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Autore: Sys    28/03/2013    2 recensioni
«Cosa ho fatto di male?» si domandò il ragazzo mentre chiudeva la testa fra le mani.
«Ti ricordi ancora di Amelia?» sussurrò la ragazza.
«Sì.» mormorò lui.
«Dopo quasi undici anni senza di lei, tu ti ricordi ancora di come erano i suoi baci e del calore che ti trasmetteva quando ti abbracciava, dovresti essere felice di quello che Dio ti sta regalando.»
Lui la guardò curioso.
«Ti sta dando l’opportunità di conoscere gli angeli più belli che ha in Paradiso e Amelia era solo l’inizio, purtroppo sono talmente belli e dolci che non possono stare sulla Terra.» gli spiegò lei.
«E tu sei una di quelli?»
«Io!? No, figurati!» rispose lei, ridendo un po’.
«Eppure mi ricordo della prima volta che ti ho vista coperta di sangue, mi ricordo della prima volta in cui hai aperto gli occhi, mi ricordo ogni parola delle nostre chiacchierate, mi ricordo i tuoi occhi lucidi mentre tuo papà ti urlava contro e di quelli pieni di speranza quando mi hai visto sulla soglia della porta, per non parlare di quelli pieni di terrore quando ho risposto a tuo padre!»
Prima di chiudere, arrivate almeno al terzo capitolo. ♥
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Esprimi un desiderio, Harry.»


“SIXTH DAY.”

 

Harry si alzò con la consapevolezza di dover partire ma prima di tutto di dover baciare quella ragazza che lo stava facendo impazzire. Tastò la parte sinistra del letto, dove la sera prima si era accucciata lei, ma non sentì nulla, non un corpo caldo o suoi i capelli morbidi. Eppure Harry aveva sentito qualcosa passando la mano sul materasso freddo, qualcosa di liscio, freddo e leggero. Aprì un po’ gli occhi ritrovandosi da solo in quella stanza e passò a fissarsi la mano che conteneva un pezzetto di carta. Era della semplice carta bianca, ornata solo da delle righe orizzontali e verticali azzurrine. Quello che però, saltò agli occhi di Harry furono le parole che qualcuno aveva ci scritto sopra.

