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Autore: Strawberry88    03/04/2013    2 recensioni
La vita di una semplice ragazza divertente e sempre sorridente si è trasformata, da un giorno all’altro, quella di una semplice ragazza che non parla, se non ai suoi parenti stretti, e alla quale è sparito il sorriso.
I suoi fratelli e altri cinque ragazzi saranno in grado di farla ornare quella di prima?
*ZIALL*
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lunedì 10 Gennaio 2011
San Francisco, California.
 
La famiglia Malik era tornata da un paio di giorni a casa loro, dopo aver festeggiato il compleanno dei gemelli il sette gennaio.
Sin dal mattino di quel giorno, sia Jane che Luke si comportavano in modo strano, bisbigliando ogni volta che erano in presenza dei ragazzi, i quali si erano accorti di tutto quel complottare tra i loro genitori.
Kitty stava in piedi di fronte allo specchio, scegliendo quali vestiti mettersi l’indomani per il rientro a scuola quando Luke le chiese di raggiungerli nel salone. Così tutti e cinque si ritrovarono in quella stanza, in silenzio fin quando Donna, esasperata da tutto quel “non rumore” esplose.
«Mi avete fatto perdere la pazienza! Cosa dovete dirci di così segreto che dovete parlare a gesti?» urlò.
«Tecnicamente non si può parlare a gesti.» la corresse Zayn.
Donna sbuffò e lo fulminò con lo sguardo.
«Ragazzi non cominciate di nuovo a litigare. Se state calmi vi spieghiamo tutto.- iniziò Jane - Vostro padre deve dirvi una cosa molto importate.» concluse guardando il marito.
Lui, rimasto sorpreso da quella frase, la guardò stupito e lei gli fece un cenno per fargli capire di parlare. Sospirò a diede un’occhiata dispiaciuta ai figli.
«Mi dispiace darvi questa spiacevole notizia, per voi, ma tra poco ultimeranno i lavori del nuovo centro commerciale a Santa Barbara e io dovrò restare per un po’ lì a fare da supervisore… insomma, come per ogni centro commerciale che ho aperto.» spiegò Luke.
«Inoltre la mia segretaria, Sonny, mi ha trovato un ottimo psicologo per Kitty. È specializzato in “Integrazione nella società per ragazzi con problemi post-traumatici”. Se voi tre accettate, tutta la famiglia si trasferirà a Santa Barbara, così vostro padre potrà lavorare, io potrò finire la mia collezione, Kitty si reintegrerà nel mondo e voi due… beh, mi dispiace strapparvi dai vostri amici ma capite il motivo, giusto?» Jane fece una faccia davvero triste.
«Io ci sto!» urlò Donna scattando in piedi, senza neanche pensarci un po’.
«Cosa? Tutto questo entusiasmo da dove viene?» chiese la madre.
«San Francisco è stupenda ma non sopporto più nessuno qui.»
«Certo. È una scusa per non ammettere che vuoi andare a Santa Barbara solo perché hai scoperto che lì ci abita Superman.» commentò Kitty.
«Anche.» precisò la maggiore.
Zayn e Kitty risero.
«Voi due invece? Kitty?»
«Mamma, non so cosa potrebbe fare questo psicologo. Insomma, non è che io gli veda di buon occhio. Sono scappata da tutti quelli da cui siamo andati. Fanno tutti parte di una setta maligna con a capo… Ursula!» esclamò dopo una breve pausa.
Zayn, seduto alla sinistra della sorella la guardò confuso.
«Ursula? La cattiva della Sirenetta?»
«Esatto!- esclamò, poi tornò a guardare i genitori - Potrei però provare, visto che da quanto hai detto questo tipo è specializzato in problemi come il mio.» disse facendo fare uno scatto in avanti alla spalla sinistra.
«Va bene anche per me. Devo solo trovare il modo di dire a Melissa che dovrò trasferirmi.»
Melissa era la fidanzata di Zayn. Si erano messi insieme a ottobre ma non era niente di serio, solo qualche bacio. Né a Donna né a Kitty però piaceva Melissa, forse perché era la sorella minore della capo cheerleader della scuola e quindi tendeva a somigliare a questa ma ovviamente Zayn non si era interessato alla parentela che aveva la sua ragazza.
Dopo che il ragazzo pronunciò quel nome, Kitty si alzò dal divano dov’era seduta e Donna emise un verso di disgusto, entrambe le reazione fecero sbuffare Zayn.
«Tanto non la lascio.»
«Non abbiamo detto niente, ancora.» disse Kitty, bevendo un bicchiere d’acqua.
«Ci trasferiremo tra due settimane. Mi occuperò della vostra iscrizione e poi farete il test di integrazione per entrare nel secondo quadrimestre.» annunciò il padre.
 
