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Autore: OnlyHope    15/10/2007    9 recensioni
Tutto comincia da una fermata d'autobus una mattina di marzo. L'inizio di una nuova vita che deve in qualche modo andare avanti, nonostante il distacco, la lontananza e le paure. È la storia del coraggio di una ragazza che ama incondizionatamente un ragazzo. Questa è la storia di Sanae.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Be Afraid to Fly ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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BUTTERFLY

Capitolo 29

Responsabile
 
 
 

"Irresponsabile! Ecco cosa sei stata, un'irresponsabile!"
Il professor Tadai urla con voce alterata, battendo le mani sull'asse del tavolo, così forte che i fogli sparsi sul legno scuro svolazzano a destra e manca, spostati dalla sua irruenza.
Akene Minase tiene lo sguardo basso sull'agenda, mantenendo un atteggiamento serio e professionale.
Mendo invece fissa l'ira del mio manager con occhi sbarrati, le narici dilatate e le gote rosse.
"Poteva accadere di tutto! Se ci fossero stati dei problemi con il volo? E se non fossi tornata in tempo?"
Sostengo lo sguardo del professore, senza abbassarlo mai, perché sono pienamente consapevole di meritarmi questa sfuriata.
"Hai degli impegni, Sanae! Questo è il tuo lavoro e non c'è spazio per i colpi di testa!"
Colpi di testa...
Non si può chiamare in un altro modo, la pazzia che mi ha portata ad attraversare il Pacifico, tornando in Giappone in meno di trentasei ore.
Ma si può definirla anche egoismo, dato che nel mio folle gesto, ho pensato solo a me stessa, solo a Sanae.
Ma il professor Tadai ha ragione, ho commesso un errore.
Sono partita senza pensare al mio lavoro, sottovalutando gli imprevisti e mettendo in difficoltà le persone che lavorano come me.
Akane e Mendo si stanno beccando dei rimproveri, che dovrebbero essere destinati solo alla sottoscritta.
Ma nonostante tutta questa razionalità non riesco a pentirmi per quello che ho fatto.
"Mi dispiace, ha perfettamente ragione..." mi scuso, perché non posso fare altro per calmare gli animi.
"Non succederà più!" esclamo poi, cercando d'ignorare una vocina dentro di me, che si ribella, sussurrandomi che non sono in grado di mantenere la promessa, soprattutto perché non voglio farlo.
Tadai mi fissa serio, valutando le mie parole poi i suoi occhi si abbassano e sospirando, lo vedo abbandonarsi sulla poltrona di pelle nera alle sue spalle.
Lo scruto con un vago senso di colpa mentre si toglie gli occhiali e stringe il pollice e l'indice della mano destra sulle palpebre, strizzandole appena.
"Spero che tu abbia capito la gravità del tuo gesto, Sanae. Per fortuna sei riuscita a tornare senza inconvenienti, ma poteva non finire così. Hai dei doveri ora, ricordatelo sempre!"
Annuisco deglutendo mentre nella mia mente, la vocina continua a ripetermi, che non c'è dovere che conti più del mio amore.
Con razionalità mi trattengo dal ripetere ad alta voce i miei pensieri, perché non posso giustificare in questo modo le mie azioni.
"Me ne ricorderò. Mi scusi ancora per il disturbo arrecato..." esclamo, chinando il capo mentre Mendo stringe forte la mia mano sinistra, poggiata sulla gamba.
"So che lo farai..." mi risponde il professore, facendomi rialzare gli occhi.
Quando incrocio il suo sguardo, lui abbozza un di sorriso, che dura però giusto il tempo di essere colto.
L'espressione del mio manager infatti, torna seria e professionale, in meno di un secondo.
Rimango in silenzio quando lui si alza e lascia la stanza, senza aggiungere altro.
Appena lo vedo sparire in corridoio, non trattengo un sospiro, che incurva le mie spalle, già appesantite dallo stress di questi ultimi giorni.
Mendo si avvicina di più a me, prendendo le mie mani tra le sue.
