Avevo già affrontato un tour lontano da
casa ma c’era una sottile differenza: ero sempre stato single. Stavolta la
mancanza del mio paese natale si faceva sentire pesantemente, tuttavia cercavo
di godermi città che non tutti hanno la possibilità di vedere e di svagarmi con
i miei amici.
Non volevo passare tutto quel tempo
rattristandomi, era il mio lavoro e ne ero grato, volevo guadagnarmi tutto ciò
che la gente mi regalava semplicemente supportando la band.
Infine avevo la fortuna di avere accanto
una persona paziente, così tanto da superare miglia di volo e il famoso jetlag pur di vedermi.
Mi trovavo a Manchester, una delle più
belle città inglesi, e mentre guardavo i palazzi mi domandavo come fossi
riuscito ad arrivare fino a lì.
Io e i ragazzi eravamo in giro a
rilassarci dopo delle estenuanti prove, ovviamente al nostro seguito avevamo il
manager e due amici. Ogni tanto aprivo il cellulare e guardavo l’ora, pensavo
al fuso orario, speravo non mi chiamasse proprio mentre ero pronto per
esibirmi.
“ Il cielo
oggi è proprio limpido “
“ Ha-ha,
divertente Tom! “
Per lui era facile, Jen
era come una fedele cagnolina, lo seguiva ovunque potesse andare, sembrava non
le importasse sacrificare la propria vita, probabilmente l’avrebbe fatto per
quell’idiota se qualcuno gliel’avesse chiesto.
Entrammo in un pub che sembrava lontano
da occhi indiscreti e iniziammo a fare qualche giro di bevuta.
“ Tom sarà ridotto malissimo entro
stasera! “
“ Ci puoi scommettere Chris.. “, buttai
giù un sorso di vino e mi abbandonai sulla sedia.
“ Se non la smetti di controllare quel
cellulare te lo metto nel culo. E poi ti andrà nell’intestino. Sarai incinta di
me, e avremo uno splendido cellfiglio, ovviamente
solo se assomiglierà a me, altrim…”
Scoppiai a ridere, da dove partoriva
quelle idee? “Tom Tom Tom, per favore…
basta “, gli tirai via il boccale di birra e approfittai del cameriere che
passava per consegnarglielo al più presto. “ Per favore, non servitelo più… “
“ Ma ha pagato per altri sei giri… “
“ Ti pago il doppio se non lo servi più.
“
Il cameriere tese la mano e mi strappò i
soldi così velocemente che fui sicuro di aver rotto una banconota.
“ Bastardo, seeei
un bastardo “, mi si avvicinò, puzzando di birra, e iniziò a toccarmi la faccia.
Probabilmente dovevano essere dei buffetti ma parevano più carezze.
“ E tu sei ubriaco “, risi, mi alzai e
presi il mio amico sotto braccio, lo aiutai ad uscire pian piano.
“ Ora andiamo a vomitare, vero Mark? “,
sbatté la testa contro la porta mentre uscivamo ma nemmeno sembrò rendersene
conto.
“ Sì, come sempre Thomas “, scossi la
testa ridacchiando un pochino e lo stesi per terra sul retro del bar.
Mi voltai mentre rimetteva anche ciò che
aveva mangiato sei mesi prima. Per fortuna non eravamo delle ragazze, o dei
metallari, avrei detestato stare lì a guardare mentre gli tenevo i capelli.
“ Pensa quei froci dei metallari con i
loro capelli lunghi… quando vomitano devono tenersi
la testa a vicenda come delle fottute femminucce “
“ Stavo pensando la stessa cosa… forse sono ubriaco anch’io “, mi sedetti contro il
muro di fianco a lui, dalla parte opposta alla pozzanghera di vomito. Ci
sorridemmo a vicenda.
Era sempre così, come il primo giorno.
“ No, è che…
oh, come sono ubriaco, sto per dire una cosa così gay…
“
“ Tu sei gay! “
Passò cinque minuti a fare versi osceni
fingendo di masturbarsi, cosa che faceva anche da sobrio purtroppo. E cosa che
facevo anche io.
