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Autore: _ayachan_    14/10/2007    5 recensioni
Naruto e Sakura: il giardino dell’Eden; i fratelli Uchiha: il serpente e la mela… Il peccato originale: il tradimento.
"Tutto ciò che credevo sicuro, si sgretolerà tra le mie mani...
Il mio passato, il mio presente, e il mio futuro...
Chi sono io?
Naruto o Kyuubi?"

[Pairing: cambieranno in corso d'opera, anche drasticamente! Threesome, in ogni caso. Molte]
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eroe della profezia' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Naruto-5


Capitolo quinto

Pioggia




«Mh. Piove» commentò Sai imperturbabile, sotto il diluvio peggiore che Naruto e Sakura avessero mai visto. «Ecco perché si chiama villaggio della Pioggia»
«Non siamo ancora in quello stramaledetto villaggio!» scattò Sakura, con i nervi a fior di pelle.
«Non siamo nemmeno nel paese della Pioggia, se è per questo» puntualizzò Kakashi scrutando il sentiero fangoso che si snodava davanti a loro.
Mano a mano che si erano allontanati dal centro del Paese del Fuoco, diretti verso il confine che aveva visto tanti combattimenti, villaggi e infrastrutture si erano fatti fatiscenti, antiquati... il cielo si era coperto, l’aria era diventata fredda, e le persone li avevano guardati con diffidenza.
Ora si trovavano a meno di duecento metri dal sorvegliatissimo confine, nascosti tra le fronde del sottobosco, inzuppati e infreddoliti. E le condizioni dei capelli di Sakura la rendevano infinitamente irritabile.
Da lì in poi le cose si sarebbero fatte complicate...
Prima di tutto infilarono i coprifronte in tasca: nella remota e per nulla augurabile ipotesi che li avessero visti, almeno non avrebbero scatenato l’ennesimo bisticcio diplomatico. Il secondo passo fu stabilire il piano d’azione; la via principale era da escludersi: tra guardie e trappole era impossibile passare inosservati.
Tuttavia il tecnologicissimo paese della Pioggia aveva una grandissima debolezza, che era poi una comune debolezza dell’uomo: trasferiva sugli altri i propri paradigmi di pensiero. Il che lo portava a credere che ogni tentativo di intrusione si sarebbe svolto davanti all’ingresso principale, nel coraggioso tentativo di superare le guardie in astuzia e abilità.
Chi si sarebbe mai degradato al punto da sgattaiolare tra cespugli e rovi, e infiltrarsi nel paese coperto di fango dopo essere passato dalla strada sul retro? Nessuno. Ovviamente.
Ovviamente no.
In quel tardo pomeriggio di fine primavera, sotto una pioggerella fine e fredda, quattro ninja silenziosi si muovevano tra i rovi e nel fango, strisciando ventre a terra con le narici intrise dell’odore denso del muschio.
Non un rumore turbava l’umida quiete del bosco, e a pochi passi da Kakashi, il primo del gruppo, i cespugli si interrompevano bruscamente davanti a un tratto di terreno diboscato e spoglio. In lontananza si intravedeva un villaggio grigio.
Quello era il tratto più difficile e scoperto. Avrebbero dovuto muoversi con estrema cautela per non correre alcun rischio, almeno fino ad arrivare all’abitato.
Kakashi fece un cenno per ordinare alla sua squadra di seguirlo. Strisciò avanti, e la pioggia prese a cadere su di lui ticchettando piano. Naruto lo seguì a ruota, e dietro a lui Sakura e poi Sai. Procedettero in silenzio, arrancando nel fango, lo sharingan di Kakashi scoperto e pronto all’azione, e impiegarono quasi un quarto d’ora di tensione prima di raggiungere sani e salvi la barriera di un caseggiato fatiscente, il cui portone arrugginito era socchiuso.
Scivolarono rapidamente all’interno, nella fredda oscurità del capannone, e una volta lì tirarono fuori dallo zaino i vestiti da mercanti della Pioggia che avevano preparato prima di partire. Solo quando furono avvolti da pesanti mantelli malmessi e si furono calati sopra gli occhi cappelli dalla tesa larga, uscirono allo scoperto.
«E’ tardi» mormorò Kakashi scrutando il cielo grigio. «Per questa notte ci fermeremo qui. Domattina riprenderemo il viaggio»
Scoprirono che c’era un solo albergo nel paese, e puzzava di muffa – ma lì ogni cosa aveva quell’odore. La vecchia che lo gestiva li squadrò tutti almeno cinque volte, e alla fine accettò il loro denaro e borbottò qualcosa contro Sakura, colpevole di viaggiare sola insieme a tanti uomini. Naruto dovette trattenerla prima che distruggesse il pianterreno.
Presero una grande camera al primo piano, ampia abbastanza per tutti, e misero a terra le loro coperte dividendosi nei vari angoli della stanza.
«Domattina all’alba vi voglio pronti» disse Kakashi mentre mangiavano, seduti a gambe incrociate uno davanti all’altro. Ormai non era nemmeno più necessario dirlo, ma era un rituale che a tutti faceva piacere seguire.
Finirono la loro magra cena e si infilarono sotto le coperte, spegnendo la luce.
Nel silenzio della notte, il rumore delle gocce che cadevano sul tetto diventò ben presto una monotona ninnananna.
Naruto, sotto le coperte, si trovò sveglio e ansioso.
L’indomani sarebbero entrati nel Villaggio della Pioggia.
Dove c’era Itachi.
E, presumibilmente, anche Sasuke.
Non doveva preoccuparsi.
Sarebbe stato felice.
Sarebbe stato Hokage.
Anche dopo il ritorno di Sasuke.
Se lo ripeté mille e mille volte, invece di contare le pecore.
Poi, all’improvviso, sentì una coperta frusciare. Dei passi leggeri, quasi impercettibili, che si avvicinavano a lui. Un corpo caldo che si stendeva contro la sua schiena. Le braccia di Sakura attorno alla sua vita.
«Non riesci a dormire?» le sussurrò, più piano possibile.
«E’ la pioggia…» bisbigliò lei, mentendo.
E lui lo sapeva. Lo sentiva dalla sua voce.
«Ah» si limitò a dire, sovrapponendo le sue mani grandi a quelle piccole di lei.
Se Sai e Kakashi si erano accorti di qualcosa, ebbero il buon gusto di fingersi addormentati.

