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Autore: SilL7    31/03/2013    4 recensioni
Ognuno ha un posto dove andare, così recitava la canzone che era partita in riproduzione casuale nel suo iPod.
Casuale, la chiamiamo tutti riproduzione casuale, quando puntualmente casuale non lo è mai.
Dal quinto capitolo:
''Sei impazzita?'' mi disse tenendosi la testa con una mano.
''Tu non la smettevi!''
''Non mi sembra ti dispiacesse!''
Maledetto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pierre Bouvier, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi svegliai per il troppo freddo tra le lenzuola, mi girai nel letto, ma Pierre non c'era. Il lenzuolo dal suo lato non c'era nemmeno più, era tutto piegato verso la parte del letto in cui avevo dormito io.
Fissai il soffitto per qualche secondo, presi fiato e scostai a mia volta il lenzuolo alzandomi. Cercai Pierre nella camera e anche nel bagno, ma non lo trovai. Presi le mie cose e mi decisi ad uscire dalla stanza senza volermi preoccupare per lui, insomma è più grande e maturo di me, sa badare a se stesso.
Uscii dalla stanza e appena mi chiusi la porta alle spalle cercando di fare il minor rumore possibile smisi di respirare quando lo vidi. Pierre se ne stava lungo le scale dell'hotel avvinghiato ad una ragazza che non vedevo perfettamente. Lei mi dava le spalle, ma i capelli erano biondi, magra, alta, insomma non sembrava male.
''..sai come andrà a finire Sam!'' le parole di Gio mi rimbombavano nella testa. Inevitabilmente sentii gli occhi farsi pesanti e la vista annebbiarsi. Cosa stava succedendo?
Mi appoggiai con la schiena alla porta della camera di Pierre per reggermi in piedi mentre continuavo a fissare la scena. Il cuore mi stava quasi esplodendo per quanto aveva accelerato i battiti.
E' incredibile quanto possa essere crudele il destino a riproporti una stessa situazione già vissuta, una serie di errori già fatti, una serie di scelte sbagliate già prese.
E il destino te le tornerà sempre a sbattere in faccia, perchè?
Forse per farti rendere conto che stai facendo nuovamente certi errori, forse per farti capire che stai sbagliando, ancora.
Chiusi gli occhi e mi voltai di colpo dall'altro lato lasciandomi la scena alle spalle. Camminai lungo il corridoio guardandomi i piedi mentre con la mano destra strisciavo contro il muro.
La mia mente si stava pian piano svuotando e anche il rumore dei miei passi si faceva sempre più lontano.
Stavo riflettendo su cosa era meglio fare, salutare i ragazzi prima di prendere tutte le mie cose e tornare a casa? Raccontare i motivi a Cath andando in contro al rischio di linciaggio per Pierre da parte sua? Prendere semplicemente le mie cose ed andarmene senza dare spiegazioni? Capiranno sicuramente.
''Ciao Sam!'' alzai lo sguardo dai miei piedi per posarlo sulla figura in piedi davanti a me.
''GIO...cosa ci fai qui?!''
 
Aprii di colpo gli occhi e mi ritrovai nuovamente a fissare il soffitto della camera di Pierre. Mi voltai verso destra, Pierre stava dormendo accanto a me.
Mi passai le mani sul viso e feci un respiro profondo.
Scostai lentamente il lenzuolo, presi la felpa che Pierre aveva gettato sul pavimento dopo avermela tolta la sera prima, mi infilai i jeans, le infradito e uscii dalla camera di Pierre cercando di fare meno rumore possibile. Cos'era quella?
L'ultima notte del tour, e anche l'ultima notte passata insieme?
Chiusi la porta alle mie spalle e fissai le scale del sogno, questa volta vuote. Percorsi il corridoio e salii per quelle stesse scale per quattro rampe. Strinsi le maniche della felpa e intrecciai le braccia vicino al petto per ripararmi dall'aria fredda che mi investii appena salii sulla terrazza del tetto dell'Hotel.
Appena eravamo arrivati qui i camerieri ci avevano consigliato di andarci a fare un salto per una presunta vista fantastica della città.
Beh, avevano ragione.
Il sole stava sorgendo e lo spettacolo era davvero unico.
Presi una boccata d'aria. Questi sogni di certo non aiutavano, ora cosa avrei fatto? Sarei tornata a casa? E cosa avrei fatto?
Non ero pronta a tornare alla realtà dopo il tour dei sogni, dopo le emozioni vissute. Sarei tornata a Milano con la tristezza negli occhi, avrei girato per la città con la sensazione di poterlo vedere ogni volta che avrei girato l'angolo di ogni strada, anche se sapevo bene che non era possibile. Spesso come una stupida mi rendevo conto di immaginarmi cose non possibili, ma non per questo rinunciavo ad immaginarle.
Mi ero ritrovata spesso mentre camminavo per strada a chiedermi ''E ora cosa faresti se te lo trovassi davanti appena attraversi la strada? Cosa gli diresti?'' E ogni volta non trovavo una risposta. E' difficile, nelle situazione bisogna trovarcisi per capire bene cosa fare. E la scelta che prenderai nella maggior parte dei casi sarà quella sbagliata, ma ovviamente te ne renderai contro solo a posteriori quando ti troverai sola a ripensare a quei momenti chiedendoti ''cosa sarebbe successo se..'' convincendoti che a sbagliare sarai stata sicuramente tu.
 