"Non ti abbattere, mia dolcissima creatura… Il signor Tadai è proprio un freddo e oscuro uomo di mezz’età… Altamente materialista!" esclama, scrutandomi con un'aria corrugata e seria mentre scuoto leggermente la testa.
"Non dire così, il professore ha ragione e lo sai benissimo anche tu..." ed emetto una altro sospiro, prima di sorridere al mio assistente, per rasserenarlo.
"Il signor Tadai ha ragione. Quando si lavora c'è solo il dovere, senza spazio per le bravate!"
Akane pronuncia queste ultime parole, abbassando appena gli occhiali dalla montatura nera sul naso.
Non mi stupisce il suo pensiero sull'argomento, perché sapevo benissimo che la prima persona, che non avrebbe approvato la mia fuga in Brasile, sarebbe stata proprio lei.
Avvilita, porto di nuovo lo sguardo su Mendo, che osserva la mia addetta stampa con aria alterata.
"So benissimo che il lavoro comporta delle responsabilità, ma santo cielo! Non dimentichiamoci che Sanae ha solo diciotto anni!"
Ecco, ora iniziano a insultarsi a vicenda…
Mi rassegno ad ascoltare la risposta di Akane, che innescherà di sicuro un'accesa discussione.
Ma con sorpresa non sento uscire dalla sua bocca, nessun altro rimprovero mentre  poggia delicatamente una mano sulla mia spalla.
"Sappiamo che sei sotto pressione, Sanae. Cerca di essere forte lo stesso, ok?"
Stupita, mi volto a guardarla.
Akane mi fissa con un'espressione rassicurante, regalandomi anche un piccolo sorriso.
Sono senza parole.
La seguo con lo sguardo mentre si alza e raccoglie le sue cose.
Prima di lasciare la stanza però, si volta ancora verso di me e tornando professionale come sempre, mi ricorda che abbiamo un appuntamento per le cinque di questo pomeriggio.
Colma di gratitudine per questa sua silenziosa solidarietà, che proprio non mi aspettavo, annuisco sorridendole, ancora stupita dalla sua inaspettata comprensione..
Ma non sono la sola ad essere stupita per l'accaduto.
Mendo fissa la porta con gli occhi fuori dalle orbite.
Le sue palpebre sbattono ripetutamente mentre non accenna minimamente a chiudere la mascella spalancata.
"Sbaglio o è stato come se mi avesse dato ragione?" mi chiede, indicando l'uscita con il dito indice.
"Sembrerebbe di sì..."
"Potrei non riprendermi più!" esclama, portandosi una mano sul petto e corrugando le sopracciglia.
"Che abbia bisogno di un esorcista?"
Non trattengo una risata e scuotendo la testa, poggio una mano sulla spalla di Mendo.
"Mi dispiace aver creato dei problemi a te e Akane..." sussurro, tornando a essere seria, vittima del mio senso di colpa.
Mendo mi sorride dolcemente, esortandomi poi a non pensare più all'accaduto.
Sto per ribattere che è difficile tornare ad essere serena, quando il mio assistente cambia rapidamente discorso, probabilmente per togliermi dall'imbarazzo.
"Hai presente i mondiali della prossima estate?" mi chiede all'improvviso, lasciandomi di stucco.
Annuisco, inclinando la testa con aria interrogativa.
"Bene... Si mormora che la federazione calcio darà una grande festa di benvenuto in quella occasione, a cui parteciperanno tutte le squadre del torneo…"
"Un'idea carina..." sentenzio, indugiando nella perplessità.
"Un'idea incantevole! Tanta gioventù proveniente da diversi Paesi, riunita in una splendida location... Spero. E importanti invitati, degnamente vestiti... Mi auguro. Con..."
"Ho capito, Mendo! Ma io cosa c'entro?!" lo interrompo, posando una mano sulla sua bocca e alzando gli occhi al cielo.
Il mio assistente prende delicatamente le mie dita, prima di sentenziare che il discorso mi riguarda, eccome.
"Ma in che modo?" insito, un po' spazientita.