 
“Caro Harry,
penso non sarà complicato per te indovinare chi sono, e credimi se ti dico che la decisione che ho preso è stata molto sofferta.
Quando, ieri sera, mi sono svegliata mentre tu litigavi con il tuo amico, uno dei tuoi amici del cuore per giunta, e ho visto la valigia, chiusa, vicino al letto, ho capito.
Ho capito che la causa di tutti i tuoi guai sono io.
E’ per colpa mia se sei stato costretto a trasferirti in un altro ospedale lasciando tutto ciò che ti è più caro, è colpa mia se litighi con i tuoi migliori amici, ed è sempre colpa mia se non riesci a toglierti dalla testa il mio viso.
E..ho deciso di scappare.
Già, perché domattina, quando ti alzerai, non mi troverai accanto a te. Non sarò al tuo fianco, come non dovrei esserci in questo momento.
E non capisco cosa mi stia prendendo: ti guardo mentre dormi, passo la mia mano sulla tua guancia leggermente arrossata e sento che gli occhi mi si riempiono di lacrime. Sento che quello che abbiamo fatto è giusto solo dal punto di vista di noi due, o forse solo dal mio perché nel profondo anche tu sai che è tutto uno sbaglio, un grossissimo sbaglio. Eppure tu hai deciso di rischiare..perché l’hai fatto, mi chiedo.
Ti voglio raccontare una storia:
“C’era una volta una principe, un principe molto ricco e molto bello, era alto e magro e moro, aveva un carattere splendido, e decine e decine di pretendenti ai suoi piedi. Tutti se ne accorgevano, tranne lui. Il principe era in procinto di sposarsi con una bellissima quanto generosa fanciulla. Lei lo amava e lui ricambiava.
Un giorno, dall’altra parte del paese, una ragazza decide di allontanarsi di casa, dopo l’ennesima prova che i suoi genitori non le vogliono bene. La ragazza si ritrova sola, e la città più vicina da raggiungere è quella che si trova dopo un lungo, lunghissimo viaggio all’interno di uno spaventoso bosco, scuro e abitato da mille e più bestie di cui la fanciulla nemmeno sapeva il nome.
Stava arrivando la notte quindi si udivano ululati di lupi in continuazione e altri rumori strani e poco piacevoli.
La ragazza non sapendo che altro fare si avventurò nella foresta. Era buio e lei non riusciva a vedere nulla. Ogni passo avanti che faceva le metteva sempre più di timore di continuare; e se fosse tornata a casa? E si fosse scusata? No, questa non era lei, non poteva scusarsi con il carattere così orgoglioso come quello che possedeva.
La fanciulla si fece largo tra i rovi. Iniziava a vedere le luci del paesello così aumentò il passo sempre più veloce con un sorriso dipinto in volto. Ce l’aveva fatta, era arrivata.
O almeno questo era quello che credeva. In un attimo la ragazza si ritrovò a terra con un dolore lancinante al braccio; pochi secondi e perse conoscenza.
Fine.
Come fine? No, le storie hanno tutte una conclusione lieta, o quasi. Bè la nostra ce l’ha.
Il giorno seguente il principe radunò i suoi cavalieri migliori e andò nel bosco per la sua solita battuta di caccia del martedì. Nulla di nuovo se non fosse per quello che l’aitante giovane trovò, ovvero la povera fanciulla ancora distesa a terra.
Lui, preso dal suo animo buono, la caricò in spalla e la portò al castello offrendole un luogo in cui dormire e dove sfamarsi.
Col tempo le nozze si avvicinavano e il sentimento che si era creato tra i due ragazzi cresceva sempre di più, senza che nessuno lo sapesse.
A due giorni dalle nozze il principe non sapeva cosa fare: scappare con la giovane fanciulla o sposarsi e vivere con la donna che fino a qualche giorno prima credeva essere quella che lo avrebbe accompagnato fino alla morte?”
Bè Harry, non serve che continuo, voglio lasciarti rispondere a questa domanda: se tu fossi il principe sceglieresti un amore vietato, quello di due persone che non verrà mai accettato o quello che si può vivere in serenità?
Sì, anch’io sceglierei il secondo.
Quindi, niente fretta Harry, prima o poi la donna della tua vita arriverà, ma è bene che tu sappia che quella donna non sono io. Se ci mettessimo insieme non saremmo mai accettati dalle nostre famiglie, dai tuoi amici..non ti rimarrebbe nessuno.
Io non posso permettere che ti succeda questo, non te lo meriti.
Detto ciò, Harry, vorrei ringraziarti per tutti i momento passati insieme, se stato la cosa migliore che mi sia mai capitata.
Tu sei il vero angelo, non io. E forse lo diventerò, chissà.. forse sarò al tuo fianco mentre ti volo attorno guardandoti giocare con i tuoi figli e con i tuoi nipoti.
Questo è il tuo futuro, un futuro di gioia, di estrema gioia, perché è questo che ti meriti.
Ti amo.
E so che forse può sembrare presto dirlo, ma questo è il sentimento che provo per te.
Tua,
Cecylia.”
 
