Chester era geniale. Aveva trovato una sostituzione del nome infallibile e dentro sé sentiva che “Linkin Park” sarebbe significato successo. Ma l'idea non era stata partorita solo dalla sua mente; infatti c'era stata una persona, la sua ragazza. Rebecca Sprin era una ragazza alta, magra e dai lunghi ricci che le ricadevano sulle scapole. Era solare, trovava sempre il lato positivo delle cose e quella sera, nella stanza universitaria di Chester, gli consigliò il nome “Linkin”.
 
Abbracciati sul comodo divano del salottino, i due stavano in pace col mondo intero e Rebecca era felice tra le braccia del suo amato, così possenti e protettive. E a sua volta Chester sapeva che quella ragazza era tutto ciò che le rimaneva di prezioso, oltre alla musica.
«Adesso vedrai che felicità Brad e Rob quando gli dirai il nuovo nome!»
«Sì, penso proprio che salteranno dalla gioia!»Il tono di Chester era esageratamente sarcastico, ad imitare la contentezza di Rebecca.
«Dai, scemo! Dico sul serio»
«Sì, anche io sono serio!»
«E, come no!»
 
Ma poi, Chester si fece davvero serio, la strinse a sé più forte e le diede un bacio profondo, come mai aveva fatto. L'amava tanto e in lei riponeva tutto l'amore che non aveva saputo dare ai genitori, che a loro volta non l'avevano dato a lui.
Chester era cresciuto con mille paure, sempre sgridato e maltrattato. Un giorno, addirittura, al compimento del suo settimo compleanno, pianse tutto il giorno per  non aver ricevuto neanche un solo regalo e i suoi, anziché spiegargli la brutta situazione economica, si misero a picchiarlo a turno. Mentre la madre lo teneva fermo nella sedia, il padre gli mollava schiaffi. A scuola Chester era sempre messo in disparte e tutti osavano chiamarlo “pisciasotto” proprio perchè a volte, avendo subito violenze in casa, andava a scuola con i pantaloncini sporchi di pipì. I ragazzi più grandi avevano inventato un gioco, “Chester il frignone”, in cui vinceva il primo che riusciva a farlo piangere.
Di questa situazione si lamentava a volte con i suoi genitori, ma veniva deriso anche da loro e rimproverato con altre botte e finiva per tornarsene in camera sua, a cantare le canzoni dei suoi mitici Rolling Stones.
 
Una bambina, però, le era sempre vicina nel momento del bisogno. Rideva e piangeva con lui, lo proteggeva e l'aiutava a fare i compiti, anche se non erano nella stessa scuola. E questa bimba era proprio Rebecca. Col passare degli anni i due divennero molto più che amici. Si fidanzarono all'età di diciassette anni e da lì in poi, quando scapparono di casa entrambi, conobbero la felicità.
Anche Rebecca era stata maltrattata da piccola. Andava sempre a scuola con le labbra livide e i vestiti strappati e anche lei, come Chester, veniva presa in giro di gran lunga.
Perciò i due si attrassero sin dal primo incontro, quando si divisero l'unico pezzo di pizza rimasto al Papa's Pizzeria. Chester aveva furtivamente preso l'unica monetina rimasta nel suo salvadanaio ed era corso a prendere un pezzo di pizza, che tanto amava. Nel locale incontrò Rebecca che, anche lei da sola, stava in fila per prendersi una margherita con doppia mozzarella. Ma era rimasto l'ultimo pezzo e i bimbi se la divisero, cominciando a chiacchierare e a diventare amici.
 
Chester ritornò alla realtà. «Ti ricordi, amore, la nostra prima volta?»
«E come potrei dimenticarla»
«Le tue labbra sapevano di cioccolato»
«Lo dovrei prendere come un complimento?»
Risero entrambi.
«Beh, io amo il cioccolato»
«E io amo te»