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Autore: Shade Owl    03/04/2013    3 recensioni
Un mondo devastato dalla guerra, teatro di disagi e difficoltà per la popolazione. Una storia.
Che parla di un gruppo di persone coraggiose.
Tra aeronavi, pirati, storia antica ed ex militari, l'inizio di una grande avventura.
Genere: Avventura, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Ranger del Cielo'
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Leeran Gulley rappezzò il motore in modo impeccabile, a detta di Ryan, e la sua opera precedente aveva migliorato notevolmente il rendimento di tutto il mezzo, chiudendo le perdite di energia che loro non erano riusciti a bloccare fino a quel momento. Di certo ci sapeva fare e, comunque, a John serviva a bordo qualcuno capace di riparare eventuali danni o di intervenire in caso di guasti improvvisi. E, tra l’altro, un secondo pilota era altrettanto prezioso.
- Allora, me lo dai il lavoro o no?- chiese.
Era seduta a cavalcioni della poltrona del copilota, le braccia mollemente appoggiate allo schienale e il mento sul poggiatesta. Lo guardava con pacata curiosità, senza particolari manifestazioni di sarcasmo o prepotenza, almeno per il momento.
John, in piedi in cima alle scale, incrociò le braccia e sospirò, roteando gli occhi.-
- Ryan dice che te la cavi bene.- disse - E io ho un disperato bisogno di qualcuno con capacità come le tue… di meccanico e copilota. E se sei davvero capace di rivestire entrambi i ruoli, posso pagare uno stipendio in meno.-
Lei ridacchiò.
- Wow, non sapevo che fossi un genio della finanza…- disse - Quindi mi prendi a bordo?-
- Sì, ma mettiamo bene in chiaro alcune cose.- disse John - Non ti chiederò di tenere per te le tue opinioni, ovviamente, però mi aspetto la giusta dose di rispetto da parte tua. Quantomeno, dovrai comportarti bene, per dirla in termini più semplici. Puoi avere una personalità forte, okay, ma c’è un limite a tutto.-
- Okay, non ti scaldare…- rispose Leeran, alzandosi - Senti, facciamo così: io vedo di smorzare un po’ la mia vena acida… sì, riconosco di averla…- grugnì, vedendolo aggrottare la fronte - … ma sappi che sarò la prima a parlare, se dovessi sentirmi in disaccordo con te, chiaro?-
John annuì.
- Va bene.- disse - Cerchiamo di andare d’accordo e tutto andrà per il meglio.-
- Certo, capo.- disse - Ora ceniamo? Non so tu, ma ho fame.-
 
Il mattino dopo si svegliarono tutti di buon'ora e si prepararono alla partenza. John, finalmente, sedeva ai comandi del Liberty, e ne stava scaldando i motori, mentre Daz e Sky si erano sistemati alle postazioni laterali. Lee, invece, si trovava in sala macchine: almeno per quella volta avrebbe tenuto d’occhio il motore da vicino, mentre più avanti si sarebbe seduta al posto di copilota.
- Qui ponte di comando, com’è la situazione in sala macchine?- chiese John, parlando nel microfono della radio.
- Tutto regolare.- gracchiò in risposta Lee - Per ora dovrebbe funzionare, se supera il decollo siamo a posto. Se però ci schiantiamo è tutta colpa tua.-
Lui non la degnò di una risposta e passò sul canale degli altoparlanti esterni.
- Ryan, noi stiamo per partire.- comunicò.
Il meccanico, per tutta risposta, tirò una leva che fece scorrere via il tetto, così da consentire loro il decollo verticale.
- Okay, qui il capitano.- disse John, in modo che lo sentissero tutti, anche Lee e Ryan - Si parte!-
Strinse forte i comandi, dando potenza ai motori per il decollo verticale, e il Liberty si sollevò con un rombo, tremando leggermente.
Ben presto superarono il livello delle pereti e del soffitto, così che John potesse azionare i motori principali, lasciando attivi solo una parte di quelli secondari, in modo che il Liberty prendesse quota. Prese la radio e si rivolse a Ryan, che intanto era corso al proprio ricevitore.
