Anime & Manga > Higurashi no naku koro ni
Segui la storia  |       
Autore: TheNaiker    03/04/2013    2 recensioni
Lungo il suo lungo viaggio, Rika ha affrontato decine di mondi, oltre a quelli raccontati nella storia. Mondi tristi, mondi tragici, mondi privi di un qualsiasi lieto fine. Con questa raccolta di one-shot, ripercorriamone alcuni.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IV – Sonozaki Shion


Accidenti, sarebbe bastato avere una coda di cavallo come acconciatura e un acquerello dipinto sulla schiena...

Invece lei non li aveva, e quella triste verità la faceva rimanere con l'amaro in bocca. Lei non era Mion, punto. Lei era Shion. E quel nome le ricordava che, delle due, lei era la gemella inutile. Quella ignorata da tutti, quella per cui nessuno avrebbe fatto qualcosa. Quella che l'intera famiglia voleva tenere lontana, in modo che non causasse loro delle seccature, con la sua semplice presenza. In fondo era per quello che l'avevano confinata in quel collegio di suore, così distante da Hinamizawa. In fondo, in quel gelido Maniero, lei non era amata, era solo sopportata: parenti, amici, servitori... tutti la guardavano con una malcelata diffidenza, era qualcosa di più forte di loro. Nessuno le voleva davvero bene, nessuno la apprezzava per quello che era.

Nessuno, tranne Satoshi.

Quel ragazzo era l'unico che non provasse fastidio, nello stare con lei. Anzi, a lui era sempre piaciuta la sua compagnia, fin dal loro primo incontro. Quel biondino sembrava gradire l'attenzione che lei gli dedicava, e la confusionaria pazienza di Satoshi ben si amalgamava con l'irruenta premura di Shion. Con lui, la giovane sperava di poter avere una propria vita autonoma, dopo che il casato Sonozaki aveva fatto di tutto per levargliela. E per avere questa dolce possibilità lei era pronta a qualsiasi sacrificio.

Era stato per questo motivo, che pochi giorni prima lei aveva accettato di farsi strappare tre unghie. Era stata ricattata da tutta la sua famiglia, Mion inclusa, l'avevano minacciata dicendo che non li avrebbero mai perdonati, se lei non avesse ubbidito. E lei aveva chinato il capo, in segno di resa. Avrebbe passato anche quel supplizio così doloroso, per saldare ogni suo debito. Quelle unghie strappate erano un segno inequivocabile, erano il simbolo della definitiva separazione tra lei e tutti i suoi cari. Voleva stare lontana da sua madre, da suo padre, da sua nonna, perfino da sua sorella. Sarebbe stata insieme solo a Satoshi, finché morte non li avrebbe separati.

E invece...

Qualcos'altro li aveva separati. Satoshi non era più lì, inghiottito nell'oblio di quell'improvvisa sparizione. Era stato Oishi a dargli quella terribile notizia, era stato lui a gettarla nello sconforto assoluto. Quelle poche parole che le aveva detto erano state una coltellata al cuore. Il suo sacrificio era stato quindi inutile, le sue povere unghie erano state divelte solo per il sollazzo di sua nonna e degli altri vecchiacci di casa Sonozaki. E la scarsità di informazioni riguardo l'accaduto non facevano altro che acuire quel senso di smarrimento che la ragazza provava. Non voleva certo arrendersi, ma cosa poteva mai fare, per lui? Dove poteva mai cercarlo? Dentro la sala delle torture, forse? Nella fredda e grande casa del suo clan? No, Shion sapeva che non l'avrebbe mai trovato là, nel caso fossero stati davvero i Sonozaki a farlo sparire. Allora, dove mai...

“Satoshi-kun?”

Shion si era voltata di scatto. Qualcosa nella sua mente le aveva suggerito che lui potesse essere dietro di lei, che lui la stesse seguendo. Ma evidentemente lì con lei non c'era nessuno, si era sbagliata. Solo un fantasma avrebbe potuto starle dietro senza farsi vedere, o roba del genere... stupidaggini.

