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Autore: stillfreeit    27/03/2013    1 recensioni
" Sarà lei a pagare ogni tua parola, Cyru " sibilò stringendo i pugni
tremanti. Neanche questa minaccia riuscì a scalfire minimamente il
ghigno soddisfatto di Cyru.
" Ho vinto io, Odhron. Mi auguro per te che tu sia pronto a pagare la
sconfitta ".
" UCCIDILO!! " tuonò lui rivolto al soldato che tratteneva Cyru sotto la
morsa del coltello. Chiusi gli occhi, prima di dover vedere la vita
dell'ennesimo grande uomo spegnersi sotto l'ordine di quel pazzo.
La prima storia che abbia mai scritto, ve la presento senza ritocchi.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 32 h Honoria:

Come ero arrivata a puntare la lama della sfida contro il Generale, il Gran Maestro del Clan, non ne avevo la più pallida idea.
Quanti soldati erano morti per aprirmi quel varco verso la cella? Non abbastanza perché il loro sangue indugiasse troppo sulla lama della mia spada.
Infine il momento era giunto. Eravamo solo io e il mio nemico.
Per qualche istante avevo temuto che in uno scatto di coraggio, Naur potesse decidere di rimanere con me, mandando tutto a monte. Per fortuna aveva capito cosa era giusto fare. Dovevo rimanere da sola con lui.
Toccava a me e a me soltanto. Così voleva Cyru...
L'intenzione di fermare la fuga veloce e rocambolesca di Naur non sembrò tangere Odhron neanche per un secondo, che rimase fermo a fissarmi come se non ci fosse nient'altro attorno.
Non era mai stato così facile guardare avanti senza badare a ciò che facevo, scavalcando tutti coloro che incontravo. Avevo capito il segreto: Estraniazione.
La mia anima si era del tutto discostata dal mio corpo. Stavo guardando una ragazza puntare la spada contro il suo nemico, rispetto al quale sembrava praticamente scomparire.
Chi avrebbe scommesso un soldo bucato su quella ragazza?
Eppure non aveva negli occhi nessuna paura... nessuna emozione... niente di umano...
" E così... tu saresti l'arma segreta di Cyru? " disse infine Odhron superando la sorpresa della mia inaspettata apparizione.
Mi calai il cappuccio.
" Volevi guardarmi in faccia? Eccomi. " mi sentii dire.
Lo sguardo di Odhron vagò per diversi secondi lungo tutta la mia figura. Mi stava valutando.
Lo lasciai fare, restai immobile in attesa che si ritenesse soddisfatto.
" Tutto qui? " fu il suo sprezzante commento finale.
Come una freccia dalla punta avvelenata scoccata da un arciere maldestro, il suo tentativo di sfiduciarmi ronzò al fianco del mio orecchio, senza neanche sfiorarmi.
Conoscevo perfettamente la mia immagine, e non avevo mai ambito a niente di più.
L'impressione visiva aveva un'importanza troppo spesso trascurata in uno scontro. Regalare un qualsiasi vantaggio all'avversario poteva segnare una sconfitta, e allora perché avrei dovuto dargli modo di prepararsi a ciò che l'aspettava? Sì, forse non c'era neanche tanto da dimostrare, ma volevo che mi scoprisse passo dopo passo.
Ero consapevole delle mie armi, che andavano al di là di quella che stringevo in mano. Erano tutte dentro la mia testa, in un luogo che Odhron non si sarebbe mai neanche sognato di esplorare.
Da Gran Maestro, avrebbe dovuto saperlo. " Cyru era davvero convinto di potermi sconfiggere... con te? " continuò in un misto di stupore e divertimento.
Valutare.
Valutare, e basta. Mai sottovalutare. Mai sopravvalutare.
Valutare.
Non era affatto semplice, ma avere tali capacità era ciò che differiva un normale soldato da un adepto del Clan. O almeno, era ciò che avrebbe dovuto essere..