"Perché si mormora anche un'altra cosa. A questo evento dovrebbero partecipare anche personaggi del mondo dello spettacolo..." sussurra, guardandosi intorno con aria guardinga.
"Tra cui giovani cantanti famosi, che diano lustro al nostro Paese, anche nelle più nobili arti!" e detto questo, le sue braccia si allungano mentre le mani si distendono, come per indicarmi.
"Vuoi dire che io rientrerei tra questi talentuosi orgogli nazionali?" chiedo, avvicinandomi leggermente, senza riuscire a trattenere un sorriso entusiasta.
Mendo stringe le mani al petto e annuisce solennemente.
"Non è ancora ufficiale ma quel uomo cupo del tuo manager, ci sta lavorando..."



"Stavolta l'hai fatta grossa, Sanae!"
Yukari ride allegra, tenendo una mano sulla pancia e l'altra davanti alla bocca.
"Non ridere! Ho agito senza pensarci troppo e quando sono tornata a Tokyo, mi sono beccata una paternale infinita da Tadai!"
"Si è arrabbiato tanto, vero?"
Annuisco, provando un pizzico di vergogna, perché a volte anch'io ho bisogno di essere ripresa come una bambina piccola.
"Ma almeno n'è valsa la pena?" mi chiede ancora, con un piglio malizioso.
Stringo le gambe al petto e le circondo con le braccia mentre ripercorro nei ricordi i momenti preziosissimi, vissuti in Brasile.
"Volevo tanto vederlo..." sussurro, poggiando il mento sulle ginocchia.
La tristezza mi avvolge come un manto, così Yukari si stringe al mio braccio, per darmi sostegno.
"Ho pensato molte cose durante questo viaggio…" esclamo mentre torno a guardarla negli occhi.
"Sarei capace di mollare tutto per trasferirmi in Brasile!"
Lo confesso con un filo di voce, sentendo le lacrime salire agli occhi.
La mia migliore amica mi guarda, sgranando le palpebre poi la sua espressione si fa triste e il suo sguardo si sposta di lato.
"E questa è una vera pazzia... Altro che prendere un aereo!" aggiungo con rassegnazione, aiutando così Yukari ad esternare quelli che sono i suoi pensieri, che io conosco già benissimo, perché corrispondono ai miei.
La mia migliore amica infatti sospira, portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Sanae, devi stare più tranquilla. Non cercare soluzioni estreme e..." esita un attimo, prima di finire la frase.
"... Impossibili."
Nel pronunciare l'ultima parola, la vedo arrossisce, perché non deve essere facile dirmi certe cose, senza provare un po' d'imbarazzo.
Le sorrido, guardandola negli occhi, liberandola così da ogni remora nel dirmi quello che pensa e che purtroppo, temo di pensare anch'io.
"Hai solo diciotto anni e per quanto siano forti i vostri sentimenti... Non voglio sminuirli, eh! Non fraintendermi, Sanae!"
"Ma non si può chiedere a un ragazzo così giovane, di fare un passo così grande. Lo so, Yukari. Stai tranquilla..." esclamo, con il cuore oppresso dalla costatazione della dura realtà delle cose.
"Ma non puoi chiederlo nemmeno a te stessa!" aggiunge la mia migliore amica mentre un sorriso malinconico si dipinge sul suo volto.
"So anche questo..." rispondo, nascondendo il viso tra le braccia, cercando di trattenere ancora le lacrime.
Ogni sillaba uscita dalla bocca di Yukari, è una sacrosanta verità.
Perché è tutto quello che mi ripeto ogni giorno, cercando di agire di conseguenza, più o meno bene.
Io so di amare Tsubasa e nonostante la distanza che ci separa e tutte le difficoltà, riesco a sentire il suo amore incondizionato per me.
Ma non posso dimenticarmi del resto.
"È solo un pensiero, Yukari. L'unica soluzione che mi viene in mente, se penso a come risolvere la situazione..." esclamo con rassegnazione mentre la mia amica strige forte le mie mani tra le sue.
"Ho riflettuto molto, sai? E alla fine ho capito che devo rinunciare ad aspirare a una vita normale. Devo solo imparare davvero, a vivere senza di lui…" e una lacrima scivola lenta sulla mia guancia.