La mattina dopo pioveva ancora.
Parlando con la vecchia proprietaria della locanda, che a quanto pare lo aveva preso in simpatia, Kakashi scoprì che lì era sempre così. I giorni di sole in un anno si contavano sulle dita di una sola mano, ed erano considerati quasi miracoli.
«Perché non capitano a noi?» sospirò Sakura, ferma sulla soglia dell’atrio.
Guardò sconsolata la pioggia che scrosciava, e pensò ai suoi poveri capelli.
«Sakura, muoviti!» la chiamò Naruto, già avanti con gli altri
Lei esitò. E poi sentì l’occhiata penetrante della vecchia nella schiena.
Si affrettò a raggiungerli.
Uscirono dal villaggio senza più essere squadrati in maniera strana, e si trovarono ad attraversare una campagna desolata in cui il fango si stendeva a perdita d’occhio. Di tanto in tanto si imbattevano nei resti di un villaggio distrutto da qualche guerra, ma per la maggior parte del tempo furono completamente soli.
Finché non raggiunsero un paese nettamente più evoluto del primo che avevano incontrato.
«Siamo vicini al villaggio della Pioggia» spiegò Kakashi mentre si avvicinavano. «Qui troveremo qualcuno che ci aiuterà a entrare»
«L’eremita porcello usa i rospi» obiettò Naruto. «Perché non possiamo farlo anche noi?»
Per un terribile istante Kakashi e Sakura ebbero la disgustosa visione di loro che uscivano dalla bocca di Pak.
«Perché no» si affrettò a dire Kakashi.
«Oh...» fece Naruto deluso.
Ogni secondo che perdevano era un secondo in più dal suo incontro con Sasuke... ma non era lui il capogruppo. Non poteva fare nulla.
Entrarono nel paese senza essere notati, e camminando per le strade scoprirono che in quel luogo la gente era molta di più e, almeno a una prima occhiata, in condizioni economiche nettamente migliori.
Kakashi li guidò attraverso un dedalo di stradine, affiancate ora da alti palazzi tecnologici, ora da baracche di legno malridotte, fino a un locale che, secondo l’insegna, vendeva ramen. Solo al vederlo lo stomaco di Naruto brontolò.
«Ci fermiamo a mangiare?» chiese, allo stesso tempo speranzoso e incredulo.
«No» rispose Kakashi, demolendo i suoi sogni. «Qui troveremo chi ci aiuterà a penetrare nel villaggio della Pioggia. Seguitemi»
Entrarono nell’edificio di legno gonfio, dal soffitto basso, e si trovarono in un ambiente dimesso ma tutto sommato pulito. Kakashi si avvicinò al banco, scambiò poche parole con l’uomo che cucinava, e quello annuì brevemente e fece cenno a tutti di seguirlo nel retro.
Obbedirono, e raggiunsero una stanzetta spoglia in cui stava un vecchio curvo, seduto a fumare la pipa in un angolo. Disegnava ideogrammi su un foglio umido.
«Hn?» fece, quando li vide.
«Siete voi che procurate una via d’accesso al villaggio della Pioggia?» domandò Kakashi.
Il vecchio strinse gli occhi e lo studiò. Poi si esibì in un ghigno sdentato.
«Giusto, figliolo» disse con voce roca, levandosi la pipa di bocca. «Deve essersi diffusa la notizia, eh?» rise, di una risata asmatica che culminò con un accesso di tosse. «Neanche due giorni fa ho aiutato a passare quattro ragazzi suppergiù come voi. Tipi strani, davvero… tipi strani»
Sorrise.
Ma Kakashi e gli altri non riuscirono a ricambiare.
Quattro ragazzi.
Sasuke e i suoi tre compagni.
Dunque erano già nel villaggio della Pioggia.


