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Autore: Amy In Wonderland    04/04/2013    2 recensioni
Il mondo è governato da tre Streghe Spirito che hanno il compito di mantenere l'equilibrio tra bene e male invariato.
Quando Bonnie McCullough - non più invaghita di Damon, ma concentrata su Matt - muore per un incidente, le tre streghe sono costrette a trasformarla in un fantasma affinché non trapassi e abbia tempo per essere riportata in vita prima che compia la sua "missione" e trapassi definitivamente.
Le tre streghe sono convinte che il suo assassino, Damon Salvatore, nonché l'unico in grado di vederla sotto forma di fantasma, per i sensi di colpa l'aiuti a tornare in vita. Accidentalmente, però, non hanno considerato che né Bonnie né Damon sanno chi sia l'assassino della rossa e che Damon, impegnato com'è a impedire il matrimonio tra Elena e Stefan, non ha nessuna intenzione di aiutare il fantasma.
Tra incidenti e liti che rasentano il comico, Bonnie e Damon fanno un patto che potrebbe aiutare entrambi a raggiungere ciò che vogliono. Ma cosa accadrebbe se, nonostante l'indifferenza che provano l'uno per l'altra, le cose non andassero tra loro come previsto? Cosa succederebbe se Damon iniziasse a guardare la rossa con occhi diversi?
Una long comica e quasi demenziale!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 8 - “L’abito fa la Sposa e Quasi Cornuto il Marito” o “L’importanza di Rivelarsi un Gentiluomo nella Camera di un Atelier”

Terzo punto della LDPAAEG (Lista Dei Pregi Appartententi all’Amore di Elena Gilbert)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se c’è un qualcosa a cui tutti gli esseri umani prima o poi fanno riferimento, quelli sono i modi di dire, o altresì chiamati “detti”.

 

I detti sono tradizionali frasi che sintetizzano situazioni o concetti che spesso gli esseri umani si ritrovano ad affrontare.

Spesso sono veri, a volte meno veri, ma ciascun detto ha perlomeno un fondo di verità.

 

Elena Gilbert era sempre stata una grande appassionata di detti. Ogni volta, prima di elabora tanti piani quante sono le lettere dell’alfabeto, identificava ciascuna situazione in cui si trovava con un appropriato detto.

 

Diverse volte aveva detto ad alta voce “A buon intenditor, poche parole”, proverbio che le aveva sempre conferito un aurea di falsa superiorità intellettuale. Aveva utilizzato almeno un milione di volte, numero equivalente alla quantità di infatuazioni avute durante la sua vita, “Al cuor non si comanda”, mera giustificazione delle sue azione talvolta non propriamente corrette. 

Una volta, in una circostanza che non ricordava chiaramente, aveva perfino pronunciato ad alta voce “Chi lascia la via vecchia per quella nuova, sa quel che lascia ma non quel che trova”.

 

In sostanza, Elena Gilbert amava i detti. Tuttavia, non sempre trovava che questi avessero un senso, specialmente se presi in maniera letterale.

 

Una calda mattina di Aprile, Elena Gilbert si svegliò nel letto lasciato già vuoto dal suo amato Stefan. 

 

Quella calda mattina di Aprile, Elena Gilbert andò in cucina e il primo pensiero che le venne in mente fu che il detto “L’abito non fa il monaco” non fosse poi così giusto.

Effettivamente, in diversi casi, l’abito fa il monaco. 

 

Una persona ricca, ad esempio, difficilmente va vestita con degli stracci.

Una domestica, non va a lavoro con un vestito da sera.

Una sposa degna di essere chiamata tale, non va al proprio matrimonio con un vestito non adeguatamente bello.

 

Fu proprio quel pensiero che, in quella calda mattina di Aprile, sconvolse l’intero Pensionato.

 

Presa da un’inspiegabile ansia, Elena corse velocemente verso il suo armadio e tirò fuori l’abito da sposa che la signora Flowers si era gentilmente offerta di prestarle.

 

Con suo grande orrore il vestito che le si presentò davanti non era un magnifico vestito color avorio, magari tradizionale, semplice e alla vecchia maniera. Il suddetto vestito, invece, era un abito in vero e proprio stile signora Flowers. E ciò vuol dire variopinto con miliardi di colori diversi e pieno di ricami rappresentanti fiori, alberi ed erbe.

 

Ora, sicuramente i lettori si staranno ponendo due fondamentali domande.

 

La prima, forse la più importante, è la seguente: la Signora Flowers era sposata? A tale domanda, purtroppo, non possiamo dare una risposta. Forse, prima o poi, qualcuno lo scoprirà, sta di fatto che Elena non si pose tale domanda e, perciò, noi non sapremo mai la verità circa tale dilemma.