- Qui Liberty. Decollo riuscito. Ripeto, decollo riuscito!- disse, colmo di felicità - Ci dirigiamo verso la nostra destinazione, adesso. Grazie dell’aiuto, Ryan. Ci rivedremo presto, te lo prometto.-
- Ci conto, John!- rispose il meccanico - Tornate quando volete, sarte i benvenuti!-
John chiuse la comunicazione, facendo librare l’Avionatante più in alto nel cielo e portandolo poi in posizione orizzontale. Lee entrò in sala comandi, sciogliendo i lunghi capelli rossi.
- Okay, a quanto pare vola.- disse lei, sorridendo tra sé - Bene. Ordini, capitano?-
- Sì.- rispose lui - Imposta la rotta, andiamo a Endopas.-
Lei annuì e si diresse al proprio posto per fare quanto richiesto.
- Endopas è la città del tuo amico?- chiese Daz, che invece si era alzato.
- Sì.- annuì John - Dovremmo arrivarci entro domani. Gli manderò un messaggio in giornata.-
- Bene.- disse il medico, salendo su per le scale - Allora io vado a farmi un toast, che non ho ancora mangiato, stamani… e poi credo che guarderò un po’ di tv. Sky, mi fai compagnia?-
Lui annuì e si alzò a sua volta.
- Se aspettate vengo anch’io.- disse Lee, senza distrarsi dal suo lavoro.
- E tu, capitano?- chiese Sky.
- Io resto un po’ qui.- rispose - Voglio fare l’asociale.-
- Bene, divertiti, allora.- ridacchiò Sky, mentre con Lee e Daz si allontanava in direzione della cucina - Goditi il tuo giocattolo nuovo.-
John sorrise tra sé: ne aveva tutte le intenzioni.
 
Il viaggio proseguì in maniera serena e priva di qualsiasi complicazione: il motore principale non ebbe noie, e il cielo era quasi completamente sgombro, appena costellato da qualche batuffolo lanoso di nuvole. John portò l’Avionatante sempre più in alto, mentre attorno a lui torri fumose e candidi sbuffi di vapore si ergevano come bastioni di inimmaginabile bellezza. Attraversò per gioco qualche figura particolarmente interessante, e ne sfiorò altre con i lati dello scafo, sfregiandole solo per il gusto di vedere come si sarebbero trasformate in seguito.
Scoprì che, lasciandosi la terra alle spalle, era riuscito a sbarazzarsi anche delle proprie preoccupazioni. Per la prima volta da anni non pensò minimamente alla bottiglia, alla guerra, al suo matrimonio fallito…
Ecco, ora gli stava tornando in testa Amber.
Ah, vai a quel paese! Le disse mentalmente, tornando a concentrarsi sulla rotta.
Non lasciò il ponte di comando prima di mezzogiorno, quando infine i crampi dovuti alla prolungata immobilità e la fame si fecero sentire, così mandò un messaggio a Endopas per confermare l’arrivo entro il mattino successivo e impostò il pilota automatico sulle coordinate che Lee aveva immesso nel computer, lasciando che fosse quello a guidare; poi andò nel cucinino, dove trovò gli altri già pronti per mangiare qualcosa.
La cucina era una stanza lunga e luminosa, dotata di fornelli elettrici e di un piccolo forno a microonde sistemato in un angolo. Poco lontano c’era un frigorifero, e nella parte superiore delle pareti si aprivano diversi scaffali che John aveva provveduto a far riempire di scatolette o di qualsiasi cosa fosse liofilizzata, e lo stesso si poteva dire della stiva, che era carica per mantenerli anche alcune settimane. Uno sportello in particolare era chiuso con un lucchetto: quello era l’armadietto degli alcolici, e l’unica chiave, al momento, la aveva John… ma meditava di consegnarla a qualcun altro il prima possibile, ad essere sincero.
I suoi tre compagni di viaggio erano seduti tutti al lungo tavolo rettangolare, e avevano preso ognuno qualcosa di diverso: Lee si era servita qualche costoletta (ovviamente senza fare complimenti), Daz stava finendo di mettere nel proprio piatto alcuni bastoncini di pesce e Sky aveva già iniziato a mangiare una zuppa di farro.
- … e non so come tu possa mangiare solo quello!- sbottò Lee, rivolta a Sky.
