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Autore: scythemeister_MakaAlbarn    02/04/2013    17 recensioni
C'è odore di sangue intorno a te? Sei stata di nuovo tu, no?
Non ti dovresti stupire.
Apri gli occhi. Nero nel bianco. Non hai freddo, piccola strega. Non sai cosa sia il gelo. Eppure ce l'hai dentro. E fuori. Aspetti.
Che qualcuno ti salvi.
Aspetti.
Piccola principessa, la tua guardia basterà a proteggerti?
La Fata blu forse ti porterà via, con il suo amico dai capelli di neve. Le loro mani non si sono ancora separate.
Non ti resta che sperare, piccola strega. E aspettare...ancora.
Genere: Azione, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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capitolo 11

 

 

PETALI NERI…

 
 

 “Certo Maka, che così sei davvero ridicola…” 

Poteva sentirlo, Maka…
Poteva ascoltarne la voce, vedere il suo profilo nel nero pece delle palpebre serrate. Poteva sentire l’odore del suo sangue, del suo sudore gelato e lo scricchiolare delle sue ossa. Soul, l’anima di Soul.
La neve nei suoi vestiti le sembrava bollente e la testa le stava scoppiando. Ormai, una patina giallastra le incrostava il polpaccio.
Ma Soul…Soul tra le sue dita, nella sua mente, abbracciato alla sua anima, era lì per lei.
Il suo lungo manico le trasmetteva calore, nonostante fosse apparentemente metallico. Era come se le dita dell’albino le stessero stringendo i polpastrelli.
Un boato, ghiaccio e piccole zolle di terreno si levarono dal suolo, rimanendo a fluttuare a mezz’aria.
“Non rompere…”- sbuffò la piccola meister roteando gli occhi –“Non ti ho chiesto io di mozzarmi il codino.”
Non riuscì a trattenere una lacrimuccia…
Traballò qualche istante, prima di riuscire ad alzarsi. I piedi incespicavano e le caviglie facevano male. Strizzò gli occhi –“Ahi!”
 
“E balli anche abbastanza da cani, secchiona…”- continuò il ragazzo, riacciuffandola di peso dopo una rovinosa caduta.
“Quelle non dovresti metterle se non ci sai camminare.”
Sorrise beffardo quando la meister gli si arpionò il braccio per mantenere un minimo di equilibrio.
“Sei tu che sei andato a destra, idiota.”- grugnì Maka, fissandolo in cagnesco.
Lui le passò una mano tra i capelli, sciogliendo i sottili lacci che stringevano i capelli biondo cenere. Sotto la luce delle tenui fiaccole, avevano assunto dolci sfumature dai toni perlati.
“Sono delle trappole.”- piagnucolò ancora, lanciando uno sguardo alle altissime calzature che le si aggrovigliavano su per le caviglie –“Dovrebbero vietarne il commercio.”
Le ciocche ricaddero morbide su una spalla, mentre dall’altra parte scendevano ad incorniciare il viso infantile e le guance rosee.
TOTALE ASIMMETRIA.
Se solo Kid l’avesse potuta vedere in quel momento...
 “Sai, Maka.”- ghignò Soul, avvicinandosi al suo orecchio –“Qui sono io a guidare.”
La giovane gonfiò le guance, senza imbarazzo, stringendo la giacca del partner tra le dita. Non era abituata a quei lunghi guanti di seta che pizzicavano leggermente sul dorso.
“Lo so, l’ho letto...”
“Ovviamente!”
 
Intorno a loro la nebbia si era dissolta. Un globo pulsante di luce bianca li circondava, spazzando i cristalli di ghiaccio con le sue candide, immense ali d’angelo.
“Hai problemi, Soul?”- rise la fanciulla.
“No, è cool.”- asserì l’arma, mordendosi l’interno delle guance.
 
Maka piegò la testa di lato, sporgendo il labbro –“Dovremmo impegnarci di più.”
“Dici?”- soffiò l’albino, poggiandole il mento sulla spalla ossuta.
La partner annuì leggermente, lasciando che lo sguardo perso spaziasse sulle ombre della grande stanza. Il grammofono saltò un paio di volte, accompagnato dalle lamentele di un certo piccolo demone rosso.
“Dobbiamo uscire dalla foschia...”- fece vacua –“Non ci possiamo permettere di essere attaccati ancora da quei...quei...”
“Cosi.”- concluse la falce, sospirando.
Maka sorrise, abbandonando la fronte contro il suo petto –“Già.”
 