 

La seconda, assolutamente insignificante rispetto alla prima ma comunque funzionale alla trama, è: notando l’inadeguatezza dell’abito e avendo appurato con i suoi ragionamenti mattutini che effettivamente l’abito fa la sposa, cosa fece Elena Gilbert?

 

<< Ho bisogno di un vestito da sposa! >> annunciò irrompendo in salotto. 

 

Meredith, la quale si trovava lì per un motivo che Elena in realtà non sapeva e che noi non scopriremo mai, alzò la testa e la guardò scettica.

 

<< E te ne accorgi ora? >>

 

Elena in tutta risposta sbuffò. 

 

<< Meredith, devi assolutamente accompagnarmi! Ho bisogno di quell’abito e lo devo scegliere oggi stesso, altrimenti sarà troppo tardi! >>.

 

Meredith la guardò dispiaciuta.

 

<< Niente da fare, Elena. Oggi i miei mi hanno incastrata in un pranzo di famiglia! Ero venuta qua solo per s- >>

 

<< Oh, andiamo Meredith! >> la interruppe Elena, probabilmente volendo farci restare con il dubbio sul perché Meredith si trovasse effettivamente lì.

 

<< Non potresti rimandare a domani? >>

 

In realtà, Elena avrebbe tranquillamente potuto rimandare l’intera faccenda al giorno successivo. Tuttavia, per grande fortuna di un certo Damon Salvatore, la ragazza aveva una mente determinata al limite dell’esasperazione e se il suo piano A diceva che quel preciso giorno avrebbe dovuto scegliere l’abito da sposa, le procrastinazioni non erano ammesse.

 

<< Oh, lascia fare Mer. Chiederò a Matt! >>.

 

Il povero Matt, tuttavia, non fu mai invitato a quell’eccitante scelta dell’abito da sposa.

 

Infatti, per puro caso, un fantasma di nostra conoscenza vagava vicino al salotto della Pensione proprio in quel momento e, sempre per una mera coincidenza, riuscì a sentire l’intera conversazione.

 

Capendo l’occasione che stava per presentarsi a Damon, in un attimo si materializzò nella camera del maggiore dei Salvatore.

 

Steso sul letto, abbracciando per l’ennesimo motivo che non sapremo mai una maglietta rossa che decisamente non gli apparteneva, Damon Salvatore non aveva affatto l’aria di qualcuno pronto a sostenere una Gilbert in crisi-abito-da-sposa.

 

Bonnie si concentrò completamente su una delle scarpe di Damon ai piedi del letto. In un attimo, spinta da un invisibile forza, questa si scaraventò sulla faccia del proprio padrone.

 

Damon grugnì e si alzò a sedere di scatto, sorpreso dall’improvviso urto. Con gli occhi sbarrati si guardò intorno, credendo probabilmente di essere sotto attacco.

 

Quando i suoi occhi color della notte incontrarono quelli di Bonnie, la ragazza poté vedere le sue spalle rilassarsi in maniera evidente e l’espressione tesa e concentrata tramutarsi in un cipiglio irritato.

 

<< Devi necessariamente utilizzare questi modi bruschi ogni volta? >> sbottò. Se da umana Bonnie era un dolce bocciolo di rosa, da fantasma era tutt’altro che delicata.

 

<< Sì, è divertente. >> spiegò lei, impassibile. << Indovina che giorno è oggi? >> domandò poi con una nota di entusiasmo che fece rabbrividire Damon.

 

Il ragazzo le rivolse un’occhiata eloquente, a metà tra lo spaventato e il minaccioso: se si fosse azzardata a proporgli un altro picnic, fantasma o non, l’avrebbe cancellata dall’esistenza.

 

Bonnie sorrise divertita. << Oggi stai per compiere un passo fondamentale per la conquista di Elena >> si avvicinò al letto e si mise seduta accanto al vampiro. << Stai per avere un appuntamento completamente da solo con lei! >>.

 

Damon, il quale si aspettava il peggio, la guardò in un primo momento estremamente sorpreso. Ma, in un istante, il suo sguardo si fece sospettoso.

 

<< Vai avanti >> la esortò.

 

<< Quando uscirai con lei dovrai conquistarla con il tuo charme... >>

 

<< Per questo non c’è assolutamente problema >> fece lui, tronfio.

 

<< Ma, dovrai anche dimostrare di rispettarla >> l’ammonì.

 

<< Io rispetto Elena! Oseresti dire il contrario? >> sbottò lui, lievemente stizzito.

 

Bonnie lo guardò scetticamente. Congiungendo le mani con un’espressione estremamente professionale, iniziò a camminare avanti e indietro al letto esponendo, come se fosse una tesi di laurea scientifica, la sua lista di più che valide motivazioni.

