKER! Che cazzo stai facendo?!- Chiesi continuando ad urlare e provando a picchiarlo.

-Ti rapisco, l'hai detto anche tu- canticchiò allegramente.

-Ben! Chiama la preside!- Continuai sempre nello stesso modo mentre entravamo nel parcheggio e i pochi alunni rimasti ci guardavano increduli. Ben ancora più confuso non sapeva se seguire davvero l'ordine.

-Ma taci, gallina- mi sgridò bellamente lui mentre continuava la sua marcia verso non sapevo dove.

-Parker! Lascia immediatamente Evelyne!-

Entrambi ci girammo notando la piccola e tarchiata prof Gardiner, quella di storia che arrivava marciando tra le macchine. Ero la sua cocca e per fortuna! Quello di ginnastica non sarebbe intervenuto al suo posto.

-Prof, non riesce a camminare e la sto aiutando- si giustificò tranquillo sistemandomi sulla sua spalla e facendomi temere di volare per terra.

-Non è vero! Mettimi giù!-

-Parker- continuò con aria severa la donna.

Ben intanto ci aveva raggiunti e si grattava la testa imbarazzato.

-Solo se vado io al posto del nanetto oggi-. Sentii un pizzicotto sulla gamba e mi dimenai.

-Cosa ricatti a fare?!- Bollivo sia per l'istinto omicida nei suoi confronti, sia perchè essere in braccio a lui, con le sue mani addosso, non mi rendeva del tutto indifferente. Gli ormoni, Evelyne, controllali, cercai di dirmi. -No!-

-Parker, mettila giù ho detto o ti mando dalla preside!-

-Sono fuori dalla scuola! Cosa c'entra Hitler?!-

-Andiamo tutti e tre insieme- propose alla fine Ben disperatamente, tra le urla mie e della prof Gardiner.

Tutti lo guardammo.

Ben, Parker ed io dal veterinario. Sembrava l'inizio di una barzelletta.

 

Ed era stato l'inizio di una barzelletta sul serio.

Ben che continuava a sorridere e Parker che si era comportato in maniera civile.

Era sembrata una barzelletta solo per il modo in cui si era comportato Max.

Nemmeno un'offesa era volata in direzione del “nanetto” e nemmeno verso di me.

Si era comportato da perfetto bravo bimbo e mi ero chiesta dal veterinario il perchè.

Parker aveva sempre un motivo per ogni cosa. Aveva accennato anche lui, una volta, che tutti avevano sempre un perchè.

E si era comportato da bravo ragazzo per qualche motivo.

Ma a me era andata bene così, pur non riuscendo del tutto a capire quella mente contorta.

Mi sollevai sulle punte dei piedi sopra la bassa scaletta, per cercare di impilare una delle poche scatole che mancavano, mentre ripensavo a quel giorno.

A me era andata bene così soprattutto perchè l'avevo adorato per tutto il pomeriggio e né i sorrisi di Ben né altre parole avevano potuto distrarmi dal cercare di osservare Parker che, con un fare mite che non gli apparteneva, non ci considerava un gran che e giocava col micino. Non considerava un gran che Ben che normalmente avrebbe maltrattato in ogni modo.

Sorrisi riuscendo a infilare la scatola di fianco a un'altra. Avevo per un po' pensato che volesse ingraziarmi, per qualche motivo, e a pensarci, dopo aver saputo che il micino era appunto una femmina l'avevo davvero assecondato.

L'avevo assecondato dopo quel pomeriggio da bravo ragazzo, con sorrisi e nessuna cattiveria, leggermente abbagliata, quando mi aveva riaccompagnata a casa in macchina e mi aveva chiesto una cosa.

Che mi avesse accompagnata in macchina per non farmi sprecare benzina, poi diceva tanto.

E Parker che chiedeva, poi diceva altro.

Dopo tutto questo mi aveva chiesto di chiamare la gattina Maxyne.*

Nome orrendo, senza offendere i Maxyne nel mondo, ma che avevo accettato quasi senza esitare.