 
Sentii una mano posarsi sulla mia spalla, mi girai e vidi Cath mezza assonnata che mi sorrideva timidamente con gli occhi stretti a fessura per la troppa luce.
''Buongiorno..'' le dissi sorridendole a mia volta. Che sorriso forzato Samantha, impegnati un po' almeno.
''Buongiorno..'' mi rispose, mettendosi, a sua volta, come me contro la barriera metallica che circondava la terrazza dell'edificio a fissare l'alba ''..dormito bene?''
Il mio sguardo si fissò su un palazzo, pensai che ogni città porta con se una storia e probabilmente ogni città può offrirti un modo per essere felice, devi solo trovarlo e coglierlo questo modo, e viverlo.
''Ho dormito meglio..''
Lei distolse lo sguardo dal paesaggio per voltarsi con tutto il busto e fissarlo su di me.
''Di un po', russa?''
''Chi?''
''Oh andiamo, non hai dormito nella nostra camera dell'hotel, a meno che tu non abbia dormito per strada con qualche barbone o nella camera di Seb a mia insaputa, avrai dormito con Pierre!''
''Si, ho dormito con Pierre..''
''Già parto col presupposto che avrete dormito poco immagino, ma la piccola dormita che vi siete concessi è andata così male? Russa, non c'è altra spiegazione!''
Scoppiai a ridere.
''No Cath, non è colpa di Pierre, tranquilla e per ora non mi sembra russi!''
''Ah, meno male, non ce lo vedevo un figo come lui a russare la notte...'' si voltò nuovamente a fissare il sole che stava per sbucare tra i grattaceli colorando il cielo di rosso ''..però deve avere qualcosa che non va quell'uomo, non può essere perfetto!''
Deve. La pensavo esattamente uguale, ma per ora Pierre non mi aveva mostrato alcun difetto, o almeno, per me non ne aveva affatto. Forse l'unico difetto era la nostra storia che era un po' una storia impossibile.
Lasciamo stare le frasi smielose da film, ma qui si stava parlando davvero di una storia. D'amore? Forse, ma comunque impossibile.
Io, una semplice ragazza italiana, che aveva passato l'intera vita a cercare di rincorrere i suoi sogni e quando li raggiungeva cercava di viverli, ma ogni volta si rendeva conto che quello era decisamente il sogno sbagliato.
Lui, un bellissimo e famosissimo ragazzo canadese, amato in tutto il mondo, desiderato da tutte le ragazze del mondo, che aveva passato la vita a vivere il suo sogno più grande. E lo stava vivendo decisamente bene, a mio parere.
Già la distanza tra noi si era già rivelata un problema non indifferente.
''Senti Sam..'' continuò Cath, non distogliendo lo sguardo dal paesaggio.
''Mmm?''
''Avresti mai pensato di far innamorare Pierre Bouvier?''
Rimasi un po' spiazzata dalla domanda. Io, Pierre Bouvier, innamorato, non pensavo sarebbero mai potuti essere nella stessa frase.
''Secondo te?''
''Ovviamente no!'' fece una pausa e poi continuò ''..però ce l'abbiamo fatta!''
''Cosa intendi?''
''Andare insieme ad un tour intero, lo avevamo sempre sognato!''
''Prima o poi ce l'avremmo fatta Cath, io te lo avevo sempre detto!''
''Già, dovrei ascoltarti di più..''
''Dovresti!'' le dissi schioccandole un occhiolino.
''Cosa farai adesso?''
Sospirai rumorosamente.
''Non lo so, probabilmente tornerò a casa..''
''Cosa?'' mi disse voltandosi nuovamente a guardarmi questa volta sbarrando gli occhi.
Oh, ma buongiorno Cath.
''Cosa cosa?''
''Come torni a casa?''
''Cosa vuoi che faccia?''
''Non penso Pierre ti lascerà tornare a casa!'' si voltò improvvisamente a guardare alle sue spalle sentendo la porta della terrazza sbattere e continuò senza farmi rispondere ''..ok, io vado a fare colazione sperando che Sebastien si sia già svegliato e sperando che abbia indosso quel bellissimo pigiama con le chitarre blu!''
Pigiama con le chitarre blu?
''Ok..'' le dissi ''..non ti chiederò come tu faccia a sapere di questo pigiama!''
''Brava, non farlo!'' mi disse prima di farmi un occhiolino e palparmi poco delicatamente una chiappa e scoppiare a ridere prima di incamminarsi verso la porta che portava alle scale interne dell'hotel.
Quello che vidi sulla terrazza a pochi metri da noi, una volta che mi voltai per salutare Cath, era Pierre in tutto il suo splendore di prima mattina.
''Buongiorno..'' mi disse con un sorriso che non mi fece arrivare sangue al cervello per qualche secondo.
''Buongiorno!'' gli risposi dopo una pausa davvero infinita.
Mi si avvicinò e si mise di fianco a me a fissare l'alba a sua volta appoggiandosi con le braccia alle sbarre di ferro, in una posa che urlava al mondo e ai miei ormoni: Ciao sono Bouvier e sono uno gnocco da paura anche di prima mattina.
Le immagini del sogno scorrevano veloci nella mia mente, non era reale quello che avevo visto, quello no, ma chi mi diceva che non sarebbe mai potuto succedere?
''Quando mi sono svegliato non c'eri e..'' si voltò a guardarmi ''..Sam, che succede? Cos'hai?''
Non risposi, cercai di concentrarmi su ricordi belli. Si fa così in quei momenti, no?
E' come quando ti scappa da ridere nei momenti meno opportuni che cerchi di pensare alle cose più brutte al mondo. Io solitamente mi concentro sul pensiero: e se mi diagnosticassero un cancro maligno? E così mi deprimo ed imparanoio smettendo così di ridere.
Così cercai di concentrarmi su ricordi piacevoli, pensai alla prima volta che riuscii ad andare in bicicletta senza rompermi niente, o a quando all'età di sei anni mi consegnarono il mio primo mazzo di fiori tutto per me alla fine del mio primo saggio di danza, ma sentii una lacrima rigarmi una guancia.
Pierre scattò dritto in un secondo e mi voltò costringendomi a guardarlo negli occhi, stringendomi per le spalle.
''Sam? Sam guardarmi..'' lentamente sollevai lo sguardo per posare i miei occhi e incontrare la profondità dei suoi ''..cosa succede?''
Non riuscivo a dire niente. Cosa avrei dovuto dirgli?
Cosa avrei dovuto chiederli?
Hai intenzione di tradirmi con qualche bionda a qualche concerto?
Hai intenzione, anche tu, di tradirmi con qualche bionda a qualche concerto?
Non vedendomi rispondere mi abbracciò di colpo e io mi lasciai stringere appoggiandomi al suo petto e stringendolo forte. Rimanemmo così per qualche minuto, Pierre mi baciò la testa continuando a stringermi.
''Andiamo via da qua..'' dissi io ad un certo punto, con un filo di voce.
Pierre mi lasciò andare leggermente per potermi guardare in viso.
''Cosa?''
''Scappiamo Pierre, scappiamo..''
''E dove vorresti andare?''
''Non lo so, so solo che voglio andare via, non ce la faccio più..''
 