«Che bel posto» commentò Suigetsu con un ghigno, mentre l’acqua che scendeva dal cielo scorreva sui suoi capelli.
I tre avanti a lui, con il cappuccio ben fermo sulla testa, lo ignorarono. Ad eccezione di Karin.
«Muoviti, brutto stupido!» lo richiamò, astiosa. «Non perdere tempo a fare l’anfibio!»
I suoi occhiali erano bagnati. Il che la disturbava parecchio.
«See, see… zitella» masticò il ninja tra i denti.
«Che cosa?» scattò la kunoichi, sul piede di battaglia.
«Piantatela» li raggiunse una terza voce, bassa e fredda.
Sotto il suo cappuccio, Sasuke Uchiha era insolitamente cupo.
Sapeva con certezza che Itachi era lì.
Lo sentiva.
E non era dell’umore giusto per tollerare i litigi di Karin e Suigetsu.
Juugo, l’ultimo del gruppo, si guardava attorno in silenzio.
«…Qui gli uccelli non volano» commentò dopo qualche attimo, scrutando il cielo plumbeo tra gli alti palazzi che si stendevano davanti a loro.
«Andiamo» ordinò Sasuke, incamminandosi. «Abbiamo un lavoro da portare a termine»
«Ma certo» Suigetsu ghignò. «A proposito, pensi che ci raggiungeranno anche quei simpaticoni dei tuoi amichetti della Foglia?»
L’occhiata gelida lo colse impreparato.
«Eheh… scherzavo» ritrattò, il sudore sulla sua fronte che si confondeva con la pioggia.
La verità era che aveva un conto in sospeso con uno dei quattro che seguivano Sasuke.
E, anche se il leader del Serpente non sembrava ansioso di incontrare di nuovo il suo passato, lui invece fremeva dalla voglia...

