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Autore: wdolcemurty    27/10/2007    2 recensioni
"Ero innamorata allo stesso modo sia di Eragon che di Murtagh, entrambi amavano me, entrambi erano stati con me. E l’ultima, ma non peggiore, cosa era che entrambi pensavano di stare con me."
Genere: Generale, Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 5

Il mattino seguente mi alzai molto tardi, essendo rimasta a lungo sveglia a piangere come una bambina. Non sapevo perché mi comportavo così, non mi riconoscevo più. Di solito non mi aprivo alle persone che conoscevo da poco, ma con lui era stato diverso. Che cosa mi aveva spinto a farlo?

Verso mezzogiorno, quando ero ancora immersa nel sonno, sentii un rumore secco provenire dalla porta di ingresso. Imprecai animamente. Mi alzai di scatto, irritata da quel suono che mi aveva svegliata, e presi la spada dirigendomi verso l’entrata. Non mi ero accorta di avere soltanto una stretta fascia che mi ricopriva il seno e un paio di corti calzoncini.

Esitante e con la spada stretta in pugno, spalancai la porta della casa, ma mi bloccai alla vista di Murtagh con il braccio alzato, pronto per bussare. I nostri occhi si incrociarono per un breve istante, poi io li abbassai e feci per chiudere la porta quando la sua mano la fermò bruscamente.

-Cosa vuoi?- dissi con aria impassibile, anche se il mio viso stanco e gonfio per la nottata passata a piangere dimostrava quello che avevo passato. Il ragazzo mi guardò preoccupato, forse sentendosi un po’ in colpa per la sera precedente.

-Per ieri sera…mi dispiace, non dovevo- capii che era sincero, ma la colpa non era solo sua. Se io non fossi scoppiata a piangere forse lui non si sarebbe sentito obbligato a darmi quel bacio di consolazione. Mi convinsi che quel bacio non era niente di importante. O almeno in parte.

-Non devi scusarti- iniziai esitante, siccome dentro di me infervorava una battaglia contro il mio orgoglio. -E’ in parte colpa mia. Non dovevo avere quella reazione. E poi chi non vorrebbe baciare una ragazza bella come me?- dissi infine sorridendo maliziosamente. Murtagh rise divertito. –Modesta, eh cara mogliettina? Comunque vestiti che dobbiamo iniziare l’allenamento- disse squadrandomi e soffermandosi sul basso ventre e il petto. Notai quello a cui si riferiva e con un visibile rossore di imbarazzo sulle guance gli sbattei la porta in faccia dicendo –Arrivo subito-

Mi vestii in meno di cinque minuti. Dopo essermi infilata l’armatura leggera per l’allenamento uscii di casa.

Murtagh era appoggiato su un muretto, lo sguardo perso nel vuoto del cielo blu. Senza farmi sentire ne vedere, gli andai dietro e dissi –Adesso puoi guardarmi senza fare strani pensieri-

Lui si girò sorridente, anche se un po’ deluso di vedermi vestita. –Andiamo, da oggi in poi ci alleneremo fuori città-

Alzai un sopracciglio. Chissà perché non potevamo andare nel campo di allenamento. Nonostante la mia curiosità dissi soltanto, cercando di trattenere le risate –Allora andiamo, maritino mio-

Dopo essere usciti da Uru’Baen andammo verso una piccola radura. Con mio intenso stupore sentii ancora quello strano suono che mi aveva svegliata. Stavo per chiedere a Murtagh delle spiegazioni quando le parole mi morirono in bocca.

Davanti a me c’era un bellissimo drago rosso.                              

Non avevo paura di lui, siccome ero abituata al drago di mio padre, Shruikan, ma più che altro non capivo che cosa ci facesse li in quel momento. Il ragazzo si avvicinò alla creatura e gli diede un affettuosa pacca sul fianco.

Anche se la matematica non era mai stata il mio forte, feci due più due e capii la situazione, soprattutto ricordando le parole di mio padre :”…il mio fedele cavaliere…”

Ma certo! Che stupida che ero! Murtagh era un cavaliere dei draghi.

Il giovane mi disse, facendomi segno di avvicinarmi. –Adelaid, ti presento Castigo-

Io mi avvicinai per niente intimorita, anzi piuttosto felice di vedere un drago dopo tanti anni. Il muso di Castigo si avvicinò curioso a me, scrutandomi da capo a piedi. Io gli accarezzai il muso più volte, facendogli emettere dei sibili di compiacimento.

Senza un minimo avviso, senza che me lo aspettassi, Murtagh mi prese per la vita e mi mise sul dorso del drago, nello spazio fra due artigli aguzzi. –Hei che cosa fai?!- gli urlai senza avere l’effetto desiderato, perché lui mi raggiunse e si sedette dietro di me, allacciandomi a lui.

-Andremo in un posto piuttosto lontano, ogni giorno, per i nostri allenamenti. Abituati a volare su Castigo-

Avrei voluto ridere, perché lui non era a conoscenza della mia bravura nel cavalcare i draghi. Infatti da quando ero piccola andavo nel parco dove stava Shruikan e mi facevo qualche oretta di volo. Infatti io e il drago nero eravamo molto amici.

Castigo spiccò il volo lentamente, forse per ordine del suo cavaliere, così il viaggio durò circa il doppio del tempo necessario. La posizione in cui mi trovavo era molto scomoda, perché il corpo di Murtagh mi schiacciava contro gli artigli spinosi. Mi lamentai più volte, senza successo, poi riuscii a farmi sentire e il ragazzo mi prese in braccio.