 
 
 
Pierre
 
Mi passai entrambe le mani sul viso prima di fare un respiro profondo e cercare di abbandonare quell'aria ancora un po' assonnata.
Non dissi più niente. La presi per mano e quasi caddi dalle scale portandola per terra con me dal gran che stavamo correndo.
''Vatti a mettere le scarpe da ginnastica e aspettami qui..'' le dissi prima di entrare nella mia stanza dell'hotel. Andai in bagno a lavarmi la faccia per poi indossare una delle ultime maglie pulite che mi erano rimaste, avendo la maggior parte delle maglie alla lavanderia dell'hotel. Un classico alla fine di ogni tour, non avere niente da mettersi, perchè si è indossato quasi tutto appunto, in tour.
Preparai velocemente una borsa con dentro il necessario. Presi velocemente il telefono e lo infilai nella tasca dei jeans con il portafoglio. Certo, la patente e i documenti era meglio prenderli.
Quando uscii dalla stanza lei era già lì ad aspettarmi. Le passai una mano sulla guancia e con il pollice le asciugai una lacrima.
Era chiaro che non le era facile spiegarmi cosa non andasse, era chiaro che non le era facile parlarne, di qualsiasi cosa si trattasse. Non le avrei estorto informazioni forzatamente, ma sicuramente non me ne sarei stato lì con le mani in mano, senza nemmeno provare a farla stare meglio.
 
