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Autore: Mannu    11/10/2007    0 recensioni
Un mercenario senza padrone, una giovane adepta di una setta dimenticata, una strega dalle oscure intenzioni. Dove incontreranno il loro destino?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I libri della grande Taliba'
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Libro Sesto - Il Sogno del Drago - 12
12.

Galoppava veloce in sella a Negramante, furiosa con gli uomini, furiosa col mondo dei vivi, furiosa con se stessa. Giocata da una sgualdrinella che inaspettatamente aveva invocato un drago guardiano, la casta più alta. Ne erano rimasti pochissimi: gli unici in grado di annientarla. Aveva perso il suo cavaliere: Anvinae senza un braccio che la brandisse era utile a ben poco. Poteva sentire quella letale spada, letale anche per lei, anche senza concentrarsi molto tale era il suo potere. La sentiva preda delle grinfie del drago millenario.
Ma ormai Taliba sarebbe stata sua: il danno era fatto, doveva solo attendere. Era dovuta fuggire: l'apparizione del drago aveva scatenato in molti un sillogismo pericoloso. L'apparizione del drago era stata collegata fin troppo rapidamente alla sua presenza lì. Quegli stolti ignoranti bifolchi non avrebbero mai sospettato che lei se ne sarebbe guardata bene dall'invocare l'intervento di un drago guardiano.
Galoppava veloce, studiando la sua prossima meta. Aveva bisogno di un nuovo portatore per Anvinae. Il suo richiamo era irresistibile, prima o poi qualcuno l'avrebbe udito.

L'oste Brenton spazzava la strada sterrata che portava alla sua stalla per eliminare i puzzolenti segni del passaggio dei cavalli. Si era dimenticato di farlo fare al suo nuovo schiavo, che in quel momento stava trasportando un pesante carico di legna da ardere. Per questo fu molto indispettito quando sentì avvicinarsi a lui un cavallo dalla parte dove aveva già ripulito. Come se non bastasse la fatica, il sole era alto sopra i tetti delle case e già lo scaldava più di quanto lui gradisse.
- Che sia una buona giornata, oste - disse una voce femminile, bella ma decisa, quasi dura. L'oste alzò gli occhi stretti per il sole e li schermò con una mano. La figura aveva il sole alle spalle. Vide lunghi capelli neri, abiti consumati, pelle scurita dal viaggio, un bel cavallo che con un po' di attenzioni in più di quelle che attualmente riceveva sarebbe diventato splendido.
- Che lo sia anche per te - rispose senza tutta la gentilezza necessaria.
- Cerco un nobile guerriero di nome Qarago Landalork. Mi è stato detto che la tua è la migliore locanda di Orema e ho pensato che sia tuo ospite.
- Lo è stato, infatti. Lo ricordo bene: egli mi ha sottratto la mia schiava migliore.
- Allora ti sbagli, oste. Qarago Landalork non farebbe una cosa simile.
- Beh, certo... la mia povera Giada può aver insistito al punto tale da fargli cambiare idea. Ma i fatti... quelli non cambiano.
- Non mi interessa la tua schiava, oste - rispose la giovane, ora seccata.
- Cosa desideri quindi? La stalla per il cavallo? Mangiare e dormire?
- Nulla di tutto questo. Sai forse dove si è diretto il guerriero che cerco?
- Taliba, lo disse a me. Lo ricordo bene. Per causa sua ho perso una schiava e un cavallo.
La figura a cavallo si mosse, come se la conversazione fosse finita lì. Ma il cavallo fu trattenuto e fece solo qualche passo. Senza più il sole alle spalle, la figura divenne chiaramente visibile. L'oste Brenton sentì la sua bocca aprirsi. Non per la bella figura femminile, giovane e fiera nel portamento in sella al suo bel cavallo, non per i lunghi, lisci capelli neri trattenuti in una coda da un anello d'oro si stupì. Dal collo di lei pendeva inconfondibile il gioiello che contraddistingueva i Sacerdoti Cerimoniali del Tempio e i loro migliori servitori. Da fervente, devoto credente nella Divina Perfezione il corpulento Brenton mise rapidamente un ginocchio a terra, umiliandosi di fronte a quella giovane a cavallo.
- Mia signora... - bisbigliò - comandate!
- Dici dunque il vero?
- Dalla prima parola all'ultima, non ho mentito!
- Credi davvero che Qarago Landalork ti abbia derubato?
- Cosa dovrei pensare? La povera Giada non c'è mai stata tutta con la testa... vide questo possente guerriero e si gettò ai suoi piedi, scongiurandolo di prenderla con sé. Lui non volle, ma la sera dopo la sua partenza, anche ella era scomparsa. E con lei uno dei miei due cavalli.
- È la verità? - disse la cavallerizza, severamente.
- È quello che i miei occhi hanno visto!
- Sia quello che la Divina Perfezione vuole.
- Che sia! - rispose infervorato l'oste.
- Vivi in pace nella Divina Perfezione, oste. Ora ti saluto.
- Pace e Perfezione! - rispose quello. Estasiato da quell'incontro, non si sollevò da terra fino a quando la giovane a cavallo fu in vista.
   
 
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