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Autore: Lantheros    06/04/2013    1 recensioni
Primo sequel di Sidro Proibito.
E così non c'è più concorrenza, nella Città Proibita...
O forse no?
E' piuttosto semplice risolvere i problemi con una pallottola in fronte. Ma questa volta non sarà sufficiente.
Alleanze e tradimenti porteranno a conseguenze incontrollabili. La sete di potere spingerà lo spargimento di sangue.
Personaggi che si credevano usciti di scena per sempre... torneranno.
Questa volta non ci sarà pietà alcuna.
Ma le Redenzione non è qualcosa che si possa conquistare così facilmente..
La fiction ricalca i toni del suo predecessore e propone un approfondimento di alcuni personaggi, nonchè la comparsa di un nuovo... "protagonista" rispetto ad Applejack e al suo "gruppo".
La storia si basa sempre su toni noir e pulp aggiungendo però alcuni momenti drammatici esterni al conflitto fisico.
Verrà gettata luce sul passato oscuro di chi si credeva un nemico... mentre gli alleati... potrebbero rivelarsi non proprio così amichevoli.
Genere: Azione, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Applejack, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il temporale non accennava a diminuire. Il gruppo, ora riunito, avanzò con passo implacabile verso il QG di Celestia. Erano giunti al culmine della loro impresa. Tutto quello che avevano affrontato si sarebbe concluso entro la mattinata, in un modo o nell’altro.

La facciata dell’edificio, uno dei più grossi e massicci della città, si stagliò imponente, tempestato da luminosi fasci artificiali e decorato con due enormi statue, raffiguranti l’emblema governativo: un guanto d’arme con un sole inciso sul dorso.

“Eccolo qui”, commentò Hound, “Questo è l’antro della bestia…”.

Un fulmine cadde dal cielo, colpendo fragorosamente il parafulmine sul tetto, spandendo scintille ovunque.

Pinkie si irrigidì di colpo, subito seguita da un attacco di singhiozzo.

“L’antro della *HIC* bestia?? Credevo che *HIC* fossimo qui per *HIC* Celestia!”.

“Celestia fa rima con bestia, schizoide”, rispose l’altro.

“Uuuhhhh! Ora ho *HIC* capito!”.

“Ehy, ‘cosa’…”, disse Applejack ad Octavia, “Spero che il tuo capo non ci abbia tirato il pacco, altrimenti io…”.

“Punto primo”, la interruppe bruscamente, “Mi chiamo Octavia, non ‘cosa’. Punto secondo: Discord sarà pazzo ma non è un traditore”.

“Punto terzo”, tagliò corto Dash, “Siamo davanti al covo dei governativi e fra poco ci saranno addosso! Basta con le balle e vediamo di darci una mossa!”.

“Giusto, RD”, continuò l’amica dal manto arancione, “Ma ora ci serve l’aiuto di Discord, com’era stato pattuito”.

    Ci fu un secondo lampo, questa volta molto vicino: cadde a pochi metri dai presenti e Pinkie ebbe un altro sussulto, che le fece passare il singhiozzo. Le scintille si sparsero ovunque, lasciando il posto ad una nuvola di vapore, da cui emerse la creatura serpentiforme.

“Stavate parlando di muà?”, chiese Discord, intento ad accorciarsi le unghie con una lametta.

“Sì… parli del diavolo…”, sussurrò Applajack.

“E così ce l’avete fatta, a quanto vedo… Notevole, davvero… Non ho paro”.

“Non hai cosa??”, domandò Pinkie.

L’altro la osservò stizzito: “Era un gioco di parole… Non ho paro, invece di non ho parole, per indicare che non ho davvero paro”.

“Eh??”.

“Vi prego”, intervenne Dash, “Non ricominciate!”.

“Ok, ok, tranquilla pettiblu”.

Applejack aprì un piccolo pacchetto di stuzzicadenti e ne mise uno all’angolo della bocca: “Va bene… Ora ci siamo davvero tutti… Discord: abbiamo fatto una fatica immane per arrivare fin qua e buona parte dei miei parenti si sarà fatta ammazzare, quindi…”.

“Oh beh, ma voi campagnoli siete come i conigli, si sa. Siete abituati ai miscugli tra consanguinei, no?”.