Era già trascorso un anno dal loro incontro.
Era successo un anno dopo che Sasuke aveva arruolato lui, Karin e Juugo, ovvero a metà della loro nuova vita.
In quel periodo erano sulle tracce di Itachi Uchiha, ed erano straordinariamente vicini… Poi erano comparsi quei quattro ninja della Foglia, che a quanto pare conoscevano Sasuke. E avevano mandato in fumo il loro inseguimento, mettendo in fuga Itachi.
A Sasuke non era affatto piaciuto.
Ahh, se ci pensava poteva ancora sentire il piacere di quello scontro… il morbido affondare della sua lama, un tempo appartenuta a Zabuza, nella carne bianca di quel ragazzo tanto impassibile. Anche nel dolore aveva fatto una smorfia contenuta e misera.
Quanto desiderava vedere il suo volto straziato…

«Ti sei fermato di nuovo!» lo accusò Karin, e Suigetsu si accorse che gli altri erano più avanti lungo la strada.
«E’ che sono particolarmente di buon umore» si scusò allungando il passo. «Questo clima è davvero fantastico»
Alzò il viso verso il cielo, la bocca costellata di denti aguzzi aperta per ricevere le gocce fredde.
Sulla fronte di Karin si gonfiò una vena.
«Questo clima è una schifezza» lo contraddisse. «I miei capelli sono orribili con questa pioggia»
«Quelli sono sempre orribili » mugugnò lui a mezze labbra.


