Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Neko no Yume    06/04/2013    2 recensioni
Lo spadaccino l'aveva vista in quelle stesse condizioni sin troppe volte ultimamente e, nonostante la sua ignoranza in merito, aveva la dolorosa consapevolezza di cosa le stesse succedendo.
Le barriere che aveva eretto attorno a Sindria, attorno al paese che li aveva accolti nel suo grembo di sabbia e fiori, avevano un prezzo.
E quel prezzo era la vita stessa di colei che le manteneva alte, forti, fiere come era sempre stata lei.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sharrkan, Yamuraiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era raro che Sharrkan ripensasse alla sua infanzia, ma ogni volta che vedeva Yamuraiha la sua mente tornava indietro per un istante a una conversazione avuta con un mercante orientale tanti anni prima, sempre la stessa.
Per un istante l'odore di salsedine di Sindria diventava quello di spezie e papiro del mercato della sua città, l'aria sembrava appicicarglisi addosso come allora e le parole di un uomo di cui ormai aveva cancellato il volto gli rimbombavano in testa.
Poi lei si accorgeva di essere osservata e inclinava appena il capo, un'espressione vagamente seccata (o divertita, non l'avrebbe mai capito) negli occhi azzurri e la bocca già aperta per apostrofarlo.
E il caos di Heliohapt svaniva nella brezza del mare assieme alle parole che Sharrkan non voleva ricordare.
"Non hai niente di meglio da fare che ciondolare come uno stoccafisso?" era di solito il saluto che la maga gli riservava, puntualmente ricambiato da un "Potrei dire lo stesso di te, nullafacente di una strega."
Era una routine a cui, suo malgrado, si era affezionato e ogni volta che qualcosa non andava come da copione si sentiva quasi offeso.
O preoccupato, come in quel caso.
Yamuraiha lo stava guardando senza parlare, limitandosi a un sorriso tirato come saluto.
Fu Sharrkan a inclinare il capo in un gesto interrogativo, mentre seguiva con un senso di impotenza crescente il movimento della mano dell'altra, sempre più bianca nonostante vivessero in un paese così soleggiato, verso una tempia.
Lo spadaccino l'aveva vista in quelle stesse condizioni sin troppe volte ultimamente e, nonostante la sua ignoranza in merito, aveva la dolorosa consapevolezza di cosa le stesse succedendo.
Le barriere che aveva eretto attorno a Sindria, attorno al paese che li aveva accolti nel suo grembo di sabbia e fiori, avevano un prezzo.
E quel prezzo era la vita stessa di colei che le manteneva alte, forti, fiere come era sempre stata lei.
Sharrkan non riusciva a pensarci; ogni volta che la vedeva vacillare senza un motivo apparente faceva fatica a reprimere l'istinto di prenderla per le spalle, scuoterla fino a farle capire che non era indistruttibile e gridarle che a proteggere casa loro bastava la sua spada e che, almeno ogni tanto, poteva riposare.
Invece l'unica cosa che poteva fare era detestare sempre di più la magia che la stava portando via e provocare la sua rabbia con provocazioni infantili, pervase da una disperazione che nessuno avrebbe mai notato.
"Che c'è, hai usato troppo il cervello già di prima mattina?" provò a scherzare, un sorrisetto sprezzante a incurvargli le labbra.
Per quanto potesse stare male, Yamuraiha non lasciava mai del tutto correre le sue frecciatine, anche perché farlo avrebbe significato mostrarsi debole davanti a lui e lo spadaccino sapeva quanto le desse fastidio.
"Almeno io ce l'ho un cervello da usare," fu infatti la risposta che ricevette, pronta e tagliente malgrado tutto.
Si scambiarono un'occhiata complice che solo due persone con alle spalle anni di litigi e combattimenti fianco a fianco avrebbero potuto scambiarsi, poi la maga si incamminò verso il porto.
Era lì, sotto una palma vicina alla spiaggia, che Yamuraiha cercava una tregua di tanto in tanto, cullata dal chiacchiericcio soffuso dei suoi concittadini e lo sciabordare delle onde sulle barche di legno.
Sharrkan osservò la sua schiena mentre si allontanava, sola e accecante nel sole già alto, e pensò con una punta di amarezza che non sarebbe mai riuscito a capirla del tutto.
Lui non era in grado di usare la magia, di osservare e comprendere il continuo flusso della vita che scorreva attorno a loro; era riuscito a capire cosa fosse il ruhk solo dopo che Ja'far gliel'aveva spiegato e rispiegato per un intero pomeriggio.
Yamuraiha invece era nata e cresciuta circondata da uno stormo di luce che le danzava davanti agli occhi, le sussurrava meraviglie nelle orecchie e le brillava nelle mani ogni volta che compieva un incantesimo.