- Te l’ho detto, non ci riesco.- rispose lui, paziente - Sono cresciuto in mezzo agli animali, ci ho giocato e mi ci sono affezionato. Non posso mangiarli.-
Difatti, Sky era vegetariano, e non mangiava mai niente che contenesse carne, come aveva dimostrato più volte in quei mesi.
- Bah… secondo me, tu sei scemo…- disse lei, subito prima di afferrare la prima costoletta e strapparne un pezzo con un morso.
- Sai, non è che lui ti stia giudicando per il tuo pranzo, Lee.- osservò Daz, con la sua solita voce misurata - Né per il modo in cui lo mangi, aggiungerei…- disse, mentre staccava a suon di denti un altro pezzo di carne.
Lei si strinse nelle spalle, mentre John si sedeva a sua volta, dopo aver preso una tazza di caffè dalla caraffa appoggiata lì accanto. Decise che avrebbe mangiato dopo.
- Allora, stiamo facendo amicizia?- chiese.
- E tu, l’hai fatta con questo coso?- rispose Lee, ingollando un boccone particolarmente grosso.
- Ti pregherei di chiamarlo col suo nome.- disse John, accigliandosi - E poi, ricordati che sono il capitano.-
Lee sbuffò.
- Okay, hai fatto amicizia col Liberty, signore?-
- Ho preso familiarità coi comandi, sì.- annuì, bevendo il caffè - Allora, che ve ne sembra?-
- Mi pare funzionale.- rispose Daz, guardandosi attorno - Decisamente, è valso tutto il lavoro che ci è costato.-
- Almeno sta insieme.- concesse Lee.
- Ed è anche spazioso.- terminò Sky - Ci staremmo comodamente anche se fossimo il doppio.-
- Sì, ma a noi non servono altre quattro persone.- ridacchiò John - Allora, voglio dirvi un paio di cose sul lavoro che stiamo per fare. Sarà il primo, quindi vediamo di farlo andare bene, perché da questo dipenderà anche la nostra reputazione futura. E poi, il cliente è un mio amico di vecchia data, e rispetto molto la sua opinione.-
Tutti si fecero attenti, e persino Lee distolse lo sguardo dal piatto, anche se aveva ancora la bocca piena.
- Ancora non mi ha spiegato nel dettaglio di che si tratta.- disse - Di certo, ha bisogno di un trasporto e di manodopera extra per una spedizione nel deserto, e vuole avere qualcuno che abbia possibilmente esperienza di guerra. Noi siamo stati tutti nell’esercito, quindi ho pensato che fossimo perfetti. So che dovremo andare nel deserto, come ho detto, e che ci staremo per tutto il tempo necessario a trovare alcune antiche rovine dove, a quanto ho capito, si trova un importante reperto che il museo di Endopas sta cercando da anni.-
- E come fa a sapere che il reperto è lì, questo tuo amico?- chiese Sky.
- Pare che l’anno scorso siano stati ritrovati in una vecchia biblioteca alcuni documenti, sui quali era riportata l’ubicazione dell’oggetto.- disse John.
- Chi altri farà parte della spedizione?- domandò Daz.
- Ci sarà certamente qualcuno del museo, e credo anche un altro medico.- rispose John - Non so niente di più, non è stato molto chiaro. Voleva dirmi tutto di persona.-
- Okay, quindi stiamo per andare nel deserto con questo signor “tuo amico” a cercare un vecchio e polveroso rudere dove si trova un altrettanto vecchio e polveroso “coso” che lui smania di avere da chissà quanto.- disse Lee, tagliando corto - A noi che ce ne viene?- chiese, mandando giù un sorso d’acqua - E dove sono le birre?-
- Ce ne viene un guadagno netto di mille al giorno.- rispose John, ignorandola.
L’acqua le andò per traverso e cominciò a tossicchiare. Sky annuì, impressionato, e Daz sorrise.
- Mica male come primo incarico.- osservò - Se anche ci stessimo solo una settimana, in quel deserto, sarebbero settemila crediti in tutto. Un buon affare.-
John annuì.
- Sì, l’ho pensato anch’io.- rispose - Ma non credo che ci staremo così a lungo. È il primo lavoro, siamo ancora in rodaggio dopotutto.- bevve un altro po’ di caffè, poi guardò Lee - Ora, passando ad altro, perché non ci parli un po’ di te?-
Lei si strinse nelle spalle, guardandolo sorpresa.
