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Autore: Luna95    30/03/2013    7 recensioni
I vampiri finiscono dall'Altra Parte quando muoiono - è matematico, una certezza - ma no, a lui è toccato direttamente l'Inferno - uno con le condanne personalizzate, beninteso - si può dire che abbia bruciato le tappe intermedie.
Chi si sarebbe aspettato meno da Kol Mikaelson?
Entrando nella stanza, Kol si aspetta fiamme altissime e urla strazianti di peccatori in agonia, o come minimo un qualche sporadico lamento spettrale, invece si trova in un moderno ufficio circolare, completo di vetrate ed eleganti mobili in noce.
Kol si sarebbe aspettato qualunque cosa dal Diavolo in persona, ma non un ometto di mezza età, peraltro dai tratti piuttosto buffi e amichevoli, che l’accoglieva come se fosse un vecchio amico che non vedeva da tempo.
«Conosco le voci che corrono, so com’è raffigurato il mio regno, ma devi sapere che è completamente diverso. C’è un sacco di gente interessante con cui parlare e, sì, anche un po’ di punizioni per le cose divertenti commesse in vita. Al “Boss”» indica il soffitto con il dito indice, il tono è di scherno «non piacciono le cose divertenti, capisci?»
Genere: Avventura, Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kol Mikaelson, Originari, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La prima cosa che Kol percepisce quando si sveglia è un martellante, intollerabile mal di testa.
Che diavolo ha combinato, stavolta? Non ricorda alcuna bevuta epica né d’essere stato impalato da Klaus - insomma, non l’ha irritato così tanto.
Con una smorfia pensa che forse potrebbe essere stata Bekah a impalarlo, e che stavolta se lo meritava anche: non intendeva minacciarla davvero, solo spaventarla un po’, ma era piuttosto fuori di sé - e ammette lui stesso che non è stata una buona idea tirar fuori quel dannato paletto di quercia bianca.
 
Da sdraiato, si mette faticosamente a sedere.
Nick la pagherà per questo… essere pugnalati fa dannatamente male, ogni volta svegliarsi è una tortura. In che secolo si trova? Dov’è?
 
Una luce rossiccia lo investe e ciò che si trova davanti lo lascia perplesso; un’elegante sala d’attesa abbraccia la sua vista, si rende conto di essere seduto su uno squisito divanetto rosso di velluto e lascia che gli occhi seguano la riga dorata di un corrimano.
Pochi metri prima delle scale, ovviamente rivestite da un opulento tappeto rosso, vi è una scrivania colma di pile ordinate di fogli e dotata di un computer ultramoderno - non che Kol se ne intenda, in realtà, ma a prima vista sembra un aggeggio piuttosto costoso - dietro cui siede quella che ha tutta l’aria di essere una deliziosa segretaria.
Bene, le cose sembrano finalmente mettersi bene, pensa con il sorriso negli occhi… quando si rende conto che c’è qualcosa che non va - e no, non c’entra niente la sala sconosciuta o la luce fastidiosa -, che c’è qualcosa di tremendamente sbagliato in lui.
 
Tanto per cominciare, la vista è sfocata.
Batte le palpebre un paio di volte per esserne sicuro, ma non c’è dubbio: la vista ha perso l’acume che ha avuto per più di mille anni.
Con questa spaventosa consapevolezza, si concentra anche su altri sensi: olfatto e udito hanno subito uno sconsolante, bruschissimo calo, si sente come racchiuso in una bolla.
Forse è verbena, si costringe a pensare, un poco stranito. Deve esserlo.
 
In secondo luogo, la deliziosa segretaria che ha intravisto poco prima non provoca in lui alcuna reazione.
Non percepisce il frenetico battere del suo cuore, l’odore delizioso del sangue, la pressione costante che dilata le arterie più superficiali - nulla.
Eppure dovrebbe sentirli perché è un vampiro e, dannazione, da più di un millennio ci convive felicemente.
 