Scendemmo alla reception e chiesi se era possibile avere una macchina del tour. Dopo qualche sguardo perplesso da parte dei tecnici e dei camerieri mi consegnarono le chiavi di una delle macchine che avevano usato i tecnici per trasportare gli strumenti.
Salimmo in macchina, Sam salii senza proferire parola. Le chiesi semplicemente dove voleva che la portassi ''...lontano da qui!''
Le lasciai la mano per inserire la prima marcia e dirigermi verso l'autostrada, senza sapere nemmeno io dove andare.
Sentii la testa di Sam appoggiarsi sulla mia spalla, era seduta tutta storta sul sedile del passeggero, ma la sua espressione era talmente bella e rilassata che non me la sentii di svegliarla, almeno finché non arrivammo alla prossima città.
 
Le accarezzai lentamente il viso e pian piano si svegliò.
''Siamo in aeroporto!'' lei si passò una mano sul viso e mi guardò con aria confusa.
''Cosa? Perché?''
''Andiamo a casa!'' le dissi lasciandole un leggero bacio sulla fronte.
''A casa?''
''Avevi detto di voler andare lontano e cosa c'è di più lontano se non il Canada?'' le dissi fieramente, convinto della mia teoria.
''Ma David? Seb? Jeff? Chuc....oh e Cath? Come..''
''Ho già avvertito tutti, non ti preoccupare okay? Il tour è finito, saremmo comunque dovuti partire domani!''
''Si...ma tutta la roba....e Cath? Cath tornerà a casa e io non l'avrò nemmeno salutata, mi ammazzerà..'' la vedevo dimenarsi sul sedile gesticolando, in preda al panico ''..e sai cosa? Farà bene ad ammazzarmi perc..''
''Non penso ti ammazzerà visto che anche lei viene in Canada!'' lei si voltò di scatto a guardami ''E per i vestiti e tutto il resto ci pensano i ragazzi a prendere tutto!''
''Cath viene in Canada?''
''A quanto pare Seb le ha proposto di soggiornare da lui per qualche giorno, per farle vedere il Canada e farle conoscere il suo gatto..''
Sam scosse la testa divertita facendo oscillare leggermente i suoi capelli lisci e mori.
''..è marrone, con il pelo lungo, un giorno te lo farà vedere sicuramente!'' continuai.
Lei improvvisamente aprii la portiera della macchina e scese. Io rimasi immobile a fissarla.
''Beh?'' mi disse posizionandosi davanti al cofano della macchina e parlandomi attraverso il vetro ''..non volevi andare a casa?''
 
Il viaggio in aereo durò otto ore, il Canada non mi era mai sembrato tanto lontano. E lo dico proprio io che sono sempre in tour e passo anche più di dodici ore in aereo.
Avevamo dormito per quasi tutto il viaggio, vedere la sua espressione mentre si era addormentata nuovamente contro la mia spalla aveva fatto rilassare anche me ed entrambi ci eravamo addormentati.
Le presi la mano e uscimmo dall'aeroporto internazionale di Montreal. Feci un respirò profondo e mi spuntò un sorriso nel guardarmi intorno e cominciare a vedere cose a me familiari.
Tornare a casa era sempre bello. E ora lo era sul serio.
''Benvenuta in Canada!'' lei mi guardò sorridendo. Il suo viso aveva ripreso colore. Forse questo andar lontano sta facendo bene ad entrambi.
''Vieni..'' la presi nuovamente per mano per portarla nel parcheggio riservato dell'aeroporto.
''Dove andiamo?''
''A prendere la mia macchina?'' le dissi con uno sguardo più che fiero.
''La-a-a tttua m-m-macchina?''
''Come pensi di arrivarci a casa mia? A piedi?'' Sam scosse la testa lasciandosi andare ad una risata.
 