La grande anima bianca si dilatò ancora, sollevando il nevischio sporco. I capelli infangati non volavano più di tanto, tutti appiccicati alla pelle livida e graffiata, alla fronte e al collo.
La shokunin trattenne il fiato per un istante, abbassando la lama fulgida della sua arma fin sotto il naso.
“Okay.”
Soul...era sempre stato l’inverso dei suoi principi. Metteva in discussione ogni suo dogma, demoliva i suoi ideali. Era illogico e cafone. Scorbutico, introverso e maledettamente presuntuoso.
E fiero come pochi...
Un bastardo! L’avrebbe ucciso senza sentirsi troppo in colpa.
Eppure, pur essendo tanto diverso da lei, le somigliava più di chiunque altro.
Maka saggiò la presa sul lungo manico, schioccò la lingua.
Nessuno avrebbe mai scommesso un soldo bucato su di loro.
“Non entreranno mai in sincronia.” si erano sempre sentiti dire, “Le lunghezze d’onda sono troppo in contrasto.” Ed entrambi, in fondo, l’avevano sempre saputo...
Ma era stata quella loro testardaggine incurante dei pregiudizi, quel loro essere una cosa sola, un’unica anima, ad averli portati lontano. E ora avrebbero potuto girarsi e ridere in faccia a chi non aveva creduto in loro.
La loro risonanza era qualcosa di fastidioso e sgraziato, perfetto nella sua imperfezione. Unico.
Miravano in alto, avrebbero continuato a farlo.
“Okay...”- ripeté piano, poggiando un bacio sul filo della lama.
Soul chiuse gli occhi.
“Eco dell’Anima.”- esalò.
 
 
Akemi dondolò sui talloni portandosi poi in punta di piedi.
A braccia tese dietro la schiena e dita intrecciate, stringeva la zampetta pelosa dell’orsacchiotto che ad ogni oscillazione si scontrava sui suoi polpacci sottili.
Aspettava.
Voleva ringraziare quei due ragazzi coraggiosi che più di chiunque altro avevano tentato di aiutarla. Sarebbe andata a cercarli, alla fine, per regalare degna sepoltura ai loro corpi.
“Se lo meritano...”- sussurrò, spostandosi con il ditino un ciuffo che le era finito tra le labbra –“No, Hime-chan?”
La mano si fermò a pochi centimetri dalla sua bocca prima di ricominciare la sua discesa, immobile.
La strega bambina spalancò gli occhi. Forse vide il lampo immacolato squarciare la bruma, forse semplicemente si rese conto che le sue marionette non c’erano più. Si piegò sulle ginocchia, incapace di respirare per il dolore e la luna, immersa nel suo mare stellato, tornò finalmente a fremere. Lo spettacolo era ricominciato…
Le particelle sottili della densa coltre di nebbia vibrarono, increspandosi come scosse dal vento. Spazzate via in un istante.
La piccola alzò il viso in tempo per scorgere un globo di luce colossale che lentamente veniva riassorbito da una figura piccina piccina che stringeva un’imponente falce tra le braccia. La vide scattare in avanti, celere, sfrecciare sicura bruciando i metri che la separavano da lei.
La vista le si annebbiò. Aveva un paio di ali sulla schiena?
Le era parso di intravederle, ma forse l’aveva soltanto immaginato.
“Una persona non ha le ali... Non può averle.”- rantolò, guardando la neve candida dinnanzi a lei.
Le spesse catene che le cingevano l’anima tintinnarono ancora, producendo un clangore agghiacciante. Non si era mai sentita tanto stanca, a breve l’angelo e il suo amico l’avrebbero raggiunta. E pregava che per una volta, le venisse risparmiata la tortura di rispondere all’attacco e di uccidere.
Non le restava che attendere, come aveva sempre fatto.
Attendere che lei si risvegliasse, costringendola a lottare ancora o che quella lama lucente calasse sibilando, liberandola dalla sua atroce condanna.
Attendere, in silenzio.
“E’ triste...”- disse piano.
Il tonfo dei passi adesso era molto vicino. Stavano rallentando sempre di più.
Vide un paio di scarpe entrare timidamente nel suo campo visivo e i passi si arrestarono. Erano tutte sporche di sangue raggrumato, scuro.
“Hai ragione.”- rispose flebile una voce.
Akemi scosse la testa, disegnando arabeschi nella neve.
“Tu sei un angelo...”- disse, spenta –“Portami via.”
Sentì un singhiozzo, simile ad un riso trattenuto, poi una piccola mano si aprì dolce tra i suoi capelli. Era cocente, così calda che a stento riusciva a sopportarne la presenza. O magari era lei ad essere terribilmente gelida...?
Alla prima se ne unì una seconda più pesante che la sfiorava con un solo dito facendole dondolare la testa da destra a sinistra. E pure quella scottava.
Guardò davanti a sé, oltre le orecchie sgualcite dell’orsacchiotto che teneva sulle cosce.
Anche i piedi da due erano diventati quattro.
 