La notizia del trasloco rese così felice Donna che questa aveva già iniziato a fare i bagagli, mettendoci dentro tutti i suoi vestiti, lasciandone solo alcuni per quei quattordici giorni che la separavano dal trasferimento.
Santa Barbara l’aveva sempre affascinata e aveva sempre sperato di andarla a visitare: finalmente ci sarebbero andati per un tempo indeterminato.
 
Sapeva che in quella città abitavano parecchi ragazzi da spiaggia e lei non si sarebbe mai tirata indietro per conoscerne qualcuno; ma più di tutti avrebbe voluto conoscere colui che si nascondeva sotto al costume di Superman.
Infondo, se ci pensava bene, lei e Superman non erano tanto diversi. Entrambi potevano volare e fare acrobazie in cielo. Entrambi avevano una seconda identità. Lei aveva scelto di chiamarsi Alata.
Mentre si faceva questi discorsi mentali, le venne in mente un ragionamento perverso, così, dopo aver sorriso maliziosamente, corse in camera della sorella minore, la quale, ovviamente era al computer a chattare con Batman.
«Lo so!» esclamò mettendosi di fronte a Kitty.
«Cosa?» domandò la minore guardandola.
«Perché Superman indossa le mutande sopra al costume.»
Kitty aspettò per qualche minuto il continuo, ma capendo che Donna volesse essere interrogata sull’argomento, sospirò.
«Perché Superman indossa le mutande sopra al costume?» domandò con una cantilena.
Donna ridacchiò.
«Si chiama Super-man… ma non è Super solo nel nome»
Kitty la guardò non capendo e fece un’espressione interrogativa.
«È Super anche nei Paesi Bassi.»
«Lo conoscono anche in Olanda. Wow.» disse senza entusiasmo.
«No, non capisci!»
«Ah, io non ti capisco! Sei tu che non ti esprimi!»
Donna sospirò e si sdraiò affianco della sorella, guardandola dal basso, visto che quella era seduta.
«Si chiama Super-man e indossa le mutande sopra al costume perché è Super-dotato e per appiattire il suo Super-dono si mette due paia di mutande: uno sotto e l’altro sopra.» spiegò con calma.
Kitty la guardò per qualche attimo cercando di collegare il tutto e quando ci arrivò, socchiuse gli occhi sospirando sconfortata e infine sorrise divertita.
«Sai Donna, tu sei una maniaca pervertita.»
«Cos’è successo?» chiese Zayn affacciandosi alla camera della minore.
«Tua sorella è una malata di…»
«Sesso?» continuò lui.
«Esatto!»
«Non sono malata, io! Sono completamente sana!- sia Kitty che Zayn la guardarono alzando entrambi il sopracciglio destro - Okey, forse non completamente ma…- sospirò - Va bene, forse sono leggermente pervertita però non è colpa mia ma della mia precocità.»
Zayn guardò un’ultima volta la gemella e, dopo aver sospirato,  uscì dalla stanza.
 
# Che fai di bello?# era la domanda di Batman a Kitty.
# Preparo scatole e scatoloni e impacchetto la mia roba. Tu?#
# Ho appena finito di allenarmi. Perché impacchetti?#
# Ci trasferiamo.#
# Dove?#
# Non mi ricordo.# mentì: voleva fare una sorpresa a Batman, una volta arrivata nella nuova città.
 
 
Santa Barbara 
 
Niall entrò nel salotto di casa sua con un vassoio e sopra di esso due bicchieri riempiti di coca-cola. Poggiò tutto sul tavolino e si sedette affianco all’amico. Sbirciò sullo schermo e lesse tutta la conversazione tra Harry e Kitty, poi si soffermò sulla foto dei tre fratelli, anzi, si soffermò sulla figura di Zayn, rimanendone incantato come sempre. Ebbene sì, Niall era gay da qualche anno e Harry lo sapeva benissimo ma non gli faceva né caldo né freddo sapere di che orientamento sessuale fosse il  suo migliore amico: si conoscevano da quando erano ancora in fasce e non ci sarebbe stato alcun motivo valido per non parlarsi più.
«Sai cosa pensavo?» chiese d’improvviso Niall.
«No, non so ancora leggere il pensiero.» rispose serio Harry.
«Io e Louis potremmo andare a San Francisco a conoscere Zayn e le sue sorelle.»
«Perché tu e Louis? Non posso venire anche io?»
«No, perché Kitty potrebbe riconoscerti. Ti devo ricordare che lei è una ragazza e loro sono molto attente ai dettagli. Né io né Louis abbiamo mai visto o parlato con Zayn o le sue sorelle.»
«Non potevi chiedere a Liam di accompagnarti?»
«Veramente Louis viene per conto di Daniel: deve controllare com’è di persona Donna.»
«Ah.» disse in modo deluso Harry.
«Dai, non fare così. Staremo solo per due giorni e poi ti racconto di Kitty.»
Il viso di Harry si illuminò immediatamente e sorrise.
«Okey, ma io che faccio da solo qui? Alfred va da sua sorella e io sono solo al maniero. Che tristezza!» sospirò infine, lasciandosi andare contro lo schienale del divano.
«Ci sono sempre Liam e Daniel.»
«Liam è in punizione perché è andato in Giappone senza il permesso di sua madre, lei l’ha scoperto e si è arrabbiata. Con Daniel non ci parlo.»
In quel momento entrò in casa Steven Horan, il capo famiglia, che salutò i due amici e si avviò in cucina, ma prima di andare nell’altra stanza, si bloccò.
«Niall… sabato 30 non prendere impegni e, se puoi, Harry, neanche tu: mi servite per una nuova paziente.»
«Okey, papà.» rispose Niall sorridendo.
«Ah, e questi sono i biglietti per venerdì pomeriggio. Andata e ritorno. San Francisco, giusto?»
«Sì, grazie, pa’.»
 
