CAPITOLO
2
-È
arrivata un’altra lettera dal tuo ammiratore maniaco-
Kaori
mandò un’occhiataccia – che definire “assassina” sarebbe stato gentile – ad
Aidan, appoggiato al tavolo e sventolante una busta rossa. Stava tranquillamente
facendo colazione con sua sorella nel suo locale preferito sulla 57esima strada,
non lontano dalla Rain Publisher dove di lì a poco doveva recarsi, quando il suo
assistente era entrato e si era diretto al loro tavolo. Aidan sapeva bene che
lei non amava parlare di
quell’argomento davanti a Sayuri, ma sembrava che lui si fosse messo in
combutta con sua sorella per convincerla a rivolgersi alla polizia o ad assumere
una guardia del corpo. Tutto questo perché da un paio di mesi a quella parte
riceveva delle strane lettere da parte di un ammiratore un po’ troppo focoso…Lei
reputava tutta quella preoccupazione inutile. Era stata l’assistente di City
Hunter, per Dio, non si sarebbe di certo spaventata per una cosa del genere!
-Puoi
anche cestinarla, per quello che mi interessa…- disse con noncuranza
-Kaori,
perché ti ostini a prendere questa storia alla leggera?- intervenne Sayuri con
una nota di preoccupazione nella voce
-Perché
non c’è niente di cui preoccuparsi…-
-La
settimana scorsa qualcuno è entrato nel tuo appartamento…-
-Non ci
sono prove che sia opera sua…Potevano essere semplici
ladri-
-Questa
è già la terza lettera questa settimana, sono sempre più frequenti- fece Aidan
–Io e tua sorella siamo preoccupati per te, Kai-
Kaori
girò gli occhi.
-Delle
lettere non possono certo farmi del male. E poi…- i suoi occhi divennero tristi
–Niente può più ferirmi ormai-
Detto
questo, si alzò e uscì dal locale, sotto lo sguardo preoccupato degli altri due.
-A
volte non la riconosco più…- mormorò Sayuri –La ragazza che ho conosciuto
qualche anno fa era allegra, sensibile ed istintiva, non era capace di
nascondere quello che provava…-
-Quella
ragazza esiste ancora…- replicò Aidan –Solo che è nascosta dietro un muro di
dolore-
-La sto
perdendo, ma io non posso fare niente per impedirlo…C’è solo una persona che può
restituirmi la mia sorellina…-
Ryo
premette il tasto del telecomando per la millesima volta nel giro di cinque
minuti. Quella sera aveva deciso di rimanere a casa, non aveva voglia di uscire.
Non aveva voglia di vedere gente e di fare finta che tutto andasse bene. Niente
andava bene, maledizione! Kaori gli mancava così tanto che a volte credeva di
impazzire. Aveva anche pensato di cercarla…ma non ne aveva mai avuto il
coraggio. Probabilmente lei aveva una nuova casa, dei nuovi amici, si era
rifatta una vita…Magari si era persino dimenticata di lui…
Mandò
giù un lungo sorso dalla lattina di birra che teneva in mano e ricominciò a fare
zapping tra i canali. Tuttavia, i suoi pensieri tornavano inesorabilmente su di
lei. Immaginava che Kaori si fosse recata a New York da sua sorella, ma non
aveva mai controllato. Non sapeva se per paura di scoprire che lei fosse
infelice o se, al contrario, per paura che lei fosse felice anche senza di lui.
In quel
momento il telefono cominciò a squillare. Ryo lanciò un’occhiata all’orologio
appeso al muro e vide che segnava le 22.12. Chi mai poteva chiamarlo a
quell’ora? Forse Miki per sincerarsi che stesse bene… Ultimamente non si era
recato più al Cat’s Eye con la stessa frequenza di prima e così la barista ogni
tanto lo chiamava, preoccupata per lui. Afferrò il telefono dal tavolino di
fronte a lui e rispose.
-Sì?-
-Saeba?
Sono Sayuri-
Ryo si
irrigidì. Perché la sorella di Kaori lo stava chiamando? Una morsa di
preoccupazione gli strinse il cuore.
-Lo so
che lì a Tokyo sono le dieci passate, ma si tratta di una cosa urgente- continuò
la donna
-Che
cosa è successo?- riuscì infine a chiedere lui
-Kaori
sta bene, non preoccuparti- lo rassicurò –Tuttavia…ha bisogno di protezione-
-Protezione?
Da chi?-
-Ultimamente
riceve delle strane lettere…Più che strane direi inquietanti…E la settimana
scorsa qualcuno si è introdotto nel suo appartamento. Lei dice che non ci sono
prove che sia opera della stessa persona, però…-
-Tu sei
preoccupata per lei- terminò Ryo
-Ho una
brutta sensazione. Vorrei che venissi qui a New York…per favore- lo pregò Sayuri
-Immagino
che Kaori non sappia niente di questa telefonata…-
-No. Lo
sai come sa essere testarda…-
-Sì, lo
so-
Anche
attraverso la linea del telefono, anche ad un oceano di distanza, Sayuri avvertì
tutta la tristezza e l’emozione contenute in quelle tre parole.