Yukari mi fissa, sgranando gli occhi.
La sua espressione è allarmata adesso.
"Sanae..." accenna con un filo di voce mentre con le dita cancello i segni del pianto dal mio viso.
"Che significa? Vuoi... Lasciarlo?" mi chiede, avvicinandosi di più a me.
Non riesco a trattenere un singhiozzo prima di scuotere la testa vigorosamente.
L'idea di separarmi da lui è intollerabile per me e mi fa venire quasi la nausea.
"Non ne sarei mai capace!" esclamo mentre Yukari cerca di calmarmi, abbracciando le mie spalle scosse dal pianto.
Prendo un lungo respiro prima di tornare a parlare, sorridendo debolmente per accettare la mia decisione.
Una decisione particolare, per quella che sono stata fino ad ora.
Insolita per la Sanae di questi anni.
"Devo cercare di pensare il meno possibile a lui…" esclamo senza giri di parole mentre Yukari mi ascolta seria.
"Devo tenerlo nel mio cuore, senza chiedermi più niente. E imparare a prendere solo il meglio da questa situazione, accontentandomi dei momenti, senza desiderare nient'altro…"
Mi asciugo gli occhi con le dita, perché devo assolutamente calmarmi.
"Pensi di riuscirci?" mi chiede con franchezza la mia migliore amica.
"Non ho scelta!" rispondo ferma, tornando a guardarla negli occhi.
"E come farai?"
Prendo un'altra boccata d'aria, dilatando bene i polmoni.
Cercando dentro di me un briciolo di serenità, come punto di partenza del mio cambiamento.
"Con la musica..." e un tiepido sorriso distende le mie labbra, perché impegnarmi nel mio lavoro, sarà la panacea di tutti i miei mali.
 
 
 
"Dici davvero?!" esclamo presa dall'entusiasmo, alzando il tono della voce in maniera decisamente percettibile.
"Shiii! Parla piano!"
Mendo si porta un dito davanti alla bocca poi incassando la testa nelle spalle, strizza gli occhi, facendomi segno di abbassare il volume.
"È una soffiata, tesoro mio! Ma se urli in questo modo, diventa di dominio pubblico!"
Annuisco per scusarmi, nonostante l'eccitazione provocata dalla buona novella ricevuta.
"Il signor Tadai vuole dirtelo di persona, a giochi ufficialmente conclusi. Ma dato che è già tutto deciso, io non ce l'ho fatta a resistere e sono corso a spifferarti tutto!" e mi mostra la sua bellissima dentatura bianca mentre le sue mani stringono forte le mie.
Entusiasta, scoppio a ridere allegra, dondolando le nostre braccia e cominciando a saltare sul posto.
Era da tanto che non mi sentivo così… Euforica!
Ma come potrei non esserlo?!
Canterò alla festa della federazione, all'inaugurazione del mondiale e mi vedranno in tutto il mondo!
E non sto più nella pelle, nonostante manchino ancora mesi all'evento, non vedo l'ora di esibirmi.
Se penso poi, che ci sarà anche Tsubasa in quell'occasione...
Non trattengo uno slancio e abbraccio forte Mendo, cingendo il suo collo, presa dall'emozione.
"Grazie di avermelo detto, senza aspettare! Avevo davvero bisogno di una notizia del genere!" esclamo da sopra la sua spalla, non trattenendo una lacrimuccia fatta di felicità.
"Di niente, mia adoratissima creatura!" risponde commosso mentre sciolgo l'abbraccio, tornando a guardarlo negli occhi.
"Sono felice, tesoro. Te lo meriti!" aggiunge ancora più emozionato di me, prima di sospirare, posando una mano sul petto.
"Riuscirai però a fare finta di niente? Con Tadai, intendo…" mi chiede, arricciando leggermente le sopracciglia curate.
Poggiando le mani sui fianchi, alzo il mento con aria di sfida.
"Dubiti delle mie innate doti recitative, Mendo?" e con una mano scosto i capelli dalla spalla, in un gesto teatrale e ostentato.