" Sì, ed è la tua occasione per tappargli definitivamente la bocca. Ma ti consiglio di sbrigarti, perché finché io vivo, vive anche lui... ".
Odhron continuava a ridere, ma finalmente si decise a mettere mano all'elsa della spada.
" Cyru è un banchetto per vermi ormai ".
" O forse ti sta semplicemente aspettando ".
" Credo che tra breve scopriremo chi sta aspettando " ribatté lui sguainando la spada con un sibilo.
Ero già pronta. Ero pronta da una vita.
In effetti non avevo altro, non avevo mai avuto altro nella vita oltre a quello scontro.
Tutto ciò che in quel momento consideravo il mio passato era votato al fatto che un giorno sarei arrivata proprio lì. A cosa ci fosse oltre non avevo mai pensato, né era quello il luogo adatto per cominciare a farlo.
Era il momento di scoprire se vent'anni erano valsi la pena.
Odhron non attese oltre, e caricò il suo primo fendente. Niente di difficile da parare, il mio braccio scattò d'istinto e la mia lama incrociò la sua accanto al mio fianco sinistro.
Non aveva ancora finito di studiarmi. Stava valutando la velocità e la prontezza della mia difesa, stava cercando qualche lacuna. Be', se pensava che avrebbe condotto lui il gioco, stava sbagliando di grosso.
O forse lo avrebbe fatto, ma non gli avrei reso il compito facile come pensava.
Alla fine si trattava di questo. Del controllo. Era quello il segreto del Clan.
Molto diverso dal controllo che avevo esercitato sui colpi di Naur quando ci eravamo trovati a duellare.
Si trattava di un legame che si instaura tra la mente e tutto ciò che ha intorno, come una rete fitta di cui è la mente stessa a muovere i fili. Controllo di tutto... di se stesso, dell'avversario, dell'aria, degli oggetti. Un uomo e la sua spada si strasformavano in un unico essere immerso in quella rete di collegamenti di cui era padrone.
Di quella disciplina, Odhron era di certo un maestro. Lo sapevo, e di certo non mi illudevo di poterlo superare, non con facilità. Dovevo solo provare a sfondare la difesa, fargli commettere anche un solo errore da sfruttare.

Bastarono pochi minuti di strenua difesa per comprendere che quell'uomo non avrebbe commesso un errore neanche se l'avesse fatto apposta.
Tutto ciò che potevo fare io era murarmi dentro la difesa composta dalla mia spada e dalla corazza... e pensare...
Cerca il punto debole. suggerì la voce di Cyru nella mia testa, mentre rotolavo di lato per evitare un affondo diretto al mio addome.
Questo coso non ha punti deboli. pensai disperatamente.
Odhron era una roccia. Cominciavo a pensare che se anche fossi riuscita a colpirlo, probabilmente la mia lama non sarebbe neanche riuscita a scalfire la sua pelle.
Osservalo. Rifletti su ciò che vedi non su ciò che vorresti vedere. continuò la voce di Cyru, quasi a volermi rimproverare.
Era come risentire nella mia mente le varie fasi del mio addestramento attraverso le sue parole.
Vedo un rinoceronte obeso armato di spada, ecco cosa vedo... fu la prima cosa a cui pensai. Poi mi decisia concentrarmi.
Tutto ciò che potevo fare era fidarmi di Cyru, come avevo fatto per una vita.
Cominciai ad osservarlo in tutti i suoi dettagli, senza lasciarmi distrarre da quanto fossero spaventosi, ma analizzandoli per ciò che erano.
Cosa avevo io che lui non aveva?
Era alto... molto alto. Molto grosso, anche... ciò lo limitava molto in velocità, il che girava a mio vantaggio.
L'armatura era di certo molto più spessa della mia, dovevo escludere a priori gli affondi o le stoccate...
C'era un solo modo per ucciderlo, ed era forse il meno arrivabile. L'armatura non gli proteggeva perfettaente il collo per non limitargli il movimento, ed era la sola parte vitale a cui potevo puntare.
Il problema era arrivarci.
