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Autore: Agapanto Blu    26/03/2013    4 recensioni
Anno Domini 1234.
Chatel-Argent, feudo dei Montmayeur, Francia.
Quando Daniel Freeland decide, come ultimo tentativo di aiutare la figlia diciottenne, di portare la sua Alexandra nel passato, non si aspetta certo l'immensità di sciagure che, con più foga e sadismo del solito, Hyperversum gli scatenerà contro...
Tra un rapimento, segreti che tornano alla luce e giovani amori, sembra che tutto si stia rivoltando contro il gioco di maschere dei Ponthieu e perfino la morte potrebbe non essere così certa...
Ma chi si cela dietro tutto ciò?
**********
Quando i battenti furono aperti di nuovo, il Falco d’Argento non esisteva più e Ian Maayrkas veniva portato fuori dalla sala con i polsi incatenati dietro la schiena e due guardie ai fianchi.
Lo sgomento della corte francese fu totale.
*****
Daniel non voleva crederci, non riusciva a crederci.
Eppure davanti a lui, terribili nelle loro armature, l'una con un leone d'oro rampante in campo rosso e l'altra bianca con una croce nera centrale, stavano gli incubi più tremendi che Hyperversum gli avesse mai fatto incontrare.
Jerome Derangale sorrise.
"Chi abbiamo qui?"
Al suo fianco, il barone Gant rise.
"Una spia senza signore!".

Alcuni personaggi leggermente OOC.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Daniel/Jodie, Etienne/Donna, Geoffrey/Brianna, Ian/Isabeau
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19. Sgomento
 
“No!” esclamò Daniel sentendo un brivido freddo percorrergli la schiena, “No, no, no!”
Alex continuava a chiamare le icone di Hyperversum ma nessuna di queste rispondeva.
La giovane era in panico.
“Guarda meglio, papà!” implorò, “Deve essere qui! Da qualche parte!”
“Non c’è!” replicò Daniel prima di abbassare lo sguardo sulla moglie.
Jodie era ancora priva di sensi e la ferita sulla sua tempia non accennava a smettere di sanguinare. 
“Legale qualcosa sulla testa!” ordinò Alex dopo aver sentito con le dita il sangue della madre bagnare il di lei viso.
Daniel obbedì stracciando delle strisce dal proprio mantello e improvvisò una fasciatura per la moglie.
Esitò un attimo poi la avvolse nella stoffa rimanente e la prese in braccio.
“Che vuoi fare?!” chiese Alex, sconvolta.
“Dobbiamo tornare al castello!” dichiarò l’uomo, “A questo punto, è l’unica cosa che ci resta da fare!”
Dannazione Martin, che cavolo stai combinando?!, pensò con rabbia prima di incamminarsi il più velocemente possibile verso Chatel-Argent.
 
***
 
Imbecilli!, pensò con rabbia sbattendo un pugno accanto alla tastiera, Ho servito loro quell’imitazione malriuscita di Robin Hood su un piatto d’argento e se lo sono fatti scappare!
Il computer, diffondendo nella stanza le note allegre del motivetto di sottofondo al videogioco, gli mostrò placidamente le statistiche dei suoi personaggi, le ferite riportate e i punti esperienza persi.
 
HYPERVERSUM
Level 3: Failed
 
Try again? Y/N
 
“Quando ti metterò le mani addosso, Daniel, ti pentirai di non esserti lasciato ammazzare da loro!” ringhiò contro il computer.
Poi riprese a digitare febbrilmente.
 