All’improvviso il mal di testa esplode e una serie d’immagini confuse compaiono a raffica sotto le sue palpebre: nonostante siano ricordi, sente dolore come nel rivivere tutto un’altra volta.
Ricorda con chiarezza la chiacchierata con la doppelganger - la Gilbert, quel tormento, l’ipocrisia in versione Petrova - e… be’, l’unico paletto che poteva effettivamente ucciderlo è finito proprio nel suo cuore.
Pessima mossa portarselo dietro, ora che ci pensa.
 
Si lascia scappare un’imprecazione - o meglio, una sfilza d’imprecazioni - perché finalmente realizza di essere morto. Davvero morto.
 
Forse è questo ad attirare l’attenzione della biondissima ragazza dietro la scrivania, che non si preoccupa del turpiloquio del nuovo arrivato, ma si limita ad accoglierlo con gentilezza e un sorriso tutto denti che va oltre ogni umana immaginazione.
 
«Signor Mikaelson! Le do il benvenuto!»
Sì, può quasi sentire i punti esclamativi alla fine di ogni frase… Dio, ma esistono davvero degli occhi così azzurri?
Kol la guarda con aria smarrita.
 
Il sorriso accecante della bionda non accenna a offuscarsi neanche davanti alla sua non-reazione, non sembra farci troppo caso.
«Sarà confuso, immagino» non ha alcun bisogno di immaginarlo, glielo si legge chiaramente in faccia.
«Il capo la aspetta, era tanto impaziente di incontrarla… la aspetta da secoli».
 
Kol non è ancora pronto a elaborare tutti queste informazioni - suoni a una frequenza impossibile che bombardavano le sue orecchie senza pietà.
«Scusi… credo di non aver ben compreso… dove siamo?» il tono cerca d’essere gentile e pacato - niente panico, lo ripete tra sé come una mantra - ma la formulazione tarda della frase e l’evidente disagio nella voce non possono essere nascosti.
 
«Oh, ma certo! Che sciocca, lo dimentico ogni volta…» borbotta tra sé l’inquietante segretaria, rimproverando la sua solita sbadataggine e imponendosi di essere delicata. Inutilmente, ovvio.
«Siamo all’Inferno, signor Mikaelson!» dice tutto d’un fiato, con ovvietà, come se non ci fosse davvero bisogno di quella precisazione.
 
L’impatto di quella notizia lo travolge al petto come un treno in piena corsa - sì, Kol ha provato l’esperienza e non l’ha trovata per nulla piacevole - e ringrazia di essere già seduto.
«Come, scusi?» bisbiglia, stralunato. Deve aver capito male.
 
«All’Inferno.» la ragazza scandisce bene ogni lettera, come nel parlare a un bambino un po’ tardo «Già, non fa così caldo come ci si aspetterebbe» aggiunge, divertita.
Kol sussulta - gli ha letto nel pensiero? O è così prevedibile?
Non trova la forza di dire altro; si limita ad aspettare che la ragazza bionda dagli occhi strabilianti lo travolga con il tipico chiacchiericcio femminile - o come minimo che gli dia qualche informazione in più.
 
Invece lei si limita a guardarlo con curiosità, sfarfallando di tanto in tanto senza malizia le ciglia lunghe bionde che circondano quei due pezzi di cielo incastonati sul suo volto - di nuovo, Kol si ritrova a domandarsi se quegli occhi così grandi e limpidi siano reali. Lo inquietano.
 
Quando il silenzio si è ormai protratto per diversi secondi e lei, sbarrando gli occhi - che ormai hanno raggiunto dimensioni inimmaginabili - esclama «Non mi sono neanche presentata! Mi perdoni, che maleducata, io conosco il suo nome… mi chiamo Angelica».
 
L’ironia.
La fottuta ironia divina.
Kol non sa se ridere o piangere.
 
 
«Ascolti, il capo vuole incontrarla. Non deve preoccuparsi, lei è uno dei suoi preferiti, in realtà, e aspetta da un sacco di tempo di poter fare questa chiacchierata tra pari… sarà una cosa veloce, capisce? Solo un piccolo colloquio privato. Succede con tutti gli ospiti d’onore»
 
Be’, in effetti lui di cose gravi ne aveva fatte parecchie, in mille anni.
 