Se non ci arrivi tu, facci arrivare lui... suggerì ancora Cyru.
Sì, certo... aspetta che gli chiedo gentilmente di abbassarsi... pensai, ma infondo sapevo che era l'unica cosa da fare.
Per prima cosa dovevo sfondare il muro di pietra che aveva davanti.
Sfondare la difesa di Odhron non era affatto un gioco. Non stavo più duellando con Naur nella foresta.
Non era neanche in palio soltanto la mia vita, ma quella di centinaia di persone, tuttora inconsapevoli.
Guizzavamo in aria scontrando le spade, come due vespe che si incontrano in battaglia a mezzaria. Non c'era nulla che ci tratteneva al suolo. Eravamo noi a controllare il peso e la densità dell'aria attorno. Era solida abbastanza da poterci camminare e saltare di sopra, ma abbastanza inconsistente da non bloccarci il passaggio.
Non c'era nulla di brutale in quella lotta, perché basata soprattutto sulle capacità mentali piuttosto che quelle fisiche.
Dovevo saltare per raggiungere la gola di Odhron, ma le sue difese erano tenaci e pericolose quanto gli attacchi, ed io non riuscivo neanche a trovar di spada per aprirmi un varco. Continuavo a muovermi, dando fondo a tutte le mie energie, ma sapevo che in qualche modo riuscivo a metterlo in difficoltà.
Non riusciva a gestirmi, e questo era già un buon risultato.
Doveva aver capito dove stavo puntando, ciò rese tutto se possibile ancora più maledettamente difficoltoso.
Vuoi entrare nella mia testa? Sappi che non servirà... di farmi manovrare da Odhron non ne avevo neanche la minima intenzione.
Tentai. Sebbene un semplice tentativo andato storto potesse costarmi ben più di un fallimento...
La sola parte del corpo alla quale sarebbe stato credibile puntassi erano le gambe, perciò andai di punta verso le sue ginocchia. La finta funzionò. La lama di Odhron scese lesta verso il basso, e nello stesso istante spiccai un salto che mi avrebbe portato in linea di tiro con la sua gola.
Troppo ovvio...
In fretta com'era scesa, la lama risalì...

Non esistono parole tali da descrivere il dolore che seguì il colpo di lama di Odhron che mi squarciò il fianco rimasto scoperto dal tentativo di attacco. Caddi a terra.
Nei polmoni neanche abbastanza fiato da poter urlare. Il dolore mi bloccava le vie respiratorie, non riuscivo a riempirli.
Ero morta.
Ero morta, e avevo fallito.
Avevo buttato al vento fatica, sacrificio, sudore e sangue... vent'anni di addestramento... il sogno di Cyru... la fine della guerra...
Tutto si sarebbe spento con la mia morte.
La caduta mi sembrò durare in eterno, quasi come se fossi finita dentro il cerchio di un pozzo infinito, del quale nessuno conosceva la profondità.
Vent'anni buttati. I miei vent'anni. La mia vita.
La mia vita che non era servita ad altro che a questo. Io che ero destinata a vincere, a cambiare il mondo...
Ci avevo creduto, e Cyru mi aveva aiutata a crederci. Che fosse possibile. Che fossi destinata.
Avevo sacrificato la mia giovinezza... avevo rinunciato ad una vita tranquilla... ad un semplice campo da coltivare... ad un fuoco caldo d'inverno... ad un alito di vento fresco d'estate... all'erba soffice sotto i piedi... il sapore del buon cibo... agli affetti... all'amore... alla famiglia... tutto per finire in un lago di sangue.
Avevo rinunciato a presente, passato e futuro...
Sì, perché forse avrei avuto un futuro. Forse ci avevo sperato. In un futuro diverso da ciò che avevo vissuto. Non ci avevo mai veramente pensato come in quel momento, proprio quando tutti i sogni si spegnevano come candele.
Avevo sperato di poter ottenere una vita vera, di recuperare tutto ciò a cui avevo rinunciato. Volevo vedere infinite porte aprirsi di fronte a me, migliaia di diverse possibilità... volevo assaporare un premio per tutto ciò cui avevo lottato.