Lei se n’era andata, l’aveva lasciato lì, da solo.
Non era stata di certo la prima. Anche Amelia l’aveva lasciato e Harry si era ritrovato improvvisamente solo senza più un appiglio a cui reggersi o una spalla su cui piangere. Il ragazzo per un periodo di tempo si era chiuso in se stesso senza che nessuno potesse avvicinarsi: era stata un sorta di protezione da tutto e tutti, anche i suoi migliori amici lo vedevano di rado. Poi, col tempo il carattere forte di Harry si era fatto vedere e lui pian, piano era tornato alla sua vita. Non era intenzionato a far accadere questa situazione ancora una volta.
Si precipitò fuori di casa indossando ancora i pantaloni della tuta che usava per dormire e un giaccone forse di Liam che trovò in soggiorno. Salì in macchina, mise la cintura e partì veloce verso l’ospedale.
Ogni secondo era vitale, lui doveva fermarla, doveva dirle che la amava e che sarebbero stati insieme, che avrebbe scelto quell’amore pericoloso senza alcuna paura perché c’era lei con lui.
Parcheggiò bruscamente tagliando la strada a qualche nuovo paziente e corse impaziente verso le porte dell’ospedale. Salì le scale e arrivò al reparto che fino al giorno prima era una sorta di casa per lui.
«Dottore, che ci fa qui?»
«Ha dimenticato qualcosa?»
«Dottore le serve aiuto?»
Queste erano le domande che gli ponevano le infermiere che ben lo conoscevano e sapevano che in quel momento sarebbe dovuto essere in qualche ospedale nel nord dell’Inghilterra.
Ecco, era arrivato, si trovava di fronte alla porta della stanza, era chiusa così come le tende da cui solitamente lei lo vedeva arrivare. Qualcosa non quadrava.
Aprì la porta facendo forza sulla maniglia che quella mattina sembrava porre più resistenza del solito.
«Harry..» qualcuno biascicò il suo nome proprio mentre lui varcava la soglia della porta.  Si girò velocemente e vide i suoi tre amici di fronte a lui. Lo guardavano con degli sguardi dispiaciuti. Zayn sembrava avere gli occhi lucidi come se avesse appena pianto o fosse in procinto di farlo. Liam non lo guardava come se fosse colpevole di qualcosa che avrebbe addolorato il giovane, Louis invece lo fissava con uno sguardo serio ma allo stesso tempo triste.
Harry non capiva cosa stava succedendo, ancora troppo scosso per i troppi avvenimenti di quella mattinata.
Nella stanza c’erano il padre di Cecylia che guardava fuori dalla grande finestra da cui anche la figlia osservava assiduamente il paesaggio, la madre china su una sedia che sembrava singhiozzare e Niall che era l’unico rivolto verso Harry con gli occhi lucidi.
Harry girò lentamente il capo iniziando a capire il perché di quelle facce. Trovò una Cecylia, la sua Cecylia con gli occhi chiusi e diversi cavetti che provenivano dal naso o dalla bocca, una Cecylia che veniva aiutata a respirare da una macchina.
«Harry.» esclamò Niall senza espressioni mentre si avvicinava al ragazzo forse con l’intento di abbracciarlo. I suoi occhi diventavano ancora più lucidi di quelli che già erano diversamente da quelli di Harry puntati al suolo altrettanto addolorati.
«Non avvicinarti Niall!» urlò l’uomo che fino a qualche momento prima sembrava esser diventato di pietra.
«Ma papà..»
«Ho detto non avvicinarti.» continuò l’uomo. «Cosa ci fai qui? Non ti basta aver rovinato la vita di mia figlia? Ora vuoi venir qua a rovinare anche la nostra?!»
«Signore, che lei ci creda o meno io amo Cecylia, ho il diritto di star qui con lei e di piangere le stesse lacrime che sta piangendo anche lei.»
«Non provare a dire che la ami! Sei un medico.» lo minacciò l’uomo.
«Sarò un medico, ma in primo luogo sono una persona con dei sentimenti. Non ho deciso io di innamorarmi di sua figlia come non ho deciso io la sua orribile sorte, la smetta di darmi tutta la colpa e mi lasci soffrire in pace una buona volta.»
«Come ti permetti, razza di insolente?» girò il padre della ragazza avvicinandosi sempre di più a Harry.