Sorrisi tra me e me. Non potevo chiedere di meglio. Il suo contatto caldo mi riscaldava dall’aria fredda che mi colpiva durante il volo. Aveva un buon odore, il migliore che avevo mai sentito.

Atterrammo sopra un’altura del deserto di Hadarac, dove era stato costruito una specie dei rifugio, con delle coperte, una capanna e dei libri.

Mi chiesi a cosa sarebbero serviti, visto che io sapevo gia leggere. Forse mi avrebbe insegnato meglio l’antica lingua, con qualche nuova parola.

La mia curiosità stava ormai per esplodere così chiesi gentilmente –Che cosa mi insegnerai?-

Il cavaliere all’inizio non mi rispose, intento a togliere la sella da Castigo, poi mi guardò serio per un po’.

-La tua conoscenza dell’antica lingua è piuttosto grande, ma mancano gli aspetti principali e le formule più potenti. Sai schermare la mente dagli intrusi e te la cavi piuttosto bene con la spada. Il mio obbiettivo sarà renderti più forte-

Poi aggiunse –Il mattino ci alleneremo con la magia, poi il pomeriggio con la spada- il suo tono non era più quello scherzoso di prima, si era fatto più freddo e serio.

-Ma che cosa vuole Galbatorix da me?- chiesi io aspettando una risposta valida alla mia domanda. Murtagh si sedette su uno sperone di roccia e rimase per un po’ zitto, pensante. Poi disse –Credo ti voglia utilizzare come spia, cosa che gli darebbe un grande vantaggio essendo tu sua figlia, quindi non potresti mai tradirlo. Oppure vorrà fati diventare cavaliere con l’ultimo uovo rimasto. Le mie sono solo supposizioni- era triste, ma io non me ne ero accorta, perché sempre con una grande curiosità osai chiedere –Perché ti sei unito a lui? Sembra che tu lo disprezzi- il ragazzo si alzò di scatto, senza rispondere alla mia domanda inopportuna e andò a prendere nella capanna un libro molto antico.

-Vediamo cosa sai fare- la sua voce era fredda. Mi diede una serie di comandi che io eseguii alla perfezione, anche se dopo due ore di magia mi sentii stanca.

-Basta così per oggi. Tuo padre ti ha istruito bene. Adesso mangia qualcosa e riposati. Ti sveglierò io-

Senza dire niente presi una coperta e mi gettai a terra esausta. Ma il sonno non voleva arrivare, anche se avevo gli occhi socchiusi.

Di sicuro Murtagh non se n’era accorto, perché stava parlando a bassa voce con Castigo. Dissi l’incantesimo che mi permetteva di ascoltarli, senza farmi scoprire.

-Che devo fare Castigo?Gli devo dire che suo padre mi ha costretto a giurargli fedeltà e a tradire mio fratello?

-Almeno potevi dirle che non erano affari suoi. Hai solo peggiorato le cose deviando l’argomento

-Lo so! Ma dopo ieri sera…

Ecco, erano ritornati su quel famoso bacio.

-Dopo ieri sera cosa? La stavi consolando o no?

Questa cosa mi fece male davvero. Murtagh allora mi stava prendendo in giro. Non capivo perché ma mi sentii ferita e mi salirono le lacrime agli occhi.

-Non so che cosa mi è preso, forse è come dici tu, oppure…

Non finì la frase perché notò che mi stavo alzando.

-Si sta svegliando-

Io mi alzai di scatto con le lacrime che scendevano trasparenti sulle mie guance. Il cavaliere le noto e mi chiese preoccupato –Cos’hai? Fatto un brutto sogno?- sorrise, ma io no.

-Dov’è la mia spada? Sbaglio o non dovevamo combattere?-replicai fredda, senza guardarlo negli occhi. Forse era per quello che aveva detto a Castigo. Non sapevo neanche io perché avevo cambiato il mio modo di fare con lui.

-Hei cosa c’è?- mi disse avvicinandosi. Io mi scosati.-Niente!- questa parola gliela dissi quasi urlando, facendolo indietreggiare.

Dopo un po’ trovai finalmente la mia spada., era appoggiata vicino alla sua. Andai a recuperarla e la sfoderai, mettendomi in mezzo all’altura. Murtagh mi guardò un po’ sorpreso, poi prese la sua lama color sangue e si mise in posizione.

Iniziai io l’attacco, con più ferocia rispetto alla volta precedente. Lui sembrò ancora sorpreso dal mio comportamento, ma soprattutto dalla mia forza, così iniziò ad attaccare veramente. In meno di un minuto la mia spada era lontana sette metri, conficcata per metà nel terreno, ed io ero accasciata a terra con la punta della sua spada sul lato sinistro del collo.

-Dai alzati, devi mantenere la posizione più salda e non lasciare le gambe molli- annuii girando gli occhi e andai a recuperare l’arma.

Procedemmo con questo ritmo per tutto il pomeriggio, finché per l’ennesima volta la spada mi cadde di mano e Murtagh disse –Per oggi basta, torniamo in città- mi diede una mano per alzarmi, ma io non ci feci caso e mi tirai su da sola.

Fece per aiutarmi a salire su Castigo, che nel frattempo era andato a caccia, quando mi tolsi dalla sua presa e salii da sola, con leggiadra maestria. Facendo spallucce, leggermente colpito, si posizionò dietro di me, questa volta però lasciandomi più spazio. Castigo prese immediatamente il volo.

 

  
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