 
Silenzio.
Le candide pareti di gommapiuma salivano fino a dove lo sguardo non poteva più raggiungerle, così come i lunghissimi fili argentati ai quali erano appese stelle di cartoncino rosso di svariate dimensioni. Alcune, grandissime, toccavano il pavimento niveo, generando riflessi sanguigni sul marmo, altre, piccole e insignificanti, giravano su se stesse toccandosi, di tanto in tanto, le une con le altre. Parevano essere state ritagliate da mano inesperta. Alcune erano sparse a terra, simili a sporadiche foglie autunnali.
L’albino ne sfiorò una che dondolava placida davanti ai suoi occhi, più cerchiati del consueto. Crepitò appena, prima di cadere al suolo.
Ovunque spuntavano strani fiori neri simili a gigli, dalle foglie scure e secche, i cui morbidi petali si protendevano alla luce fittizia delle stelle di carta, puntellando il biancore della stanza come gocce di catrame.
“Posticino allegro, non trovi?”- sghignazzò sghembo, distendendo la fronte.
Maka lo fulmino con lo sguardo.
Entrambi erano ancora sporchi e affaticati e i loro abiti non erano mutati, come nella Black Room. Quel luogo trasmetteva una strana sensazione.  Vi regnava un particolare profumo dolciastro, come se qualcuno avesse fatto bruciare dello zucchero. Pareva vuoto e asettico, eppure sporco, contaminato.
In una parola…sgradevole.
La giovane arricciò il naso, stringendo più forte la mano del compagno.
“Non piace neanche a voi, vero?”
“Fa davvero schifo.”- asserì la falce, sogghignando.
I partner si voltarono un poco. Davanti a loro, improvvisamente, una bambina dai fluenti capelli scarlatti li osservava da dietro le lunghissime ciglia corvine. Sbatté le palpebre, spostando il peso su una gamba.
“Sì.”- fece a sguardo basso.
Girò dunque sui talloni e sgattaiolò goffa oltre un’altra enorme sagoma vermiglia. Il suono dei suoi passi pareva venire risucchiato dal pavimento freddo.
“Andiamo, Soul.”- pronunciò la meister, puntando dritto davanti a sé. Avvinghiatasi al partner con ambo le mani, cominciò a strattonarlo un poco, saltellando su una gamba.
“Muoviti!”- aggiunse ancora, lanciandogli uno sguardo agguerrito.
L’albino sghignazzò di rimando. Sarebbe annegato in quello sguardo.
“Agli ordini, My Master.”
 