Il pony gli schiacciò una zampa con lo zoccolo. Discord cacciò un urlo.

“Ho ancora qualche litro di adrenalina in corpo, non ti conviene fare troppo lo spiritoso, specialmente dopo quello che hai fatto alla mia famiglia, pagliaccio”.

“Aghh! Va bene! Va bene! Qui c’è una grave mancanza di senso dell’umorismo!”.

“Siamo sicuri che ci sarà davvero utile, AJ?”, chiese Rainbow, decisamente scettica.

“Ehy!”, rispose l’altro, alzando le zampe, “Se non mi volete… niuno problemo!”.

“No, ora ci sei dentro fino al collo!”, sbottò Applejack, “E poi Octavia ci ha assicurato che conosci qualche… uh… trucchetto. E spero non sia una cazzata”.

Discord fece l’indiano: “Uuhhh… chissà??”.

“Va bene… bando alle ciance. Una volta entrati, non si torna indietro. Grey, Twilight: voi siete i più esperti in questo campo. Cosa c’è da aspettarsi?”.

Lo Stallone cercò nervosamente un’altra sigaretta, ricordandosi quindi di averle terminate: “Non ci sono mai stato di persona ma… sicuramente è una zona schermata dalla magia. E troveremo una solida resistenza armata”.

“Solamente una creatura molto potente riuscirebbe ad utilizzare la magia, lì dentro”, aggiunse Sparkle. Discord ridacchiò.

“Ehy, perché ridi?”, chiese Dash, “Tu ne saresti in grado?”.

“Beeeh… Diciamo che, se mi concentro abbastanza, posso evocare un unico, grande incantesimo… Poi dovrei ricaricare le batterie. E’ una zona interdetta alla magia, come avete detto, e io non sono potente quanto un alicorno Celeste…”.

“Allora vedi di giocare quella carta se davvero necessario”, puntualizzò Twilight.

“Va bene, fighelle”, proruppe Hound, “Direi che abbiamo cianciato fin troppo. Ora… agiamo”.

Ognuno si preparò a fare il proprio ingresso, inclusa Fluttershy, nascosta dietro il pegaso blu, quasi terrorizzata.

Il Segugio si portò d’innanzi al grosso portone d’ingresso e si appoggiò per spalancarlo.

“Ehy ehy ehy!”, intervenne Discord, “Aspetta un attimo!!”.

L’altro si tirò indietro all’ultimo momento: “Che c’è, caprone??”, chiese, piuttosto seccato.

“Dobbiamo fare un’entrata d’effetto!”.

“Cosa??”.

“Su! Mettetevi in posa!”.

Tutti lo osservarono, allibiti.

La creatura assunse un’espressione sconsolata: “Uff… e va bene, vorrà dire che ci penserò io!”, e con quelle parole, rifilò un calcio violento, che spalancò il portone: “It’s showtime!!”, urlò, con estrema decisione.

Una ventina di Guardie puntò loro i mitragliatori.

“O-oh…”.


    Quando i nemici aprirono il fuoco, Discord alzò le zampe e i proiettili in arrivo si tramutarono in coriandoli, investendo a cascata gli invasori.

“Che bello! E’ festa!!”, schiamazzò Pinkie.

“Porca miseria”, esordì Hound, sbalordito come mai lo era stato.

Discord, con estrema nonchalance, intento a tramutare altri colpi in coriandoli, girò il suo volto ammiccante verso il resto del gruppo: “Vogliamo entrare?”.

La bestia caprina si fece strada lentamente e gli altri lo seguirono, completamente stupiti dal suo potere.

L’interno era del tutto simile ad una cattedrale gotica, abbellita con capitelli e stupende balconate, anch’esse farcite di funzionari, intenti a scaricare le loro armi sui visitatori.

Il gruppo avanzò fino al centro della stanza, protetto dalla magia del loro nuovo alleato.

In fondo, con le zampe congiunte sotto il mento, un elegante alicorno bianco, vestito come un pony d’affari, li osservava in silenzio: l’unico ostacolo era costituito dalla massiccia scrivania in mogano a cui sedeva. Non vi era illuminazione: le uniche fonti di luci erano quelle esterne, che filtravano debolmente da una serie di finestre circolari, lungo le pareti.