“ Sai Mark, stavo per dire quella cosa
così gay ma mi sono dimenticato… “
“ Meglio così, ce ne ricorderemo più
avanti. Vuoi restare ancora un po’ qui al freddo? “
“ Sì. Sai, a volte non mi sento sempre
così capito dagli altri. Ma poi arrivi tu e allora io mi sento meno solo. Nonostante
tutto alla fine siamo sempre io e te, anche fra vent’anni ci saremo solo io e
te, ne sono sicuro. E’ per questo che poco fa pensavamo la stessa cosa, io e te… siamo la stessa persona. E io sono felice di essere
Mark Hoppus “
Forse queste cose mai me le avrebbe
dette da sobrio, si limitava a importunarmi o al massimo a sussurrarmi un ‘ti
voglio bene’ nei momenti più duri, tuttavia sapevo che quanto stava dicendo era
l’assoluta verità. Se avessi dovuto scommettere su una persona che fosse
rimasta fino alla fine quella sarebbe stato lui.
“ Anche io sono felice di essere Tom DeLonge “, gli passai una mano tra i capelli, dopodiché
vidi che stava per crollare.
“ Andiamo in hotel, devi assolutamente
farti passare tutto questo per stasera, spugna! “
Lo risollevai e poco dopo uscirono gli
altri, che mi diedero una mano.
Per fortuna nessuno ci riconobbe per
strada, o avremmo rischiato di ricevere dei bei titoli in prima pagina. Già
correvamo nudi e cantavamo di qualsiasi cosa fosse il male secondo la società,
se avessero anche avuto la prova che ci ubriacavamo come se non ci fosse un
domani allora sarebbe giunta la fine dei blink-182.
“ Come va? “
Gli lanciai un asciugamano in faccia e
mugugnò tirandoselo via.
“ Bene, solito mal di testa, appena
saremo sul palco sarà passato “
Mi passai una mano fra i capelli e
guardai il panorama fuori dalla finestra dell’hotel: quanto avrei voluto vedere
San Diego. Quanto avrei voluto vedere lei.
Scrollai la testa per non pensarci.
“ Jen ti ha
fatto la ramanzina? “
“ Ovviamente “, si mise a guardare la
tv, anche se non sembrava molto interessato.
“ Avete litigato…
“
“ Ovviamente “
“ E stai fingendo di ascoltarmi.. “
“ No, ti sto ascoltando…
“
“ E Jen è una
rompicoglioni “
Mi fulminò con lo sguardo e con voce
alterata disse “ Tu sei un rompicoglioni!”
“ Oh, allora ascoltavi seriamente “
Presi posto anch’io sul divano e dopo
avermi assestato un calcio ci eclissammo ognuno assorto nei propri pensieri,
fingendo di guardare quei programmi.
Dopo momenti di silenzio interminabili
se ne uscì dicendo: “ Hai mai litigato con Skye? “
Mi voltai per guardare se fosse serio.
Incredibilmente lo era.
“ Certo.. sì, credo di sì… Non lo so! Che razza di domande fai? “
“ Boh, era così per chiedere, si è una vera coppia solo dopo aver litigato
seriamente! ”
Provai a pensare a qualche litigio ma
non ne intravedevo nemmeno un vago ricordo.
“ Ma che diavolo dici poi… Allora tu e Jen siete
destinati all’amore eterno se è così “
“ Infatti, abbiamo litigato anche al
primo appuntamento “
Scrollai la testa e feci finta di
tornare a guardare la tv, mentre quel pensiero mi torturava come un tarlo nella
testa.
Io e Skye
avevamo sempre trovato le soluzioni, i compromessi per essere d’accordo su
qualsiasi frangente. Ed era andata benissimo così. Fino ad ora. Purtroppo Tom
aveva inseminato un’idea e non me ne sarei liberato tanto facilmente.
Davvero una donna aveva bisogno di fare
qualche scenata ogni tanto per sentirsi appagata dal proprio uomo? Che
necessità c’era di litigare? Forse per sciogliere i nervi? Perché trovare nel
prossimo, che oltretutto ti ama, una valvola di sfogo? Avevo sempre pensato che
i litigi futili in una coppia portassero solo ad una cosa: il divorzio.
Io ci ero cresciuto, non avevo bisogno
di dimostrazioni. E non volevo gridare, scalpitare, lanciare piatti, inveire o
fare paura alla donna che amavo. Io volevo solo mostrarle il meglio di me.
Non capivo quella stupida idea e mi
affrettai ad alzarmi per lasciare la stanza.
“ Dove diavolo vai? “
Chiusi la porta senza rispondere.
