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Autore: Ale_kiss_    27/03/2013    4 recensioni
-NON SONO UN MOSTRO! NON UCCIDO CHIUNQUE MI CAPITI DINANZI!
-TIENI A FRENO LA LINGUA, LUKE!- Luke? Quel nome … no! Non poteva essere quel Luke. Il cuore mi salì in gola. Quelle furono le ultime frasi che udii, poi venni condotta sino alla XIII casa e lasciata lì senza una parola. Così entrai.
-Cosa diamine ci fai qui?- sbottò senza muoversi dalla sua posizione.
Non posso dire di essere stata cacciata ...
-Papà mi ci ha mandata ...-
-Benvenuta tra i semidei normali!-
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Camminavo per il campo distrattamente, senza una vera meta. A dire il vero, non sapevo nemmeno perché mi ritrovassi a camminare di tarda notte per il campo, proprio fuori la casa di Luke. Non appena il suo nome sfiorò la mia mente, provai un forte sentimento di rabbia e di delusione. Non ne ricordavo però il motivo. Mi strinsi nel giubbino di jeans che indossavo. Eppure non ne sentivo la consistenza, le mie mani in realtà non si erano mai mosse, erano sempre state parallele ai miei fianchi. Mi guardai attorno e notai che quella ragazza identica a me, non ero io. Mi avvicinai a lei e la chiamai ma non mi rispose, continuava a stringersi nel giubbotto, infreddolita a causa dell’aria fredda che soffiava. Riuscivo a sentire cosa provava. Era triste, affranta. Il suo cuore traboccava di delusione e avvertivo un pizzicore sulle sue guance, come se volesse scoppiare a piangere. Provai ad accarezzarle una spalla, ma non appena la toccai, la mia mano la trapassò e lei non mi notò nemmeno. Corrugai la fronte, non comprendendo cosa stesse accadendo ed indietreggiai. Mi guardai i piedi e vidi i calzini con i quali ero andata a dormire. Ero, infatti, ancora in pigiama. Cosa stava accadendo? Cos’era quel posto? Perché non riuscivo a toccare la mia sosia? Iniziai a respirare affannosamente poiché il freddo mi toglieva il fiato e quello che rimaneva formava piccole nubi di condensa, non appena usciva dalla mia bocca.
Continuai a fissare quella ragazza, quell’altra Frieda. Notai tra i suoi capelli un piccolo fermaglio d’argento a forma di rosa e quell’oggetto mi fece balzare il cuore in gola. Quello era un dono di mio padre! E quella quindi … ero realmente io! Ecco perché potevo sentire cosa provava e anche tutti i suoi pensieri. Quel giubbotto di jeans non era mio, lo si vedeva anche dalla misura, era troppo grande. Vidi nei ricordi dell’altra me stessa che apparteneva a Luke. Non feci nemmeno in tempo a chiedermi perché lo stesse indossando che corse via, diretta verso il bosco, tenendosi una mano sulle labbra quasi temesse di iniziare a singhiozzare. No! Io non potevo piangere! Perché lei lo stava per fare? Dovevo fermarla! Dovevo dirle che nessuno meritava le sue … le mie lacrime! Attraversava la foresta in velocità, passando tra gli alberi quasi conoscesse la strada a memoria.
-  Frieda! FRIEDA! FERMATI!- le gridai poiché mi riusciva difficile raggiungerla, e non ce l’avrei mai fatta! Da quando correvo così? Ma lei non mi udì. In quel momento però, si fermò e si appoggiò con la schiena ad un albero. Si nascose gli occhi con le mani e la udivo sussurrare nella mente di non piangere, di non versare una goccia per quel bastardo. Ma … a chi si riferiva? Smisi di correre quando mancavano poco più di tre metri a lei. Ripresi fiato e poi mi avvicinai molto cautamente. Improvvisamente, udii un rumore in lontananza. Sembrava che un ciclope stesse camminando in nostra direzione. Mi voltai verso il suono e notai una sagoma oscura dirigersi proprio dov’eravamo. Aumentai la velocità della mia camminata e presi Frieda per le spalle, ma ancora la trapassai. Provai a tirarle uno schiaffo ma ancora non mi vedeva.