Salimmo in macchina e misi in moto. Per almeno dieci minuti nessuno disse niente, Sam era troppo impegnata a fissare i paesaggi canadesi dal finestrino e io troppo concentrato a cercare una canzone decente da ascoltare che passasse qualche radio.
Improvvisamente cambiando stazione si sentirono le note di Everytime. Ovviamente lasciai su quella radio, gongolandomi all'idea di aver trovato una stazione radio che stava passando una nostra canzone.
Sam scoppiò a ridere.
''Che c'è?'' le chiesi sorridendogli e muovendo la testa come durante una partita di tennis, dalla strada a Sam, da Sam alla strada.
''E' assurdo!'' disse lei raccogliendosi i capelli in una coda alta, prendendo un elastico tra i bracciali sul polso.
''Cosa? Che passino una nostra canzone alla radio? Non direi, siamo in Canada e noi siamo canadesi, è normale..''
''No, è assurdo che passino proprio questa!''
Rimasi a fissarla qualche secondo in più prima di tornare con lo sguardo sulla strada.
''Perché?''
''Sai meglio di me il testo della canzone!'' mi rispose finendo di legarsi la coda.
 We jumped in the car and drove as far as we could go
just to get away.
Già, forse era davvero assurdo che passassero proprio questa. Il testo sembrava parlare di noi, nonostante fosse stata scritta e incisa anni prima.
Posai nuovamente lo sguardo su di lei, e mi soffermai a fissarle una macchia scura che le si intravedeva tra il collo e il petto.
''Cosa hai fatto lì?'' le dissi allungandomi indicandole il punto preciso.
Lei alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere.
''Dovresti saperlo, visto che sei stato tu Bouvier, ieri sera!''
Mi presi a schiaffi mentalmente. Che idiota, non potevo averle fatto davvero una domanda così stupida. E, cosa ancora più stupida, mi ero ritrovato a pensare che potesse essere stata con qualcuno, che ovviamente non ero io, e ero già diventato geloso.
Mi presi nuovamente a schiaffi mentalmente.
Sam si sporse in avanti cominciando ad osservare minuziosamente tutti i pulsanti presenti vicino ai comandi della radio, e si voltò ad osservare i sedili posteriori.
''Bella macchina!'' esclamò poi.
Improvvisamente mi ritrovai a pensare a quanto quei sedili sarebbero risultati comodissimi nel caso in cui avessimo deciso di farci sesso. Dopo tutto, a cosa servono i sedili posteriori di una macchina quando si è solo in due? E soprattutto un ragazzo e una ragazza? Immaginare Sam, nuda, sui sedili posteriori della mia macchina diciamo che non mi permetteva il massimo della concentrazione nella guida, infatti dovetti sterzare bruscamente per poter tornare nella carreggiata dopo aver invaso abbondantemente quella del verso opposto, dove fortunatamente non arrivava nessun altra macchina.
''Quanto hai pagato per farti dare la patente?'' disse lei prendendomi per il culo e tornando ad osservare i pulsanti sul cruscotto.
Risi istericamente cercando di riportare i pensieri sul pianeta terra.
''Questo a cosa serve?'' mi chiese Sam prima di premerlo senza permettermi di rispondere. Il tettuccio sulla macchina si aprii. Si, avevo quei tipi di macchina che hanno quella specie di finestre che si possono aprire, quando l'avevo comprata mi era sembrata una figata pazzesca, smontata subito da Chuck che mi aveva detto che se proprio volevo guardare il cielo e farmi scompigliare i capelli mentre guidavo, tanto valeva comprare una decappottabile e ovviamente non dare passaggi a Jeff, ovviamente per quanto riguardava lo scompigliamento dei capelli, che in quel caso non sarebbe riuscito.
La vidi sorridere, slacciare la cintura di sicurezza e sollevarsi in ginocchio sul sedile.
''Sam!!!!! Cosa fai?????'' quasi urlai. Calmati Pierre, si sta solo alzando in piedi sul sedile.
Si. Sta. Solo. Alzando. In. Piedi. Sul. Sedile.
''Calmati Bouvier!'' mi disse con la testa già fuori dalla finestra del tettuccio della macchina, con i capelli dal vento, facendomi tap tap sulla testa con la mano ''Cerca solo di guidare dritto, se ce la fai, okay?''
Scoppiai a ridere e ogni tanto voltavo lo sguardo verso l'alto vedendola ad occhi chiusi, braccia aperte e un sorriso non indifferente stampato in faccia.
Forse le avevo fatto bene, forse questo scappare le serviva.
Tornò a posizionarsi sul sedile, i suoi capelli liscissimi erano leggermente arruffati, le davano un aria davvero sexy e mi balzò nuovamente nella mente l'idea di accostare appena possibile e saltarle addosso.
Abbassai leggermente il finestrino facendomi arrivare dell'aria fresca in piena faccia per farmi riprendere velocemente.
''Pierre sai cosa stavo pensando?'' mi chiese Sam rompendo il silenzio che si era formato.
''Mmm?'' non distolsi lo sguardo dalla strada.
''Voglio farmi un tatuaggio!''
Frenai bruscamente, facendo sbattere entrambi contro la cintura di sicurezza che si blocco per evitare che finissimo spiaccicati contro il vetro della macchina.
''Che c'è? Sei impazzito?'' mi disse lei un po' scossa per la mia mossa improvvisa.
''Vuoi f-f-farti un tatuaggio?''
''Si che c'è di strano? Tu sei pieno!''
Spostai lo sguardo sul mio braccio sinistro che tenevo sul volante.
''E quando lo vorresti fare?'' le chiesi riportando lo sguardo sulla strada.
''Adesso!''
Frenai di colpo nuovamente. E nuovamente la cintura di sicurezza si bloccò.
''Di un po', qual'è il tuo problema? Vuoi che guidi io?'' mi disse Sam incrociando le braccia davanti al petto.
''Vuoi farti un tatuaggio....adesso?!''
''Si, perchè? Non vedo dove sia il problema!'' mi disse prima di piegare leggermente la testa di lato.
''Ma tua mamma...''
''Si, mia mamma mi ucciderà, ma mi ucciderà per essere scappata in Canada e soprattutto per essere scappata in Canada con te! Penso che la possibile incazzatura per un tatuaggio sarà irrilevante..'' scoppiò a ridere appena finita la frase.
Feci ripartire la macchina e dopo dieci minuti di viaggio parcheggiai in una piazza e spensi il motore.
''Dove siamo?'' mi chiese Sam guardandomi.
''Andiamo a fare il tatuaggio, qui ho fatto i miei!'' Sembrava passata una vita eppure solo pochi mesi prima ero stato qui per finire di colorare il tatuaggio sulla gamba.
 