***
 
Isabeau spalancò la porta della stanza con impeto e si guardò attorno.
Trovò Daniel seduto su uno sgabello intento a stringere una mano della moglie mentre Alex continuava a far correre le dita tra le pietre del muro davanti al quale stava seduta, con la stessa tenacia che vi avrebbe riservato se facendolo avesse potuto salvare il mondo intero.
Daniel si voltò verso di lei.
“Madonna, io…” cercò di spiegare ma la donna lo interruppe.
“Come sta?!” chiese, ansiosa, lanciando un’occhiata all’amica.
Daniel accennò un sorriso mesto.
“Donna dice che non è nulla di grave: avrà solo un bel mal di testa quando si sveglierà.” spiegò e la contessa non faticò a comprendere che stava riferendo le parole precise di Madame de Sancerre.
“Meglio così…” sospirò poi, con espressione preoccupata ma dolce, si sedette accanto al cavaliere, “Cosa vi è successo?”
Daniel deglutì un paio di volte e si passò una mano sul viso.
Stava per rispondere quando, dalla porta rimasta aperta, entrò anche il conte Guillaume de Ponthieu.
“Monsieur Daniel!” esclamò vedendo di nuovo gli Americani a palazzo.
Dopo che anche al conte fu spiegata la situazione di Jodie, lui stesso fece di nuovo la domanda di Isabeau.
Daniel fece volare lo sguardo dalla contessa a Ponthieu per un paio di volte poi però fissò gli occhi in quelli dell’uomo.
“Vi giuro…” esordì, “Non so come sia possibile, ma erano davvero loro!”
Guillaume aggrottò la fronte.
“Ma di cosa parlate?” chiese, sorpreso.
“Derangale, mio signore!” esclamò Daniel, sconvolto a sua volta dalla terribile apparizione, “E il barone di Gant!”
Quei due nomi parvero gelare l’atmosfera della stanza per un lunghissimo momento. Poi, Guillaume scattò.
“Siete impazzito?!” esclamò, “Hanno colpito anche voi alla testa, non c’è altra spiegazione!”
“No, ve l’assicuro!” replicò Daniel, “Erano loro, ne sono certo! Lo hanno ammesso a loro volta!”
Guillaume ascoltò, sconvolto, il racconto che Daniel gli fece dell’incontro con i due uomini e della brevissima colluttazione senza omettere alcun particolare, specialmente dello strano comportamento dei due uomini. A sorpresa, però, Guillaume de Ponthieu lo interruppe quando seppe che Alexandra aveva ferito prima Derangale e poi Gant.
Il nobile si alzò in piedi e raggiunse Alex poi le si inginocchiò davanti osando prenderle una mano per farle alzare lo sguardo cieco su di lui e le si rivolse con ansia.
“Mademoiselle, avete preso in mano il pugnale?!” gli chiese con ansia, “L’avete usato?!”
Alexandra era talmente sorpresa da non riuscire ad articolare le parole perciò annuì.
“E li avete feriti davvero? È uscito del sangue? Ne siete certa?!” continuò a incalzarla l’uomo, la preoccupazione nella voce che saliva sempre più.
“Io…” la ragazza non sapeva cosa dire, “A…a me sembra di sì… Insomma… Li ho sentiti imprecare e…”
“No!” si lasciò sfuggire Guillaume rialzandosi e iniziando a fare avanti e indietro per la stanza.
“Mio signore?” chiese Daniel, colto di sorpresa, “Cosa…?”
“Mademoiselle Alexandra ha preso lezioni di combattimento, vero?” ringhiò il conte all’americano, interrompendolo.
Daniel annuì.
“Sì, lei…”
“Maledizione!” lo interruppe ancora Guillaume riprendendo il suo nervoso camminare. Isabeau, accanto a Daniel si portò una mano alla bocca con preoccupazione evidente e si lasciò sfuggire un gemito.
Alexandra era sgomenta ma osò parlare.
“Volevo…volevo solo aiutare…” cercò di dire, insicura, ma ciò che le uscì fu a malapena un soffio.
“Mio signore, non possiamo lasciare che trapeli!” intervenne la castellana rivolgendosi direttamente al nobile, “Se succedesse…”
Ma non osò finire la frase e, nonostante i recenti scatti d’ira, Alex sentì il conte di Ponthieu sospirare e tornare davanti a lei, posando un ginocchio a terra per essere alla sua altezza e metterle le mani sulle spalle.
“Mademoiselle, di questo voi non dovete fare parola con nessuno, è chiaro?” le disse, serio, “Mai e per nessun motivo, mi capite?”
“No…” si lasciò sfuggire la giovane americana, “Io non capisco!”
Il conte prese un respiro profondo e le spiegò.
“A nessuna donna, e dico nessuna, è permesso portare armi o maneggiarne una!” spiegò il conte, “Se poi con essa ella osa ferire un uomo, verrà condannata a morte senza processo.”
Daniel saltò in piedi, gli occhi sgranati, e Alexandra si portò una mano a sigillare la bocca per soffocare un urlo di paura. 
“Ora capite la situazione in cui vi trovate?” le disse il nobile, la voce ancora calma ma tesa, “Il Re è ancora furioso e lo resterà fino a che il rapimento della sua promessa non sarà effettivamente chiarito! Se venisse a sapere che voi avete usato un’arma, ferito due uomini e che avete addirittura preso lezioni di scherma nella vostra terra, vi manderebbe al rogo senza pensarci due volte: la corte è sconvolta ed egli non oserà dare prova di debolezza in un momento così critico, potete starne certa!”
Alex sentiva brividi correrle lungo la schiena mentre la sua mente si arrovellava su quelle ultime parole: sapeva di rischiare il rogo per stregoneria ma, in un certo senso, non se ne era mai preoccupata perché la sua non era stregoneria; ma la condanna a morte per aver ferito quei due cavalieri era reale, molto più dell’altra, perché vera e, soprattutto, perché supportata da prove molto più concrete della visione confusa di una mela galleggiante.
“Mi sono battuta con le guardie…” soffiò, ricordando il momento, “Lo sanno tutti…”
“No, tutti sanno che siete stata addestrata dal miglior arciere di Francia a tirare con l’arco, un’attività che tutti hanno immaginato praticaste per sopravvivenza, per caccia! Del vostro duello con i bastoni sono informati solo i vostri avversari che, ringraziando il cielo, hanno avuto il buonsenso di non farne parola con nessuno, per rispetto alla vostra persona e alla vostra abilità!” replicò il nobile stringendo un po’ la presa sulle sue spalle nel sentirla tremare sempre più, “Inoltre, quello era un gioco, Alexandra: un innocuo divertimento compiuto con bastoni, che non sono armi, e in cui non avete ferito nessuno! Adesso, questa storia deve rimanere segreta! Direte che vi hanno lasciati andare, va bene? Che vi hanno solo storditi perché riportaste qui il loro messaggio d’odio nei confronti dell’impostore che si spacciava per mio fratello…”
Alexandra annuì, deglutendo vistosamente.
“Cosa possiamo fare per il loro problema?” chiese Isabeau, angosciata, “Non possono tornare nel loro tempo e dobbiamo capire come sia possibile che Derangale e Gant siano ancora vivi!”
“Preghiamo, madonna…” replicò Guillaume rialzandosi e raggiungendo la porta, “Ora come ora, è l’unica possibilità che abbiamo…”
 