«Buona fortuna, qualunque cosa dobbiate fare» augurò il vecchio, davanti al tratto di confine che aveva indicato ai ragazzi per introdursi nel villaggio. Lì non c’erano mezzi di rilevazione né guardie, e il semplice recinto metallico che delimitava il territorio era stato tagliato con un paio di cesoie. Dal momento che era nascosto in un tratto coperto di umida foresta, nessuno si era dato la pena di controllarlo.
«Per curiosità…» disse Kakashi vago, mentre gli allungava il denaro. «I ragazzi che avete aiutato prima di noi… quando vi hanno contattato?»
«Mh… un paio di giorni fa» rispose il vecchio dopo una breve riflessione. «Anzi no, ieri. Sembrava che avessero fretta… Li ho fatti passare da qui, come voi»
«…Grazie» sorrise il capogruppo, sotto la maschera.
«Ma vi pare? In gamba, figlioli!»
Con un cenno del cappello a tesa larga che lo riparava dalla pioggia, l’uomo diede loro le spalle e si allontanò lungo il sentiero quasi invisibile che lo avrebbe riportato al suo villaggio.
Kakashi guardò Naruto.
«Ora che siamo praticamente arrivati, credo non sia più possibile rimandare una spiegazione circa i tuoi ultimi “allenamenti”…» disse grave. «Dobbiamo sapere esattamente quali armi abbiamo in mano»
Il biondo si accigliò, distogliendo lo sguardo, mentre Sakura cercava invano di incontrare i suoi occhi.
Non avrebbe voluto parlarne, onestamente.
Aveva evitato il discorso più che poteva, ma… ora doveva farlo. Lo diceva anche Kakashi, dovevano sapere esattamente cosa aveva a disposizione.
Inspirò a fondo.
Cosa avrebbero pensato di lui dopo ciò che stava per dire?
«…Posso controllare la volpe» mormorò piano, ad occhi bassi.
Silenzio.
«Questo… lo sapevi fare anche prima» disse Sakura esitante. «Persino adesso lo stai facendo. La stai controllando»
Ma lui scosse la testa.
«No… di solito mi limito a trattenere completamente il suo chakra. Ma ora sono in grado di usarlo. Tutto» deglutì. «E’… una specie di evocazione…»
«Aspetta un attimo» lo interruppe Sakura, spalancando lentamente gli occhi. «Stai dicendo… che liberi consapevolmente quel mostro?»
Lui le lanciò un’occhiata ansiosa. «Posso gestirla» assicurò. «Mi sono allenato con Jiraya, ora è perfettamente sotto controllo…»
«Stiamo parlando della volpe a nove code!» esclamò lei, turbata. «E’… un demone! Ha distrutto il villaggio chissà quante volte! E’… malvagia
Ricordava ancora la volta in cui Naruto, con sole quattro code libere, l’aveva ferita.
Pensare che ne tirasse fuori, consapevolmente, nove…
«Posso controllarla!» ripeté Naruto con insistenza. «Te lo giuro. Ho fatto un’infinità di prove, ed è praticamente mia!»
Lo rendeva ansioso sentirla così inquieta. E quel “malvagia” uscito dalle sue labbra, così… duro… e… disgustato… lo aveva ferito.
Era esattamente ciò che aveva temuto.
Perché in parte lui era Kyuubi.
«Ne sei certo?» intervenne Kakashi prima che Sakura ribattesse. «Sei assolutamente certo di riuscire a controllare il suo potere, in ogni situazione?»
Naruto esitò.
«Anche quando sei arrabbiato?» aggiunse Kakashi, impassibile.
Naruto strinse i pugni.
L’avvertimento di Jiraya prima di partire per la missione risuonò nelle sue orecchie: “e vedi di mantenere la calma...”
Quando si arrabbiava, aveva scoperto, la sua volontà tendeva a… coincidere con quella della volpe. Non è che ne perdesse proprio il controllo… più che altro si uniformava al suo pensiero.
Ma, di fatto, la lasciava libera di fare ciò che voleva.
«Sì» mentì, con più intensità di quanto avrebbe voluto. «Anche quando sono arrabbiato»
Doveva guadagnare la loro fiducia.
Non poteva permettersi di essere squadrato con sospetto.
Sostenne lo sguardo di Kakashi per tutto il tempo che fu necessario.
Alla fine il jonin chiuse gli occhi e annuì.
«Va bene. Allora andiamo…» disse. «La nostra priorità è trovare Sasuke, ora. Prima che incontri Itachi… La volpe potrà anche essere una creatura malvagia, ma se Naruto dice di riuscire a controllarla, il suo potere ci sarà indubbiamente utile»
Si incamminarono in un clima insolitamente pesante, e, dopo aver scavalcato i resti del recinto, avanzarono nel sottobosco coperto di ostacoli.
Sakura non staccò gli occhi da Naruto una sola volta.
Fin da bambino si era lamentato di quella presenza estranea nel suo corpo. Anche quando non sapeva cosa fosse, malediceva quel qualcosa che lo rendeva diverso… e lo odiava. Poi, crescendo, aveva imparato a fare a meno della sua forza. Si era rifiutato di farsi controllare, l’aveva respinta in un angolo della sua coscienza, si era sforzato di dividersi da lei, di diventare un’entità indipendente. Aveva voluto recidere ogni legame con il mostro che lo divorava dall’interno.
E ora…
L’aveva accolta.
Domata, sottomessa, forse asservita… ma l’aveva accettata.
Solo lei vedeva il pericolo insito in quell’avvenimento?
Solo lei vedeva che lui… era cambiato?
Solo lei si preoccupava?
«Sakura, muoviti!» la chiamò Naruto, oltre un leggero dislivello e lei si accorse di essersi fermata.
«Sì… arrivo!» rispose, riprendendo il passo.

Bene.
Se nessuno se ne accorgeva… ci avrebbe pensato lei a tenerlo d’occhio.
E a intervenire al momento giusto, prima che…
…Prima che lui e Kyuubi diventassero una cosa sola.

Su di loro, tra le foglie, la pioggia cadeva uniforme.
E, nello stesso momento, bagnava anche il Serpente e Itachi Uchiha…













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Spazio autore

E rieccomi di nuovo qui ad aggiornare!
Finalmente in questo capitolo fa la sua comparsa Sasuke!
Per tutti coloro che attendono con ansia Itachi,
pazientate, pazientate...
Al prossimo aggiornamento i vostri desideri saranno esauditi!
Ringrazio ancora una volta chi legge e recensisce;
dal prossimo capitolo inizieranno i veri casini,
non perdeteli!
XD

Aya


  
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