 

<< Sei venuto qui a Fell’s Church. Hai baciato la sua migliore amica per arrivare a lei. Hai tentato di sedurla solo per prenderti gioco del suo cuore e avere la tua tanto agognata vendetta su tuo fratello. Hai picchiato il suo ragazzo. Lo hai mandato in un buco di prigione infernale a marciare. Hai minacciato di- >>

 

<< Okay, okay. Ho capito. Comunque, tralasciando questi piccoli e ormai passati dettagli, io la rispetto! >> obiettò debolmente. << O comunque, riuscirò a rispettarla facilmente. >>

 

Damon era convinto delle proprie parole, Bonnie un po’ di meno.

 

<< Rispettarla significa che qualora ti si presentasse l’occasione di approfittarti di lei, dovrai rispettare la sua scelta, >> spiegò la rossa.

 

Damon la guardò perplesso.

 

<< Mettiamo che lei abbia un momentaneo istante di debolezza e ti stesse per baciare tu, poiché rispetti lei e le sue scelte, dovrai scostarti da bravo gentiluomo,>> esplicitò ulteriormente il concetto.

 

Damon continuava a scrutarla sempre più perplesso. Sembrò pensarci su e fece per parlare un paio di volte, aprendo e chiudendo la bocca estremamente confuso.

 

<< Tutto ciò che sto cercando di fare è di impedire ad Elena di sposarsi e, secondo te, avendo l’occasione di averla per me non dovrei approfittarne?! >> domandò infine.

 

<< Tu non vuoi “averla per te”! Tu devi colpirla nel profondo! Ragiona, Damon! Rispettandola, impedendole di tradire le proprie scelte, la sorprenderai piacevolmente! >>

 

<< Sì, ma così mi remo contro, Rossa! Diamine, devo farle scegliere me e tu mi dici di spingerla tra le braccia di Stefan? >> sbottò, non riuscendo a capire il punto.

 

<< Non la spingi tra le braccia di Stefan! Se inizierà a mettere in dubbio alcuni certezze che ha su di te, come quella che è pericoloso passare del tempo con te perché potresti approfittarne, probabilmente inizierà a cambiare opinione e, sentendosi rispettata anche da te, cambierà pure scelta! Io conosco Elena, lei vuole essere trattata come si deve, vuole un uomo che accetti le sue scelte, qualunque esse siano! >>.

 

Damon non sembrava troppo convinto, ma non fece in tempo a ribattere perché Bonnie riprese velocemente parola.

 

<< Se non ti sbrighi, inviterà Matt. >>

 

Come ubbidendo a un impercettibile ordine, Damon scattò in piedi e in pochi istanti fu nel soggiorno del Pensionato in cui Elena era intenta a digitare il numero di Matt Honeycutt sul proprio telefono.

 

Se Damon non si fosse dato una mossa, la nostra storia sarebbe andata molto diversamente. Infatti, Elena sarebbe andata a cercare l’abito da sposa con Matt. Damon, frustrato dall’aver perso una ghiotta occasione, avrebbe staccato di netto la testa del malcapitato biondo condannando per sempre sia il proprio destino con Elena, sia quello di Bonnie. A tutta questa situazione, Carmilla non avrebbe di certo reagito bene e Damon avrebbe ben presto visto la fine della propria eternità.

 

Fortunatamente, Damon impedì che Matt facesse in tempo a rispondere e che questa versione della storia si avverasse. 

Curioso come, a volte, il destino di una storia dipenda da pochi, piccoli istanti.

 

<< Principessa, >> salutò Damon ostentando una non-chalance che non possedeva affatto in quel momento.

 

<< Damon! >> ricambiò Elena, offrendogli un ampio sorriso.

 

Damon non poté fare a meno di ammirare quel luminoso spettacolo che la bionda le offriva. Come sempre, Elena era bellissima. Agli occhi di Damon, la ragazza aveva le sembianze di un Angelo e la sua eleganza riusciva a coprire ogni suo singolo difetto.

 

In realtà, Elena Gilbert aveva numerosi difetti. A prescindere dal suo carattere alquanto discutibile, Elena aveva diverse pecche anche da un punto di vista fisico. I suoi occhi erano abbastanza asimmetrici, la sopracciglia sinistra era leggermente più corta di quella destra e i suoi canini erano alquanto storti.  

 

Ciononostante, l’apparente bellezza della bionda avrebbe potuto accecare qualsiasi essere di sesso maschile, vivo o morto, e perfino femminile. Delle scrittrici particolarmente ispirate avrebbero addirittura potuto buttar giù pagine e pagine di descrizione circa la sua bellezza e il modo in cui la ragazza riuscisse a rendere meraviglioso tutto ciò che indossava o utilizzava*. 

 

Sfortunatamente per il fan-club di Elena Gilbert, io non sono una di quelle.