«Non si faccia suggestionare, è un tipo un po’ strambo» l’azzurro nelle sue iridi sembra ridere e stavolta è lui a leggerle i pensieri - crede si troveranno bene, che una chiacchierata tra due strambi sarà divertente.
 
Angelica dà un’occhiata alla porta di legno massiccio in cima alle scale e socchiude le labbra, annuendo piano come in attesa di una conferma.
«E’ ora, può entrare. Spero di rivederla presto, signor Mikaelson».
Torna a sedersi dietro la scrivania con una piccola giravolta, abbagliandolo di nuovo con un sorriso e sistemandosi degli occhiali rettangolari sul naso, nel tentativo di apparire professionale.
 
Kol comincia a salire le scale con lentezza, ma si ferma al secondo gradino e guarda velocemente indietro, scruta per un momento la sala rossa e il sereno digitare della ragazza sul moderno computer.
Decide di tacere ciò che vorrebbe dirle e continuare a salire pigramente - verso cosa, poi? Il patibolo? La dannazione eterna? -, mordendosi la lingua per non rivelare ad Angelica che quegli occhiali fanno soltanto sembrare i suoi occhi ancora più grandi.
 
**
 
Entrando nella stanza, Kol si aspetta fiamme altissime e urla strazianti di peccatori in agonia, o come minimo un qualche sporadico lamento spettrale, invece si trova in un moderno ufficio circolare, completo di vetrate ed eleganti mobili in noce.
 
«Kol! Finalmente! Siediti, forza… non sai da quanto tempo ti aspetto. Posso offrirti qualcosa da bere? Ormai immagino tu non gradisca più una sacca tiepida di AB positivo, ma con un bicchiere di Jack Daniel non ci si sbaglia mai, già»
 
Kol si siede senza dire una parola, osservando il suo balzellante interlocutore.
Di tutto. Si sarebbe aspettato qualunque cosa dal Diavolo in persona, ma non un ometto di mezza età, peraltro dai tratti piuttosto buffi e amichevoli, che l’accoglieva come se fosse un vecchio amico che non vedeva da tempo.
 
Ritorna velocemente in sé: lui è Kol Mikaelson, e neanche il Diavolo può coglierlo impreparato.
Riacquista il suo solito ghigno sornione, accettando il bicchiere che l’altro gli porgeva.
 
«Devo rivelarti che sono uno dei tuoi più grandi fan, amico mio!» esordisce lui, sorseggiando il liquore ambrato e sedendosi sull’enorme poltrona rossa davanti a Kol.
«In mille anni mi sono divertito un sacco a osservare i tuoi casini, sei un vero genio del caos, mi hai reso la vita molto più semplice. Della tua famiglia, sei decisamente il mio preferito» dice poi, in tono di confidenza «Per questo non ho permesso che ti spedissero dall’Altra Parte, ho insistito per farti venire qui! Ti ho risparmiato un’eternità di noia mortale, sappilo»
Finn probabilmente a quest’ora sarà a cantare il Padre Nostro su nel cielo, circondato da cherubini.
«Ehm… grazie?» replica Kol, non sapendo bene come riferirsi a lui.
 
Ha appena fatto ridere il Diavolo.
«Scusami, qui non badiamo davvero ai nomi, e me ne hanno dati così tanti… sulla Terra mi chiamano tutti Lucifero e devo dire che non mi dispiace. Dopo tanti millenni mi ci sono affezionato»
Kol annuisce e apprezza il liquore che gli sfiora il palato - all’Inferno hanno ottimi gusti per gli alcolici.
 