-Sia
chiara una cosa, però. Se accetti di venire qui, deve essere perché vuoi
rientrare nella vita di mia sorella… E di non uscirne più. Non reggerebbe
nuovamente al dolore. Capisci quello che voglio dire?-
-Sì,
capisco- rispose Ryo quasi in un sospiro
-Bene.
Perché mia sorella non è più la stessa da due anni a questa parte e tu sei
l’unico che può farla tornare quella di un tempo. Rifletti su quanto ti ho
detto, il mio indirizzo ce l’hai. Se decidi di non venire, manda Mick, Umibozu o
qualsiasi persona tu reputi degna di fiducia-
Detto
questo, lo salutò e riattaccò. Ryo fissò il telefono tra le sue mani. Se Sayuri
aveva chiesto il suo aiuto, la situazione doveva essere davvero seria. Il suo
voltò si oscurò come il mare in tempesta. Sebbene lontana da lui, Kaori era di
nuovo in pericolo. Che fosse un segno del destino? Che il fato volesse che lui e
Kaori fossero riuniti? Che volesse che fosse ancora lui a proteggerla? Scosse la
testa con un sorriso divertito sulle labbra. Adesso si metteva a credere anche a
cose come il destino…
Si alzò
e si avvicinò alla porta-finestra, osservando il brulicare via vai della
Shinjuku-dori sotto di lui. Ripercorse con la mente la conversazione appena
avuta con Sayuri. La donna aveva detto che Kaori non era più la stessa…Che cosa
voleva dire? Dal tono con cui lo aveva detto sembrava che non fosse solo
preoccupata per l’incolumità fisica della sorella…Kaori era cambiata tanto in
quei due anni? E perché lui era l’unico che poteva farla tornare quella di un
tempo? Aveva sofferto così tanto a causa sua?
Chiuse
gli occhi e strinse i pugni fino a farsi male. Certo che aveva sofferto, che
domande idiote si faceva! Serbava ancora scolpita a fuoco nella mente l’immagine
di Kaori nel giorno in cui se ne era andata. Soprattutto dei suoi occhi…Non
aveva mai visto tanto dolore negli occhi di qualcuno. E tanta delusione. Lui
l’aveva delusa. Aveva calpestato i suoi sentimenti. E ora con che diritto poteva
ripresentarsi di fronte a lei? Con che coraggio poteva andare da lei e chiederle
di perdonarlo? Perché di questo si trattava. Ryo voleva il suo perdono. E voleva
lei. La voleva con tutto se stesso. Voleva andare da lei, baciarla fino a
toglierle il fiato e dirle che l’amava con una forza che a volte lo spaventava.
Voleva fare l’amore con lei per giorni interi, fino a conoscere ogni millimetro
della sua pelle. E voleva che i suoi magnifici occhi nocciola lo guardassero di
nuovo con quella luce calda e avvolgente. Che lo guardassero di nuovo con occhi
innamorati.
Non
sapeva se tutto ciò era possibile, questa volta forse il perdono non era per
lui, ma avrebbe fatto tutto ciò che era possibile per ottenerlo e per riavere
Kaori. Tornò sul divano e riprese in mano il telefono, componendo velocemente un
numero.
-Mick
Angel-
-Mick,
sono Ryo-
-Ehi,
era da un po’ che non ti facevi sentire, amico!-
-Non ho
tempo per i convenevoli, Mick, mi serve un favore. È urgente- lo interruppe Ryo
-Dimmi
tutto- Mick si fece tutto orecchi
-Mi
servono dei documenti falsi, devo partire per New York-
-New
York? E ci vai in aereo?- si stupì l’americano
-No, ci
vado a nuoto…- lo prese in giro l’altro –Ovvio che ci vado in aereo, genio-
-Scusa,
ma non eri tu quello che aveva il terrore di tutto ciò che poteva volare?-
Ryo
sospirò. Forse era meglio spiattellare subito la verità, tanto Mick lo avrebbe
torturato fino a saperla.
-Si
tratta di Kaori-
-Le è
successo qualcosa?- si preoccupò l’amico
-No,
sta bene, ma c’è un tizio che la perseguita, sua sorella mi ha chiamato e mi ha
chiesto di andare là- rispose Ryo brevemente –E poi…-
-E poi
vuoi andare a riprendertela- indovinò Mick
-Sì-
-Era
ora, amico! I documenti saranno pronti tra un’ora-
-Bene-
Tre ore
dopo, Ryo era a bordo di un aereo che sorvolava l’oceano diretto a New York.