 

<< Crisi da sposa? >> domandò il vampiro sorridendo quasi dolcemente.

 

Elena sgranò lievemente gli occhi e per poco non domandò come facesse a saperlo. Ma fortunatamente la sua mente acuta e penetrante si applicò intensamente giungendo alla conclusione sbagliata** e deducendo che Damon l’avesse sentita parlare con Meredith grazie al suo udito amplificato. Noi non le diremo che effettivamente non era così, provocando un’ulteriore crisi di nervi alla povera sposa, né tantomeno Damon si premurò di dirle che l’avesse saputo dal fantasma di Bonnie. 

 

<< Devo comprare l’abito da sposa, >> spiegò tornando a guardare il proprio cellulare, << Meredith non può venire, così sento se Matt- >>

 

<< Lascia perdere Mutt, bionda! Ti ci accompagno io! >> si offrì prontamente il vampiro.

 

Elena lo guardò sorpresa e allo stesso tempo scettica: non tutti i giorni si vedeva un Damon Salvatore offrirsi per accompagnare lei a scegliere l’abito da sposa per il matrimonio con Stefan.

 

<< Oh, andiamo! Non fare quella faccia! Presto saremo cognati, ho dei doveri nei tuoi confronti... >> si giustificò il moro.

 

Elena rimase a bocca aperta. 

 

Aveva veramente sentito la parola “cognati” uscire dalle labbra di Damon Salvatore?

 

Nell’ultimo periodo Damon era stato estremamente bizzarro. Prima le aveva rivolto quelle parole terribili, aggressive e piene di rancore. Dopo l’aveva ascoltata piagnucolare per ore, l’aveva aiutato e aveva perfino accettato di andare con l’”allegra compagnia” a un picnic.

 

E adesso, ciliegina sulla torta, si offriva per aiutarla nella scelta dell’abito da sposa perché sarebbero presto diventati cognati. 

 

Le possibilità erano due. O lei aveva sbattuto forte la testa e si era ritrovata in un universo parallelo, o Damon aveva infine deciso di arrendersi e di accettare la sua scelta. 

 

Elena, ammettendo che la seconda possibilità fosse decisamente più realistica della prima, sentì una punta di fastidio attanagliarle l’animo. Tuttavia, in fretta la mise da parte e sorrise gentilmente.

 

<< Oh, beh, in tal caso non disturberò Matt! >> si alzò radiosa e accettò l’offerta del moro. In realtà, sebbene l’emergenza-vestito fosse la sua priorità quella mattina, era anche curiosa di vedere se Damon si sarebbe veramente comportato da “buon cognato” o se fosse solo una trovata delle sue.

 

In cuor suo, Elena sperava che Damon non avesse smesso di corteggiarla e, per questo, si sentiva enormemente in colpa.

 

La bionda afferrò la borsa e si diresse verso la propria camera per andarsi a vestire. 

 

Dando le spalle al vampiro, non noto che questo lanciava un’occhiata truce a un punto indefinito del soggiorno.

 

Lì, un certo fantasma di nostra conoscenza alzava entrambi i pollici in segno di approvazione e si complimentava con un “bel fatto, Demonuccio!”.

 

Inutile dire che l’aver ripescato quell’irritante epiteto dal repertorio del fantasma*** irritasse alquanto il vampiro.

 

 

 

 

 

Se esisteva l’inferno, senza ombra di dubbio quello era il posto sulla terra che gli si avvicinava di più.

 

Damon non riuscì a nascondere il panico che lo pervase mentre si guarda intorno.

 

Lui, con il suo stile rigorosamente total black, si ritrovò immerso in un universo caratterizzato da un intenso bianco. 

 

Tutto era bianco. I miliardi di vestiti appesi ovunque, il pavimento lucido di marmo bianco, le tende di lino, i gigli nei vasi, perfino i capelli scuri della commessa - che Damon non riuscì a non apprezzare - sembravano essere cosparsi di luce alquanto bianca. 

 

Il vampiro resistette all’impulso di contorcersi e, coprendosi con un braccio la faccia, di esibirsi in una delle sue più grandi melodrammatiche scene urlando “La luce! La luce! Mi sto sciogliendo!”. 

 

Sia chiaro, l’impulso fu estremamente forte. Ciononostante, l’occhiataccia che Bonnie le rivolse intravedendo le sue intenzioni nella sua mente, lo spinse a mantenere il proprio contegno.

 

Damon guardò le tre donne che aveva davanti: Elena, la commessa e Bonnie. Tutte avevano una strana luce di adorazione verso quell’infernale posto in cui si trovavano.

Il vampiro si domandò come riuscissero a non rimanere terrorizzate da ciò che le circondava.