«Perché non lascia vivere sua figlia? Perché non vuole che sia felice?»
«Io voglio il meglio per lei!» iniziò lui, urlando. Fuori dalla stanza di Cecylia si erano radunate diverse infermiere leggermente impaurite e appena fuori dalla porta ad osservare la scena c’erano Liam, Louis e Zayn che speravano che tutto finisse per il verso giusto. «Io la amo, la amo dieci volte di più di quello che dici di fare te, ragazzo. Lei è la bambina e tutto d’un tratto la vedo lì su un letto, immobile aiutata a respirare da delle fottutissime macchine. Tu non sai cosa vuol dire essere consapevoli che forse non sentirai più la voce di tua figlia, non sai che male fa non esser più sicuri di poter vedere il suo sorriso! Tu non sai niente..»
«Signore, io la capisco..»
«TU NON CAPISCI NULLA, RAZZA DI DEFICIENTE!»
«Io desidero che possa tornare a sorridere, a camminare, a parlare come faceva prima. Desidero che possa tornare a baciarmi come abbiamo fatto ieri, desidero fare di nuovo l’amore con sua figlia, come ieri.» Harry abbassò lo sguardo, rendendosi conto di ciò che aveva appena detto. «Io lo desidero tanto, io la amo, signore e spero che lei un giorno possa accettare il nostro amore!»
«Voi cosa avete fatto!?»
«Signore io la amo più di qualunque altra cosa.»
«Tu hai baciato mia figlia, tu hai fatto sesso con la mia bambina!?»
«Signore capisco la sua arrabbiatura ma..»
Harry venne sbattuto contro il muro in un batter d’occhio senza che nessuno potesse far nulla per evitare ciò.
«Hai idea di quanti anni ha?» urlò l’uomo verso il ragazzo sferrando un pugno sulla sua guancia.
«Come diavolo avete fatto a fare sesso in un ospedale!?» gridò ancora, ma vedendo che Harry non rispondeva, un po’ perché non ne aveva le forze, un po’ perché aveva paura –per la prima volta aveva sul serio paura di quest’uomo.- lo colpì ancora sulla guancia e dal labbra di Harry iniziò a scivolare del sangue.
«COME!?» urlò ancora.
«Papà, calmati!» ribatté Niall che cauto si avvicinava al padre.
«Come abbiamo fatto io e sua madre a non accorgercene, stronzo?!» parlò ancora l’uomo verso il ragazzo che aveva appena la forza necessaria per respirare.
«Papà, ti prego!»
«Niall, non intrometterti!» disse l’uomo girandosi quanto bastava per vedere il figlio dietro di lui con il viso bagnato dalle lacrime. «A meno che tu non sia già dentro tutto questo pasticcio.» rifletté. «E’ per questo che ieri casualmente non riuscivamo a trovare le chiavi della macchina, tu le avevi, tu le hai nascoste per coprire questo idiota!» pensò ad alta voce. «Tu li hai aiutati.»
«Papà, lei lo ama.»spiegò Niall.
«Lei non sa nemmeno cosa vuol dire amare, come anche te, come questo qui!» disse indicando Harry che si era accasciato a terra dopo l’ennesimo calcio.
«Forse lei non sa cosa vuol dire amare, signore.» ribatté Harry che chiuse gli occhi appena vide la grande mano dell’uomo chiudersi per l’ennesima volta a pugno, tuttavia non sentì nulla se non una voce possente che si innalzava sopra tutte le altre. Il capo reparto era finalmente entrato nella stanza con un gruppo di poliziotti che si adoperarono subito per portare via l’uomo che ancora imprecava con il ragazzo.
«Harry! Stai bene?» chiese Niall raggiungendolo.
«Niall, cosa dici se ci pensiamo noi?» chiese Louis, avvicinandosi.
«S-sì certo.» rispose il ragazzo allontanandosi e uscendo dalla stanza.
Harry venne portato via da suoi amici e medicato a dovere. Subito dopo partì per casa accompagnato da Zayn, il pomeriggio si addormentò sul divano ma si svegliò di soprassalto verso le cinque. Pensò che quello fosse il momento giusto per andarsene, senza dire nulla a nessuno, senza creare dispiacere in nessuno. Prese la valigia e, dopo averla caricata nel baule della macchina, salutò per l’ultima volta quella casa che era stato sfondo di molti dispiaceri e molte felicità.
 