    Ad un certo punto, Discord parve concentrarsi fino allo sfinimento: distese le zampe verso l’esterno e proruppe in un urlo liberatorio.

Un’onda incantata si diffuse in ogni direzione, investendo i nemici, che vennero rapidamente tramutati negli oggetti più assurdi: uno scarpone, un vaso di orchidee, un grammofono e così via.

L’ultima folata di coriandoli cadde ai loro piedi. In meno di un istante, l’intera resistenza venne liquidata, prontamente sostituita da un assembramento di oggetti d’arredo (e non solo)… tutta tranne Celestia, ovviamente, in grado di vanificare facilmente anche incantesimi di tale portata.

Il drago serpentiforme prese a respirare affannosamente.

“Era… era quello il tuo asso nella manica?...”, chiese Twilight, titubante.

L’altro parve adirarsi: “Cosa?? E me lo chiedi?? Tramutare due dozzine di guardie magiche in una manciata di soprammobili (e un barbecue) ti sembra forse poco??”.

“No! Io… non volevo dire quello!...”, si corresse.

Due zoccoli si colpirono ripetutamente tra loro, rimbombando sulle pareti ormai sgombre della cattedrale: era Celestia, tranquilla e per nulla turbata da quanto era accaduto.

“Complimenti”, esordì, con voce angelica, “Quindi siete voi che state causando tutti questi disordini nella mia città”. La sua chioma fluttuava dolcemente nell’aria, come se fosse invece sospesa nell’acqua. Alle sue spalle, la mancanza di luminarie creava una zona di oscurità, donandole, nel complesso, un’aria vagamente inquietante.  

Grey sputò per terra, sentendo una rabbia crescente assalirlo dalle viscere: “Eccoti qui, finalmente, lurida doppiogiochista”, sbottò.

L’altra osservò la saliva per terra e assunse una connotazione repulsiva: “Non bussate e osate pure insozzarmi il pavimento?”.

“Scusa, provvederò subito, pulendo col tuo sangue”, ringhiò, estraendo rapidamente la sua pistola e puntandogliela contro.

Nessuno obiettò al gesto, eccetto Fluttershy, seminascosta dagli altri.

Il volto di Celestia parve illuminarsi: “Tu sei Grey Hound, giusto? Mi ricordo di te. Eri uno dei nostri Agenti più capaci. Com’è che ti chiamavano? Il Seg…”.

Lo stallone armò il cane: “Bando alle ciance, stronza. Sono qui per riscuotere”.

“Ah sì? E cosa vorresti, di grazia?”.

“Vendetta”, rispose, stringendo le palpebre.

“Vendetta? E per cosa, se mi è concesso chiederlo, prima che tu mi uccida?”.

Hound estrasse il fascicolo dall’impermeabile e glielo gettò come un frisbee, colpendo il bordo del bancone e spargendo fogli ovunque. L’alicorno sollevò magicamente una parte del contenuto e lesse alcune righe.

“Non capisco”, gli rispose, riordinando sistematicamente il disordine cartaceo.

“Ehy!”, intervenne Rarity, “Smettila di prenderci per il culo! Avete fatto una cosa orribile!”.

“Ah sì? E cosa avremmo, anzi, cosa avrei fatto, di così terribile?”.

“Fare la santarellina non ti salverà”, concluse l’altro, pronto a far fuoco.

“No, Hound, davvero. Dimmelo. Vuoi vendetta per cosa? Per ciò che ti abbiamo fatto diventare? Il Segugio di Counterlot?”.

“Mettila come ti pare”.

“Fammi capire… ti abbiamo dato uno scopo. Dei mezzi. Un titolo. Hai servito egregiamente Counterlot per anni e hai reso questo mondo migliore, togliendo di mezzo decine e decine di criminali incalliti”.

“Voi siete i veri criminali!! Mi avete ingannato!”, ruggì.

“Ingannato?”, esclamò Celestia, con estrema lentezza, “Ingannato… Beh è molto curioso. Nessuno ti ha obbligato a diventare un Agente. Sei tu che hai deciso”.

“Ma che la stai ancora a sentire??”, sbottò Dash, “Avanti, falla fuori!”.