Giovedì 13 Gennaio 2011
Santa Barbara
 
La 2^B era il caos più totale. Evidentemente mancava il professore di matematica, visti i trenta minuti di assenza dal suono della campanella. Proprio nel momento in cui una pallina di carta lanciata da Daniel Kent stava per cadere nel cestino della spazzatura, la porta della classe si aprì, facendo entrare la signorina Muny, l’insegnante di sociologia delle terze.
«Buongiorno.» salutò andando verso la cattedra.
Gli studenti, che poco prima, con uno scatto, si erano recati ai propri posti, risposero al saluto.
«Il vostro professore di matematica non tornerà fino alla settimana prossima per motivi di salute. Per oggi ci sarò io. Sono la professoressa Muny, insegno sociologia in terza. Se avete qualche compito da fare, studiare o qualsiasi altra cosa, potete farla ma in silenzio.»
Dopo qualche minuto entrò il vicepreside, così tutti gli studenti si alzarono. L’uomo si sedette dietro la cattedra e la signorina Muny si appoggiò al davanzale della finestra.
«Ragazzi, ho alcune notizie per voi. Lunedì 24 avrete tre nuovi compagni ma non è ancora sicuro, questi ragazzi dovranno fare un test di ammissione, però sono studenti molto bravi, quindi diciamo che al 90% avrete in classe dei compagni nuovi. La seconda notizia riguarda la gita che si terrà a fine febbraio e inizio marzo. Partirete il giorno 28 e tornerete il giorno 6, insieme a voi verrà anche la 2^F; i professori vi approfondiranno molto meglio. Per finire, la terza notizia riguarda il vostro professore di matematica: dovrà stare per qualche settimana a casa per motivi di salute, fino ad allora lo sostituirà il professore Dastyl. Buon proseguimento delle lezioni.»
Tutti gli studenti lo salutarono prima che lui uscisse, poi continuarono a fare quello che stavano facevano.
Harry venne colpito da una pallina di carta. Aprì il foglio e lesse. 
“Domani vieni con me, Ice e Regina alla gara di ballo? PS: è un’idea di Regina.”- così diceva il messaggio.
Ovviamente lesse anche Niall che, sporgendosi verso l’amico, gli sussurrò all’orecchio: «Direi che qui qualcuno si è preso una cotta per Harry, eh!»
Il castano guardò il biondo confuso.
«Daniel?» domandò.
«No, genio. Regina…»
«Peccato per lei.- disse con tono scocciato - Bastava arrivare prima. Ora sono interessato a un’altra.»
 
