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Autore: f9v5    27/03/2013    1 recensioni
Le prime avventure di Elena e Zick.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elena Patata, Un po' tutti, Zick Barrymore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Problemi nel sottosuolo
(cda: Zick coglie in flagrante Bombo mentre questi sta per prendere le sue scarpe dall’armadio con la bava alla bocca.) 


Ma da quanto tempo stavano aspettando?
Ormai non lo sapevano neanche loro, non riuscivano più a distinguere i secondi dai minuti, e i minuti dalle ore, anche se alcune ore erano passate di certo.
Secondo quanto Timothy gli aveva riferito, il baccello avrebbe dovuto metterci pochi secondi, massimo qualche minuto, per germogliare, allora come mai non si vedeva ancora nulla?
Nessuno di loro riusciva a dare una risposta a quel quesito comune, sta di fatto che cominciavano a sentirsi esausti.
Dicono che addormentarsi in missione sia una mossa stupida, specie se si tratta di una missione quasi suicida, lì è addirittura fatale, ma quei sette poveretti erano lì da ore, ad aspettare di vedere almeno un minimo risultato; anche una fogliolina, gli sarebbe bastato vedere quello per sentirsi appagati e motivati a svignarsela prima di finire male.
Ma non ebbero questa soddisfazione, il sonno li colse tutti e sette, e tutti e sette crollarono tra le braccia di Morfeo.


Un fallimento.
Avevano cercato per tutto il giorno, fino al tramonto, ma nessuna traccia del gatto scomparso.
Per Elena era un’autentica tragedia:il suo gattone era sparito nel nulla e non si trovava da nessuna parte.
Camminava a testa e sguardo bassi, triste e preoccupata per le sorti del suo amico a quattro zampe; odiava questa sua parte di lei, triste e malinconica, sembrava come se la lei energica, solare e maschiaccio sparisse completamente per non tornare più, finita in chissà quale angolo remoto della mente della ragazzina come a volersi nascondere per la vergogna.
Infatti lei, in quel momento, si stava vergognando:diceva sempre che avrebbe avuto cura del suo Sfruscio, che non gli sarebbe mai capitato nulla, ma con quale coraggio lo diceva se poi non riusciva nemmeno a stargli dietro.
Zick era addolorato da quella visione, si sentiva male a sua volta, non poteva vederla in quello stato.
Sentiva di essersi già affezionato a lei, quella ragazzina allegra e sorridente che sapeva usare le mani quando necessario, probabilmente perché era il suo opposto: lei allegra, spontanea, sorriso costante,capelli arancioni e brillanti e occhi di un castano chiaro e lucente, lui solitario, introverso, musone, capelli blu notte e occhi castano scuro.
Erano due facce della stessa medaglia, destinate a incontrarsi.
“D’altronde, chi ha mai detto che la regola “gli opposti si attraggono” vale solo per l’amore; come vale per l’amore, vale per l’amicizia.” pensò il ragazzo.
Adesso il problema era che avrebbe dovuto cercare di fare la parte dell’amico che solleva il morale,cosa che non aveva mai fatto:tutte le volte che era depresso c’erano sua madre, i mostri o, in alternativa, i nonni fantasma a consolare lui per cercare di fargli fare uno dei suoi rari sorrisi.
Ora si trovava in ruolo che non era suo, aveva paura di fare la mossa sbagliata e peggiorare ancor di più la situazione.
Ma era vero anche che non poteva vedere Elena in quello stato; tanto valeva fare un tentativo.
-Senti, Elena, mi rendo conto che sei triste perché non siamo riusciti a trovare Sfruscio, ma…questo non vuol dire che non sta bene, è possibile che…-, si bloccò quando si rese conto di non sapere come terminare la frase.
La ragazza, intanto, aveva alzato leggermente lo sguardo, ora fissò su Zick; lo capì subito, non sapeva come consolarla e questo non l’aiutava di certo.
Malgrado tutto, un piccolo sorriso spuntò sulle labbra di lei -Zick, so che stai cercando di farmi sentire meglio e ti ringrazio…ma questo non ci aiuterà a capire dov’è finito Sfruscio.-
Intravidero il tetto di villa Barrymore, casa di Elena era giusto accanto.
Si salutarono con ciao piuttosto strascicato, detto come per forza, dirigendosi ciascuno alla propria porta ed entrando in casa senza un briciolo di forze, spese per tutto il giorno a camminare senza interruzioni per una ricerca che era stata deludente.
Zick era talmente stanco che non ebbe neanche la forza di accorgersi che i mostri erano ancora davanti al muro del giardino di casa Patata a ronfare.
Purtroppo per lui, potè notare l’espressione accigliata di sua madre, ferma davanti all’entrata.
-Dove sei stato per tutto il giorno?-
“Accidentaccio, di bene in meglio.” Pensò il ragazzo, pronto per la ramanzina.