Era una presenza costante per lei e probabilmente non sarebbe mai riuscita a farne a meno, per quanto potesse essere accecante, come lui non avrebbe mai potuto rinunciare alla sua spada e alle ferite di guerra.
Eppure quegli stessi spiriti non facevano nulla per impedirle di logorarsi e questo per Sharrkan era insopportabile, talmente insopportabile da spingerlo a dirigersi a passo di marcia verso il porto.
La trovò dove si aspettava che fosse, accovacciata sotto l'ombra della palma e con le palpebre abbassate, ma non addormentata.
Doveva averlo sentito arrivare, perché dopo qualche istante alzò lo sguardo su di lui e abbozzò un cenno di saluto, come a dargli il permesso di essere lì.
"Hey, Sheerzan."
Ora le sue labbra erano distese in un sorriso.
"Prima o poi dovrai dirmi perché mi chiami così, sai?"
Era un soprannome che si concedeva di usare con lei solo di rado e che si perdeva nei suoi ricordi di Heliohapt, ma non era mai riuscito a trovare il momento adatto (o il fegato, per dirla tutta) per raccontarle il suo significato.
Eppure a Yamuraiha piaceva essere chiamata così, Yamuraiha che se ne stava appoggiata al tronco di una palma e sembrava splendere anche all'ombra e si consumava ogni secondo che passava e sorrideva lo stesso.
"Una volta mi trovavo al mercato e una coppia di mercanti aveva attirato la mia attenzione," si ritrovò a raccontare, sedendosi accanto a lei e scoccandole una rapida occhiata. "Erano marito e moglie, credo, e lei lo stava strigliando per un acquisto fatto senza il suo consenso."
Riusciva ad avvertire lo sguardo attento della maga e raddrizzò le spalle d'istinto, orgoglioso.
"Dopo averlo strapazzato per bene, l'aveva lasciato solo per andare a concludere un affare e a quel punto lui si voltò verso di me e mi sussurrò che quella sì che era una vera sheerzan," proseguì con una risatina. "Poi, accorgendosi che non avevo capito, mi spiegò che nel suo paese una sheerzan era una donna leonessa, indomabile e dallo spirito selvaggio. Di quelle a cui basta un cenno per mettere in riga un esercito."
Si rese conto che la gola gli si era chiusa, seccata dall'arsura del suo vecchio paese che tornava a tormentarlo, e stava per portarsi una mano al collo come per difendersi, quando avvertì un suono strozzato provenire da Yamuraiha.
Poi il suono strozzato scoppiò in una risata brillante come la luce che le danzava negli occhi e fresca come l'acqua che le danzava tra le dita, cancellando di colpo i ricordi, come sempre.
Sharrkan si voltò verso di lei con espressione fintamente irritata e la fulminò con un'occhiataccia.
"Io condivido il mio tormentato passato con te e tu ridi?" protestò a gran voce, la fronte corrugata e la voce alta per coprire l'allegria che l'aveva invasa.
L'altra si asciugò teatralmente gli angoli degli occhi col dorso della mano, per poi ricambiare il suo sguardo con quegli occhi grandi e limpidi e pieni di luce e stanchezza che sembrava scomparsa per miracolo.
"Scusa, hai ragione," commentò, mentre la sua espressione si addolciva. "Però mi piace, come soprannome."
Sharrkan gonfiò il petto e le passò con naturalezza un braccio attorno alle spalle.
"Ovvio, te l'ho dato io!"
Sentì il peso della sua testa sulla spalla e il fresco della sua pelle, tesa sul corpo della leonessa che proteggeva quella che era diventata la loro patria con tutta se stessa, e si sentì pervadere da una dolcezza quasi dolorosa nel realizzare quanto Yamuraiha amasse Sindria e quanto lui amasse lei, una fragile e orgogliosa sheerzan avvolta da una luce che li avrebbe accecati entrambi, prima o poi.
Ma per il  momento c'erano la brezza del mare, le barche e l'ombra della palma, c'erano i capelli di Yamuraiha che gli solleticavano il collo e le loro dita che cercavano rifugio le une nelle altre, mentre i loro fantasmi li lasciavano liberi almeno per un po'.



Yu's corner.
Haloa, gente!
Recentemente mi sono resa conto che la Sharrkan/Yamu è diventata chissà come la mia otp di questo manga e ho deciso di scriverci qualcosa sopra.
Poi questo qualcosa è diventato una fanfiction al limite dell'ooc e di lunghezza microscopica, ma giuro che nella mia mente sembrava bella. ;u;
Fun fact: la parola "sheerzan" non me la sono inventata! L'origine è persiana e credo che in Iran sia ancora abbastanza usata (the more you know).
Concludendo,  la Sharrkan/Yamu è tanto bella, la parola "sheerzan" è ancora più bella e chiunque di voi lasci una recensione sarà ancora più bello. (?)
Bye bye,
Yu.

  
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