“ Mark, dove diavolo sei finito amico?
Tra un’ora abbiamo un concerto! Rispondi, stronzo. “
La mia segreteria telefonica era piena
di messaggi del genere. Il manager continuava a inviarmi messaggi minatori.
Ma la chiamata che desideravo dov’era?
Mi ero allontanato dalla città in
macchina, una macchina non mia oltretutto.
Guidavo da ore e non sapevo nemmeno
dov’ero.
Mi fermai in un pub lungo la strada,
avevo intenzione di bere qualcosa per tornare indietro e salire sul palco
completamente inconsapevole di quello che avrei fatto.
Entrai e al bancone ordinai il cocktail
della casa.
Io odiavo fare tour in Europa. Era una
cosa che non sopportavo. Il jetlag, gli spostamenti,
il caos, i meet ‘n greet
organizzati da settimane di cui ci avvisavano tre quarti d’ora prima, la
lontananza da casa, lo stress… e tutto questo poteva
durare anche mesi. Amavo il mio lavoro, ma forse allora non riuscivo a
comprendere che quello faceva parte del mestiere e dovevo accettarlo.
Mentre gustavo quello strano drink
dolciastro qualcuno si sedette di fianco a me.
“ Prendo la stessa cosa che ha preso lui
“
Riconobbi quella voce subito e mi voltai
spalancando gli occhi, incredulo rovesciai il mio bicchiere.
“ Tu? “
Si avvicino e mi diede un bacio.
“ Buonasera mr.
Hoppus “
Ero ancora lì a bocca spalancata.
Sentivo la puzza dello zampino di Tom, eppure non poteva aver fatto niente.
“ Skye? “
“ Oh, sì, volevo farti una sorpresa e
non ti ho detto niente. Poi mi ha chiamato Tom e mi ha spiegato della tua
‘scomparsa’… che diavolo stai facendo? “
“ Ehm… “
Già, che diavolo stavo combinando?
Mi prese la mano e, dopo aver pagato, mi
fece un cenno d’intesa e mi portò fuori.
Tirò fuori dalla tasca della sua giacca
una sigaretta e me la porse.
“ Credo che tu ne abbia bisogno oggi “
Scossi la testa ma lei mi guardò con
sguardo insistente e quindi misi la sigaretta in bocca. Mentre mi accorgevo di
non averne uno mi passò l’accendino e già alla prima boccata mi sentii meglio.
“ Qual è il problema? E non dirmi che
non ce n’è… “
Me ne stetti zitto a fissarla, con il
fumo che mi avvolgeva e mi annebbiava un po’ la vista.
“ Mark…
troveremo una soluzione, qualsiasi cosa sia “
“ E’ questo il problema! “, sbottai
esausto.
“ Che cosa? “, lei manteneva la calma
nonostante tutto, anche se le si leggeva in faccia il nervosismo.
“ Troviamo sempre una soluzione. Va sempre tutto bene. Sempre. Sempre,
maledettamente sempre! “
“ Che… che
cavolo di problema sarebbe? Se per te una relazione stabile è un problema
allora abbiamo due modi diversi di vedere le cose. E non saresti normale,
sinceramente! “
Mi sentii il mondo crollare addosso:
cosa stava succedendo? Mi ero fatto persuadere da due chiacchiere con Tom e
compromettevo tutto solo perché la sua relazione funzionava a meraviglia tra
qualche insulto e qualche pianto. Eravamo due persone simili, ma fino ad un
certo punto.
“ Io… Io sono
un idiota. “
“ Questo lo sapevo dal primo giorno. Ma
perché? “
Feci un cenno per dirle di lasciar
perdere e mi allontanai verso la macchina.
“ Ho un concerto che mi aspetta, vieni o
no? “
“ Ho la mia macchina…
“
“
La farò venire a prendere. Ma tu vieni con me. “
Tornai indietro, la presi di peso e la
misi in macchina mentre lei protestava.
Partii a tutta velocità un po’ perché
rischiavo di arrivare in ritardo e un po’ perché la situazione mi divertiva.
“ Ho i miei documenti là dentro, il mio
cellulare! “
“ Primo: se sei la fidanzata di Mark Hoppus non ti servono documenti. Secondo: io sono qui, chi
hai bisogno di chiamare? “
Tentava di apparire ancora arrabbiata e
nervosa ma vidi un timido sorriso affievolirle sulle labbra.