Senso di pesantezza alle palpebre, corpo gelatinoso intorpidito e speranza che in quel lasso di tempo qualcosa fosse accaduto.
Questo era quello che sentiva Ben Talak una volta risvegliatosi dal lungo sonno che aveva preso lui e compagni.
-Svegliatevi ragazzi!- gridò, tanto gli umani non potevano vederlo e sentirlo, non aveva nulla di cui preoccuparsi.
Una volta che tutti i mostri furono completamente svegli, e dopo aver pulito e aggiustato uno dei bracci di Bu, che Bombo aveva morso e masticato nel sonno, causando i lamenti dell’amico, Ben rivolse a tutti uno sguardo sicuro e trionfale -Preparatevi!Sicuramente, a quest’ora, il baccello sarà germogliato e per Elena Patata non ci sarà scampo.- si girò e indicò convinto davanti a lui -Guardate!-
E che cosa videro?
Un bel niente.
Erano passate delle ore, e ancora niente.
A questo punto era ovvio che c’era qualcosa che non stava quadrando.
Pensate poi alle espressioni dei sette, rasentavano il comico; Bu aveva letteralmente perso gli occhi, i bolli scoppiarono, Bombo, temendo di vederci male, si tolse gli occhi dalle orbite, li pulì e li rimise, Clak era a bocca aperta e Ben era ancora fermo in posizione, col dito puntato in avanti e l’espressione convinta in faccia; era ancora sotto shock.
Fu il commento del fratello Clak -Che schifo di baccello! Neanche fosse stato sotterrato con tutta la scatola.-, a ridestarlo.
Un istante dopo, Bombo si trovò sei paia di occhi, a metà tra l’annoiato e il furioso, puntati addosso.
-Bombo, l’hai tolto dalla scatola, vevo?!- Bu stava mentalmente pregando che la sua fosse solo una domanda retorica.
Ok, Bombo era scemo, ma addirittura fino a quel punto?
Indovinate cosa rispose -Ops.-
Rischiò seriamente di non superare la giornata.


Quella notte per Elena sembrava impossibile riuscire a dormire; teneva le palpebre chiuse, cercava di pensare alle cose più noiose possibili, ma il sonno non calava per lei.
Chiunque avrebbe potuto capire che il suo era un attacco di insonnia, in fondo, a chi non è mai capitato di non riuscire a dormire qualche volta?
I motivi che possono portare all’insonnia sono vari e diversi, in base probabilmente al tipo di persona anche; il motivo di Elena era la preoccupazione per il suo gatto scomparso.
Ora, chiunque possieda un gatto sa che deve imparare a conviverci; da un gatto ci si può aspettare di tutto, no?!
Malgrado gli inizi, che a volte sono un po’ complicati, poi ci si abitua a quella felina presenza in casa propria e nella propria vita.
Con il tuo gatto stabilisci un grande legame; diventate amici inseparabili, a volte arrivi a considerarlo addirittura come un fratello, un elemento della tua famiglia.
E, quindi, quando smarrisci il tuo gatto, perdi un membro della tua famiglia, un pezzo di te, non riesci a non pensare alla terribile ipotesi che potresti averlo perso per sempre.
A Elena era successo lo stesso con Sfruscio; aveva sette anni quando lui, ancora un cucciolo, nato da pochi mesi, era entrato nella sua vita.
Da quel momento, non si erano mai separati, facevano tutto insieme, tanto che Elena aveva preso l’abitudine di trattarlo come una sorta di diario vivente, rivelandogli segreti che non avrebbe mai detto neanche ai suoi genitori.
E ora, una parte di lei era sparita insieme a lui.
Visto che di riuscire a dormire non c’era storia decise di alzarsi, avviandosi verso la finestra e, una volta spalancata, venne investita dalla fresca aria notturna.
-Sfruscio…dove sei?- fu tutto quello che riuscì a dire, mentre osservava incurante il paesaggio esterno.