- FRIEDA! FRIEDA! TI PREGO! RISPONDIMI!- gridai con il cuore che batteva forte, preoccupata per quella sagoma. Poi provai a pensare di parlarle, pensai a me che la scuoteva e per un attimo ciò che pensai si avverò, lei mi guardò negli occhi e trasalì vedendomi. Ma una nube nera mi avvolse e mi portò in una dimensione completamente buia. Sentivo quella nube stretta attorno al mio corpo. Era gelida e sapeva un odore nauseante che mi fece girare la testa. Sentii il suo alito sul mio collo e pian piano quella nube iniziò a prendere forma. Delle braccia mi avvolgevano il corpo e le sue mani stringevano i miei polsi, le sue labbra erano appena dietro il mio orecchio destro e le sentivo sorridere.
Ferma Frieda, non alterare i fatti … non intervenire con il fato, non toccare la sorte.
Quella voce mi fece salire un brivido lungo la schiena. Era perfida ma familiare e … calda.
Padre!
Sgranai gli occhi e iniziai a tremare.
Ferma, principessa infernale, non intervenire. Segui i miei ordini
Mi scostò i capelli dal collo e mi stampò un bacio affettuoso sulla giugulare. Poi mi accarezzò le spalle abbassando leggermente le maniche del pigiama e mi fece sentire la sua presa ferrea. Strinsi gli occhi.
Padre …
Ti avevo detto di seguire i miei ordini, sciocca! Cosa stai combinando?

Mi portò un polso dietro la schiena, stringendolo con violenza. Il suo tono era tagliente e le parole uscivano dalle sue labbra come un sibilo. Gemetti a causa della sua stretta e mi piegai in avanti per il dolore.
Ti prego padre … lasciami!
STAI LONTANA DAL FIGLIO DI ERMES, Frieda! Sono stato chiaro?

- PADRE!- mi svegliai di scatto tremando congelata, aggrovigliata tra le coperte e con dei grandi occhi che mi fissavano. Guardai quelle pupille appena sopra il mio viso e riconobbi mio fratello. Avevo la pelle gelida e i denti battevano. Nico mi appoggiò una mano sulla fronte e dopo poco la tolse.
- T … tutto bene? Parlavi nel sonno …- domandò con tono preoccupato, forse più per sé stesso che per me. Magari immaginava che da sonnambula avrei potuto ucciderlo, o qualcosa del genere. Non riuscii nemmeno a rispondergli, ancora terrorizzata da quell’incubo. Mi dolevano i polsi e anche le spalle. Me li massaggiai con delicatezza, ma al primo contatto sentivo il dolore espandersi. Così presi un fiammifero dal cassetto del comodino, cercandolo un po’ a tatto poiché era tutto buio, e sempre alla cieca accesi una candela. Nico trasalì e fece un passo indietro. lo guardai con aria interrogativa e lui tese un dito verso di me, esitante.
- C … che hai f … fatto … s … sta notte?- mi chiese con un filo di voce. Appoggiai la candela al mobiletto e ci avvicinai i polsi. Sulla mia pelle c’erano due marcati lividi a forma di mani. Subito li ritrassi e li strinsi al petto, incredula. Nico mi si avvicinò e prese la candela ed uno specchio lì in parte. Illuminò le mie spalle e tese lo specchio dinanzi a me. Lo guardai e vidi che il mio pigiama era abbassato, e lasciava scoperta tutta la pelle sino alla clavicola. Anche sulla spalla destra c’era lo stesso livido che avevo sui polsi. Mi tirai su le maniche e strinsi le gambe al petto, abbracciandole. Nico ripose tutto al suo posto e si sedette accanto a me.
- V … vuoi che dorma accanto a te …? Cioè … non capisco cosa sia accaduto … ma … credo che tu sia spaventata … insomma … non è da tutti risvegliarsi e …-
- Sì … ti prego …- lo interruppi guardandolo con uno sguardo probabilmente penetrante. Lui annuì e si distese lentamente sul mio letto, andando più verso il muro. Mi stesi anche io. Lo sentii cingermi i fianchi e stringersi a me. Avevo il suo respiro caldo sul collo, diverso da quello di mio padre.
- Ora … dormi … se vorrai, mi racconterai tutto domani mattina, va bene?- sussurrò tirando un po’ più su le coperte. Sospirai profondamente, senza sapere se avrei avuto la forza di raccontargli tutto. Chiusi gli occhi non rispondendogli perché non volevo raccontare una menzogna, e provai a riaddormentarmi.
Non intervenire con il fato.