Il mio assistente mi fissa in silenzio, prima che scoppiamo entrambi a ridere di gusto.
Quando però la nostra immagine, riflessa in un quadro appeso al muro, entra nel suo campo visivo, Mendo si gira per specchiarsi nel vetro lucido.
Lo osservo cercare di ricomporsi in maniera agitata, strappandomi così un altro sorriso divertito.
"Ci sarebbe anche un'altra cosa, Sanae..." sussurra, sistemando il nodo della cravatta e successivamente il colletto della camicia firmata.
Aggrotto le sopracciglia, perché la sua espressione mi sembra un po' incerta, quasi fosse in imbarazzo.
"Cosa?" domando curiosa, sbattendo le palpebre e inclinando leggermente la testa.
Il mio assistente continua a torturare il povero nodo al suo collo, anche se a me sembra più che perfetto, buttando di tanto in tanto delle occhiate nella mia direzione, cercando di comunque di fare il vago.
Perplessa aspetto una risposta, che tarda fin troppo ad arrivare.
"Dovrai cantare con un'altra persona..." borbotta, guardandomi per una frazione di secondo, prima di tornare alla sua immagine riflessa.
"Ma è fantastico! E di chi si tratta?" chiedo, entusiasta all'idea di poter collaborare con qualcuno.
Mendo arrossisce mentre sistema i polsini della camicia, finché non si si volta a guardarmi.
Mi osserva titubante, prima di sospirare, come se fosse indeciso sul da farsi.
"Allora?" insisto, arcuando leggermente le sopracciglia.
"Non lo so!" mi liquida così, voltandosi per prendere il cappotto, poggiato sullo schienale di una poltrona.
Ma che diavolo di risposta è?!
"Non ci provare, Mendo!" lo incalzo, dandogli una piccola pacca sulla spalla.
"Dai, dimmelo!"
Il mio assistente arrossisce ancora di più.
"Oh my God! Devo assolutamente scappare, altrimenti daranno via i miei preziosissimi biglietti per il balletto, al teatro dell'opera!" esclama, dandosi un piccolo colpetto con la mano sulla fronte, prima d'infilare gli occhiali da sole e iniziare a pronunciare frasi sconnesse, sull'importanza dei posti nei palchi centrali piuttosto che quelli in platea.
Frettolosamente, si china poi su di me per darmi un bacio e in un men che non si dica, è già fuori dalla stanza.
Tutto questo senza che io riesca a intromettermi, per chiedere ulteriori informazioni e a me non resta che fissare la porta dal quale è scomparso, completamente inebetita.
Come ho fatto a farmi fregare in questo modo?!
Sbuffando, delusa per la mia curiosità insoddisfatta, mi volto a cercare la mia giacca, perché ora devo trovare assolutamente il signor Tadai.
E senza destare sospetti, convincerlo a raccontarmi tutto, compresa questa misteriosa faccenda del duetto.
Risoluta a non perdere tempo, esco così dall'ufficio, dirigendomi a grandi falcate verso l'ascensore.
Quando lo raggiungo, pigio ripetutamente il pulsante per chiamarlo al piano e nell'attesa rifletto ancora sulla grandissima opportunità, che mi è stata concessa.
E sentendomi davvero fiera di me stessa, non trattengo un sorriso compiaciuto mentre noto con la coda dell'occhio, una persona che si sta avvicinando, fino a fermarsi al mio fianco.
"Ciao!"
Mi volto per ricambiare il saluto ma il sorriso mi muore sulle labbra.
Il viso tranquillo e calmo di Seii, che fissa le porte di metallo avanti a sé, mina inevitabilmente il mio stato di grazia.
Cercando di riprendere controllo su me stessa, rispondo al saluto con voce ferma, tornando a guardare dritto davanti a me.
Non sono stupita di vedere Seii qui, anzi.
Mi ero preparata all'eventualità d'incontrarlo, dato che siamo sotto contratto entrambi per la stessa etichetta.
Sarebbe stato molto più anormale credere, o nel mio caso sperare, di non avere più nulla a che fare con lui.