 

Con un’ulteriore sguardo verso la pila infinita di vestiti che assediavano l’atelier, Damon rabbrividì pensando che Elena avrebbe potuto tranquillamente provarselo uno ad uno.

 

<< Vogliamo iniziare? >> la commessa gli rivolse un sorriso gentile.

 

Elena annuì estremamente eccitata, Bonnie saltellò quasi con le lacrime agli occhi. Damon, dal suo canto, represse un gemito di terrore deglutendo rumorosamente.

 

Qualcuno lassù deve volermi davvero male, pensò sconfortato.

 

Nel Secondo Mondo, Carmilla si godeva ghignante la scena mentre Ambra scuoteva la testa impietosita dal vampiro e Joanne lo guardava ammirata mormorando di tanto in tanto “Che uomo!”.

 

Due ore e venti vestiti dopo, Damon aveva cominciato a lanciare occhiatacce estremamente eloquenti verso Bonnie.

 

La rossa lo guardava con un’espressione che sembrava dire “Che c’è?!” e Damon rispondeva con uno sguardo pieno di “Io ti ammazzo”. La verità era che un donnaiolo della risma di Damon Salvatore non era fatto per vedere le donne provare vestiti, lui si preoccupava semplicemente di sfilarglieli di dosso!

 

<< Che ne dici di questo, Damon? >> sentì Elena richiamare la sua attenzione.

 

Non senza riservare un’ultima occhiataccia irritata a Bonnie, il vampiro si giro a guardare Elena.

 

Era incredibile come, a volte, in determinate occasioni sembrava di trovarsi dentro un film. Avete presente quelle scene in cui i protagonisti si muovono a rallentatore, la musica rallenta e l’uomo vede la donna come se fosse un vero e proprio angelo nel suo bellissimo vestito da sera?

 

Bene, non era affatto una di quelle occasioni. Lo spettacolo che si offrì agli occhi di Damon infatti fu tutt’altro che romantico o piacevole.

 

Il primo pensiero che investì la mente di Damon alla vista di Elena nel suo abito fu “bomboniera” o, ancora, “Barboncino”. Era esattamente ciò a cui somigliava in quel momento Elena.

 

Il vestito che aveva addosso era davvero... troppo.

 

<< Le sta benissimo, signorina! >> esclamò entusiasta la commessa.

 

Idiota, pensò sconcertato Damon.

 

<< Oh, trova? Penso che sia magnifico! >> commentò Elena. Damon sgranò gli occhi incredulo.

 

Non riusciva a credere alle sue orecchie! Eppure Elena aveva sempre avuto un gusto impeccabile nel vestirsi.

 

Tentando di coprire il più possibile il proprio disappunto, sorrise falsamente alle due ragazze e si avvicinò decidendo di prendere il toro per le corna e di levare la sua dolce Elena da quella scomoda situazione. Non poteva mica andare al proprio matrimonio vestita come una torta piena di confetti!

 

<< Se permetti, Angelo... >> Damon adocchiò improvvisamente il vestito perfetto per la bionda e, dirigendosi verso il suddetto manichino, accarezzò l’abito bianco e attirò l’attenzione delle due. << Credo che questo sarebbe più... appropriato. >>

 

Avrebbe voluto dire “meno bomboniera”, ma si trattenne.

 

Elena sembrò squadrare indecisa l’abito. In effetti, nella sua semplicità, il vestito sul manichino non era esattamente “appariscente”. Ma Damon riusciva già a immaginarlo addosso alla ragazza e sapeva perfettamente che fosse l’abito adatto a lei.

 

<< Fidati di me, Angelo. Ti starà d’incanto. >>

 

Elena si limitò ad alzare le spalle e chiese gentilmente alla commessa di lasciarle provare l’abito.

 

Quando Elena uscì dal camerino e andò diretta verso lo specchio, rimase senza parole.

 

Il vestito le calzava alla perfezione. Era semplice e, forse proprio per questo, estremamente bello. La scollatura non era eccessiva, era stretto in vita e scendeva dolcemente fino ai piedi. 

 

<< E’... >>

 

<< Bellissimo, >> concluse per lei Damon. Le se avvicinò e la guardò attraverso lo specchio.

 

<< Spesso la semplicità di un vestito rende più giustizia alla bellezza di una giovane donna, >> spiegò con fare pratico Damon, mentre passava delicatamente una mano lungo il braccio nudo della bionda. Elena arrossì sotto il suo tocco.

 

La ragazza si voltò verso Damon e, qualche istante dopo, appurò che fosse stato un grande errore. Le loro labbra erano a poca distanza e l’aria era elettrizzata da quella tensione ormai familiare ai due, la tensione che si generava dalla loro reciproca attrazione. 

 

Gli occhi cobalto di Elena guardarono per qualche secondo le labbra di Damon e il ricordo della sensazione delle sue labbra sulle proprie le tornò in mente in maniera tremendamente vivida. Arrossì.