 
La giovane lisciò la lunga gonna nera, riassestandosi sul basso sgabello. Un ricciolo nero le scivolò sulla fronte quando sollevò il volto. Aveva grandi occhi cinerei e pelle di alabastro, labbra esangui e mille forcine tra i capelli.
La falce sudò freddo. Avrebbe preferito non rivederla più.
Era lei.
“Dolce Akemi…”- pronunciò, tornando a stringere tra le braccia un orsacchiotto di pezza rosa. Lunghe maniche di pizzo ricadevano aggraziate dalle sue spalle, arricciandosi sui gomiti, drappeggiando fino a terra –“Abbiamo ospiti.”
Maka deglutì, sentendo un lungo brivido pervaderle le ossa. Quella voce morbida nascondeva atrocità innominabili. Chissà quante volte aveva persuaso l’anima tormentata della piccola strega.
Chissà quante volte l’aveva costretta e macchiata di colpe e delitti.
Una piccola lacrima si addensò all’angolo delle ciglia. Sicuramente troppe.
Svelta, la maestra strofinò gli occhi con la manica sdrucita.
La piccina sedeva a gambe incrociate d’innanzi ad un ampio foglio bianco. Alcuni pastelli rotolavano tutt’intorno a lei e i lunghi capelli generavano rivoli sanguigni sul marmo spesso. Ne prese uno, tristemente: bianco, come tutti gli altri.
“Stronza…”- ringhiò l’albino, rivolgendo un’occhiata di fuoco alla ragazza dai capelli d’ebano. Le sue iridi fiammeggiarono. Sentiva la membra ardere, mosse dall’ira e la frustrazione.
Piegò il capo in avanti, facendo ricadere i capelli sudati sugli occhi. Probabilmente solo la presenza di Maka lo stava trattenendo dall’andarle a spaccare la bella faccina da bambola.
“Avanti.”- fece questa, alzandosi e allargando le braccia con eleganza –“Sedetevi pure.”
Il peluche ruzzolò a terra.
La shokunin si guardò alle spalle, con gli occhioni lucidi. Due modeste seggiole erano apparse dal nulla. Ma i due rimasero in piedi, immobili.
La dama nera corrugò appena la fronte, dispiaciuta.
“Oh…”- singhiozzò, allungando una mano ad accarezzare la bimba –“Desiderate forse qualcosa?”
Soul strinse i pugni, affondando le unghie nella carne e nel tessuto umido del guanto della compagna.
“Stronza!”- ripeté, feroce.
“Soul!”- lo ammonì Maka, severa -“Non si dicono queste parole in presenza di una bambina!”
Mosse allora qualche passo, costringendolo ad accovacciarsi accanto ad Akemi, lei fletté un poco le ginocchia, poggiandovisi con un polso.
“Non hai qualche altro colore?”- domandò sorridendo.
Soul allungò la mano libera, sollevando le ciocche della piccola strega. Guardava il foglio bianco, assorta, concentrata nel tracciare linee invisibili.
Le pizzicò una guancia più dolcemente di quanto in realtà volesse fare e si abbassò ancora, trascinando Maka in giù, che dovette appoggiare lo zigomo contro la sua spalla.
“Allora, piccoletta?”- incalzò con malagrazia. Non era abituato a parlare con i bambini.
Akemi lo guardò appena, facendo di no con la testolina. L’albino sbuffò, spostandosi i capelli dalla fronte.
Lei dice che non servono altri pastelli.”- ne prese un altro -“Dice che ho già tutto quanto.”
La falce la scrutò, perplesso –“Ma qui non c’è niente.”
 “Dice che sono come quei fiori scuri.”- proseguì la bimba a bassa voce –“Loro non esistono, sapete? Io non dovrei esistere.”
La dama nera inarcò gli angoli della bocca in un sorriso compiaciuto. Il rosso del sangue, il bianco della solitudine e il nero della paura… Cosa si può desiderare di più?
“Non esistono fiori che crescono dal marmo, guarda come sono secchi e tristi.”
La meister ne adocchiò un paio che spuntava a qualche metro di distanza da loro e li studiò per un momento.
“Però, somigliano molto ai fiori che crescono qui fuori.”- disse timida –“E loro germogliano nella neve.”
Il volto di Akemi parve illuminarsi. Si voltò di scatto con il pastello stretto in mano, frustando l’aria immobile con le lunghe ciocche.
“Tu…li hai visti?”- gemette ad occhi spalancati.
Maka si limitò ad annuire. Poi, la piccola tornò alla sua opera.
“Li andrei a vedere se lei mi facesse uscire. Ma la porta è chiusa a chiave…”
“E tu la chiave non ce l’hai, nanerottola?”- domandò il ragazzo, volgendo gli occhi al cielo.
“L’ha buttata via.”- concluse sbrigativa, afferrando debolmente le estremità del foglio e capovolgendolo.
Soul ne percorse l’intera lunghezza con sguardo attento. Al suo centro esatto c’era una piccola chiazza nera, simile ad una toppa. La strega allungò il ditino, fino a passarlo sulla macchia.