Incontrarlo è quindi un qualcosa che non è in mio potere evitare e non mi resta che dargli il giusto peso, evitando scenate mentre aspetto l'ascensore che, come da copione, non accenna ad arrivare.
Ma tanto sarà lui a parlare, rivangando magari anche vecchi discorsi fastidiosi.
"Nakazawa...
Ecco, come volevasi dimostrare...
Alzo impercettibilmente gli occhi al cielo, supplicandomi di non perdere le staffe, qualsiasi cosa dica.
"Hai visto le classifiche di questa settimana?"
Sorpresa per una domanda, che assolutamente non rientra tra quelle che mi aspettavo, mi gratto confusa una tempia, prima di rispondere.
"Ehm... No. Se ne occupa il mio assistente, di solito…"
"Io non faccio altro che controllare di persona, invece!"
Rimango in silenzio prima di voltarmi a guardarlo, perplessa.
Ciò che mi ha stupita, non sono di certo le sue abitudini sul controllo della vendite ma piuttosto il tono sereno, che ha usato per rivolgersi a me.
Come se niente fosse.
Come se fossimo due semplici colleghi.
"Sarà la fissazione del novellino!" esclama poi con un po' d'imbarazzo, voltandosi nella mia direzione.
Quando mi sorride, mi stupisco ancora per il suo atteggiamento distaccato, come se non avessimo mai avuto un trascorso burrascoso, difficile da ignorare.
E per un attimo mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, al club di musica.
Ai mesi in cui ho conosciuto un ragazzo spontaneo e gentile, capace di suonare divinamente il pianoforte.
Quando Seii distoglie lo sguardo sereno da me, mi rendo conto che l'ho fissato tutto il tempo, presa dallo stupore.
Confusa e imbarazzata, torno a guardare le porte dell'ascensore, che non si decide a bloccarsi a questo piano.
Non riesco però a non buttare ogni tanto lo sguardo su di lui, scrutandolo con la coda dell'occhio.
Perché Seii è tranquillo, stranamente tranquillo, dati gli ultimi trascorsi tra noi e non mi sembra intenzionato ad accennare, a nulla che riguardi il passato.
Non che questo mi rattristi ma di sicuro mi spiazza, completamente.
E il mutismo mi pare l'unica possibile soluzione, a questa bizzarra situazione.
"Canterò al concerto per i mondiali..." esordisce tutt'un tratto, riportando matematicamente il mio sguardo su di lui.
"La prossima estate è ancora lontana, ma voglio prepararmi alla grande per quella sera. È la mia prima grande occasione di visibilità!" aggiunge con un'espressione sicura, che lo fa sembrare davvero determinato.
Rimango in silenzio, sentendomi stranamene ancora più nervosa mentre il suono di un campanello annuncia l'arrivo dell'ascensore al nostro piano.
Le porte si aprono lentamente e Seii le attraversa, oltrepassandomi.
"Anche io canterò quella sera!" esclamo involontariamente, fissando le sue spalle, finché non si volta.
Prima di tendere il braccio verso la tastiera numerata, Seii mi sorride ancora.
Ma con affetto direi, e dolcezza.
Nulla a che vedere con la malizia, l'ostinazione e la sofferenza dei mesi passati.
"Lo so..." risponde, prima di premere il tasto del piano desiderato.
Quando le porte metalliche si richiudono, rimango ferma, immobile a fissarle mentre la luce rossa che indica i piani, lampeggia ritmica, compiendo il suo conto alla rovescia.
"Mistero svelato, Sanae..." sussurro e la mia voce è talmente esile, che stento quasi a riconoscerla.
 



 
Devo solo dire una cosa, alla fine di questo capitolo: GRAZIE.
Mi avete riaccolta dopo tanto tempo, con un affetto incredibile ed io posso solo ringraziarvi dal profondo del cuore per questo.
Mi auguro che il capitolo vi piaccia lo stesso, anche se è un po' strano forse... Ma mi serviva così...^^'
Un abbraccio, a presto!
OnlyHope^^
   
 
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