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Autore: daemonlord89    01/04/2013    1 recensioni
Quando Jeremy riceve in eredità da suo zio una magnifica villa a Dover non riesce a crederci. Ma il dono è accompagnato da un misterioso messaggio, che lo zio ha voluto far pervenire solamente a lui, in privato. Qual è il significato della scritta sul biglietto di carta?
Un'avventura che porterà nel meraviglioso mondo del mare, per scoprire uno dei più grandi segreti che esso protegge.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Cronache degli Abissi'
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Capitolo nono
Immersione

 

Com'è l'immagine?” chiese Andreas, attraverso il microfono. Si era gettato in acqua da qualche minuto e aveva acceso da poco la telecamera. Era attaccata alla sommità del suo casco, quindi era come vedere in prima persona ciò che vedeva anche lui.
“Mah, non si vede granché.” ammise Annika. Sullo schermo, infatti, c'erano poco più che macchie indistinte. Il krill.
“Ich weiss, qui è pieno di microrganismi! Faccio fatica a muovermi, persino.”
“Maledizione.”
“Già, non è una bella situazione. Aspetta, provo a muovermi un po', ad avvicinarmi all'isola. Magari riesco a trovare un punto migliore.”

Andreas nuotò facendosi largo tra il krill, ma la situazione non sembrava migliorare. Ovunque lui guardasse vedeva solo biomassa luminosa. Di una sola cosa era contento: il blu era il suo colore preferito.
Imprecando, il sommozzatore raggiunse una parete rocciosa, rischiando di andarci a sbattere a causa della scarsa visibilità.
“Tutto a posto?” chiese Anni dalla trasmittente.
“Ja, ho evitato lo scontro per miracolo. Sto bene, non ti preoccupare.”
Si girò e diede un'occhiata ai dintorni. Krill, krill e ancora krill. Non poteva continuare così.
“Ok, ascolta, Anni.” disse “Ho bisogno che controlli con l'ecoscandaglio questa zona. Devi individuare un'area con meno concentrazione di plancton.”
“Ok, dammi un attimo.”


Cavolo, pensò la donna, mentre scandagliava la zona. Il mare era come una via di Londra nell'ora di punta. Stava quasi per perdere la speranza, quando notò qualcosa.
“Andreas, dirigiti alla tua sinistra, non staccarti dalla parete. Forse c'è una zona un po' più libera.”
“Danke, Anni.”
La donna attese, tamburellando con le dita sulla tastiera del computer. Improvvisamente, l'immagine sul monitor divenne più chiara.
“Oh, così va decisamente meglio!” esclamò.
“Sono d'accordo, è tutta un'altra cosa. Bene, comincerò da quest'area, vediamo se riesco a trovare qualcosa.”

Neumann puntò la torcia in ogni direzione, verso il fondale ma anche contro lo scoglio. Qualsiasi piccolo indizio sarebbe stato importante. Eppure, non trovò nulla. Provò nuovamente la sensazione di frustrazione che l'aveva assalito tempo prima, quando era stato contattato da Amos.
“Nein.” ringhiò, stringendo i pugni.
“Andreas?”
“Sì, Anni?”
“Ascolta, mi hanno contattata Nathan e Jeremy. Hanno detto di aver trovato qualcosa di importante, entrando in un passaggio segreto celato nella roccia. Prova a vedere se c'è qualcosa di simile anche lì.”

Un passaggio segreto? Rifletté Andreas. Certo!
Gli venne in mente che poteva esserci un motivo per cui nella zona che aveva usato come punto di partenza c'era meno concentrazione di krill. Avrebbe potuto esserci una fenditura nello scoglio, che aveva deviato parte del plancton verso una zona interna, magari una caverna. Tornò lì e controllò attentamente.
Eccola. Un'apertura nella roccia, un tunnel forse naturale. Andreas controllò con attenzione, verificando che era abbastanza grande perché lui ci passasse.
“Anni, ho trovato qualcosa. Entro.”
“Ok, Andreas. Ti seguo da qui!”