L’alicorno Celeste continuò: “Mio caro Segugio. Tu stai cercando una vendetta che non esiste. Tutto quello che hai fatto, l’hai fatto TU e tu soltanto. Nessuno di noi ti ha forzato, nessuno ha usato magie per abbindolarti: i tizi a cui hai dato la caccia, per quasi cinque anni, sono state vittime per tua scelta. Tu eri il carnefice”.

Grey rimase in silenzio, come assorto da quel ragionamento.

“Pensi che sarebbe cambiato qualcosa?”, incalzò l’interlocutrice, “Pensi che questo tuo lato non sarebbe emerso, prima o poi? Noi abbiamo solo accelerato i tempi. Il resto lo hai fatto tutto da solo”.

“Non dire stronzate…”.

“Grey Hound! A chi cerchi di mentire? A me, ai tuoi colleghi o a te stesso??”, dichiarò, alzando la voce e indicandolo con una zampa, “Pensi DAVVERO che tutto ciò che hai fatto sia stata colpa del Governo, che tu non ci abbia messo del tuo??”.

La compagna dalla chioma viola gli si avvicinò: “Ehy… Hound, che ti succede?...”.

Gli occhi del Segugio erano incerti: “Il Governo ha ammazzato mia moglie”, ammise, “ma… su una cosa Celestia ha perfettamente ragione… Io ho commesso atti atroci… per quanto sia stato arrabbiato, non ho scusanti. Sono stato io. Io soltanto…”.

“Va… va bene, ma ora hai capito di aver sbagliato! Ora puoi redimerti!”.

“Ah… davvero?”, riprese il Governante Celeste, “Quindi… se ammazzo venti pony a sangue freddo, poi mi basta capire che era una cosa brutta, per ottenere la redenzione?”.

“Non ho detto questo, lurida sgualdrina vestita da maschio!”, berciò Rarity.

“Hound!”, le intimò Celestia, “Sei giunto fino a qui. Dopo aver freddato pony per quattro anni; coinvolgi altri innocenti nella tua battaglia personale, lanci un attacco suicida contro le mura di Counterlot. Quante anime innocenti sono morte, questa notte? Le hai contate? Pensi che i cadetti ne potessero qualcosa? Credi forse che i pegasi della Guerra Equestre siano morti per un nobile scopo?”.

Lo stallone abbassò l’arma, con zampa tremante.

“Hai più morti tu sulle spalle che l’intero reparto d’esecuzione! Ovunque tu vada, non fai altro che portare morte e ancora morte! Prima è toccata a tua moglie e due poveri innocenti, poi a coloro che un tempo definivi criminali e feccia… E oggi è toccata a contadini, reclute ed ex-aviatori. Chi saranno i prossimi, Hound??”.

Il Segugio deglutì.

“RISPONDI, HOUND!!!”, tuonò Celestia, con voce sovrannaturale, così potente da farli retrocedere di alcuni passi.

Grey non disse nulla e si limitò ad abbassare lo sguardo, come se qualcosa lo stesse corrodendo dall’interno.

   

“Adesso basta!!”, replicò Applejack, imbracciando il Thompson.

Celestia sorrise compiaciuta, ricongiungendo le zampe al muso, come se avesse appena ottenuto un risultato sperato.

Quando batté le palpebre, per un istante, Twilight notò uno strano riflesso verde, nelle sue pupille, qualcosa che non la convinse per niente. L’unicorno viola corrugò la fronte, presagendo nulla di buono.

“Avanti, Grey! Facciamola fuori!”, la esortò Applejack, “Ehy… Ci sei?...”.

Il pony in impermeabile si girò lentamente verso di loro, come se avesse a malapena forza di reggersi in piedi.

Sparkle notò la medesima scintilla verdastra, nei suoi occhi: “Qualcosa non va”, esclamò sottovoce.

“Patato… stai bene?”, chiese timidamente Rarity.

“Boss?...”, domandò Octavia a Discord, che si limitò ad osservare incredulo la scena.

Il Segugio sollevò lentamente l’arma verso di loro, oscillando debolmente a destra e sinistra, come mosso da una forza invisibile.