Volevo che ci fosse Naur.
È questo che vuoi, Honoria? Lo è veramente?
È quello che avrei voluto. Ma ho fallito.
La guerra non c'entra più niente. C'entri tu. Vuoi la tua vita? Vuoi goderti ciò a cui sei stata costretta a rinunciare?
Sì.
Non ti cadrà tra le braccia. Lo sai, non è così che funziona. Se è quello che vuoi... prenditelo!
Non ce la faccio...
Nessuno lo realizzerà per te se stai qui ferma ad aspettare.
Sto morendo.
Ma non sei morta ancora...
In ginocchio, tremante, a tenermi il fianco, dialogavo disperatamente con il mio maestro.
Sentivo la fine così vicina...
Così vicina che non hai nulla da perdere.
Alzai lo sguardo mentre Odhron, forse molto più lentamente di come stesse facendo in realtà, caricava il fendente mortale. Quello che mi avrebbe finita, a dispetto di tutto ciò che avrebbe potuto dire lo spirito di Cyru nella mia testa.
Il dolore era insopportabile, e sentivo tutto il sangue abbandonare il mio corpo attraverso la ferita, come se non avesse aspettato altro per uscire.
Non avevo fatto altro che combattere per tutta la vita. Era tanto chiedere un po' di pace?
Finalmente tornai me stessa, dopo la lunga estraniazione durante l'estenuante duello. Tornai umana. E con l'umanità tornò anche la rabbia.
Me lo meritavo.
Meritavo di vivere... come volevo io.
Meritavo un premio per tutti i miei sforzi. E se la vita era così bastarda da negarmelo... be', me lo sarei preso comunque, e con la forza!
La spada era ancora stretta nella mia mano, non so quale forza mi costringeva a stringerla, quasi ci fosse la mano di Cyru intorno alla mia, come da bambina.
Avvertii, quasi fosse possibile, la lama scendere verso la mia testa lentissimamente... pochi secondi...
Caricai di punta, come un cervo col capo cinto contro il rivale... io avevo la spada...
Urlai di dolore e di rabbia. Urlai e mi feci forza per gli ultimi battiti.
Le sue urla si unirono alle mie quando la punta della mia spada si conficcò nella sua coscia, preso del tutto alla sprovvista dalla mia nuova determinazione.
Il suo colpo invece andò a vuoto.
Cadde a terra. Io mi rialzai e subito liberai la spada, sentendo il rumore sordo dell'osso della gamba che si rompeva.
Non riuscivo a mantenere stabilmente il mio peso... ma ripresi il controllo in fretta. Avevo poco tempo.
Schivai il primo... o l'ultimo... disperato tentativo di salvezza di Odhron.
Lo guardai negli occhi. Ne osservai la luce viva, quasi implorante di rimanere accesa...
Di fronte alla morte avevano tutti la stessa espressione.
Erano tutti uomini.
Toccava a me quella volta, e mi sarei comportata da egoista fino in fondo.
Infine la mia spada trovò la sua gola.
Il mio sguardo era fermo sui suoi occhi. Ingranditi dalla paura, brillanti ed umidi di vita... poi spalancati dal dolore... infine spenti come due pozzi neri senza fondo.

Una morte banale, veloce. Chissà che altro mi aspettavo... pareva essere finita troppo in fretta.
Una vita si era spenta... probabilmente in contemporanea a tante altre... e il mondo continuava a girare senza curarsene. Senza neanche un accenno, un'esplosione, un grido.
Fine.
Quasi mi rendessi bruscamente conto della realtà, caddi a terra stremata e dolorante.
Respirai, quasi fosse per la prima volta. Dalla ferita ancora sgorgava sangue luccicante, strana testimonianza che ero viva... quando avevo guardato praticamente la morte negli occhi.
Ma non era quella la mia fine. Era solo l'inizio.
Tocca a me.
   
 
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