«Bene, mi piacerebbe da morire chiacchierare più a lungo con te - avevo fatto anche una scaletta delle cose di cui parlare, vedi?» gli mostra orgogliosamente un foglio su cui ha scribacchiato alcuni piani - dannatamente geniali, Kol deve ammetterlo - per alcune graziose malefatte da elaborare assieme «… però ho ancora un mucchio di gente da smistare e parecchio lavoro arretrato, non volermene, quindi temo dovrò arrivare subito al punto. Conosco le voci che corrono, so com’è raffigurato il mio regno - piuttosto rozzo e medievale, se posso dire la mia, non creerei mai qualcosa di così cattivo gusto! - ma devi sapere che è completamente diverso. C’è un sacco di gente interessante con cui parlare e, sì, anche un po’ di punizioni per le cose divertenti commesse in vita. Al “Boss”» indica il soffitto con il dito indice, il tono è di scherno «non piacciono le cose divertenti, capisci? Una contraddizione, rispetto agli istinti che ha gentilmente donato all’uomo, ma è fatto così. Una stronzata, se chiedi a me, ma devo fare il mio lavoro»
 
Kol preferisce non rispondere e lascia che l’uomo continui indisturbato il suo monologo.
 
«E a me piace fare bene il mio lavoro: professionalità, originalità, condanne personalizzate. Non fraintendermi, io sono totalmente dalla parte dell’uomo, ma alla fine ci divertiamo tutti… e per te ne ho preparata una speciale, così speciale che vi assisterò personalmente, perché so che sarà uno spasso».
 
Kol si sente a disagio, indagato attentamente dagli occhi scintillanti di divertimento dell’interlocutore, e si sistema meglio sulla poltrona lasciandosi sfuggire una piccola smorfia.
 
«Bene, ora arriva il bello… elettrizzato? Ti ho fatto osservare dalla tua assistente personale, l’hai incontrata poco fa - Angelica è deliziosa, non trovi? Me l’hanno spedita da lassù» e indica di nuovo il soffitto «perché avevo un calo di assistenza, sai, le mie diavolesse non sono esattamente dedite ai lavori di archivio… ma alla fine si è affezionata e ce la siamo tenuta noi, una squisita aggiunta! - comunque, come dicevo, sono giunto a un’ovvia conclusione: l’umanità è la più giusta - e divertente - punizione che avrei mai potuto immaginare per te, bello, no?»
 
Sembra solo che il Diavolo si trattenga dal battere le mani per una questione d’immagine e professionalità - no, ci ha ripensato, sembra un bambino a Natale.
Kol sente un’improvvisa nausea impossessarsi di lui.
«Come?» esala. Non vuole crederci.
 
«L’umanità» ripete Lucifero, irritato dalla mancanza di entusiasmo di Kol «Tornare umano: c’è un’intera sezione del mio regno per questo genere di cose, e non preoccuparti, hai tutta l’eternità per divertirti un mondo».
Ovviamente lo controllerà dalla sua immensa vetrata per ridere di ogni suo tormento, ma questo Kol non lo sa ancora… può ben immaginarlo, però.
 
Digitando qualcosa su un piccolo oggetto lucido - un cellulare? Un piccolo tablet? Kol ha vissuto così poco il Ventunesimo secolo che non riesce a riconoscere quell’aggeggio - Lucifero si lascia scappare un sorriso diabolico e lo saluta con “Ci rivediamo all’Inferno!” o qualcosa del genere, Kol non riesce a sentire le parole precise perché il buio lo inghiotte improvvisamente.
 
**
 
Si risveglia con una bizzarra sensazione di dejà-vu - è sdraiato sulla schiena e la testa gli fa talmente male che pensa potrebbe implodere da un momento all’altro - ma non c’è alcuna luce dorata né una segretaria bionda ad accogliere il suo risveglio.
Sente i muscoli e le ossa doloranti, la sensazione di essere in una bolla rimane - i sensi sono rimasti ovattati - e sa di essere debole come mai prima d’ora, come un umano. Dannazione.
 