~

 

 
«BUON COMPLEANNO HARRY!» il ragazzo aprì lentamente gli occhi svegliato dall’assordante rumore della voce della sua coinquilina Leigh-Anne, o come usava chiamarla Harry Leigh così da fare più in fretta. 
«Grazie Leigh, ma potevi svegliarmi più delicatamente invece di saltarmi addosso!»
«Non sarebbe stato nel mio stile se non l’avessi fatto.» illustrò la ragazza. «Il mio riccio compie ben ventisette anni! Ancora non ci credo, sembra ieri che ci siamo conosciuti alla stazione, ricordi?»
«Leigh, io e te non ci siamo conosciuti in stazione..» disse Harry alzandosi dal letto e veste dosi, lasciando la ragazza da sola seduta sul comodo materasso.
«Oh, forse quello era Adam, il ragazzo che viveva prima con me..» rifletté lei. «O magari era Drew..»
«Leigh, sei sempre la solita!» la canzonò lui, sedendosi accanto a lei.
«Bè tu invece non lo sei, hai un anno in più di ieri!» esclamò entusiasta la ragazza rossa seduta accanto a lui.
Era una bella ragazza, con i capelli rossi, mulatta con due grandi occhi marroni, una frangetta sbarazzina e un naso a patata alquanto simpatico e sempre solare e felice. Lavorava come infermiera nello stesso ospedale di Harry ma si vedevano raramente visto che lei era stata assegnata al reparto bambini, e Harry doveva ammettere che con loro ci sapeva proprio fare. Era una ragazza speciale e purtroppo per lui single, ciò implicava il suo continuo provarci con il ragazzo che non aveva mai ceduto ancora invaghito di un’altra ragazza a Leigh-Anne sconosciuta. Probabilmente se non ci fosse stata Cecylia, Harry sarebbe già caduto nelle sue braccia ma il pensiero costante della bionda non gli permetteva di vivere la sua vita. Aveva perso ogni contatto con i ragazzi, con Niall o con lei. Tutti i giorni i suoi amici gli mandavano dei messaggini che lo aggiornavano sui loro problemi, sulle novità e talvolta sulla sua salute a cui lui, puntualmente, non rispondeva, sperando che facendo ciò essi avrebbero potuto dimenticarlo, ma il ragazzo mai si sarebbe immaginato che avrebbero continuato come se niente fosse per mesi. A loro si era unito anche Niall che aveva lasciato la sua famiglia -o quello che ne restava- e era andato a vivere con i ragazzi mentre studiava per diventare infermiere e faceva praticantato in ospedale.
Ricordandosi di ciò prese in mano il cellulare e fece scorrere i numerosi messaggi di auguri, tuttavia rimase sconcertato del fatto che né dai ragazzi né da Niall era arrivato niente e la colpa non si poteva attribuire all’orario troppo mattutino perché erano già le dieci di una bellissima giornata di Febbraio in cui il sole era nascosto dalle nuvole.
«Allora Riccio, cosa hai intenzione di fare oggi?» chiese lei spettinandogli i capelli.
«Io..penso che farò una cosa che rimando da troppo tempo!» rispose lui.
«Ovvero?»
«Sei sempre così curiosa Leigh!»
«Eddai Harry!»
«Non te lo dirò.» ribatté lui, alzandosi per dirigersi verso la porta.
«Perché? Non sarà mica qualcosa che ha a che fare con una ragazza eh!» tirò a caso la ragazza solo per attirare l’attenzione di Harry.
«Sai Leigh, ripensandoci penso proprio che te lo dirò..»disse lui senza girarsi.
Poi si voltò di scattò buttandosi di getto sulla ragazza e iniziando a farle il solletico. Mentre lei rideva senza sosta Harry pensò a quando sarebbe stato bello risentire la risata di Cecylia, a quanto l’avrebbe reso felice rivedere il suo viso e i suoi capelli biondi e stringere le sue dita affusolate e pallide ma venne svegliato da queste fantasie quando sentì qualcosa posarsi sulle sue labbra. Mise a fuoco l’immagine che gli si presentava davanti e vide Leigh-Anne con gli occhi chiusi e le mani ancora sul suo viso mentre si allontanava da lui.
Il ragazzo si alzò velocemente dal letto e uscì di casa dirigendosi verso Londra.  Non penso a nulla durante il viaggio, non si fermò, si limitò a guardare la strada e premere sull’acceleratore.
Prima che se potesse accorgere stava parcheggiando l’auto negli spazi riservati ai visitatori dell’ospedale. Corse verso la sua stanza, era come l’ultima volta che l’aveva vista.
Era successo qualcosa mentre lui era via, se lo sentiva. Un sorriso si dipinse sulle sue labbra mentre apriva quella porta pronto ad incontrare i suoi occhi ma non vide altro che un letto vuoto, una stanza sterile.
«Cerca qualcuno, ragazzo?» chiese una signora picchiettandogli la spalla.
Harry si girò e vide il volto familiare di Annabelle che lo scrutava attentamente come se non si ricordasse di lui, poi strizzò gli occhi e si precipitò ad abbracciarlo.
«Harry, figliolo. Come stai? Eravamo tutti in pensiero per te, non sapevamo che fine avessi fatto.
Harry si girò e vide il volto familiare di Annabelle che lo scrutava attentamente come se non si ricordasse di lui, poi strizzò gli occhi e si precipitò ad abbracciarlo.
«Harry, figliolo. Come stai? Eravamo tutti in pensiero per te, non sapevamo che fine avessi fatto.
«Dovevo prendermi un pausa da tutto e da tutti, Annabelle.» disse lui mentre la donna conra lo teneva stretto fra le sue braccia. «Perdonami.»
«Ti capisco, figliolo.»
«Annabelle, devi aiutarmi..»
«Harry, lei è..»
Gli occhi di Harry iniziarono a velarsi di lacrime e la lacrime ben presto caddero sulle sue guance.
«Quando?»
«Stanotte Harry.» disse lei, abbassando lo sguardo.