***
 
Marc oltrepassò le guardie che suo zio aveva messo a presidio della stanza di dama Alexandra Freeland senza dir loro nulla né ascoltare i loro deboli tentativi di dissuaderlo dal suo proposito e bussò alla porta con ansia.
“Chi è?” si sentì rispondere.
Il cuore gli balzò in gola.
Era lì. Era tornata. Non era mai partita.
Scosse la testa, cancellando quei pensieri: sarebbe stato meglio che avesse lasciato la Francia piuttosto che subire l’aggressione di due cavalieri.
“C’est moi!” rispose, “Marc! S’il vous plait, ouvrez la porte!”
La porta della camera si aprì dopo pochi istanti e il volto pallido e sconvolto di Alexandra fece capolino dalla essa.
“Monsieur…”
“Come state?” la interruppe lui, “Siete stata ferita?”
La ragazza scosse la testa.
“Vostra madre?” chiese allora il ragazzo cercando di reprimere un sospiro di sollievo.
La ragazza aprì la porta e fece cenno al giovane conte di entrare.
Lui esitò.
“Mademoiselle, non c’è nessuno con voi: non vorrei che qualcuno dubitasse de…”
La ragazza sospirò.
“Ci sono due guardie fuori dalla mia porta.” ricordò con durezza, “Potete stare tranquillo: nessuno dubiterà della vostra buona fede e della mia virtù!”
Il ragazzo non osò replicare, comprendendo che qualcosa doveva essere successo, ed obbedì alla ragazza entrando nella camera.
Si voltò sentendola chiudere la porta ma non riuscì a dire nulla perché Alex premette le labbra sulle sue.
Solo un istante poi si ritrasse, lasciando il giovane conte sorpreso e confuso.
Marc guardò Alex che teneva la testa bassa e non lo guardava.
“Cosa sta succedendo?” le chiese posandole le mani sulle spalle mentre un brivido spiacevole gli saliva lungo la schiena.
La ragazza scosse la testa.
“Non chiedermelo!” implorò, non riuscendo più a trattenere le lacrime, “Non chiedermelo!”
Marc strinse la ragazza a sé e le permise di nascondere il viso nel suo petto.
“Va bene, non te lo chiedo.” cedette, “Ma ora non piangere, d’accordo? Non piangere.”
Alex annuì e si strinse al conte pensando che poter stare ancora con lui fosse l’unico lato positivo di quella storia ormai impossibile.
 