«Si sente bene? Chi… oh mio Dio! Kol!»
Vorrebbe implorare la donna che sta ticchettando freneticamente nella sua direzione di abbassare la voce e togliersi quei tacchi demoniaci, percepisce ogni suono come un rimbombo doloroso nella testa.
«Che ti è successo? Chiamo un’ambulanza…»
Kol si chiede se sia impazzita: da quando la procedura per quando si trova un vampiro Originale semisvenuto è correre all’ospedale?
«No» riesce a rantolare, stringendo gli occhi «Sto bene».
Stronzata: il dolore è così esteso e così intenso che vorrebbe strapparsi tutte le terminazioni nervose a mani nude.
«Ma sei svenuto in mezzo alla strada! Hai bisogno di un medico!» squittisce lei «Non sarai mica ubriaco?» la preoccupazione sfocia in rimprovero e finalmente lui riconosce la voce.
«Caroline Forbes?» boccheggia, attonito. Che cavolo ci faceva lì l’ossessione del suo fratellastro ibrido? E perché si preoccupava per lui?
 
Non appena il mal di testa comincia a svanire, Kol si chiede che diamine ci facesse lui, lì, dato che a quest’ora dovrebbe essere morto, sepolto e all’Inferno.
 
«Non muoverti, chiamo subito tuo fratello… fermo dove sei!» gli intima, ma Kol non ha proprio alcuna intenzione di andare da qualche parte - e neanche le forze, per dirla tutta.
«Tesoro, devi venire subito qui… sono davanti al liceo, ho trovato tuo fratello per terra, svenuto. È troppo buio, non riesco a vedere eventuali ferite… oddio, sbrigati!» ormai la voce di Caroline, ormai in pieno panico, deve aver raggiunto una frequenza udibile solo per i pipistrelli.
 
È inginocchiata vicino alla sua testa, ma comunque Kol non riesce a sentire ciò che suo fratello sta praticamente urlando al telefono.
 
«Non lo so! Sì, non devo agitarmi per il bambino… ma Kol è bianco come un fantasma… ti prego, sbrigati»
 
Il bambino? Il mondo si è improvvisamente girato alla rovescia?
I vampiri non hanno figli… una consapevolezza improvvisa spazza via ogni traccia di mal di testa.
Può vedere il pancione sotto la maglietta a righe di Caroline.
Niente più vampiri… sono tutti umani. Tutti quanti.
Apre gli occhi all’improvviso, terrorizzato all’idea di una vita da mortale.
Il viso preoccupato di Caroline sembra solo una versione più carina dell’Inferno, adesso.
 
**
 
«Sono corso qui non appena hai chiamato, amore» Klaus dà un bacio sui capelli biondi di Caroline, ormai terrorizzata: Kol non si era ancora mosso, si limitava a tenere gli occhi spalancati.
 
«Fratellino… sembra che tu sia appena sceso all’Inferno e risalito» dice poi a Kol, per smorzare un po’ la tensione.
«Curiosa scelta di parole, Nik» replica debolmente lui.
«Come ti senti? Riesci ad alzarti? Chiamo un medico?» tutte quelle domande non erano proprio da Niklaus.
«Sto bene, ve l’ho detto, solo… » una smorfia compare sul suo volto, ma non è per il dolore «In che anno siamo, Nik?».
 
Klaus spalanca gli occhi, ora molto preoccupato.
Kol è ubriaco? Drogato, addirittura? Suo fratello non era mai stato esattamente una persona responsabile, ma non aveva neanche mai commesso scemenze autodistruttive come drogarsi o ubriacarsi sul serio.
 
«Caroline, amore, va’ in macchina» dice lentamente, e si inginocchia vicino al fratello.
«Kol, qual è l’ultima cosa che ricordi?» la situazione era più seria del previsto.
 
Kol non conosce le regole, in che razza di universo parallelo l’ha spedito Lucifero? A quanto pare suo fratello e Caroline sono sposati e in dolce attesa, ma non sa altro.
Deve aggiornarsi velocemente, e fingersi ubriaco è un modo come un altro per racimolare informazioni senza destare troppi sospetti… si è ubriacato così tante volte, nella sua vita immortale, che non gli costa alcuno sforzo recitare la sua parte - è sempre stato bravo in queste cose.
 