Lasciami stare … ti prego … lasciami stare padre …
E Nico, si strinse più forte a me.
- Smettila …- disse, ma non capii se si stesse rivolgendo a me poiché continuavo a tremare, o a quella voce che continuava a rimbombare per la stanza e nella mia testa.
***
Ero seduta al tavolo di Ade, di fronte a Nico. Il mio piatto era ancora pieno, non avevo toccato cibo. Anche mio fratello stava mangiando meno che le altre mattine. Mi fissava con lo sguardo assorto nei pensieri. Avrei voluto sorridergli e rassicurarlo, ma non ci riuscivo perché ero preoccupata: sapevo che non era stato solo un incubo.
Un ciuffo mi scivolò davanti agli occhi. Stavo per scostarlo che qualcuno lo fece al posto mio.
- Hey! Hey! Hey! Perché sei così giù questa mattina?- domandò una voce maschile e allegra, con un tono giocoso. Quando voltai la testa, vidi uno dei due fratelli figli di Ermes. Aveva un sorriso sghembo stampato in faccia e anche i suoi occhi mostravano un che di furbo.
- Oh andiamo! Lasciatela stare! È possibile che voi …- mio fratello provò ad intervenire anche se il ragazzo non stava facendo nulla, forse però capiva che avevo bisogno di rimanere sola. Ma il figlio di Ermes prese una fragola dal mio piatto e la tirò giusto giusto in bocca a Nico che, preso alla sprovvista, la inghiottì.
- Eddai fratello! Non ci si comporta così con le donzelle presenti!- l’altro gemello arrivò e con un balzo si sedette sopra al tavolo. - … Casomai … quando non ci sono …- ridacchiò sommessamente e il fratello fece lo stesso. Nico tossì e li fulminò con lo sguardo.
- Ma voi siete capaci di fare i seri per una volta?!- sbottò indignato alzandosi e andandosene. Rimasi a guardarlo un po’ sbigottita. Era diventato tutto rosso, forse imbarazzato per ciò che era successo. Poi spostai lo sguardo su quelle due pesti.
- S’è sparsa voce di ciò che t’è successo sta notte, piccola!- il primo che era arrivato mi cinse le spalle con aria drammatica. Mi tolsi dalla prosa con noncuranza e svogliatezza.
- Non sono affari che ti riguardano, Tyler!- i due si guardarono seri e poi scoppiarono a ridere.
- Intanto sarebbe Travis, non Tyler e … lui sarebbe Connor- disse quello seduto sul tavolo, indicando il suddetto Connor. Rimasi per un attimo zitta, poiché ero stata presa un po’ alla sprovvista, e poi mi alzai di scatto.
- Non m’importa chi sia chi! Voglio solo rimanere sola!- presi la testa tra le mani e strinsi gli occhi. Ero così confusa! Come aveva fatto a spargersi la voce di ciò che era successo? Perché si era sparsa la voce? Nico … forse era stato lui … ma perché? Perché? Insomma … voleva farmela pagare per tutte le volte che avevamo litigato? Beh, c’era riuscito! Oh dei, come mi sentivo in imbarazzo! Tutti ora sapevano che mi ero risvegliata piena di lividi, gridando come un ossessa, a causa di mio padre, con il quale avevo sempre vissuto. Poteva andare meglio?
- Hey … hey! Piccola!- i due fratelli mi presero per le braccia e mi sostennero. – Che ti succede? Sei impallidita di colpo!- continuò sempre lo stesso. Avevano una voce leggermente diversa. L’altro, Travis, aveva un tono un po’ più profondo. Non si sentiva la differenza se non ascoltavi attentamente.
- N … no sto bene …- mentii. Mi mancava l’aria e sentivo un odore acre, come se dovessi svenire. Uno mi prese in braccio ed io mi strinsi al suo collo con le braccia. Riaprii gli occhi e vidi l’altro dietro il primo.
- Piccola, ti portiamo al fiume, prendi un po’ d’aria, ok?- sorrise e mi accarezzò i capelli. –Forza Connor! Vai! Se no ci sviene qui!-. Connor annuì. Notai un'altra differenza: Travis era più alto, di poco, appena qualche centimetro, ma ora avevo un modo per distinguerli molto più ovvio che il precedente. Connor iniziò a camminare velocemente ed uscì dall’arena. Mi strinsi un po’ più forte a lui. Sentivo come se dovessi vomitare da un momento all’altro e avevo una gran confusione nella mia mente. Udivo voci e forti suoni. Rumori. Forse Connor e Travis stavano parlando, eppure non capivo cosa stessero dicendo!