Appena entrammo Chad mi venne in contro abbracciandomi.
''Pierre, quanto tempo, come stai? Ma non eravate in tour?''
''Siamo appena tornati!'' Chad è il mio tatuatore di fiducia, Sam non potevo che portarla da lui.
''Com'è andata?''
''Alla grande Chad, come sempre!''
''E questa bella ragazza?'' mi chiese lui posando lo sguardo su Sam. Sam stava fissando tutte le foto di tatuaggi presenti sulla parete finché non si accorse che la stavamo fissando.
''Lei è Samantha, la mia ragazza!'' Vidi che rimare immobile per qualche secondo prima di avvicinarsi e allungare la mano verso quella di Chad.
''Ragazza? Non pensavo di rivederti fidanzato dopo la storia con Lachelle, lo sai?''
Sam tentennò un po' a quelle parole, ma poi più decisa strinse la mano di Chad.
''Piacere, Sam!''
''Il piacere è tutto mio!'' le rispose lui, per poi posizionarsi dietro il bancone.
''Allora, cosa posso fare per voi?''
''Sam vorrebbe fare un tatuaggio!'' spiegai sedendomi su uno sgabello e appoggiandomi al tavolo del bancone.
''Bene, hai già qualche idea?'' Sam guardò Chad con aria confusa.
''A dire la verità no..'' Lui si chinò sparendo per qualche secondo per poi riemergere con in mano due album pieni, stracolmi di foto di tatuaggi.
''Che ne dici di dare un'occhiata qua? Magari trovi qualcosa che ti piace!''
Sam prese gli album, cominciò a sfogliarne uno e si immerse nelle foto alla ricerca dell'ispirazione per il suo tatuaggio.
Chad mi si avvicinò ''Di un po' dove l'hai trovato questo bocconcino?''
Bocconcino? Ehi, andiamoci piano. Quel bocconcino si dal il caso sia mio.
Ma Sam chiuse violentemente uno degli album non dandomi il tempo di rispondere a Chad.
''Trovato?'' le chiesi sorridendole e vedendola avvicinarsi a me.
''Si..''
''Bene, allora andiamo subito nella sala di là che preparo tutto il materiale!'' Chad ci fece strada e Sam si posizionò sdraiata sul lettino a pancia in giù, con la spalla destra scoperta.
Mi avvicinai a lei con la sedia sul quale mi ero seduto. Ci guardavamo negli occhi, ci leggevo un po' di paura, ma io ero lì con lei.
''Voglio me lo faccia tu!'' disse ad un certo punto.
Cosa? Io?
Sono pieno di tatuaggi, ma questo non vuol dire che io li sappia fare.
''Sam...io..''
''Voglio me lo faccia tu Pierre!''
''Ma io non ho mai fatto un tatuaggio, potrei farti male, potrebbe non venire bene, potr..'' si alzò leggermente dal lettino e appoggiò le sue labbra sulle mie facendomi smettere di parlare.
''Senti, non mi interessa se poi mi dovranno ricucire la pelle perchè mi avrai trapanato una spalla e scapola compresa, voglio me lo faccia tu!''
Sam scoppiò a ridere. Non c'era molto da ridere, avrai potuto farlo, non ho ma minima idea di come si faccia un tatuaggio.
''Colore?'' chiese tranquillo Chad.
''Nero!'' rispose sicura Sam.
Chad mi allungò i guanti neri e mi diede qualche dritta su come e cosa fare, per poi consegnarmi la penna con l'ago.
''C-c-c-osa v-v-vuoi che ti tatui?'' chiesi a Sam quasi balbettando.
''Quello che vuoi Pierre, quello che vuoi!''
Le situazione andava di male in peggio. Cosa avrei potuto tatuarle, qualcosa per cui sua mamma non l'avrebbe uccisa, qualcosa per cui lei non mi avrebbe ucciso, qualcosa per cui...
Poi mi venne un'idea.
 