«Nostro padre è morto, Klaus? Dov’è Finn?»
Gli occhi di Klaus si spalancano, improvvisamente il suo tono si fa cauto.
«Kol… Mikael è morto insieme a Henrick ed Esther … un incidente…»
Ah, quindi c’era un minimo di linearità con i fatti reali.
«E Finn è in viaggio di nozze con Sage. Rebekah è furiosa»
 
«Già, e tutto va a rotoli. Mi sento solo» Kol dice le prime cose che gli vengono in mente - che altro potrebbe dire un ubriaco? Ma si è tenuto vago abbastanza da permettere a suo fratello di interpretare a suo piacimento le sue parole.
 
«Kol, mi dispiace che tu ti senta solo… da quando hai rotto con Jeremy e poi con Meredith, sai, ma le cose andranno meglio. Hai noi e la tua squadra».
 
Okay, Nik si è rammollito paurosamente, lui ha avuto una storia con Jeremy Gilbert - sul serio? Il ragazzino irritante che ha finito con l’ucciderlo? - e una certa Meredith - che, vista la corrispondenza con la sua vita, immagina sia la donna carina con la lingua tagliente del Grill.
Che vita patetica.
Un momento… che squadra?
 
Gli scocca uno sguardo confuso - che Niklaus interpreta come di disperazione.
«Avete vinto tutte le partite della stagione, sei uno dei giocatori di baseball più quotati, fratello! Le cose stanno iniziando a girare per il verso giusto… andiamo a casa, Kol».
 
«Voglio Elijah» piagnucola Kol, testardo.
Essendo in assoluto il più ragionevole, potrebbe dargli più informazioni e chiarimenti, riflette Kol mantenendo la parte di finto ubriaco.
Sa che non durerà a lungo: per quanto odi ammetterlo, è umano. E gli umani non stanno straiati su un marciapiede a lungo, devono mangiare, bere, dormire e mantenere la temperatura interna costante.
«Elijah ha portato Katherine a teatro, stasera» dice Klaus, accigliandosi un po’.
 
Kol non riesce a soffocare un’esclamazione incredula «Katherine?»
 
Klaus spalanca gli occhi, sorpreso «Sì, Kol, sua moglie… la sorella gemella di Elena… ti dice nulla?»
 
Kol sembra a dir poco sconvolto dalla notizia.
«Che cosa? Katherine… Elena?» balbetta, e Klaus inizia a preoccuparsi seriamente.
«Sì, Elena, la sorella del tuo ex e compagna del mio migliore amico, Stefan… Kol, che ti prende?»
 
Ma che gioia, Mystic Falls si è trasformata in una sorta di soap opera! Che fortuna, pensa Kol amaramente.
È l’Inferno, sì, o anche peggio.
 
«Non muoverti, potresti aver sbattuto la testa. Ti porto subito in ospedale».
 
Non può davvero replicare: è umano, semi-congelato e gli può far comodo simulare una commozione cerebrale.
La sua vita fa ufficialmente schifo.
 
**
 
Sarebbe stato paradisiaco poter entrare e uscire da quel dannato ospedale senza problemi, ma ecco che viene improvvisamente a sapere che Meredith è una dottoressa e che si sono lasciati nel peggiore dei modi - cioè, lei l’ha mollato per un professore di storia.
Ovviamente è lei a visitarlo, tra uno sguardo ostile e l’altro.
 
Quando Klaus e Caroline lo vengono a riprendere per portarlo a casa, lui non può fare a meno di sottolineare, piccato, che non possono avere figli, semplicemente non è possibile, perché sono vampiri.
Klaus incolpa l’alcol e le troppe serie TV che suo fratello ama guardare nel cuore della notte - sta “perdendo il senso della realtà, non è vero, tesoro?” ha anche il coraggio di dire queste precise parole a Caroline proprio davanti a Kol che, sobrio e lucido, non le accoglie molto bene.
 
Ma poi si ritrova a casa di suo fratello Klaus, dove ci sono anche i fratelli Salvatore, che apprende gestiscono un salone - ovviamente Stefan si occupa degli hairstyles e Damon del look degli acquirenti - con le relative consorti (o fidanzate? Non è ancora stato aggiornato), rispettivamente Elena e una certa Rose.
Rebekah intende diventare un’insegnante di scuola materna e già fa è istruttrice di un gruppetto di scout girls.
Ma il colpo di grazia è senz’altro il bambino di tre anni, - a quanto pare l’ha avuto dalla sua fidanzatina del liceo, Mary Porter - che scorrazza per casa.
 