Quando mi aveva lasciata, dopo un altro sorriso, ed ero entrata in casa mi ero resa conto di una cosa: Maxyne che forse non era solo una versione femminile di Max, ma anche l'unione tra i nostri due nomi.

Era anche per quell'idea malsana, probabilmente sbagliata ed egocentrica, che mi ritrovavo a lavorare alla costruzione della casetta dei baci, fischiettando e particolarmente di buon umore.

Quanto potevano cambiare le cose in una sola giornata?

E io avrei dovuto stare attenta, come diceva la generalessa, ma non ci riuscivo. Non ci riuscivo decisamente perchè per uno stupido Maxyne mi ritrovavo di un buon umore parecchio raro da un paio di settimane ormai.

Sentii i colpi di martello che continuavano da decine di minuti, alternati a lamentele, smettere, finalmente.

Era ormai il weekend della fiera infatti e la casetta dei baci mi minacciava da vicino.

-Finito?- Urlai scendendo i due pioli per prendere un'altra scatola.

Parker, con un'evidente smorfia, entrò nella piccola casetta. Era venerdì pomeriggio e io avevo dovuto sistemare l'interno, ordinando gli attrezzi per costruire parte del tetto e appoggiando sulle mensole le cose che ci sarebbero servite per decorare l'esterno e oggetti strani che ci aveva fornito la preside; Max aveva dovuto pensare al tetto, con sua grande gioia.

-Sì- rispose seccamente. Dopo il suo bel pomeriggio Parker invece era tornato esattamente il solito. Chi lo capiva era bravo. Poi dicevano alle donne.

Ma io risi, più che altro per il suddetto buon umore che era continuato. -Su su, che hai finito!- Risalii le poche scale, con lo scatolone in braccio.

-Se mi facevo male col martello ...- cominciò.

-Sarebbe stato davvero da idioti ...-

Mi sentii pizzicare un fianco e sobbalzando quasi rischiai di cadere. -Parker!-

-Te lo meriti. E comunque, se mi fossi fatto male e non avessi potuto giocare la partita l'avrebbe poi pagata cara Hitler- continuò a lamentarsi.

Sbuffai e sistemai la scatola. -E' una partita come un'altra-.

Scesi i pioli di nuovo e ad attendermi ci fu un Parker con l'aria scettica. -Cosa c'è?-

-Oggi ci sono gli scrutatori-.

Lo guardai un attimo sorpresa: non lo sapevo ed ero la ragazza del giornale, ero quasi delusa da me stessa. -Ma non è presto?-

-E' quello che ha detto anche l'allenatore ma quest'anno è andata così-. Fece spallucce.

Gli scrutatori erano gli uomini che ogni anno in una partita, e che fosse solo una mi sembrava un po' ingiusto, cercavano di capire se nelle scuole c'era qualcuno con abbastanza talento nel proprio sport. Se lo trovavano assicuravano una borsa di studio per un'università dove avrebbero potuto continuare col basket o football, o quello che fosse, anche negli anni ad avvenire e magari diventare così un giocatore professionista.

-Preoccupato?- Provai a chiedere e lo osservai mordicchiandomi le labbra.

Max si chinò a prendere l'ultimo scatolone e quando tornò a guardarmi ammiccò tranquillamente. -Per niente. Sono o non sono il migliore, il capitano della squadra di basket?-

Sbuffai e lo guardai scettica spostandomi per fargli appoggiare lo scatolone. -Come al solito la modestia è la tua caratteristica principiale-.

Lui rise e senza nemmeno usare la scaletta appoggiò al suo posto lo scatolone. -Con la modestia non si vince!-

-Max ...- mi lamentai sospirando e scuotendo la testa.

-No, okay, ma anche l'allenatore ha detto che basta che giochi anche bene solo la metà del solito e sono a posto- mi guardò sorridendo e probabilmente mi incantai. -Ma voglio dare il massimo, comunque-.