Dopo neanche un minuto le dissi ''Finito!''
''Ma come? Di già?'' Chiese Sam, alzandosi lentamente dal lettino.
Si avvicinò allo specchio e sulla sua spalla vide un semplice puntino.
''Pierre...ma cosa..?'' chiese voltandosi confusa.
''Sembra un neo lo so, ma non lo è e tu lo sai, e anche io lo so. Solo io saprò che quel puntino non è un neo, solo tu saprai che te l'ho fatto io. Così sarò sempre con te Samantha!''
La vidi correre verso di me e nel giro di un secondo la stavo stringendo e baciando.
Chad non mi fece pagare nulla e presto salimmo di nuovo in macchina per arrivare finalmente a casa.
 
 
 
Sam
 
I quattro mesi successivi passarono davvero in fretta.
Cath rimase da Seb per quasi un mese, sembrava incredibile, ma tra quei due era davvero nato del tenero. Che fosse amore? Non lo so, solo loro possono saperlo.
E per quanto riguarda me, beh, sono da quattro mesi a casa di Pierre. Se è stato difficile?
E' stato difficile abituarmi al freddo polare che c'è qui durante l'inverno in Canada.
E' stato difficile comunicare con persone che non fanno altro che mixare americano e francese in una stessa frase.
E' stato difficile sentire Pierre dichiarare in un'intervista di non essere più single.
E' stato difficile abituarmi a tutta la felicità che mi ha investito.
E' stato difficile abituarmi a tutto questo per Pierre? No.
La prima mattina passata con Pierre fu una delle più divertenti, vedelo portarmi il vassoio della colazione a letto, mi era sembrato un sogno, era tutto perfetto, finché non vidi in cosa consisteva la colazione.
Bacon e uova.
Non l'ideale, o almeno, non nelle mie abitudini.
''Che c'è?'' mi aveva chiesto con aria interrogativa vedendo la mia faccia ''..ehm...fammi indovinare, in Italia non fate colazione con bacon e uova eh?''
Ci credete se vi dico che in quattro mesi ora Pierre fa colazione con yogurt e cereali? Giuro di non averlo costretto. Una mattina decise di sentire la mia colazione diventandone così dipendente.
 
Ma non tutto va come ti aspetti.
Il giorno della registrazione del loro nuovo video e la mia stupida idea di accettare di assistere alle riprese non migliorò la situazione.
Sul set una biondina tutta tette e niente cervello ci provò tutto il giorno spudoratamente con Pierre. Cercai di rimanere calma, ma poi non ce la feci più e decisi di lasciare tutto e tornare a casa di Pierre prendendo un taxi.
La situazione non migliorò a fine giornata quando Pierre tornò a casa trovando fuori dalla porta un pacco per me.
Quando me lo consegnò, decisi di aprirlo davanti a lui, altra pessima idea. Me lo spediva Gio.
Per il mio compleanno, il pacco mi arrivò una settimana in anticipo. Nel pacco c'erano una felpa con il simbolo del suo gruppo, una collana in argento e una lettera in cui mi spiegava che forse il pacco mi sarebbe arrivato in anticipo, ma non sapendo quanto tempo ci avrebbe messo ad arrivare in Canada me lo aveva spedito molto prima. Decisi di rispondere a Gio.
Inutile dire che io e Pierre litigammo. Quella fu la nostra prima vera litigata. Mi disse che se ci tenevo così tanto sarei dovuta tornare con lui e cose del genere.
Il mio cuore non poteva reggere.
 
E' principalmente questo il motivo per cui ora mi trovo a scendere da un aereo che ha volato per nove ore e mezzo.
Sono nell'aeroporto di Milano.
Si, ho mollato tutto e sono tornata a casa. Amo Pierre e proprio per questo non sono riuscita a sentire queste cose dette da lui, a sentirgli dire che mi avrebbe lasciato.
Incredibile di quanto tempo ci voglia per riempire una casa di ricordi, e poi riuscire a far entrare tutto in quattro scatoloni.
Mi sentivo davvero a pezzi, e ovviamente non solo fisicamente.
Camminavo fissandomi i piedi per cercare di non incontrare nessuno sguardo delle persone che passavano di fianco a me.
Seguii il corridoio di atterraggio dal volo per andare verso la sala centrale dell'aeroporto, dove atterravano tutti i voli.
''Oddio guarda!''
''L'ho già visto da qualche parte, ne sono sicura!''
''Ma dove va? Cosa pensa di fare?''
''Quel ragazzo l'ho già visto in tv!''
''Ma si è il cantante di quelli che cantavano ueeelcom to mai laif!''
 