“Che stai facendo, Hound?”, sbottò Applejack, “Ti sei ammattito??”.

“Magia!”, proruppe Twilight, “Hound è sotto l’effetto della magia!!”.

Il gruppo prese ad agitarsi. Fluttershy si sdraiò a terra, coprendosi gli occhi con gli zoccoli.

Rarity, più preoccupata di tutti, esordì: “F-fate qualcosa! Aiutatelo!”.

“Io ho la batteria scarica!”, si giustificò Discord, non sapendo cosa fare.


Twilight cercò di concentrarsi, provocando un debole riflesso violaceo sul corno.

Hound premette il grilletto.

Sparkle sgranò gli occhi e poi cadde a terra.

“Twilight!!”, strillò il pegaso paglierino, accorrendo ad aiutarla.

“Merda, Hound, che cazzo stai facendo??”, inveì Applejack, preparandosi a trivellarlo di colpi.

L’altro neanche la degnò di uno sguardo: il suo volto era completamente assente, quasi fosse davvero un cadavere che cammina.

Pinkie estrasse un coltello, incerta sul da farsi.

L’unicorno bianco si frappose tra il Thompson e il suo bersaglio: “No Applejack!! Non sparare! Non è in lui!! E sotto l’incantesimo di quella strega!!”.

L’amica strinse i denti e non perse la calma, portando la mira verso Celestia. Grey, tuttavia, si spostò di scatto, coprendole la visuale: le stava facendo da scudo.

“Togliti di mezzo!!”, berciò il pony arancione.

“Hound! Hound! Riprenditi!! Sono io, Rarity!!”, ma l’altro non sentiva ragioni.

Imperturbabile, alzò nuovamente la pistola, alternando, incerto, la direzione verso cui rivolgerla.

“Grey! Smettila, ti prego!! Sono io! Non mi riconosci??”, lo supplicò l’amata strattonandolo, quasi con le lacrime agli occhi. Hound le puntò l’arma alla fronte.

“Spara! Applejack, sparagli!!”, la esortò Dash.

    Gli occhi di Hound fissarono per un attimo quelli di Rarity, proprio nell’istante in cui stava per premere nuovamente il grilletto.

“No…”, esclamò, con un filo di voce.

“Come?...”, chiese l’unicorno bianco.

La zampa armata del Segugio si spostò verso le sue stesse tempie, combattendo con la forza magica che lo spingeva invece a freddare i suoi compagni.

“Cosa… cosa vuoi fare??”, strillò Rarity.

Grey la spinse via. Il suo sguardo si fece serio.

“P-perdonami, pupa…”, le disse, con volto realmente dispiaciuto.


La .357 del Segugio fece fuoco: lo stallone cadde a terra, spargendo alcune macchie di sangue sul pavimento.

La puledra bianca si portò le zampe alle guance, senza più fiato nei polmoni: raccolse tutta l’aria che poteva e poi esplose in un grido acuto e straziante.

Applejack osservò i corpi di Twilight e Hound, senza decifrarne le condizioni. Provò una rabbia incontenibile. Con un gesto fulmineo, diresse il mitra contro Celestia, che non aveva smesso di sorridere per tutto il tempo.

“Hai commesso l’errore più grosso della tua vita, puttana!!”, e scatenò una pioggia di piombo.

I proiettili iniziarono a trapassarla, facendo sobbalzare il corpo dell’alicorno ad ogni colpo inferto.

Il pony vuotò l’intero caricatore e l’azione si concluse con Celestia riversa a terra, in un piccolo lago di sangue, che si allargò lentamente. I suoi occhi si fecero vitrei, riflettendo, per un ultimo istante, la scintilla verde.

Twilight si strinse al petto: “Aahhh… oddio… che dolore…”.

“Stai bene, Twilight??”, le chiese Fluttershy, preoccupata.

“La… la spalla…”.

Rarity, intanto, si era fiondata sullo stallone, togliendogli frettolosamente il capello. La sua chioma era intrisa di sangue e il corno era spezzato, colpito in pieno dalla pallottola. Lo sguardo dell’unicorno bianco parve riaccendersi di speranza. Gli passò una zampa alla base del collo e poi esordì: “E’ vivo!! E’… è ancora vivo!!”.
   
 
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