“E’ magica.”- sussurrò, mostrando come il polpastrello affondasse nella minuta apertura per poi ricominciare a tracciare linee.
“Beh, fattene fare una dalla tua amichetta, no?”- grugnì l’albino, lanciando l’ennesima stilettata. La reazione della giovane meister non si fece attendere troppo.
“Deficiente!”- lo redarguì, schiantandogli una mano in piena fronte.
“Ahi!”
Per la prima volta in quel luogo, Maka sfilò la mano dalla presa del compagno, portandosela al petto –“Quindi quella è l’uscita.”
Saltellò sulle ginocchia lasciando sul pavimento una scia purpurea fino a che non fu spalla contro spalla alla piccina. Si sbilanciò in avanti, poggiandosi sui gomiti. La sciarpa legata al polpaccio si era allentata, aprendosi a terra.
“Sì.”- fece Akemi, senza guardarla –“E là ci sono anche le mie lacrime, ma non ho la chiave per aprire.”
“Resterà qui con me per sempre…”- precisò la dama nera, sorridendo e si chinò per cogliere un fiore che dopo pochi istanti si dissolse in polvere tra le sue dita.
Maka la scrutò di sbieco, nauseata. Sentiva che presto avrebbe ceduto, ma non poteva permettersi di perdere il controllo. In quel caso l’avrebbe perduto anche Soul e per entrambi sarebbe stata la fine.
“Le tue lacrime?”- domandò l’arma, puntando la gamba per alzarsi. Una volta in piedi, infilò le mani nelle tasche della giacca, inspirando profondamente ad occhi chiusi. In basso, sul pavimento traslucido, il suo riflesso era mutato: la sua pelle non era più intaccata da ferite e schizzi di sangue, i capelli candidi e spettinati incorniciavano un volto abbronzato. Un completo grigio chiaro lo avvolgeva, le maniche arrotolate fino al gomito e i piedi erano nudi.
La strega annuì, in uno sfarfallio di ciuffi vivaci.
“Sono le cose che lei mi ha portato via. Mi ha lasciato solo Hime-chan… ma ci gioca sempre lei.”
“Che rompiballe…!”- rise mestamente il giovane, scoprendo la dentatura –“Magari noi te le possiamo ridare.”
I suoi occhi erano rivolti al nulla e Maka, dalla sua posizione, riusciva a vedergli soltanto la schiena.
La dama si schernì di quelle parole, ridendo maligna. La sua voce soave era divenuta aspra e tonante. Allungò la mano cercando di afferrare la maestra d’armi per i capelli –“E come, poveri sciocchi? Come pensate di fare? Akemi è mia.”
“ZITTA.”
L’albino scattò in avanti, bloccandole il polso. Lei sgranò gli occhi, finalmente impaurita.
“Nella mano, Maka…”- proferì, calmo. Non aveva alcuna intenzione di farsi sottomettere ancora da quella sporca presenza. Maka l’aveva già spazzata via per lui e adesso egli avrebbe fatto lo stesso.
La fanciulla aprì il palmo, cauta, quello stesso palmo che fino a poco prima era rimasto avvinghiato a quello del compagno. Lentamente, anche il suo riflesso sul marmo cominciò a cambiare mostrando un’immagine colma di grazia e lucore. La gambe magre e insanguinate, ora erano coperte da un’ampia veste di tela azzurra che si arrampicava dolcemente fino alle spalle, e i capelli pettinati in due morbide codine: una più lunga dell’altra. Anche le guance erano tornate a tingersi del loro caldo rossore.
Le iridi smeraldine vibrarono, colme di nuova speranza.
 “Soul…”- sussurrò, mostrando una piccola chiave argentata. La passò fra le dita porgendola ad Akemi che rimase immobile a fissarla. Le labbra le tremavano.
Maka sorrise decisa, cedendogliela.
 “Il tuo nome significa bellezza splendente…”- disse ridendo apertamente, mentre continuava a guardare la piccina che ora stringeva la chiave al petto –“Questo posto così triste non è adatto a te.”
Soul ghignò in faccia alla dama nera che subito volse lo sguardo altrove.
“Che ne dici di uscire?”
“Tu…sei davvero un angelo…”- sussurrò piano, la piccola.
“Sai, all’inizio lo pensavo anch’io.”- esordì il ragazzo, costringendosi di non guardarla, per il momento. La sua reazione sarebbe stata decisamente poco cool.
“Ma ti assicuro che le mazzate che da non sono proprio “angeliche”!”
Uno sguardo carico d’astio si riversò su di lui, seguito da un tomo enciclopedico apparso dal nulla. Il giovane si scansò veloce, portandosi dietro anche la ragazza-bambola che perse l’equilibrio abbandonandosi molle contro di lui, arresa. In ogni caso non avrebbe più potuto fare nulla.
“E’ una fata…”- recitò insolente guardando al cielo, con un sorriso vero dipinto sulle labbra -“Una fata blu.”
“Fata blu, portami a vedere i fiori, per favore…” 