Così era per quello che né Niall né Liam né gli altri gli avevano scritto quella mattina: perché lei era morta. Era morta durante la notte, era morta il giorno del suo compleanno.

«Dov’è Louis?» domandò Harry.
«Ha chiesto un permesso per partecipare al funerale..»
«Anche Liam? Zayn?» la donna annuì.
Harry riprese a correre giù per le scale dopo quella breve pausa. Avrebbe voluto avere il cellulare con se ma l’aveva dimenticato a casa, perciò salì in macchina e iniziò a dirigersi e controllare tutti i cimiteri della zona.
Dopo due o tre tentativi vide una massa di gente vestita di nero accerchiata intorno ad una tomba, una come le altre, senza fronzoli, grigia e triste come quella che aveva accanto.
Riconobbe Liam nella folla e decise di starsene in disparte fino alla fine del funerale, poi si avvicinò alla tomba una volta che tutti o quasi se n’erano andati. Le persone che rimanevano non le conosceva perciò si avvicinò alla lastra di pietra senza problemi.
Com’era possibile che qualcuno, lassù, gli avesse fatto una cosa simile? Per la seconda volta per giunta. Harry non lo riusciva proprio a capire, non riusciva a comprenderne il perché. Che avesse fatto lui qualcosa di male? Che non si meritasse la felicità? Qualcuno stava cercando di punirlo per qualcosa? Proprio non riusciva a rendersene conto. Prima Amelia e ora Cecylia, sarebbe mai arrivata la gioia per lui? In questo momento molteplici dubbi gli affioravano in mente e lui non sapeva dare una risposta concreta a nessuna delle domande che non lo lasciavano in pace.
«Ci dispiace non averti avvertito, Louis è stato in sala operatoria per tutta la notte e i ragazzi mi facevano compagnia nella sala d’aspetto..»
Harry si voltò e vide con sua sorpresa che un Niall spettinato e con gli occhi arrossati stava in piedi davanti a lui fissando la tomba della sorella.
«Condoglianze Niall.» disse improvvisamente Harry, in quel momento forse si accorse che le lacrime stavano bagnando le sue guance già molto bagnate.
«Mi sento vuoto senza di lei, non pensavo che mi sarei mai sentito così, insomma Cecylia era la sorella rompiscatole che nessuno avrebbe voluto avere, era a volte antipatica, era disobbediente e fastidiosa, eppure ora mia manca, mi sento come se non ci fosse più niente per cui lottare, tenerle testa era come un hobbie, mi aiutava a costruirmi una personalità più forte di quella che ho..» iniziò il  biondo. «e ora è..»
«Manca tanto anche a me.» rispose Harry avvicinandosi al ragazzo e stringendolo fra le sue braccia. «Non so come farò ad andare avanti ora. Vivevo nella constante speranza che tornasse la ragazza solare e felice che ero riuscito a conoscere seppur per poco tempo.» esclamò Harry. «Io pensavo che lui non mi avrebbe lasciato solo, un’altra volta..»
«HARRY!»
Il ragazzo si girò, dando le spalle a Niall, e riconobbe in lontananza Leigh-Anne intenta ad agitare la mano in modo da farsi riconoscere. Lui sollevò il braccio a mo’ di saluto e le rivolse un’occhiata stupita e divertita nel vedere la sua coinquilina che era riuscita a farsi valere sui suoi amici i quali si trovavano dietro lei.