***
 
“Derangale e Gant! Voi siete impazziti!” esclamò Etienne de Sancerre saltando in piedi, gli occhi sgranati fissi su Daniel e Guillaume.
“Etienne ha ragione:” assentì de Bar, “quei due sono morti da anni! Lo sappiamo tutti! Eravamo anche presenti alla morte del barone Adolphe, non è possibile che siano ancora vivi!”
“Non penso si tratti di loro,” ammise Guillaume, pensoso, “forse è qualcuno che si spaccia per quei due sperando di portare scompiglio…”
“Beh, ci sta riuscendo!” si lasciò sfuggire Daniel stringendo i pugni, “Erano loro, lo so che sembra una follia ma erano perfettamente identici! Perfino le voci erano quelle di quei due maledetti, le riconoscerei ovunque anche tra mille anni!”
“Indipendentemente da chi siano,” intervenne Grandprè, “la domanda è: cosa vogliono? Se sono davvero chi dicono di essere, scampati alla morte chissà come, allora è probabile che cerchino vendetta contro il comune avversario, ossia Jean, ma sapendo della sua morte abbiano deciso di prendersela con il suo uomo di fiducia…”
“…se però sono degli impostori, che motivo avrebbero di assalire un cavaliere straniero di ritorno alla sua patria, senza ricchezze con sé?” completò Geoffrey Martewall, rigorosamente in piedi accanto alla finestra con lo sguardo perso verso l’esterno, “E perché mascherarsi?”
Alla riunione, presenziavano anche Isabeau de Montmayeur, Donna de Sancerre e Jodie Freeland, ripresasi da poco ma decisa a comprendere la situazione per il bene della figlia, ovvero le uniche tre donne con le quali i due inglesi potevano avere motivo di prendersela.
“Non ha senso!” si lasciò sfuggire Donna ravvivandosi i capelli, “Sir Martewall era presente alla morte di Derangale e tutti voi avete visto Gant perire: non possono essere davvero loro, si tratta senza dubbio di sosia!”
“Penso sia meglio aspettare ad avvertire il Re della situazione,” si intromise Isabeau, “la situazione è già precaria così e io non voglio dar inizio ad una caccia serrata nelle mie terre dopo i recenti avvenimenti!”
Dentro sé, la dama tremava: un rastrellamento alla ricerca di due uomini avrebbe portato alla luce la mancanza di un cadavere per Ian Maayrkas e forse avrebbe perfino fatto scoprire il suo nascondiglio al monastero di Saint Michel. Per quanto desiderasse la morte di quei due aguzzini, copie o reali che fossero, la vita di suo marito era molto più importante.
“Sono d’accordo con dama de Montmayeur.” ammise Guillaume de Ponthieu, “Sarebbe un’inutile spreco di forze, ora che la ricerca della principessa Margherita è la cosa più urgente. Inoltre disponiamo di elementi sufficienti per trovarli e il Re ha esonerato ciascuno di noi dalle ricerche, visto il lutto e il tradimento recenti.”
Nessuno rispose all’ultima frase e il silenzio calò prepotente. Passarono momenti estenuanti ed eterni ma poi Geoffrey Martewall si staccò dalla finestra per accostarsi al tavolo dove i nobili si erano seduti.
“Se voi siete d’accordo, vorrei mettermi al vostro servizio per risolvere la faccenda.” dichiarò, cupo.
Uno per uno, tutti i presenti si dichiararono disposti a dare tutto l’aiuto possibile per far luce sulla situazione incerta.
Guillaume annuì e ringraziò tutti ma la sua mente era altrove.
Se già una volta Ian è stato dato per morto quando non lo era, è davvero impossibile che anche loro siano sopravvissuti?, si chiese bevendo distrattamente dalla propria coppa.
In quel momento, il portone si spalancò per lasciar entrare un servo affannato.
“Monsieur!” esclamò accostandosi a Guillaume de Ponthieu, “Il Re! È qui! È ferito!”




Lo so, sembra una stupidaggine, però fidatevi!
Innanzitutto, è vera la storia della condanna a morte senza processo per qualsiasi donna osasse ferire un uomo per qualche motivo (il maschilismo era molto in voga all'epoca -.-); in secondo luogo, non prendetemi per matta per aver fatto tornare in vita quei due: so come gestire la faccenda (o almeno spero ;)... ) perciò tranquilli...
Prossimo capitolo: Sotto assedio
Grazie mille a tutti!
A presto!
Ciao ciao!
Agapanto Blu
  
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