ANGOLO A ME:

Allora...ehm...
Sì, diciamo che non sono ancora morta, per vostra sfortuna. Muahahahahah! (?)
Ma se volete lo faccio! Mi butto? *urla dalla punta di un precipizio*
Ma sì, non vi sarò nemmeno mancata... *depressione*
Sono anche riuscita a rovinarvi le vacanze, magari.
Scusate, scusate davvero. Please, please.
"Che qualcuno la fermi..." *guinge l'idiota con una salsiccia in mano*
"Perchè hai una salsiccia in mano?"
"Sei davvero uno spettacolo pietoso, Maka. E piantala di frignare."
"Perchè hai una salsiccia in mano?"
"E se vuoi l'addento anche!"
"Sei un animale..."
"Grazie! E tu non sei umana...ma dettagli." (si riferisce al semplice fatto che i libri NON POSSONO SPUNTARE DAL NULLA!!)

Okaaaaay... Un ringraziamento a chi ancora si ostina a recensire!
kasumi_89 Kaname Kiomizu , IllyElric , Violet Star , Buki_Puntina atomica Vill , Mitzune_chan , Maka94 , angel_94_ , Michy_66 , Excalibuuur_ , luna moontzutzu , Cocco95  e robin goodfellow.
Tra l'altro, vi devo ringraziare, perchè mi arrivano messaggi meravigliosi che mi fanno sentire apprezzata e soprattutto ricordata. Davvero, li adoro.
Comunque, un abbraccio anche a:
anka6ra , Buki_Puntina atomica Vill , Excalibuuur_ , firephoenix , Frankie Albarn , Hiyoki , IllyElric , Juliet_Capulet , kuroi fuyo , Maka94 , Maoko , Mathieu96 , Michy_66 , Mitzune_chan, NonChiamatemiEvans , Pan , PandoraEvans_888 , PseudoAutrice , Rehara , robin goodfellow , shoppingismylife , sostar , Tiashe , Violet Star , Whiteney Black e Willow Gorgon che hanno inserito la storia tra le preferite...
me_ , Nancy95 e __maka__ che l'anno messa tra le ricordate...
angel_94_ , Aphrodite_Blody Rose , BakaMakaInu , briciola82 , Cocco95 , Domino_Tabby_  , Hiyoki , il gatto del cheshire ItalianBaka , Kaname Kiomizu   , kuroi fuyo , MaryEaterLebon , Mathieu96 , Mitzune_chan , OyamanekoRedPaperMoon , robin goodfellow , sostar , StarVulpix95warofchange , _Akemi_  e __maka__ per averla infilata nelle seguite...
 

Ecco qua, spero vi piaccia.
 

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E se mi chiedete chi sono io non rispondo! Scusate, va contro il segreto professionale...ù.ù
Spero solo che non mi odierete troppo per il casino di tempo che ci metto a pubblicare...
Scusate...scusate. 
"Soul..."
"Oh."
"DAMMI QUELLA SALSICCIA!"
E APPRESTOOO! *volo di scarpa*
(ormai ho paura a dirlo, sniff)

scythemeister_MakaAlbarn

  
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