L'unica cosa che le stava facendo compagnia, in quel momento, era il dolore insistente che sentiva alle dita della mano sinistra. Sotto le bende e le garze, laddove una volta c'erano le sue unghie così ben curate, ora c'erano solo delle improvvise fitte, accompagnate da una fortissima sensazione di bruciore che non le dava un attimo di tregua. Evidentemente le ferite avevano fatto infezione, Shion non si era medicata per bene, tutta presa com'era dal destino riservato a Satoshi.

Cosa avrebbe dovuto fare, però? Andare dal dottore per farsi controllare lo stato della mano? Andare da Irie-sensei, nella sua Clinica? Era fuori discussione. Se quelle dita erano davvero conciate male come lei presupponeva, il medico l'avrebbe portata in ospedale per degli esami più approfonditi, e l'avrebbe bloccata su uno scomodo lettino. Le avrebbe fatto perdere tempo prezioso, non avrebbe mai potuto cercare Satoshi, e quando l'avrebbero lasciata andare sarebbe stato troppo tardi. Doveva stringere i denti e convivere con quel dolore.

Dopo tutto, adesso, si trovava nella sua abitazione ad Okinomiya, immersa in una momentanea quanto apparente quiete. Kasai era uscito di casa per delle faccende da sbrigare, lasciandola da sola, e quindi Shion poteva fare a meno di dissimulare il dolore fisico e spirituale che provava. Il suo volto si contorceva di continuo nelle più diverse smorfie, fino al punto di far raggrinzire la levigata pelle del suo viso. Guardandosi allo specchio, le sembrava talvolta di diventare un mostro, a furia di deformare la sua faccia con quelle bestiali ed involontarie boccacce.

La mano le faceva male ora, seriamente. Le garze le dolevano, parevano quasi bruciarle la pelle sottostante. Doveva controllare cosa stava accadendo lì sotto... Così si tolse le medicazioni, e vide ciò che si immaginava. Le unghie dovevano ancora ricrescere, essendo state estirpate solo pochi giorni prima, e nel punto in cui si trovavano prima si potevano notare chiazze rosse e rossastre, segno che quelle zone erano tutte infiammate. Oramai anche il dorso della mano si era ricoperto di eczemi... dall'aspetto si sarebbe detto che quello fosse l'arto di un ustionato. E tutte quelle macchiette informi sembravano quasi disegnare delle faccine sulla superficie delle dita, come a raffigurare delle persone che la stessero guardando negli occhi, deridendola. Che razza di scherzo... Shion si irritò enormemente, sentendosi irrisa da parti del suo stesso corpo, e quindi si bendò nuovamente in fretta, senza badare troppo a fasciarsi nel modo corretto le dita.

La giovane non aveva tempo per curarsi di simili inezie. La mano non smetteva di tormentarla, ma mai quanto quello che le passava per la testa. Doveva pensare, spremersi le meningi, per riuscire a farsi venire un'idea su dove cercare il suo amato...

“Satoshi-kun?”

Le era sembrato che qualcuno avesse bussato alla porta. In teoria poteva essere anche Kasai, ma questo non le era neppure venuto in mente. Si precipitò fino al pomello, e lo ruoto con una forza e una veemenza spropositata, rischiando anche di sfondarne i cardini.

Nel corridoio esterno all'appartamento, però, non c'era nessuno.

Shion ansimava, con gli occhi sgranati. Era forse un frutto della sua soggezione? Un'allucinazione? Però le era parso davvero di udire il suono di qualcuno che bussava, di qualcuno che stava tentando di raggiungerla... Forse era stato veramente Satoshi, forse era stato lui, solo che era dovuto scappare prima che lei aprisse la porta e lo potesse vedere... Forse era lui, forse era lui, forse era lui... Sicuramente era lui, sicuramente era lui, sicuramente era lui... Era lui, era lui, era lui...