Il resto del tragitto lo passammo in
silenzio, ogni tanto mi giravo con l’intenzione di iniziare una conversazione
ma la trovavo sempre assorta a guardare fuori dal finestrino.
Arrivammo sul retro di un grande
edificio in cemento. Lei scese e si guardò attorno timorosa, la presi per mano
ma mi scansò, così avanzai teso verso l’uscita posteriore. Il nostro manager
uscì con una faccia scura proprio in quel momento e quando mi vide quasi ebbe
un collasso.
“ MARK. Dove. Cazzo. Eri. “
Quattro semplici parole, scandite per
bene, uscirono dalle sue labbra mentre un’altra voce stridula compariva e
m’insultava a raffica: era Thomas.
Non riuscii ad aprire bocca per due
buoni minuti, poi improvvisamente si voltò.
“ Tu? Skye?
Cosa ci fai… io… “
“ Ero in aeroporto quando mi hai
chiamata, volevo fargli una sorpresa, perché io lo amo tanto – il cuore mi andò
in gola, non le avevo mai sentito dire quelle parole – ma a quanto pare è stato tempo perso… “
Detto questo scansò Tom e si fece strada
tra il backstage senza nemmeno sapere dove andasse.
“ Ma che diavolo….
“
“ E’… è colpa tua! ”
Spinsi Tom mentre lui cercava di capirne
qualcosa e iniziai a correre per raggiungere Skye.
La vidi che chiacchierava con Jennifer,
sembrava tranquillissima, eppure scorsi un’occhiataccia quando notò la mia
faccia familiare sullo sfondo.
Jen si allontanò e Skye venne verso di me, con le mani nella tasca del
giubbotto e lo sguardo deciso.
“ Allora? “
“ Mi dispi… “
“ A che cosa serve dire ti dispiace? Sei
un cretino. “
“ Lo so… “
“ Che cosa è stato? Era un modo carino
per scaricarmi? “
“ No! “
“ E allora che cos’è? “, scrollò le
spalle e tentai di avvicinarmi, ma lei mi fece segno di no e arretrò di un
passo.
Muoveva una gamba nervosa e aspettava
una risposta. Deglutii.
“ E’ che… io… io non ho mai amato nessuna così tanto. Anzi, se
l’amore effettivamente fosse questo allora significherebbe che io non ho mai
amato prima d’ora. “
Spalancò gli occhi per due secondi ma
poi abbassò lo sguardo e guardò di lato, per non farmi scorgere le sue guancie
arrossate. Mi avvicinai e stavolta rimase lì, con una mano le alzai il volto e
la baciai delicatamente.
“ Io ti amo Skye
Leigh Everly “
Scongiurai tutti i santi per far sì che
mi rispondesse ma semplicemente mi baciò e si allontanò, sparendo dalla stessa
parte in cui si era diretta Jennifer.
Scoraggiato raggiunsi il camerino e
buttai sul divanetto le cose che avevo in tasca, mentre iniziavo a fare
stretching per riscaldarmi.
All’improvviso sentii il telefono
squillare e lessi il messaggio:
“ Io
ti amo di più. “
Sorrisi e scossi la testa.
“ Skye, perché
non puoi dirmelo, perché non ci riesci? “, dissi tra me e me.
Mi lavai i denti e fui pronto a salire
sul palco, ma mentre percorrevo il corridoio vidi il mio amplificatore e mi
venne un’idea.
Tutto era completamente buio, il
pubblico fremeva, sentivo una scarica di adrenalina pazzesca, ed ecco che
partimmo: Dumpweed riecheggiava per tutto l’edificio
e la folla era impazzita. Saltavo a più non posso e Tom suonava alla sua solita
maniera, con la chitarra quasi sotto alle ginocchia, mentre faceva smorfie
strane.
Mentre camminavo – più che altro
saltellavo – qua e là davo delle occhiate in giro per scorgerla eppure lei non
c’era mai. Jennifer neppure, odiava Dumpweed e
casualmente ogni volta che lo show iniziava preferiva prendersela comoda.
Presto mi dimenticai di ciò che avevo
alle spalle, anche se la gente guardava incuriosita il mio amplificatore. Il
palco mi faceva sempre scordare tutto, era il mio antidolorifico.
Arrivò una delle pause tra le canzoni e
presentai quella successiva, quella che speravo servisse a fare il miracolo.