Kol fa un respiro profondo, raccatta i brandelli rimanenti della sua dignità e scappa via urlando.
 
**
 
Nessuno è ancora riuscito a trovarlo - e nessuno lo verrà a cercare vicino alle grotte in cui lui ed Elijah giocavano da bambini.
Okay, Lucifero vuole l’Inferno? Distruggerà ogni più piccolo pezzo di quella miserevole città e brucerà vive quelle brutte copie dei suoi fratelli.
 
Un sottile cellulare rosso - che non sa neanche di avere - comincia a squillare, distogliendolo dai suoi pensieri omicidi.
Highway to Hell” degli AC/DC? Sul serio?
 
 «Pronto?»
«Signor Mikaelson, sono Angelica… mi spiace avvertirla che il suo piano non andrà in nessun caso a buon fine, e in caso di distruzione della città verrà prontamente trasferito in un altro scenario. Le consiglio di non provarci nemmeno»
 
Bene, ora ha anche un’assistente personale che gli sta addosso, che gioia!
 
Ma nessuno imbroglia Kol Mikaelson, neanche il Diavolo in persona: era abituato a suo fratello Klaus - il vero Klaus - e riusciva sempre a trovare un modo per raggirare ogni divieto, sempre.
 
E sa anche che c’è sempre una scappatoia a ogni regola.
E lui ha appena trovato la sua.
 
**
 
Si risveglia di nuovo sdraiato sulla schiena - dannato dejà-vu - ma stavolta è sul pavimento di casa Gilbert.
Uccidersi è stato semplicemente geniale… non aveva distrutto la città, no? Lo scenario era intatto, lui era umano… si è semplicemente tolto dai giochi.
 
Ha sognato tutto? Anche la scena della sua morte? Nik si è limitato a pugnalarlo e metterlo in una bara per un po’? Silas è stato risvegliato, è la fine del mondo?
 
Non c’è nessuno in quella casa, non un’anima che possa rispondere alle sue domande.
 
Si alza di scatto, irritato e intontito, ma qualcosa scivola dalla sua tasca e cade sul pavimento, diffondendo nella casa silenziosa un brano ben conosciuto - che gli provoca immediatamente brividi freddi lungo la schiena.
Lo raccoglie. È piccolo, rosso e sottile, ultramoderno e dannatamente familiare.


Note dell'autore
Ehilà! ** strano ma vero, sono tornata piuttosto presto nel fandom (forse vi ricorderete... o molto probabilmente no, ma poco tempo fa ho pubblicato questa shot sulla famiglia degli Antichi :3) con questa... cosa xD no, davvero, è una scemenza senza capo né coda che decisamente si distacca dal mio normale tipo di scrittura - direi non tanto quanto a stile ma decisamente quanto a genere e argomento - e che non sarebbe nemmeno qui se la mia carissima Alchimista non fosse intervenuta, rassicurandomi sulla decenza di questa shot e sulla mia sanità mentale xD.
Io mi sono divertita un mondo a scriverla, e spero che leggerla non sia proprio uno spreco di tempo (ma chi voglio prendere in giro? xD).
Quanto al finale, l'ho lasciato volutamente aperto: nella mia testa ho ancora un paio di "scenari", ma mi conosco e diventerebbe solo un'altra long che non sarei in grado di finire, perciò preferisco lasciarla così... chi lo sa? Forse - se l'ispirazione non diserta come al suo solito - potrei aggiungere ancora un capitolo o due, ma nel dubbio la lascio come one-shot :3.
Data la mia inaspettata ispirazione (merito degli Originali, i miei tesori <3) credo mi rivedrete presto - prima o poi, conoscendomi xD - sul fandom.
Grazie a tutti per essere arrivati fin qui! ** 
A presto, Luna95.
   
 
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