 
Venerdì 14 Gennaio 2011
San Francisco
 
La prima settimana di scuola dopo le vacanze natalizie era finalmente finita. 
Per Zayn era stata una strana giornata: sin dalla mattina, la sua ragazza Melissa lo stava evitando, così decise di andare a casa sua per chiarire la situazione e per dirle del trasferimento, visto che non ne aveva avuto il coraggio durante la settimana.
Bussò alla porta principale che venne aperta proprio dalla ragazza.
«Ciao, Zayn. Che ci fai qui?»
«Ciao, Melissa, devo parlarti di una cosa importante.»
«Dimmi.» rispose lei, non accennando affatto all’intenzione di far entrare il ragazzo in casa.
«Vedi, io e la mia famiglia…»
«No, aspetta.- lo interruppe lei - Senti, ho ripensato a noi due e, non prenderla sul personale, ma credo che non possa funzionare. Mi dispiace.- si avvicinò a lui e gli diede l’ultimo bacio - Ciao, Malik.» detto ciò chiuse la porta, lasciando Zayn lì impalato.
Bussò una seconda volta e Melissa, sbuffando, aprì nuovamente.
«Scusa?» domandò shockato lui.
«Ti ho appena lasciato. - rispose scocciata - Puoi anche andartene.»
E così fece. Girò sui talloni e se ne andò.
«Malik! Dove stai andando?» chiese arrabbiata, urlando.
Lui si bloccò a metà vialetto e si voltò di poco, giusto per guardarla in faccia.
«Mi hai detto tu di andarmene e io lo faccio. Addio, Melissa.»
«Addio? Che diavolo significa?»
«Ecco, vedi,- cominciò lui, avanzando verso il marciapiede - ero venuto per avvertirti che mi sarei trasferito. Quindi, addio.»
«E dove vai?»
«Lontano.» sorrise e posò la sua tavola per terra. Ci salì e con alcune spinte coi piedi, raggiunse il bar vicino la pista da skate.
Arrivato al locale, si sedette a un tavolo e prese il cellulare dalla tasca dei jeans, poi andò al registro chiamate e premette il dito sul primo nome: Donna. Lei rispose affannata.
«Don, dove sei?»
«A casa. Dove dovrei essere?»
«Bho, io sono alla pista, venite voi due?»
«Certo. Con Melissa?»
«Ti racconto dopo.» disse, stranamente allegro.
«Okey, chiamo Kitty e Weekly e arriviamo.»
«Vi aspetto al bar.»
Donna riattaccò.
Al tavolo dov’era seduto Zayn arrivò il cameriere, un bel ragazzo con dei bicipiti abbastanza muscolosi abbronzato, indossava solo un paio di bermuda neri lasciando il busto scoperto, e le infradito. Zayn era convintissimo di essere etero ma si soffermò a guardarlo per diversi minuti, poi si decise ad ordinare per sé e le sorelle. Le due arrivarono qualche minuto più tardi con i loro rispettivi skateboard e Weekly che stava comoda tra le braccia di Kitty.
Si accomodarono al tavolo e poco dopo arrivarono i loro frullati.
«Allora, con Melissa?» chiese frettolosamente Donna al fratello.
Lui sorrise facendo girare la cannuccia nella bevanda.
«Non l’hai lasciata?- sbuffò - Zayn? Cos’è successo?»
«Sono andato da lei e… mi ha lasciato.» finì ridendo.
«Non state più insieme?» domandò ancora.
Lui scosse la testa, sorridendo e, alzando lo sguardo, vide la felicità anche nelle sorelle.
«Non vi piace proprio, eh?»
«Né lei né la sorella.» rispose Donna per entrambe.
Nel frattempo che i due gemelli parlavano, Kitty se ne stava in silenzio ad accarezzare il suo gatto.
A quell’ora non c’era quasi nessuno in giro. La maggior parte degli adolescenti andava in spiaggia, alcuni restavano chiusi in casa a studiare mentre i loro amici saranno già arrivati alla pista e sicuramente gli staranno aspettando.
Zayn si alza dalla sedia, prende il frullato ancora quasi del tutto pieno e si volta di scatto, scontrandosi con un ragazzo e rovesciandogli tutto il contenuto del bicchiere sulla maglietta verde.
«Oddio! Scusa!» esclamò mortificato.
Donna si avvicinò al gemello e osservò l’altro ragazzo che a sua volta fissava la macchia rosa sul petto. Ci fu un momento di imbarazzo. Zayn e Donna cercarono di capire cosa stesse per fare il ragazzo biondo di fronte a loro. Per fortuna fu lo sconosciuto a parlare per primo.
«Mi chiamo Niall.» sorrise quello raggiante, porgendo la mano destra a Zayn.
Malik restò stupito da quella reazione, si aspettava di certo una sfuriata che riguardava l’attenzione e il fatto di avergli rovesciato quasi tutto il frullato addosso, invece sorrideva e non ci faceva neanche caso.
«Z-zayn.»
«Donna.» si affrettò a dire la sorella, dopo aver esaminato a fondo il corpo di Niall.
«Piacere! Siete di queste parti?»
«Bhe, sì. Perché?» chiese incuriosito Zayn.
«Sappiamo che qui a San Francisco c’è una pista di skate e, visto che con i nostri genitori - indicò anche l’amico al fianco - siamo venuti qui per il fine settimana volevamo farci un giro e provare le nostre nuove tavole.» alzò infine il braccio sinistro.
«Oh, anche voi andate in skate! Figo.» commentò Donna.
Zayn si voltò per vedere Kitty e notò che questa, insieme alla gatta e alla sua tavola se n’era già andata alle rampe.
«Certo. È proprio dall’altra parte del bar.» rispose Donna, anche lei accortasi dell’assenza di Kitty.



Lui è Daniel.



 
Il sesto capitolo lo posterò probabilmente Mercoledì prossimo,
se ci sarenno almeno 2 recensioni.
SwB

 
  
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