 

La situazione si sarebbe senz’altro conclusa con uno sconveniente bacio se improvvisamente una chioma rossa non avesse attirato l’attenzione di Damon.

 

Bonnie mimò con le labbra la parola “rispetto” e, in tutta risposta, Damon fece una smorfia contrariata. Per quale diamine di motivo non avrebbe dovuto approfittarsene?

 

Tuttavia, senza sapere neanche il motivo, Damon fece un passo indietro.

 

<< Beh, l’abbiamo trovato! >> esclamò inespressivo. Vide Elena annuire senza riuscire a nascondere un’espressione estremamente sorpresa e confusa. 

 

In un attimo, con enorme rammarico di entrambi, l’atmosfera fu rovinata. Elena si allontanò e andò incontro alla commessa per comunicarle la propria decisione, mentre Damon la guardava andare via con uno sguardo estremamente confuso.

 

Solo in quell’istante, il vampiro si rese conto di aver appena aiutato la donna che amava ad apparire estremamente bella al matrimonio con il proprio fratello e, oltretutto, aveva ascoltato il consiglio di Bonnie sprecando un’occasione che difficilmente si sarebbe ripresentata.

 

<< L’hai sorpresa. Fidati, funzionerà! >>. Damon guardo la rossa poco convinto.

 

<< Sarà, ma sarebbe stato comunque un bacio fantastico >> ribatté lui.

 

Bonnie si lasciò sfuggire una risata e scosse leggermente la testa. Dentro di lei, qualcosa gridò.

 

 

 

 

 

 

 

<< Sai, tesoro, oggi con Damon è stato abbastanza strano... >> rifletté Elena ad alta voce. Si trovava sul letto e aspettava che Stefan la raggiungesse.

 

Il minore dei Salvatore uscì dal bagno con un asciugamano legato in vita e ancora con i capelli bagnati.

 

<< Si è comportato male? >> domandò con una nota di ansia nella voce.

 

Elena sorrise.

 

<< E’ proprio questo il punto! Si è comportato benissimo! Si è addirittura definito “mio cognato”! >> esclamò sconcertata.

 

Stefan la guardò sorpreso. << Stai scherzando? >>

 

<< Per niente! >> 

 

Il vampiro ridacchiò e si sedette accanto alla bionda, abbracciandola e facendole posare la testa sul proprio petto. 

 

<< Questa sì che è nuova! Forse, si è arreso e ha accettato la tua decisione... >>

 

Elena in un primo momento non rispose. Si sentiva strana e pensare che Damon avesse accettato la sua scelta scatenava in lei emozioni che non avrebbe potuto descrivere. Vedere Damon sotto quella nuova luce era impressionante.

 

<< Sì... Forse... >> si limitò a mormorare. 

 

I due rimasero in silenzio per qualche minuto, ciascuno dei due riflettendo su l’accaduto. Nessuno dei due credeva che Damon avesse rinunciato a conquistare Elena.

 

La bionda si sentiva confusa, mentre Stefan decise che l’indomani avrebbe senza dubbio parlato al fratello per cercare di capire le sue intenzioni. 

 

Improvvisamente la bionda si alzò a sedere e si girò verso Stefan con un sorriso smagliante.

 

<< Beh, in ogni caso è stata davvero una fortuna! Dovresti vedere il vestito, Amore! >>.

 

Stefan le sorrise raggiante e la invitò a continuare. La ragazza le si accoccolò contro e i due passarono il resto della serata a pensare con aria sognante al loro imminente matrimonio.

 

 

 

 

 

 

Matt Honeycutt tornò esausto dalla sua classica corsa delle nove di sera. Entrò nella propria camera sfilandosi la maglietta, pronto per una doccia ristoratrice.

 

<< Oh, no, Mutt! Per favore, questa risparmiamela! >> sentì una voce vellutata richiamarlo irritato.

 

Il biondo per poco non morì d’infarto. 

 

C’erano tre cose che Matt pensava non gli sarebbero mai capitate in vita sua ma che, curiosamente, aveva vissuto. 

 

Innanzitutto non credeva che avrebbe mai ricevuto una dichiarazione da un maschio. Invece, a diciassette anni, uno dei suoi compagni di squadra si era dichiarato. Non che avesse nulla contro gli omosessuali, tutt’altro, ma lì per lì era stato imbarazzante. 

 

Secondo di poi, non credeva che sarebbe mai finito a una festa ubriaco fradicio, con addosso un poncho che odorava di mandarino, mentre cantava in una band peruviana con un tipo accanto che non aveva la più pallida idea di chi fosse. Beh, era successo, ma è una lunga storia e noi non perdere ulteriore tempo su di essa. 