«Hai dimenticato il telefono a casa, ho tentato di chiamarti per capire se fosse successo qualcosa di brutto.» spiegò la ragazza pentendosi di quello che aveva appena detto dopo aver buttato l’occhio alla lastra di pietra che si prostrava ai loro piedi. «Ma era rimasto sul tuo letto, eho pensato che ti servisse e così mi sono messa in macchina dopo aver chiamato un certo Zayn che si è preoccupato di spiegarmi la situazione, cosa che non hai fatto tu. Ma non voglio colpevolizzarti ora, ne parleremo a casa, fra qualche mese.» concluse lei.
«Quel certo Zayn è stato quello che ti ha permesso di trovarti qua a fare la paternale ad Harry, cosa dici di portagli un po’ più di rispetto? Potresti farti perdonare uscendo a cena con me, uno di questi giorni, eh?» propose il mulatto.
«Zayn, me l’hai chiesto otto volte da quando sono qui di uscire e per l’ottava volta ti rispondo di no.» ribatté lei. «Certo che hai degli amici prepotenti, Harry!» esclamò stufa verso Harry.
«Bè ma un pranzo non ti costa niente!» ripeté lui. Lei, esasperata, iniziò a camminare imboccando l’uscita del cimitero seguita da Zayn e dagli altri due ragazzi che si scambiavano occhiate divertite senza però ridere poiché ancora scossi per quanto successo la notte passata.
«Bè, sempre che qualcuno ti abbia regalato una seconda opportunità. Approfittane Harry, può essere quella buona.» consigliò Niall.
«E se non lo fosse? E se rimanessi fregato ancora?»
«C’è solo un modo per scoprire come finirà: provaci.» continuò il biondo. «Lei non tornerà, dobbiamo farcene una ragione, ma sono sicura che da lassù ti sta guardando e con la sua solita eleganza ti starà consigliando, o imponendo, di raggiungere quella ragazza mulatta e di provarci.»
«Ma Niall..» obiettò Harry.
«Niente ma Harry.» sentenziò il ragazzo biondo con le lacrime agli occhi che nell’arco di poco avrebbero solcato quelle guance rosee. «Va’ da lei.» lo raccomandò.
«Lo farò, per ora  voglio solo stare qui, con Cecylia, parlare un po’ con lei..»
«Io vado a casa, a studiare per togliermi questo pensiero costante dalla testa.» gli fece sapere Niall. «Oh, e buon compleanno Harry, anche da parte sua.»

 
THE END.





Sciogliamoci tutte..♥


 

E' FINITAA, forse qualcuno ne sarà felice, forse altri meno..
Bè, inizio col dire: i One Direction non mi appartengono, tutta la storia è INVENTATA e se ci sono delle somiglianze con la realtà è pura casualità. Cecylia e gli altri personaggi inventati invece sono MIEI!
Poi: voglio ringraziare tutte le seguite, tutte le preferite, chi si è fermato per recensire e chi ha aperto la pagina, letto due righe e l'ha richiusa. GRAZIE DI CUORE A TUTTI.
E' una soddisfazione anche per me stessa perchè è la prima volta che riesco a portare a termire una Fanfiction, spero che abbiate passato dei bei momenti, e alla prossima.
Per qualunque cosa, se volete chiedere o anche solo parlare i sono disponibilissima.
Ancora un bacione e grazie!
Sys. ♥

ps: lo ammetto, ho cercato di rimandare questo momento il più a lungo possibile.. :s
pps: la Leigh-Anne della storia, e la vera Leigh-Anne delle Little mix, sono anche loro fan e quando ho pensato ad una possibile fidanzata per Harry mi sono venute in mente loro quattro, poi ovviamente ho fatto una scelta!

 

  
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