Ma cosa?
Sollevai di colpo lo sguardo sentendo le frasi della gente attorno a me.
Smisi di respirare. A pochi metri da me vidi Pierre corrermi in contro.
Nel giro di un secondo mi raggiunse e sentii le sue labbra sulle mie. Io rimasi immobile. Il mio cuore smise di battere per qualche secondo e pensai seriamente di svenire.
Si staccò dalle mie labbra e appoggiò la sua fronte alla mia appoggiando le sue mani sulle mie guance.
''Scusami, scusami Sam, scusami se sono stato così tanto un'idiota, scusami, non avrei mai dovuto lasciarti andare!'' mi disse mentre tutti si erano sbloccati a guardarci.
''C-c-come fai ad essere qui?'' gli chiesi non sapendo cosa dire.
''Ho preso un aereo!''
''Si, ma come fai ad essere arrivato prima di me?''
''Essere me ogni tanto ha dei vantaggi, ho preso uno di quegli aerei veloci di una compagnia nonsocosa che..''
Non lo feci finire di parlare che continuai io ''Cosa ci fai qui?''
Si allontanò da me e mi si inginocchiò davanti. Il sangue mi si raggelò nelle vene, mentre il tempo sembrava esserci fermato.
Pierre. Bouvier. Cosa. Cazzo. Stai. Facendo. ?
Prese una scatolina dalla sua tasca dei jeans e la aprii. Mi sentii svenire sul serio.
''Non voglio nient'altro da te, se non il tuo consenso per rovinarti la vita per sempre.''
Scoppiai a piangere accennando un si con il capo. Pierre si alzò di scatto e mi baciò accompagnato dalle urla e applausi di praticamente tutto l'aeroporto Milano Malpensa.
''Scusami, sono stato un idiota..''
Tornai leggermente sulle punte e lo baciai nuovamente.
''Torniamo a casa?'' mi chiese Pierre.
''Visto che siamo in Italia, che ne dici di fare prima colazione?'' gli chiesi prima di fargli un occhiolino.
Pierre scoppiò a ridere per poi passarmi un braccio sulle spalle e incamminarci verso il bar dell'aeroporto.
''Sam?''
Mi girai lo sguardo per guardarlo meglio, intrappolata dal suo braccio.
''Ti amo.''
Oh, anche io ti amo Bouvier, anche io ti amo.








E' un po' strano mettere 'completa'.
E' un po' strano, ma finalmente ci siamo, la storia è finita.
E' finita, in un capitolo che definirei INFINITO, scusatemi. Pensavo di finirla in almeno altri due capitoli, ma poi ho deciso di finirla in questo, di mettere tutto qua.
Partiamo dal principio.
Ora, che siamo arrivati alla fine, le spiegazioni sono d'obbligo.
Perché? Perché ho scritto questa storia? Perché nello scrivere puoi rendere tutto possibile, puoi creare un mondo tutto tuo, puoi vivere i tuoi sogni, puoi far divertire, insomma, PUOI.
Fa troppo da pubblicità con George Clooney che con il suo perfetto italiano esclama ''immagina, puoi''? Forse.
Beh, lasciate che vi dica una cosa: seguite i vostri sogni, qualsiasi siano.
Citando una canzone dei 30 seconds to mars vi dico ''In defense of our dreams'' non sapete quanto credo in questa frase.
Come non sapete quanto creda nella frase che dice ''Canzoni che sanno chi sei molto meglio di te.'' di Luciano Ligabue.
E vorrei dire a tutte quelle persone che spesso vedo dire ''Anche io vorrei incontrare il mio idolo!'' o ''Anche io voglio andare ad un concerto della mia band preferita!'' o ''Anche io voglio poter piangere ed emozionarmi ad un concerto!''
Beh, sapete cosa vi dico?
Fatelo, vivete i sogni, prendete un aereo e andate ovunque, fate tutto quello necessario per realizzarli, questi cavolo di sogni.
Nessuno ha detto che sarebbe stato facile.
E fidatevi, io lo so bene, ormai avrò fatto più di una trentina di concerti nella mia vita, e vi assicuro che nessuno vi regala niente.
Le ho aspettate tutte le ore di attesa, li ho presi tutti i lividi da transenna, sono finita in tutto il mio sorriso da ebete in piena felicità da concerto sugli schermi di un cinema finendo in un film, ho pianto e mi sono emozionata ai concerti, mi sono sentita davvero felice.
Se non avete ancora vissuto tutto questo spero lo possiate vivere presto, ve lo auguro con tutto il cuore.
 
Spero questa storia vi sia piaciuta.
Spero mi facciate sapere cosa ne pensate, spero tutti quelli che l'hanno letta mi lascino una recensione facendomi sapere se si sono sentiti Sam anche solo per un secondo.
Perché io si. Ma ovviamente io sono di parte, avendola scritta! Eh!
Mi scuso per eventuali errori. Quanto solo formale.
E allora grazie Simple Plan, per davvero tante, troppe cose.
 
Se volete farmi sapere anche solo su twitter: https://twitter.com/silviL7 
 
Concludo dicendo questo..
 
Dedico questa storia ad una persona:
Adriana.
Penso sappia il perché.
 
Grazie.
Silvia

 
 
  
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