Elena non era l’unica ad essere sveglia quella notte; oltre a lei era sveglio anche un certo felino di nostra conoscenza che, a passi rapidi e silenziosi, si era diretto davanti casa Patata ed era salito sul muretto con un balzo.
Non era minimamente contento della visuale che gli si presentava; il prato era verde e integro come lo era stato quella mattina, eccezione per un viticcio spuntato come dal nulla.
“Sarebbe quella la fantomatica pianta digerente?!Il mostro famelico e crudele, che sbrana qualunque cosa gli si avvicini?!” malgrado all’esterno sembrasse calmo, sempre con la sua stoica espressione seria, dentro stava sclerando, e alla grande.
No!Sapeva che cos’era una pianta digerente, e quel ramoscello mezzo secco non lo era di certo.
Però, c’era qualcosa che non riusciva a convincerlo; ai mostri aveva dato il baccello affinché lo piantassero, e prima di farlo si era accertato che fosse integro e in salute, allora perché il risultato era quello?
L’unica soluzione era: quei sette idioti avevano fatto qualche errore durante la semina, il problema era capire quale.
“E’ possibile che…” una terribile illuminazione si fece posto nella mente del felino.
C’era un perché, ma se fosse stato quello allora… “No, non può essere, ma se così fosse…”, interruppe i suoi pensieri con una scrollata di testa.
Scese dal muro, attraverso il breve tratto di marciapiede che separava le due abitazioni, entrò dallo sportellino costruito appunto per lui e si diresse nel salone.
Si accovacciò al centro della sala, apparentemente addormentatosi di colpo, ma in realtà stava continuando a pensare.
“Se è davvero andata così, domani si vedranno i risultati. Inoltre, anche se Zick venisse a scoprire di questo…“incidente”, avrò sempre la facoltà di negare, o, all’occorrenza, scaricare la colpa sui quei sette; in un certo senso, è colpa loro in fondo.” E con questi pensieri si addormentò.
Non poteva saperlo, ma la sua ultima supposizione era corretta; nel sottosuolo di Oldmill, in mezzo alle fogne, nascosta al mondo di superficie, aiutata, oltre che dall’invisibilità, regola che tutti i mostri sapevano di dover rispettare, dal buio perenne che regnava in quei luoghi, la pianta digerente stava crescendo poco a poco, in attesa di essere pronta a colpire.