Basta, basta, basta... Shion scosse la testa per almeno un minuto, temendo di diventare matta. Non avrebbe tollerato un secondo di più quello stato delle cose, quella situazione le impediva persino di deglutire, di respirare, e avrebbe fatto qualsiasi cosa perché il suo spirito in pena potesse trovare un attimo di sollievo. Ma al tempo stesso non poteva permettersi di perdere il controllo, doveva restare calma. I suoi nervi erano a fior di pelle, ne era cosciente, e invece doveva mantenere il sangue freddo per poter ragionare meglio.

La ragazza sapeva benissimo che, non potendo contare sull'aiuto di molte persone, una delle poche cose che poteva fare era fare domande in giro, e farle di persona in quanto non voleva far correre ulteriori rischi al povero Kasai, dopo quello che era successo nella grotta delle torture. Peccato solo che non ci fossero molte persone informate del caso, con tutta probabilità. Oishi era un osso troppo duro per lei, era certamente abituato ad interrogatori e minacce di vario tipo, non le avrebbe mai rivelato quello che voleva sapere; altri ufficiali di polizia avrebbero avuto il terrore di spifferare qualcosa per cui non avevano avuto l'autorizzazione, e si sarebbero chiusi in un muro di silenzio per non incorrere nelle ire del loro ispettore capo.

Ai suoi occhi, non rimaneva che rivolgersi ai Sonozaki... Ma anche in quel caso l'impresa sarebbe stata tutt'altro che facile. Se avesse fatto anche solo una domanda riguardante Satoshi a un membro qualsiasi del clan, questo sarebbe andato diretto da Oryou, per informarla delle sue ricerche, e nessuno era in grado di prevedere quello che sarebbe potuto succedere. Persino di Mion non poteva più fidarsi, in quella grotta si era comportata in maniera gelida nei suoi confronti, totalmente insensibile alle sue suppliche, e non aveva mosso un dito affinché le fosse risparmiata quella barbara operazione alle sue unghie. Shion era consapevole di doversi muoversi con discrezione, sola com'era contro il mondo intero.

Era al colmo della frustrazione, chiusa in quel minuscolo trilocale, impossibilitata a muoversi... Sapere che le era stato portato via quanto aveva di più prezioso, e non poter fare nulla per impedirlo... La saliva le fuoriusciva dalla bocca, come a una bestia assetata di sangue. No, questo non l'avrebbe mai accettato, sarebbe impazzita al solo pensiero. Inoltre, quell'infiammazione che aveva alla mano le faceva temere di non avere molto tempo a disposizione: se l'infezione si fosse propagata dalle dita alla mano, e poi al braccio, e poi al resto del corpo, avrebbe rischiato di morire di cancrena, lasciando questo mondo nella disperazione e nei rimorsi... D'altronde, che poteva fare? Avrebbe ammazzato tutta la sua famiglia con le sue stesse mani, se avesse potuto, ma questo non avrebbe risolto nulla. E nel momento stesso in cui avrebbe contattato qualcuno, quest'ultimo avrebbe detto tutto agli altri, e questa volta non ci sarebbero state speranze per lei.

A meno che questa persona non avesse alcuna possibilità di parlare ad anima viva.

Già, era l'unica chance che poteva avere. Rapire qualcuno, e fargli vuotare il sacco senza che il resto del clan potesse sospettare di alcunché. Certo, il Watanagashi era appena passato, e vi erano già stati una vittima e una sparizione, ossia Satoshi e sua zia, ma in fondo nessuno avrebbe avuto qualcosa in contrario, se quest'anno si fossero verificate due scomparse, o due morti; anzi, l'avrebbero ritenuto un segno dell'accrescimento dell'ira del Monaco. Tutto il villaggio sarebbe piombato nel panico, non avendo le idee chiare sulla situazione nel suo complesso, e in questo modo sarebbe stato addirittura più semplice per lei ottenere le informazioni desiderate. Una prospettiva che deliziava l'animo agitato di Shion, che si mise una mano sul viso e iniziò a ghignare come un demonio. Doveva agire in fretta, però, doveva muoversi ora che il Watanagashi stesso era appena passato, doveva fare apparire il tutto come una conseguenza della furia di Oyashiro-sama. Devo, devo, devo.... Non posso attendere troppi giorni.