“ La… la
prossima canzone parla d’amore “
“ Mark è innamorato “, ovviamente Tom
doveva cogliere l’occasione per prendermi in giro, e io a mia volta dovevo
coglierla per fare uno dei tanti dick jokes.
“ Sì, è vero, l’altra notte io e lei
abbiamo passato una notte stupenda. Ce l’aveva più duro di me “
“
Era Travis “, aggiunse Thomas.
Il pubblico rise e fece qualche urlo,
anche Travis ridacchiò alle nostre spalle.
“ No, seriamente, la canzone parla
d’amore, perciò… ecco che arriva! “
Ai primissimi accordi vidi di sfuggita
una testa bionda comparire sul mio lato destro, stava dietro le quinte con le
braccia incrociate.
Mi voltai, vidi che indicò
l’amplificatore e lesse scuotendo la testa.
Avevo fatto scrivere “ I luv u more
“. Le sorrisi, dopodiché ripresi a fare qualche piccolo salto, mi avvicinai al
microfono e la guardai.
“ This
world is an ugly place, but you’re so beautiful Skylee!
“
Mi svegliai, il profumo dei suoi capelli
inondò le mie narici e mi ritrovai un sorriso soddisfatto sulle labbra. Le baciai
la fronte e si girò verso di me.
“ Buongiorno. “
“ Lo è? “
Le diedi un buffetto e cacciai fuori una
faccia dispiaciuta. Mi baciò e sorrise, scuotendo il capo.
“ Cosa? “
“ Hai fatto tutto quello, io sono ancora
incredula… “
“ Anche io, non avevo mai fatto niente
del genere prima d’ora. Sono gay? “
Alzò le coperte e si controllò.
“ Non penso.. anche se ieri sul palco
hai detto che ce l’avevo più duro di te. “
“ Era Travis!
“
“Ah, certo.. ci si può confondere, in
effetti ci assomigliamo parecchio, ho così tanti bei tatuaggi.. “
“ Probabilmente la tua vagina è un
tatuaggio e ce l’avevi davvero duro.. e.. mmm.. io ho
sempre sbagliato buco. Uno si confonde. “
Ci guardammo e scoppiammo a ridere.
Si avvicinò mettendosi tra le mie
braccia e sentii un brivido lungo la schiena. Si mise a scorrere le sue esili
dita sul mio petto.
“ Nemmeno per Tom hai fatto una cosa
così? “
“ No, mai. Anche se una volta gli ho per
sbaglio mandato un messaggio spinto che era per una ragazza e lui mi aveva
salvato sotto Rebecca, perciò ci si è masturbato sopra e mi ha risposto con una
foto… “
“ Romantico “
“ Troppo “
Si alzò e si infilò la mia maglietta e
le sue mutande. Prima che la coprisse osservai la sua schiena nuda e perfetta,
il suo collo sottile e le sue spalle minute: niente era fuori posto.
Si voltò e sorrise, aveva più l’aria di
una che si stava preparando ad uscire piuttosto che di una persona appena
sveglia.
Mi alzai anch’io e infilai i miei boxer,
la raggiunsi in bagno mentre si lavava i denti e la imitai.
“ Aloa pahe ‘atta? “
“ ‘osa? “
Sputai nel lavandino e tolsi lo
spazzolino dalla bocca.
“ Pace? “
Sputò anche lei e mi guardò. “ Stiamo scatarrando
dentifricio e saliva a più non posso nello stesso lavandino e ci stiamo lavando
i denti assieme… direi di sì. “
Sorrisi e controllai di aver pulito a
fondo digrignando i denti allo specchio.
“ Neanche questo l’avevo mai fatto in effetti… “
Si sistemò i capelli e si tolse un po’
di trucco colato dal viso.
Fece per uscire dal bagno ma poi si
voltò e guardò il mio riflesso nello specchio. Ricambiai lo sguardo.
“ Cosa? “
“ Io ti amo più di quanto Mark Hoppus ami me “, e detto questo se ne uscì lasciandomi
imbambolato con lo sguardo perso nel punto in cui prima si trovava la sua
figura.
Shapespace:
eccoci
di nuovo con Mark e Skye!
Finalmente sono riuscita ad
aggiornare (: questo capitolo non mi entusiasma molto, spero vi piaccia
comunque!
~A
presto, lasciate pure delle recensioni!