Sorrideva davvero e tanto, in quel modo sincero e raro. -Che università farai con la borsa di studio?-

-La migliore che mi offriranno, senza usare i soldi di mio padre, ma comunque lontano da qui- disse tranquillo e chiuse anche la scaletta sistemandola. Doveva essere un po' nervoso per la partita, però, si muoveva e faceva troppo in confronto al solito. -Tu?- Ritornò con gli occhi ai miei, sembrando invece rilassato.

-Ho sempre pensato di scegliere la migliore e il più lontano possibile, ma dopo questi mesi credo che rimarrò a New York, vicino a mia zia, c'è una buona università per il giornalismo anche qua ...- risposi e il tono di voce senza volere mi era leggermente cambiato.

Max aveva appena raccolto le sue cose e infilate dentro lo zaino. Mi osservò un attimo e non capivo la sua espressione. -Mi sa che non ci vedremo davvero più dopo quest'anno-.

-Si sapeva-. Abbozzai un sorriso.

Mi guardò un attimo, indeciso, aprì la bocca ma poi ci ripensò e guardò l'ora tirando fuori l'Iphone. -E' tardi. Andiamo alla partita?-

Annuii e lo seguii mentre usciva velocemente stropicciandosi i capelli.

Cos'aveva voluto dire?

Chiusi la casetta a chiave. -Domani facciamo noi due il turno al mattino alla casetta?-

Max fece una smorfia e annuì con fare scocciato. -Costruire la casetta, giocare per la partita pre-fiera, festa di Kutcher per l'ovvia vittoria, poi farsi baciare tutto il giorno alla fiera e sopportarti. Quante pretese-.

Sbuffai scetticamente. -Se preferisci ti metto al pomeriggio con Dawn, credo sia più carino sopportare me che lei-.

-Non ne sono tanto sicuro ...-

-Parker- sibilai davvero offesa.

-E lo so che mi metti al mattino con te perchè sei gelosa di Dawn e non vuoi che passi del tempo con lei- mi accusò ammiccando appena arrivammo alla mia macchina. Lo guardai quasi a disagio, perchè in effetti era vero.

-Non è assolutamente così e lo sai anche tu, idiota-.

-Come non è vero che mi volevi baciare per il tuo compleanno?- Chiese ridendo e aprendo il mio baule.

Avvampai aprendo la portiera. -Miravo alla guancia ti ho detto e andrai avanti a ricordarlo per l'eternità?!-

Lui scoppiò ancora di più a ridere e prese il suo borsone di basket. I suoi genitori continuavano a non essere a conoscenza del fatto che Max continuasse di nascosto a giocare e la mia macchina era sempre il nascondiglio perfetto. -Sì, Evelyne, sì, tanto so che ti piaccio-.

Con una mano gli feci cenno con forza di andarsene. -Sparisci prima che cambi idea su Dawn-.

Finse uno sguardo terrorizzato e mi diede le spalle andando verso la sua di macchina.

Era ormai tardo pomeriggio e dopo aver finito, quel Venerdì, di costruire la casetta, adesso dovevamo andare alla partita di Parker, nella palestra della nostra scuola che si prevedeva essere strabordante di persone.

Misi in moto cercando di fare respiri profondi e di calmarmi.

 

-Eve! Qua!- Francy cominciò a sventolare il braccio per attirare la mia attenzione.

Sorrisi e provando a farmi spazio tra le persone e scavalcando le gradinate, in qualche modo riuscii a raggiungerla. -Odio la gente- blaterai riuscendo alla fine a sedermi di fianco a lei.

-Ma no dai, sono carini- commentò Emily ridacchiando.

Guardai la palestra decorata di rosso e bianco, i colori della squadra, le cheerleader che saltellavano e facevano ruote davanti alla banda della scuola che suonava e faceva fin troppo fracasso per provare a sovrastare il frastuono del pubblico che ridendo, parlando, spostandosi, era fin troppo caotico. I giocatori di basket intanto, si scaldavano in campo e Parker, proprio in quel momento, aveva finalmente raggiunto gli altri dopo essersi cambiato. I tre reclutatori erano su una terza panchina, a bordo campo, allontanati dalle due scuole che occupavano le gradinate.

