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Autore: DaGio    25/03/2013    1 recensioni
(ATTENZIONE-NEI PRIMI CAPITOLI SONO CONTENUTI SPOILER)
"Ba Sing Se, sto arrivando!" disse incamminandosi per il sentiero principale, aumentando il passo. Purtroppo però la cometa era più vicina di quanto pensasse e a breve in cielo sarebbero comparsi anche i mezzi fluttuanti più avanzati della Nazione del Fuoco, cosa che avrebbe potuto ostacolarlo non poco."
Questa è la mia prima fic e si tratta di un'opera abbastanza...confusa? Comunque l'ambientazione è quella dell'intero mondo della serie e la narrazione va dal penultimo capitolo dell'ultimo libro: "Fuoco", passando per la fine della serie e proseguendo poi con una storia totalmente inventata, o quasi. Spero possa piacere agli appassionati, buona lettura!!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang, Suki/Sokka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 - Il fato non mente mai-

Il verso dei lucertogrilli e degli altri più numerosi insetti rompeva indubbiamente il silenzio di quel luogo, sovrastato da un chiaro cielo blu dov'erano presenti poche nuvole bianche e il sole splendeva più vivace che mai. L'erba verde e la terra fertile di quella zona della città, a fianco alla piccola casa di ristorazione, non erano certo una rarità a quell'epoca e Sokka si impegnava a immortalare quel momento di quiete, ritraendo in un disegno gli amici mentre sorseggiavano del buon tè, per quanto l'abilità del ragazzo glielo consentisse. Un'opera discreta, certo, seguita da battute e lamentele da parte degli altri presenti ritratti, qualche scherzo e una bella dose di risate. Certo che sarebbe stato bello se di giornate così ce ne fossero state altre e probabilmente erano lì ad attenderli. Iroh non faceva altro che preparare la bevanda che più amava, nel modo migliore che potesse fare, cercando di perfezionarsi sempre più, aiutato dal nipote ovviamente. Aang uscì dopo appena qualche minuto, sentendosi in pace con sé stesso e con tutto il resto, anche se Katara lo raggiunse immediatamente sulla piccola terrazza. Nel frattempo Oirad era entrato proprio lì, in quel modesto e confortevole edificio dove veniva servito ottimo tè; dove avrebbe avuto inizio una nuova ed emozionante avventura.
"Buon giorno figliolo, avevo sentito che ti eri diretto da queste parti. Accomodati pure!" lo invitò Iroh indicandogli un tavolo.
Il ragazzo fece un lieve inchino e subito dopo salutò anche gli altri coetanei amici dell'Avatar, i quali non avevano la minima idea di chi fosse con esattezza quel giovane dall'aspetto assolutamente ordinario. L'unica a sapere qualcosa di più era Toph Beifong che esaminò i movimenti del nuovo arrivato, provando una indescrivibile curiosità.
Oirad aveva le idee chiare e sapeva bene ciò che avrebbe voluto chiedere al vecchio proprietario del locale, benché gli risultasse difficile organizzare una frase opportuna per farlo. Il vecchio uomo gli porse sopra al tavolo un piccolo vassoio dov'erano posti una tazza di tè e un piccolo contenitore di biscotti, il tutto senza che il ragazzo se ne accorgesse subito.
"Ma no, la ringrazio però non vorrei approfittare..." farfugliò Oirad vedendo ciò che aveva di fronte.
"Su, bevi tranquillo un po' del mio tè! Scommetto che non hai mai assaggiato nulla di simile prima! E in ogni caso non faccio pagare chi ha aiutato a liberare Ba Sing Se" disse Iroh sorridendo.
"Allora la ringrazio" rispose il ragazzo.
In effetti quella bevanda era particolarmente buona e anche i biscotti sembravano essere squisiti, così tanto che il giovane porse i suoi complimenti e decise di rimandare a più tardi la domanda che aveva in mente di porre all'uomo.
"Allora? Ti piace fare lo scroccone vero?" gli chiese una voce alle sue spalle.
Oirad trasalì quasi, rischiando che un sorso gli andasse di traverso ma quando si voltò vide subito il suo interlocutore apparso all'improvviso.
"M-ma ti sembra forse questo il modo? E poi scroccone a chi?" balbettò adirato Oirad.