Chi colpire, quindi? Senz'ombra di dubbio non poteva sequestrare mezzo clan, doveva scegliere con particolare cura la sua vittima. Doveva essere una persona che conosceva tutti i particolari, quindi non poteva essere un parente qualsiasi. Questo restringeva molto il cerchio, in quanto...

“Satoshi-kun?”

Questa volta qualcuno aveva davvero bussato. Non poteva essere un'altra allucinazione. E anche se lo era, era pronta a correre nuovamente il rischio e passare per una stupida. Afferrò avidamente la maniglia della porta, che fu aperta in men che non si dica.

Ancora una volta, Satoshi non c'era. Ma in compenso c'era qualcun altro.

“Onee, sei tu...”

“Ciao, Shion. Posso entrare? Ho portato dei biscotti.”

La sorella acconsentì, e Mion si accomodò silenziosa in salotto. Dall'espressione sembrava dispiaciuta per quello che era successo a Shion, e una volta dentro si era messa a vagare per la stanza turbata e un poco disorientata, prima di inginocchiarsi lentamente di fianco al tavolino. Ma mentre richiudeva la porta dietro di sé, il cervello della sorella stava viaggiando a cento all'ora, e i suoi pensieri erano dei più foschi e terribili. Non le importava nulla, se Mion era pentita o meno; non vi poteva essere perdono, per lei. Facendo attenzione che la sorella non la potesse mai guardare in faccia, Shion la osservava con uno sguardo saturo di odio e vendetta. Non aveva bisogno di guardarsi neppure allo specchio, si era già resa conto da sola che il suo volto era ormai deformato dal risentimento che provava verso la sua famiglia, e soprattutto verso Mion, che non aveva fatto nulla per salvare lei o Satoshi. Le vene del suo collo le pulsavano impazzite, in preda a un'euforia e un'eccitazione mai vissute prima, e sentiva dentro di sé la pazzia che le riempiva il cuore e la mente, mentre lei non faceva nulla per contrastarla.

In fin dei conti, aveva appena trovato il suo agnello sacrificale, e questo le bastava.

Eh, già, Onee, sei venuta tu da me, mi hai risparmiato una bella fatica... Non avrei mai voluto arrivare a tanto, ma mi avete portato via Satoshi-kun... Non avreste mai dovuto farlo. Adesso avete un debito con me, no? E finché non mi dirai dove lo avete messo, non passerai dei bei momenti, te lo giuro. Ti farò sputare fuori la tua confessione, fino all'ultima amara parola, fino all'ultimo inconfessabile segreto. Sarà uno spettacolo coi fiocchi... ma in fondo è tutto normale, la nostra è una famiglia di demoni crudeli, no? E ora ti mostrerò quale dei nostri due è il più terribile e spaventoso... Considerami come uno strumento, un pupazzo... Considera questa come la vendetta di Satoshi-kun.

Aveva preso la sua decisione, e non sarebbe tornata indietro per nessuna ragione. Con una scusa, quindi, Shion andò in cucina, e da uno dei cassetti prese il suo taser.

Fuori, intanto, le cicale continuavano a piangere, e Oyashiro-sama faceva altrettanto.
 


Scusate il ritardo, come ho detto nell'altra mia storia ho avuto vari impegni, piacevoli e meno :)
Il capitolo in questione è ambientato, come potete intuire dalla storia, nel giugno 1982, ossia un anno prima del Watanagashi finale. In pratica ho fatto impazzire Shion prima del tempo, spero vi sia piaciuto.
La prossima? Una bimba dagli occhi blu...

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Higurashi no naku koro ni / Vai alla pagina dell'autore: TheNaiker