-Non mi sembra tutto così carino ...- Risposi scettica. Dawn si avvicinò piano a Max che era appena riuscito ad iniziare a scaldarsi e sembrava scocciato di essere già interrotto. -Per niente carino-.

-Che drammatica- sbuffò Francy mettendosi comoda. -E ho scommesso con Alex: se perdono lo devo baciare-.

-E si vide Kutcher che faceva degli auto-canestri ...- Disse Emily ridendo.

Mi accigliai. -Perchè cavolo ha scommesso contro la sua squadra?!-

-No, lui aveva proposto il bacio in caso di vittoria ma ho deciso di cambiare io!- Chiarì Francy con un sorriso soddisfatto.

-Povero ragazzo, mi fa un po' pena- sbuffai.

Il ragazzo in questione si stava scaldando con una strana aria imbronciata, vicino a Billy. Probabilmente stava assistendo a una sua lotta interiore: voleva vincere o perdere?

-Comincia a farne un po' anche a me, quindi dai, in caso di vittoria un bacio sulla guancia glielo do!-

-Non gli basterà e chiederà altro- commentai piatta.

-Non fare la melodrammatica- mi sgridò Francy alzando gli occhi al cielo.

-E' così. Poi gli uomini ...-

Francy annuì dandomi corda prima che potessi finire il discorso e intanto si guardò intorno. -Ehy! Invasione di campo- ci fece notare e la guardai accigliata. -O dite che è un altro reclutatore? Quattro, addirittura?-

Alla fine seguii con gli occhi il suo sguardo e trovai un uomo alto che marciava a bordo campo verso le panchine. Verso gli allenatori.

Capelli castano scuro, una leggera barba, passo deciso, bell'uomo. Ci misi forse qualche secondo di troppo a riconoscerlo e appena lo feci sobbalzai.

Nel panico cercai subito Max. Anche lui l'aveva visto e non fingeva nemmeno più di ascoltare Dawn.

James Parker a bordo campo.

James Parker che puntava all'allenatore della nostra scuola.

-Merda!- Non dovetti pensarci molto prima di alzarmi in piedi e correre giù dalle gradinate.

Ma cosa avrei potuto fare?

Max era stato beccato in pieno.




*Angolo dell'autrice:

Ciao!
Scusate il ritardo ma sono stata piena di verifiche e l'ispirazione non c'era quando ero libera:)
Spero di essermi fatta perdonare col capitolo più lungo del solito e il contenuto. (sperando che piaccia *ansia*)
Mi era stato anche chiesto di non fare nessuna catastrofe in questo capitolo ma l'ultima parte non potevo evitarla:D AHAHAH
E' un capitolo molto discorsivo, può essere considerato anche di passaggio ma tranquille che sto mirando ad arrivare a un certo punto, non mi sono persa e non sto divagando.

E ho risposto alla domanda che era stata posta da Gaccia nello scorso capitolo:D ahahah

Nel prossimo capitolo ci sarà lo scontro con James Parker. 
Cosa succederà?! 
Ovviamente Evelyne sta andando ad immischiarsi, ma farà bene?


Gruppo della storia per spoiler o informazioni o qualsiasi cosa: http://www.facebook.com/groups/326281187493467/

La casetta dei baci è una tradizione americana che ho notato parecchio nei film! Nelle fiere per esempio per beneficenza -spesso- degli adolescenti aprono queste casette e in cambio di un dollaro o 50 cent danno dei baci, così vengono raccolti soldi e in parte ci si "diverte". Non sono pazza e non me lo sono inventato:D guardate "She's the man" per esempio e verificherete ! AHAHAHAHA

*La regola dei 5 secondi dice che se si prende qualcosa da terra prima che passino 5 secondi è ancora commestibile e senza germi :D AHAHAH è una gran cavolata ovviamente ma per chi ci crede è sacra ! (spero che nessuno ci creda davvero AHAHA)

*Per Maxyne, MAX + EvelYNE, ringrazio MaudeScott (e la ringrazio anche per sopportarmi <3). :D
Alla prossima, farò prima di questa volta, tranquille :)

   
 
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