"Quanto chiasso per così poco, eddai..." rispose Toph in tono scaltro.
La dominatrice della terra se n'era saltata fuori così di colpo, senza un minimo preavviso e aveva sputato istantaneamente una sentenza contro il coetaneo, il quale sembrava non aver gradito quel modo di fare.
"Ma senti tu! Lo sai di non potertene uscire in maniera così inopportuna..." replicò il ragazzo pulendosi la bocca da poche gocce di tè che a causa della dominatrice aveva quasi spruzzato a terra, ma non riuscì a concludere la frase che Toph lo interruppe.
"Sei proprio noioso eh? Comunque, ora che hai tempo, vorresti spiegarmi che cosa hai intenzione di fare realmente qui? Non dirmi che ci vuoi vivere sul serio perché non la bevo"
Quella ragazzina sembrava davvero sfacciata e dal suo comportamento pareva non preoccuparsi minimamente di quel che potesse definirsi una cosa privata, per quanto il giovane si sentisse in imbarazzo e farlo notare.
"Che dici tu, così di punto in bianco?!" mormorò Oirad allontanandosi dalla tipa alquanto invadente.
Per fortuna dopo pochi secondi giunse nuovamente il proprietario del locale, portando con sé una piccola busta ben impacchettata e sembrando non essersi accorto per niente del battibecco tra i due clienti e amici.
"Ecco tieni, questo è un dono che voglio farti e spero tu abbia piacere di accettare" annunciò Iroh porgendo al ragazzo il pacchetto.
Oirad scrutò con interesse e curiosità quella busta ben fatta che doveva confezionare chissà quale misterioso oggetto, anche se il suo atteggiamento era al momento più sul perplesso poiché la ragazzina si era messa a palpare il dono come per esaminarlo tramite il tatto.
"Ahah, Toph vuoi accertarti che sia una cosa di valore?" rise l'uomo.
""La ringrazio infinitamente. Di qualsiasi cosa si tratti sono certo che ne avrò cura e lo terrò come un oggetto di immenso valore" ringraziò il ragazzo.
Non era ancora riuscito a chiedere quella cosa ad Iroh ma c'erano complicazioni dovute alla dominatrice che lo metteva in uno stato di agitazione e ansia, non badando all'indiscrezione nei suoi confronti.
"Ma non dovevi proporre qualcosa ad Iroh? Se non ricordo male avevi in mente di domandargli una cosa per te molto importante, motivo stesso per cui sei giunto fin qui" si intromise Toph, sapendo perfettamente ciò che il ragazzo avrebbe voluto chiedere all'uomo.
"No ecco! Cioè io veramente non..." balbettò Oirad preso alla sprovvista.
"Ahahah, sei diventato dannatamente rosso all'improvviso!" rise la ragazzina.
"Hm? Oh scusate davvero ma ora devo andare ad accogliere altri clienti. Perdonami Oirad ma potremmo continuare la chiacchierata questa sera?" disse il vecchio proprietario notando la piccola fila che si stava creando pian piano.
"Ma certo, non si preoccupi. Allora tornerò verso le sette se per lei va bene" rispose il ragazzo alzandosi da tavola. Iroh si inchinò e lo salutò cordialmente, quindi si recò all'ingresso del locale per ricevere i nuovi clienti, mentre Oirad aveva rimandato tutto un po' a causa della sua insicurezza, un po' per via della dominatrice che aveva deciso di complicargli la vita.
"Adesso ti decidi a dirmi perché sei qui?" gli chiese Toph.
Il ragazzo la guardò in malo modo e si recò all'uscita senza dire una parola, infastidito da quella presenza neanche lontanamente piacevole.
"Non sono affari che ti riguardano, scusa" mormorò mentre si allontanava sempre più.
Toph Beifong rimase ad osservarlo perplessa, come se in quell'individuo ci fosse qualcosa di estremamente misterioso e lei non poteva che esserne attirata per la curiosità. Magari quel tipo celava in sé qualche strano mistero, forse voleva complottare contro Aang ma non pareva essere una persona malvagia.
"Uff..." sbuffò la ragazzina rannicchiandosi sopra la sedia.
Quel giorno sembrò passare senza problemi né liti, senza combattimenti né altro di negativo che potesse riguardarli. La pace sembrava dominare su tutto e tutti, così anche la quiete e il silenzio giunsero con il calare della notte, quando l'Avatar, Katara e Zuko si erano diretti verso il palazzo reale per discutere con il nuovo re di Ba Sing Se.
