Il Dottore era seduto sul letto e cingeva Rose che era seduta sul suo grembo, con la testa appoggiata sulla spalla di lui.
Rose aveva appena finito di elencare tutti i futuri che aveva visto.
“Mi dispiace”, aggiunse dopo un po’.
“Per cosa?”, chiese lui confuso.
“Per non avertelo detto prima”, spiegò lei.
Lui le sorrise per assicurarle che non era arrabbiato, lei non poté far altro che ricambiare il sorriso. Il silenzio cadde fra i due, Rose stava valutando se fare o non fare il discorso che aveva in mente. Ora che le cose stavano andando bene e che finalmente aveva baciato quelle labbra che aveva bramato da tanto, non voleva rovinare tutto facendo arrabbiare di nuovo il Dottore, ma sapeva che era un discorso che doveva essere fatto, così prese un respiro profondo.
“Dottore, quando io… be’.. erm.. mm.. quando io… morirò”, Rose sentì il corpo del Dottore irrigidirsi, ma lui non disse niente per farla smettere di parlare. Rimase in silenzio a fissarla con uno guardo misto di amore e tristezza. “non fare niente di stupido. Non iniziare a infrangere le leggi del tempo, non…”, Rose si fermò, perché solo il pensiero di quello che stava per dire le faceva male… non morire. “non rimanere solo Dottore”.
Il Signore del Tempo accennò un leggero “sì” con la testa come a dire “d’accordo”, aveva paura di parlare, paura che la sua voce potesse tradirlo. Certamente non sarebbe rimasto con le mani in mano mentre la sua Rose, moriva lentamente. Era ben consapevole che qualunque futuro Rose avesse visto non aveva un lieto fine, ma quello non implicava che si sarebbe arreso, avrebbe combattuto fino al suo ultimo respiro per la sua “non più umana”; solo che non lo avrebbe detto a Rose, perché sapeva che lei avrebbe cercato di fermarlo, dicendogli che sarebbe stato inutile, che questa volta il tempo non poteva essere riscritto e altre cose a cui il Dottore non poteva neanche lontanamente pensare di pensare.
Rose lo strinse forte a sé per consolarlo e perché aveva una dannata voglia di coccolarlo e riempirlo d’amore. Il Dottore si sciolse in quell’abbraccio, stringendola ancora più forte, nascondendo il viso nell’incavo del collo di Rose, odorando il suo profumo, che lui amava tanto.
“Oh”, disse Rose sciogliendo improvvisamente l’abbraccio, “in uno dei futuri incontravamo Jack, possiamo andare a trovarlo, per favore? Mi piacerebbe vederlo” … un ultima volta.
“Qualsiasi cosa per la mia umana”, disse il Dottore sorridendole, mentre le prendeva il viso fra le mani, per poi baciarla.
“Non sono più umana”, gli ricordò lei.
“Uhm… allora… per la mia aliena tutta rosa e gialla”.
Rose rise e la risata fece accelerare il battito dei cuori del Dottore. Questa rigenerazione sembrava essere stata fatta per guardare Rose, toccare Rose, proteggere Rose, amare Rose. Il suo corpo era stato fatto per completare quello di Rose.
 
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“Sei sicura che era qui?”, chiese il Dottore guardandosi intorno. Si trovavano in un bar, seduti a uno dei tavoli, uno affianco all’altro. Rose prese la mano del Dottore e la poggiò sulle sue gambe, mentre giocherellava con le sue dita, intrecciandole con le sue distrattamente, mentre si guardava intorno.
“Sì, dovrebbe essere qui a momenti… Oh, parli del diavolo…”, disse la biondina.
Il Signore del Tempo seguì lo sguardo di lei e vide Jack entrare dalla porta. Gli occhi di quest’ultimo furono subito attirati dalla familiare coppia seduta al tavolo e un grande sorriso comparve sul suo volto.
“Rose! Dottore!”, disse mentre si dirigeva verso di loro.
La biondina si alzò per abbracciarlo e non appena lo fece, Jack la sollevò da terra e girò su se stesso, facendola ridere.
Il Dottore si schiarì la gola, facendo terminare l’abbraccio.
Jack gli sorrise e abbracciò anche lui.
“Che strano coincidenza…”, disse infine.
“Non è una coincidenza”, confessò la biondina.
“Che vorresti dire?”, chiese Jack confuso, mentre tutti e tre si sedevano al tavolo – Rose e il Dottore era seduti uno affianco all’altro, mentre Jack era seduto di fronte a loro.
“Be’ ecco… sapevo che ti avrei trovato qui”, disse la biondina, non sapendo in che altro modo spiegare una situazione tanto complicata.
“Ti dispiacerebbe elaborare?”, chiese il capitano.
Così Rose gli raccontò la storia dall’inizio: lei che guarda nell’anima del Tardis, lei che salva il Dottore, il Maestro che la bacia, lo scambio genetico, i vari futuri – omettendo il fatto che in ognuno di essi lei moriva –  e come facesse a sapere dove trovarlo.
“Una signore del Tempo, eh?”, disse Jack non affatto contento, “questo vuol dire crescita di nuovi organi, che, a quanto mi hai detto è affiancata dal rumore dei tamburi nella tua testa”.
“Jack…”, iniziò a dire Rose per fermarlo.
“Che ci facciamo ancora seduti qua? Dobbiamo andare a cercare una cura. Io non ti lascerò morire Rose Tyler”, disse il capitano alzandosi di scatto.
“Non c’è niente che tu possa fare, Jack. In tutti i futuri che ho visto io muoio”, gli spiegò calma Rose, ormai già rassegnata al suo destino. A dire la verità le faceva più male vedere i suoi amici soffrire che sapere di dover morire.
“Il tempo può essere riscritto”, disse digrignando i denti, poi aggiunse: “diglielo Dottore”.
“Jack…”, iniziò a dire il Signore del Tempo.
“Non usare quel tono con me. Siete tutti impazziti?”, urlò Jack, che ormai aveva attirato l’attenzione di tutto il bar. “Se non mi aiuterete, fa niente. Lo farò da solo”, disse dirigendosi verso la porta.
“Jack aspetta”, disse Rose alzandosi, ma una fitta al petto la fece urlare e piegare in avanti.
“Rose!”, urlarono i due, avvicinandosi a lei, con i loro cuori che scoppiavano in petto per la preoccupazione.