Per un attimo Neumann ebbe l'impressione di essersi incastrato, ma con un colpo di gambe riuscì a divincolarsi e ad accedere ad una sezione di tunnel più larga, che gli fece tirare un sospiro di sollievo. Lì il krill era poco e poteva nuotare tranquillamente. Diede altri potenti colpi di pinne, fino a sbucare dall'altra parte.
Ciò che si parò davanti ai suoi occhi lo lasciò senza fiato. Non aveva parole per descrivere quanto vedeva, perciò si limitò a mostrarlo tramite la telecamera, effettuando una panoramica con la testa.

“Oh, cielo!” si lasciò sfuggire Annika, quando vide dove Andreas era giunto. Stava giocando con una chiave inglese, per ingannare la tensione; questa le cadde dalle mani.
La caverna dove l'amico era entrato era immensa, probabilmente occupava tutto l'interno dell'isola. Dal fondale alla volta doveva essere alta almeno sessanta metri, se non di più. Il diametro, poi, raggiungeva sicuramente le due centinaia.
Ancor più incredibili, però, erano le statue. Ad intervalli regolari, sulle pareti, erano scolpiti dei mezzi busti. Sembravano rappresentazioni di qualche divinità, forse un dio del mare. Il corpo era umano, ma la testa era di pesce. I dettagli non erano molti, ma tutte avevano la bocca aperta, spalancata in quello che sembrava un muto grido. Le braccia erano conserte, come in un gesto ammonitivo. In quel momento, effettivamente, Annika si sentiva in soggezione, come se Andreas avesse varcato una soglia che non doveva attraversare.
“Li vedi, Anni?”
“Sì. E' incredibile.”
“Concordo. Aspetta, vado avanti.”

Superato il momento di paura iniziale, Neumann nuotò all'interno dell'immensa grotta. Gli occhi delle statue sembravano seguirlo. Dov'era finito? La sua mente vagliò infinite possibilità, una più assurda dell'altra. Ma d'altronde, in quel momento, gli sembrava che l'assurdità fosse diventata la norma.
Oltre alle statue, ora lo notava, c'erano dei tunnel scavati nelle pareti. Prese coraggio e si infilò in uno di essi, sufficientemente alto perché ci potesse passare in piedi. Il tunnel deviava e si apriva su numerose piccole grotte.

Stanze di un'abitazione? Pensò. La plausibilità di quell'idea lo spaventò. Se davvero erano stanze, cos'era quel luogo in realtà?
Tornò nella caverna centrale e si diresse verso il fondale. Quando fu a poca distanza, la luce della torcia illuminò quello che sembrava un enorme disegno. Avvicinandosi ulteriormente, Andreas vide che esso raffigurava una linea curva, che girava più volte attorno ad un fuoco, senza mai intersecarsi con sé stessa. Aveva un inizio e una fine, ma era quasi impossibile seguirla tutta senza perdersi.
Si portò le mani alla bocca, quasi dimenticandosi del casco.
“Cos'è, Andreas?” domandò Annika.
“Non è possibile. Quel simbolo...”
“Cosa?”
“E' il labirinto.”
“Il labirinto?”
“Ja, si tratta di un simbolo antichissimo. E' presente in un gran numero di culture, se ci pensi anche nella nostra, come simbolo di perdizione.”
“E...?”
“E' stato usato anche per indicare il labirinto del Minotauro, ma la sua origine è ancor più antica.”
“Cosa indica, in questo caso?”

Preparati, Anni. Ciò che ti sto per dire ti potrebbe far ridere e farebbe ridere anche me, se non fossi qui, in questo luogo. Sotto il loro sguardo.” concluse, riferendosi alle statue di pietra, che parevano sempre più minacciose.
“Spara.”
“Questo labirinto, il più antico che sia mai stato documentato, è il simbolo di Atlantide.”

   
 
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