Sokka si era recato in biblioteca insieme a Suki, perché aveva deciso ciò che avrebbe voluto fare: voleva studiare per scrivere le nuove leggi di quel mondo e per farlo avrebbe preso spunto dai regolamenti e dalle costituzioni degli altri paesi, in modo da formarne uno unico che potesse andare bene per tutti. E poi chissà, non gli sarebbe dispiaciuto diventare giudice in futuro.
La giustizia non era certo roba che in pochi potessero comprendere, poiché quasi tutti gli abitanti del mondo avevano visto coi loro stessi occhi quel che era capitato a inventarsi delle leggi in cui erano incluse pene di morte o torture. La giustizia era un argomento serio da affrontare e per svilupparla in una certa maniera c'era bisogno di qualcuno che conoscesse bene il principio di bene e male. Sokka poteva ambire a quel tipo di occupazione e farsi carico di molte responsabilità.
Intanto Oirad aveva preso alloggio dentro una vecchia casa abbandonata dopo la guerra interna della capitale, nonostante fosse un'abitazione in rovina e lontana dal resto della città. Il ragazzo l'aveva scelta perché non aveva molti soldi con sé e magari gli sarebbero serviti per altri scopi, quindi decise semplicemente di iniziare qualche piccola riparazione e poi l'avrebbe sistemata e ristrutturata meglio, col tempo.
Quella sera non era particolarmente di ottimo umore ma era un po' teso perché tra poco sarebbe dovuto tornare al locale di Iroh per chiedergli di insegnargli a dominare il fuoco. Dopo aver lasciato quel posto, Oirad aveva aperto il pacchetto donatogli dal vecchio uomo, scoprendo che all'interno vi era come una pedina sopra la quale era rappresentato un fiore di loto. Che cosa voleva significare? Non era certo un membro del Loto Bianco lui, eppure quello era il simbolo degli appartenenti a quell'ordine.
"Ad ogni modo lo scoprirò a breve" si disse, incamminandosi verso il centro cittadino.
Quando il ragazzo giunse di fronte alla porta in legno scorrevole del locale, notò che c'era molta gente in giro e questo lo rallegrò, perché tutte quelle persone spensierate e felici rendevano tutto così vivace.
"Eccoti, vedo che sei in orario" lo accolse Iroh con un sorriso.
"Ah si! Buona sera!" fece Oirad irrigidendosi all'improvviso.
I due salirono le scale e si sedettero davanti un tavolino sulla veranda, dove l'uomo aveva già posto un vassoio con del tè e un contenitore colmo di spezie.
"Sai, dicono che il sapore possa diventare più gradevole aggiungendo qualcuna di queste erbe speciali" lo informò Iroh, non che al ragazzo interessasse particolarmente.
"Dunque io volevo farti una domanda..." disse Oirad prima di bere un sorso di quella squisita bevanda calda.
"Dimmi pure, ti ascolto" rispose l'uomo soffiando lievemente per raffreddare il suo tè.
"Intanto premetto che si tratta di una cosa un po' particolare..."
"Spiegati meglio"
Il viso e il tono di Iroh sembravano emanare così tanta fiducia e dolcezza che il giovane non poté non soffermarsi per un secondo su quel volto, mentre una leggera brezza gli accarezzava piacevolmente il corpo.
"Io vorrei che lei diventi il mio maestro, ecco!" esclamò convinto il ragazzo.
"Non posso" rispose subito Iroh.
"Perché?"
"Non sono un guerriero. Ormai quella via non mi riguarda più ma ci sono molti altri che..."
"Non è così! Non esiste nessun'altro invece!" lo interruppe bruscamente Oirad abbassando lo sguardo, poi iniziò a raccontare all'uomo che cosa lo rendeva particolare.
"Signore, io sono stato addestrato dai Guerrieri del Sole circa un anno fa"
"Cosa?" domandò Iroh stupito.
"È proprio così e anche i miei poteri non sono come quelli di tutti gli altri. Io non ho avuto benefici dalla Cometa di Sozin e neanche quando c'è il sole che splende nel cielo su di me. Allo stesso tempo non vengo indebolito dalla notte, quindi mantengo sempre la mia forza che tuttavia rimane discreta e che non riesco ancora del tutto a controllare" spiegò il ragazzo.