 

Infine, quello che mai e poi mai pensava di poter vedere era Damon Salvatore, sul davanzale della finestra di camera sua, che lo guardava con un espressione a metà tra il disgustato e l’imbarazzato.

 

<< Ma che ca-? >>

 

<< Sì, lo so. Risparmiami la scena di isterismo convulso da prima donna, Mutt >> lo bloccò sul nascere Damon, << E rimettiti la maglietta. Ora. >>

 

Matt, ancora a bocca aperta e incapace di capire cosa stesse accadendo, obbedì inconsciamente al vampiro e continuò a guardarlo confuso, convinto di stare sognando. Il biondo fu quasi tentato di darsi uno schiaffone per verificare di essere sveglio, ma il suo lato più virile gli consigliò di mantenere un certo contegno per non perdere la faccia davanti a Damon.

 

Il moro, dal suo canto, aveva una faccia che neanche l’attributo “da funerale” poteva adeguatamente descrivere. 

 

<< Allora, Mutt... Non ti hanno detto che è maleducazione non invitare ad entrare i proprio ospiti? >> domandò il vampiro, con una curiosa voce stridula e strozzata. Sembrava quasi che qualcuno lo stesso obbligando a porre quella domanda.

 

La faccia meravigliata di Matt divenne, se possibile, ancora più sorpresa.

 

Guardalo lì, commentava mentalmente il vampiro nel frattempo. Mi guarda con quella faccia da ebete! Ha l’onore di ricevere un ospite come me e neanche m’invita ad entrare!

 

<< Prego? Ospite?! >> sbottò Matt non appena si riprese. L’irritazione si fece sentire immediatamente in entrambi.

 

Fa anche l’indignato!, continuò a pensare. Il destino mi ha costretto a venire in questa squallida casa e sembra che quello offeso sia lui! Insomma, è possibile che questo idiota non abbia la minima considerazione del dispiacere altrui?!

 

<< In real- >>

 

<< Che vuoi? E’ successo qualcosa? >> lo interruppe bruscamente Matt.

 

Damon trattenne un ringhio di irritazione per essere stato interrotto. Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Per Elena, tirò nuovamente fuori il proprio mantra. 

 

Per la prima volta dopo secoli di vita, Damon Salvatore fece qualcosa che non aveva mai fatto: fu vagamente - molto vagamente - gentile con un’inetto che odiava.

 

<< Sono solo venuto a fare quattro chiacchiere! Adesso che ne dici di farmi entrare, Matt? >> sputò quella frase come se fosse stata una mela putrida e marcia.

 

Matt, sempre più interdetto, credette veramente di stare sognando e questa volta, mandando al diavolo la sua parte più virile, si diede davvero uno schiaffo. 

 

Damon, vedendo il biondo malmenarsi da solo, aggrottò le sopracciglia e lo guardò stranito. Per qualche istante valutò davvero l’opzione di mandare al diavolo Elena e Bonnie e di andare il più lontano possibile da quell’imbecille affetto da presunto masochismo.

 

Il biondo, notando la faccia del vampiro, imprecò mentalmente e decise prendere quella bizzarra situazione in mano e darci un taglio immediatamente.

 

<< Senti, Damon. Io e te non possiamo vederci, non ci siamo mai sopportati e mai ci sopporteremo. Non so cosa tu abbia in mente - e sono sicuro che c’è qualcosa sotto perché sennò devo presumere che sei completamente fuori di testa - ma ora tu mi dici cosa vuoi di preciso! Prima ti rendi disponibile a parlare e ora ti presenti a casa mia per fare quattro chiacchiere! >> sbottò Matt con un tono quasi isterico.

 

Involontariamente, pensò al giorno in cui il suo amico si era dichiarato e, per un breve e orrendo istante, dubitò che Damon volesse fare la stessa cosa.

 

Il vampiro, percependo quel pensiero, per poco non cadde dal davanzale. 

 

<< Oh. Mio. Dio! Mutt! Ma...! >> balbettò disgustato alla sola idea di toccare quel... quel...

 

Matt ricambiò l’espressione disgustata del moro e, per una volta, si ritrovò a concordare con lui: non sarebbe successo mai. E questa volta mai significava mai.

 

Entrambi si affrettarono a scacciare quell’orrendo pensiero dalla testa: non erano fatti per essere amici, figurarsi amanti!

 

<< Comunque, >> riprese il filo del discorso Damon, << Te l’ho detto, non c’è assolutamente niente sotto! Non ho nessun piano! >> - Tranne levarmi dalle scatole una certo fantasma - << Sto semplicemente cercando di... cambiare... e... ecco... >> - Dai, Damon. Concentrati. Puoi farlo, puoi dirlo! - << ho deciso di iniziare da te! >>. 