- Cosa vuoi sapere?- chiese, continuando a mangiare.
- Beh, abbiamo capito che sei brava con i lavori di meccanica, e ci hai già detto che eri un Tenente. Però non è che sappiamo molto altro.-
Lee si strinse ancora nelle spalle.
- Non c’è granché da dire.- rispose - Ero nel secondo reggimento, fanteria, anche se spesso mi assegnavano agli Avionatanti da guerra. Eravamo tutti i giorni in prima linea, o quasi, e il mio lavoro non consisteva solo nell’aggiustare macchine, visto che ogni tanto mi affidavano anche intere unità per delle incursioni, o addirittura ci ritrovavamo a combattere in campo.-
- Un meccanico che combatte in campo?- si sorprese Sky - Non mi sembra molto regolare.-
- Ehi, ma c’eri o no su quel dannato altopiano?- sbuffò Lee alzandosi in piedi e sporgendosi verso di lui - C’era talmente tanto casino che non si poteva stare a pensare a quali fossero i tuoi veri compiti, chiunque sapesse usare un’arma doveva combattere! Non so più quante volte mi sono beccata una pallottola o una coltellata, o quante ossa mi si siano rotte! O forse dal tuo lato di campo le cose erano diverse?-
Sky aggrottò la fronte.
- Problemi con il fatto che ero nell’esercito Federale?-
Lee scosse la testa, ancora accigliata.
- No, per adesso. I soldati sono soldati, cambia solo la divisa, e anche se il colore della tua mi sta sulle palle posso far finta di niente, al momento.- rispose - Ma ti avverto, bamboccio: se ti azzardi a guardarmi storto, ti sfondo la testa con la chiave inglese.-
John sospirò.
- E dopo?- chiese per cambiare argomento - Quando la guerra è finita? Che hai fatto?-
- Ho tirato avanti.- rispose lei, acquietandosi un poco e tornando a sedere - Ho aperto una piccola officina, ho fatto qualche lavoretto, mi sono arrangiata… poi ho sentito che c’era un tizio che voleva gente a bordo del suo Avionatante, e sono venuta a cercarti. Mi stavo annoiando, e poi ero stanca di essere in arretrato con l’affitto.- concluse, stringendosi nelle spalle - Come diceva sempre mia madre: "se non sai approfittare delle occasioni, tanto vale che ti impicchi, Lee".-
Lui annuì ancora, posando la tazza ormai vuota. Guardò per un istante lo schermo del televisore spento di fronte a sé, incastrato nella parete della cucina, e il suo riflesso nero gli restituì uno sguardo identico.
- Sentite, voglio mettere in chiaro una cosa.- disse - E voglio farlo subito.- li guardò tutti, uno ad uno - Qui siamo stati tutti dei soldati. Ognuno di noi ha avuto esperienze diverse, o si è trovato a svolgere compiti che gli altri non sarebbero in grado di eseguire. Io personalmente non ho mai operato nessuno, non ho mai aggiustato niente di più complicato di un frullatore e non ho mai costruito una bomba, e non ho mai conosciuto nessuno di voi fino ad ora. Tuttavia, una cosa che ci accomuna ce l’abbiamo: ognuno di noi ha imparato ad affidarsi ai propri compagni, perché sul campo bisogna poter contare su chi ti copre le spalle. Voglio che questo principio venga applicato anche ora, tra di noi. Ci state?-
Ognuno di loro annuì, serio in volto, e non ci furono commenti nemmeno da parte di Lee, che parve prendere molto sul serio le sue parole.
Quel giorno, senza saperlo, sancirono un patto che li avrebbe portati lontano, molto più di quanto potesse fare il Liberty Flight in tutta la sua esistenza.

Il gruppo prenderà via via più coesione. Già oggi abbiamo fatto un importante passo avanti, e presto conosceremo altri personaggi che, seppur privi della centralità che hanno i nostri quattro eroi, saranno molto importanti. Un paio in particolare mi piacciono molto, e rileggendo le righe in cui compaiono mi sono chiesto "mio dio... ma perché mi sono scordato di loro?".
Ringrazio Ely79, LullabyMilla e Kira16, che mi stanno seguendo come sempre. Ci vediamo domani, ciao a tutti!

   
 
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