"Molto strano. Ma perché proprio io? È perché non hai terminato il tuo allenamento con quel popolo?" chiese l'uomo.
"Deve sapere che quando avevo iniziato ad esercitare il mio dominio con i Guerrieri del Sole, vidi molte cose come i draghi e l'uso che quegli abitanti facevano del loro enorme potere. Un giorno giunse la notizia che il Signore del fuoco Ozai aveva in mente di ridurre in cenere il resto del mondo che ancora non gli apparteneva e, una settimana dopo, arrivarono da noi l'Avatar e Zuko, desiderosi di apprendere l'antica forma di dominio del fuoco. In quel momenti vidi così tanta speranza che decisi di incamminarmi verso Ba Sing Se per fermare Ozai, nonostante non avessi ancora concluso il mio addestramento. Ora non posso tornare indietro perché gli anziani del villaggio mi hanno imposto di proseguire il mio cammino da solo, in modo da trovare un mio stile e imparare ad utilizzarlo al meglio. Anche tu hai appreso il dominio del fuoco in parte tramite i Guerrieri del Sole, quindi sei l'unico a cui posso rivolgermi!" concluse Oirad.
Certo era una storia interessante e per quanto l'uomo potesse rifiutarsi, quel ragazzo avrebbe certamente insistito.
"Ora comprendo il motivo della tua richiesta e anche se mi ero promesso di non fare più nulla del genere, accetto" rispose Iroh con un sospiro.
Gli occhi del giovane parvero illuminarsi all'improvviso, come se quella risposta lo avesse cambiato e il suo umore sembrava essere più gioioso che mai.
"Si! La ringrazio davvero, maestro!" esclamò con entusiasmo, alzandosi di colpo e rischiando di rovesciare il tè per terra.
Finalmente era fatta, aveva appena dato il via ad una nuova svolta nel percorso della sua vita e uno dei suoi obiettivi era stato portato a termine con successo: ora aveva un maestro e non uno qualsiasi ma probabilmente il più forte al mondo!
Quella sera, i due si salutarono e l'uomo disse ad Oirad che il giorno dopo avrebbero iniziato l'allenamento, così da mettersi subito al lavoro e magari concludere il più presto possibile lo scopo del ragazzo.
In effetti il destino aveva voluto far si che accadessero parecchie cose solo in così pochi giorni, anche se non tutto il bene del mondo giunge da solo, all'improvviso. Spesso ad accompagnarlo ci sono anche le tenebre, la distruzione e il male stesso, che si accingevano a muovere le loro crudeltà esattamente verso coloro che pensavano di aver ormai concluso ogni sorta di conflitto.
Più ad est, attorniato da una miriade di oscuri servi e belve feroci, un potente dominatore aveva appena dato il via ad una bellicosa azione contro la libera Ba Sing Se e se non fosse stato per un giovane guerriero che da lontano li spiava, nessuno se ne sarebbe accorto in modo da poter dare l'allarme.
"Diamine! Devo recarmi alla capitale!" imprecò il ragazzo.
Egli aveva una lunga tunica rossa con rifiniture dorate, pantaloni marroni chiari e un paio di stivali in cuoio spessi. Gli occhi castani e i capelli lunghi del medesimo colore, ora mossi dal vento caldo, mentre un lieve pizzetto ben curato si poteva notare sul mento del guerriero. Aveva un simbolo impresso nel braccio destro: lo stemma della Nazione del Fuoco.
"Il mio Signore Zuko non ne sarà contento, quindi vedi di non commettere troppe idiozie" mormorò poi, rivolgendosi al lontano uomo che annunciava una ipotetica marcia sulla più grande città del Regno della Terra. Poi il guerriero si mosse di fretta e con uno scatto scomparve nella foresta accanto, dove solo una moltitudine di occhi giallognoli, appartenenti a diverse creature, potevano abitarvi incontrastati.
Il fato aveva predisposto tutto perché gli eventi si susseguissero come era stato deciso e le cose non sarebbero cambiate, poiché al massimo, per quanto qualcuno avesse cercato di modificare il corso della storia, essa non avrebbe potuto fare altro che rivelarsi dinnanzi ai loro occhi.

   
 
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