Solo una cosa era chiara! Ero nel bosco, ma era sera! No! Di nuovo! Eccomi, con quel giubbotto di jeans addosso, la spilla tra i capelli, triste e infreddolita. Eccomi coprirmi il viso e ripetermi di non piangere.
Non intervenire con il fato
Smettila! Lasciami stare! Vorrei gridare! Gridare a quella voce di smetterla di torturarmi! Ma sapevo che per liberarmi di quella voce, avrei prima dovuto dimostrargli di aver capito i suoi ordini. Avevo capito di dover stare lontana dal figlio di Luke … dal figlio di Ermes. A quel pensiero un conato di vomito salì lungo la mia gola.
- C … Connor …- ansimai non sentendo nemmeno la mia voce.
- Connor! Accelera! Sta male!- lo incitò il fratello. Il vento mi arrivava addosso, ora più veloce e più forte. Chinai la testa sul petto di Connor e lui mi lo coprì con una mano, accarezzandomi per rassicurarmi. Stava correndo. Il suo cuore pulsava più forte e anche il suo fiato era più pesante, ma mi teneva stretta, non avevo paura di cadere, sapevo che mi avrebbe protetta. Non sapevo perché fossi così sicura che non mi avrebbe lasciata, ma volli fidarmi. Probabilmente perché era un figlio di Ermes … e lo era anche Luke. Eppure Luke aveva scatenato la guerra! Era il ragazzo dal quale dovevo star lontana. Cosa potevo trovarci di protettivo? Non lo so! Non chiedetemelo! In quel momento tutto ciò che era diverso da mio padre, mi sembrava protettivo!
Improvvisamente il vento smise di scagliarsi contro di me e venni distesa a terra, ma io mi tenni ancora ancorata al collo di Connor. Non volevo lasciarlo. Allora lui, rassegnato, sospirò e si sedette a terra, prendendomi tra le braccia. Travis mi schizzò un po’ d’acqua sul viso e la freschezza di quelle goccioline mi fece sentire meglio. Lentamente la confusione nella mia testa scomparve ed io ricominciai a sentire il mio corpo intero. La sensazione di nausea sparì.
- Come stai …? Meglio?- domandò Travis. Annuii con un piccolo sorriso in volto e mi misi seduta lentamente. Non volevo fare movimenti azzardati e finire di nuovo stesa a terra. Tutti e due erano seduti ai miei fianchi: Connor a destra e Travis a sinistra.
- Allora …? Cosa ti è successo prima?-
- E sta notte?- domandarono tutto velocemente, sporgendosi verso di me. Mi ritrovai spiazzata. Cosa gli avrei raccontato? Dovevo dirgli di mio padre? Degli ordini che mi aveva dato? Oh … cos’avrebbero pensato di me? Di lui? Eppure guardandoli, non potei far altro che sospirare e aprire i miei pensieri, presentandoli anche a loro. Magari avrebbero trovato una soluzione migliore di quella che mi era stata proposta.
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Eccoci qui finalmente con un nuovo capitolo!!! Ce l'ho fatta!! Scusate ma ... l'ispirazione era andata per i fatti suoi!
Allora, questo è un po' un capitolo di mezzo ... non ne sono nemmeno tanto convinta ... mi sa che ho fatto proprio un buco nell'acqua ..
Cassie: dai ... magari i tuoi lettori non la pensano così ... *appoggia mano sulla spalla di Ale*
Ale: *la guarda in modo strano* da quando sei buona??
Cassie: non lo so ... oggi mi gira così ... mi manca il mio boy .. :'(
Ale: *abbraccia Cass* oooh cucciola ... dai vedrai che tornerete assieme ...
Cassie: grazie ... Dai! dato che anche tu sei buona con me, ti faccio un po' di pubblicità! Forza dai recensite! Positiva, negativa che sia! Così vediamo cosa ne pensate!
Ale: passate anche da BlackKay97! Sono bravissime!
Cassie: e ... e con loro c'è anche C ... Conn ... waaaaaa *scoppia a piangere*
Ale: oh ... già ... va beh! dai, spero leggerete e spero vi piacerà!
Un bacione a tutti!
Ale_kiss_ & Cassie <3

   
 
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