 

Damon non mentiva mai, ma quella volta si rese conto di aver detto una grossa cazzata e non gli servì la faccia basita di Matt per capirlo.

 

Oh, andiamo, pensò irritato. Devi essere collaborativo, razza di bipede biondo!

 

<< Tu hai deciso di cambiare e vuoi farlo iniziando da... me? >> ripeté incredulo il biondo.

 

Damon alzò un sopracciglio per evidenziare la stupidità del biondo e Matt, ancora convinto di stare sognando, si diede nuovamente uno schiaffo ancora più forte del precedente.

 

<< La smetti di menarti? >> sbottò irritato Damon, seccato da tutta quella situazione.

 

<< La smetti di essere... non te?! >> ribatté ancora più stizzito il biondo.

 

<< Veramente, io- >>

 

<< E poi per quale diamine di motivo vorresti “cambiare”?! >> continuò il biondo, interrompendo una seconda volta il vampiro.

 

Damon sospirò esasperato. Era una gran fortuna che Matt non l’avesse invitato ad entrare, altrimenti a quell’ora avrebbe già avuto il collo spezzato.

 

<< Perché ho deciso di cambiare vita, >> mentì il moro. Più o meno, aggiunse mentalmente. << La... la morte di Bonnie mi ha sconvolto e le avevo promesso che sarei cambiato >>.

 

Non c’era di che parlare: Damon Salvatore era un fottuto genio. Ecco un modo intelligente per introdurre l’”argomento Bonnie”.

 

<< Sì... Certo >> commentò sarcasticamente Matt, uccidendo l’entusiasmo della trovata del vampiro.

 

<< E’ la verità! >> ribatté. Più o meno, commentò di nuovo in mente. << E te? Non ti è dispiaciuto per niente? Sapevo che il giorno in cui è morta avevate un appuntamento! >>

 

Okay, Damon Salvatore era un genio ma, per quanto riguarda il tatto, non ci sapeva proprio fare.

 

Matt gli rivolse un’occhiataccia e, resistendo all’impulso di attaccare il vampiro, chiuse le tende della finestra e mise fine a quella bizzarra conversazione.

 

Damon, irritato sia perché il biondo aveva osato chiudergli così sgarbatamente le tende in faccia sia per il misero tentativo fallito di instaurare una conversazione decente, perse la sua facciata vagamente gentile.

 

<< Non finisce qui, Mutt! >> si lasciò sfuggire, << Io e te parleremo, presto o tardi! >>.

 

Dentro la stanza, Matt aggrottò le sopracciglia e concluse che il vampiro doveva aver preso una bella botta in testa.

 

Il vampiro, incurante della ridicola frase appena pronunciata, si trasformò in corvo e volò verso il pensionato.

 

Per Elena, si ripeté.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*hehe... Sì, questa è una mia piccola vendetta su Elena (personaggio che odio) e su la Smith che ci ha fatto subire pagine e pagine di inutili e continue descrizioni di Miss Gilbert. Se avete letto i libri sapete di cosa parlo -.-’

** Cito Sirius Black nel film di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban xD Scusate, ma la frase rendeva perfettamente!

*** Mi riferisco al capitolo 3 dove Damon aveva dimostrato il proprio disappunto per quel nomignolo.

 

 

*Angolo autrice*

 

 

...

Okay, se volete uccidermi avete tutti i motivi del mondo per farlo. Ammetto di non essere stata coerente, avevo promesso un aggiornamento settimanale e invece sono scomparsa per mesi.

Beh, eccomi qui!! *evita i pomodori che le lanciano*

Un capitolo di... procedimento, direi. Lo so, se vi aspettavate un po’ di sano Donnie siete rimaste estremamente deluse. Tuttavia, devo anche sviluppare un pochino i rapporti Damon-Elena e Damon-Matt, sennò la storia non va avanti! Comunque, non temete, il prossimo capitolo sarà Delena ma avrà anche una grandissima, quasi enorme presenza Donnie :) Giurin Giurello XD

Beh, in realtà non ho molto da dire. Abbiamo un’Elena confusa, un Matt ancora più confuso. Lo so che nell’ultima scena forse sono caduta un po’ troppo nel demenziale, ma vi assicuro che il fare interagire questi due personaggi è veramente difficile... quasi impossibile! Quindi è ovvio che il demenziale esca fuori.

E vi assicuro che la “minaccia” di Damon verrà assai rispettata dal vampiro. Matt avrà alle costole un moro e Damon, che con il tatto non ci sa proprio fare, forse esagererà un po’ nel “voler parlare” e nel “voler stare vicino”. Ce ne saranno delle belle tra questi due XD

Beh, spero che il capitolo vi abbia strappato almeno un sorriso. 

Qualche recensione mi farebbe piacere ;)

un bacio!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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