Un’altra giornata era arrivata anche per Oldmill e per i suoi abitanti; ognuno viveva la sua vita normalmente, come ogni giorno, inconsapevole del pericolo che stava proprio sotto di loro.
Non faceva eccezione neanche un certo ragazzino dai capelli blu ed uno sguardo perennemente annoiato, in quel momento occupato in una delle sua attività più comuni e, allo stesso, più odiate.
-BOMBOOOOOOOOOO!-
Eh sì, il caro mostro panciuto aveva colpito di nuovo.
Entrò cautamente nella camera del ragazzo, con un’aria da finto tonto stampata in faccia, non che per lui fosse difficile fare una faccia del genere.
-Zick avere chiamato?- chiese con un’impeccabile faccia di bronzo, consapevole del furto commesso, ma che cercava di dare l’impressione dell’innocentino.
Come se non bastasse, sulla faccia svettava l’occhio destro nero, un cerotto sulla guancia medesima ed altri sul resto del corpo, gentile concessione degli altri inquilini di casa Barrymore per ringraziarlo delle ore trascorse ad aspettare lo sboccio di un baccello che lui, “brillantemente”, aveva lasciato dentro la scatola mentre lo sotterrava.
Evidentemente quelle ferite non gli bastavano; Zick era capace di conciarlo ancora peggio se lo avesse fatto arrabbiare. 
-Non ho voglia di scherzare Bombo, ridammi le scarpe!- 
-Ma me non sapere dove sono scarpe di Zick.- disse Bombo, sperando di convincere il suo accusatore; venne però tradito dal suo stomaco, che mandò aria verso l’alto portando il simpatico mostro ciccione a sganciare un rutto talmente forte da fargli sputare il maltolto.
-Ah, non lo sai?!- chiese retoricamente Zick, che non riuscì a trattenere un verso di disgusto quando vide le sue scarpe completamente zuppe della bava, verde e appiccicosa, di Bombo.
Aveva già pronta una bella ramanzina, ma il mostro era stato più rapido e se l’era già svignata, in perfetto silenzio, cosa piuttosto incredibile per lui.
-Lasciamo perdere.- sospirò e si accasciò sul suo letto a peso morto -Diamine, il gatto di Elena sparisce e non si trova da nessuna parte, Elena ora è giù di morale e, inspiegabilmente, ne soffro anch’io, Bombo mi mangia le scarpe un giorno sì e l’altro pure e tra quattro giorni ricomincia la scuola. Non può andare peggio!-
Quante volte vi è capitato di dire “non può andare peggio” e poi le cose sono peggiorate?
Come a volerlo fare apposta, non appena finì di pronunciare quella frase la terra cominciò a tremare; non si trattava di una semplice scossa, ma di un autentico terremoto.
Trattenendo a stento un grido d’allarme, Zick cadde a terra a causa delle forti scosse.
Ripresosi dallo spavento iniziale cercò di rimettersi in piedi, ma le forti scosse gli impedivano di mantenere l’equilibrio.
I mostri si trovavano nella medesima situazione; discorso uguale per Greta e, per dirla in breve, per tutto il quartiere.
Botta di fortuna, provvidenza divina o di qualunque altra cosa fosse il merito, dopo trenta secondi d’inferno che sembrarono anni, d’altronde il tempo viene ritenuto tanto o poco a seconda delle situazioni, le scosse, così come erano iniziate, si placarono all’istante.
Zick potè finalmente rialzarsi e ringraziò il cielo che il tetto avesse resistito e non gli fosse crollato sulla testa; successivamente si concentrò su altro.
-MAMMA.- gridò scendendo le scale con prudenza, poiché il terremoto le aveva enormemente danneggiate, insieme a tutta la casa.
Tirò un sospiro di sollievo quando notò sua madre, sana e illesa, aggrappata alla porta della cucina, con gli occhiali storti e i capelli scompigliati; se fosse accaduto qualcosa a sua madre, non avrebbe più saputo come andare avanti; già era stato difficile superare la perdita di suo padre, e per questo ringraziava ancora i nonni fantasma, se avesse perso anche sua madre non si sarebbe più ripreso.
-Mamma, per fortuna stai bene.- 
-Zick, meno male che anche tu sei tutto intero.-
Accertatisi delle loro condizioni, madre e figlio uscirono dall’abitazione e, una volta fuori rimasero agghiacciati da ciò che videro; se la loro casa, tutto sommato, era stata fortunata, subendo danni facilmente riparabili, non era la stessa situazione per altri edifici del quartiere, completamente rasi al suolo o estremamente danneggiati.
Probabilmente c’erano stati dei feriti, o addirittura peggio.
Dal tetto di casa Barrymore, il colpevole, un certo gatto senza pelo, osservava, con gli occhi sgranati, quel orribile e terrificante spettacolo.
“Questa volta…l’ho fatta grossa.”


Angolo dell’autore:
E anche questo capitolo è andato; vi informo che, se finora vi sta piacendo, non avete ancora visto nulla.
Se non conoscete Monster Allergy, allora non avete idea di come si svilupperà il personaggio di Zick in seguito, né di come si svilupperà la trama, altrimenti potreste farvi un’idea.
Credetemi, c’è ancora molto, moltissimo da sapere, e questo è solo l’inizio.
E, comunque, anche Elena è un personaggio ancor tutto da scoprire; diciamo che, rispetto a Zick, ci vorrà più tempo, sicuramente non in questo capitolo della saga, per scoprire tutto il suo potenziale.
E’ meglio che la pianti con gli spoiler ^_^’
Ci vediamo! 

 
 
  
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