Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Shade Owl    06/04/2013    2 recensioni
Un mondo devastato dalla guerra, teatro di disagi e difficoltà per la popolazione. Una storia.
Che parla di un gruppo di persone coraggiose.
Tra aeronavi, pirati, storia antica ed ex militari, l'inizio di una grande avventura.
Genere: Avventura, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I Ranger del Cielo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La sera del secondo giorno raggiunsero la loro destinazione, il campo base della spedizione. Atterrarono in una spianata tra le dune, non lontano dalle tende, sollevando una gran nube di sabbia nell’aria fredda della sera. Alcune persone dalla pelle scura corsero incontro all’Avionatante, capeggiate da una donna con i capelli grigi stretti in un chignon e gli occhiali appesi al collo. Era decisamente rugosa e incartapecorita, come se la pelle le si fosse seccata addosso all’improvviso.
- Professore, finalmente.- disse scocciata la donna, quando scesero dal Liberty - Se l’è presa comoda, vedo.-
Il professore sorrise mestamente.
- Salve a lei, dottoressa Jonas.- disse lui - Allora, come procedono i lavori?-
- Benissimo, ma abbiamo bisogno degli strumenti che le avevo chiesto. Li avete portati con voi, vero?- aggiunse, sollevando un sopracciglio.
- Ma certamente… John?- rispose, rivolgendosi a lui - Siete stati soprattutto tu e Lirie a prendere i bagagli… sono nella stiva, no?-
Lui annuì.
- Sky e Daz li stanno prendendo ora.- disse.
- Perfetto… ah, ma dove ho la testa…- aggiunse - John, questa è la dottoressa Miranda Jonas, è stata la responsabile degli scavi in mia vece fino ad ora. Dottoressa Jonas, lui è il Capitano John Disen, il suo equipaggio ci fornirà l’assistenza di cui abbiamo bisogno.-
- Piacere.- disse John, non del tutto certo che lo fosse: quella donna lo fissava con aria ipercritica, come se stesse guardando un possibile fidanzato per la giovane figlia.
Lei aggrottò la fronte, squadrandolo da capo a piedi, soffermandosi sui dettagli del suo aspetto che lo rendevano poco ordinato: in quei giorni non si era rasato, e aveva la camicia fuori dai pantaloni. Quando distolse lo sguardo, sbuffò un poco e borbottò qualcosa che suonò molto come un “accontentiamoci”.
Intanto, Daz e Sky stavano portando a terra il borsone con gli attrezzi, che fu prontamente raccolto dagli scavatori. Dietro di loro, Lee trascinava tre diversi zaini da sola.
- Il mio equipaggio.- disse John - Sky Arsen, il dottor Dazy Myst e il mio Primo Ufficiale, Leeran Gulley. Ragazzi, la dottoressa Miranda Jonas.-
Daz mormorò un “buonasera” piuttosto distratto, Sky sorrise conciliante e Lee si limitò a guardarla appena, mentre passava con gli zaini. La dottoressa Jonas osservò le loro reazioni in modo tutt’altro che entusiastico e poi, dopo aver gettato uno sguardo di disapprovazione al professor Fall, si affrettò a tornare alle tende.
- Non farci caso…- disse tranquillo Fall, passando un braccio sulle spalle di John e conducendolo verso le tende nella scia della donna - Non le piace nessuno, nemmeno io. Non è una cattiva persona, ma non ama molto gli altri in genere.-
John non commentò.
 
Furono sistemati tutti in tre diverse tende: Lee, con suo grande disappunto, si ritrovò con Lirie, mentre John finì assieme a Sky e Fall. Daz, stoicamente, accettò di dividere la sua con il dottor Gellar, il quale fu assai meno bravo di lui a nascondere il rammarico.
La cena venne consumata attorno ad alcuni fuochi da campo, ma solo John, dell’equipaggio, vi prese parte: Lee voleva stare da sola a bordo del Liberty, sul quale si sentiva molto più a proprio agio (sicuramente voleva evitare il più possibile Gellar e la Jonas), Daz fece conoscenza con il medico del campo e si cimentò con lui in una disquisizione accademica su cose che solo loro due parevano comprendere, e Sky trovò il modo di appartarsi da qualche parte con Lirie.
John, dal canto suo, trovava quella cena alquanto noiosa, ma pensò che come Capitano doveva presenziare, o quantomeno far finta di interessarsi. E poi, magari, sarebbe riuscito a ricavare qualche informazione utile per svolgere meglio il proprio compito.
Quando finalmente fu l’ora di andare a dormire, sapeva che in tutto c’erano più o meno una trentina di persone: la dottoressa Jonas, il medico del campo, loro quattro con relativi passeggeri e gli scavatori. I lavori, iniziati da qualche mese, erano arrivati ormai al punto massimo che potevano sperare di raggiungere senza gli strumenti che Fall aveva portato, i quali sarebbero serviti ad aprire chissà che porta sotto la sabbia e le rovine. Oltre, probabilmente, avrebbero trovato la  Chiave di Pael–Nur.
- Probabilmente?- sbottò Sky, la maglia mezza sfilata, quando sentì John dire quella parola, mentre andavano a dormire.
- Beh, ovviamente può essere stata spostata o danneggiata.- concesse Fall, poco prima di lavarsi i denti - Deve capire, signor Arsen, che l’archeologia non è una scienza esatta. Possono succedere cose imprevedibili: noi ci basiamo sui documenti scritti che riusciamo a trovare, e dobbiamo affidarci ad essi per le nostre informazioni, ma talvolta possono dimostrarsi inesatti o scarsamente dettagliati, o possono verificarsi errori di traduzione dovuti all’inesperienza di chi esegue il lavoro o al pessimo stato del documento… o anche ad errori di grammatica e ortografia commessi di chi lo ha redatto.-
- Insomma, potreste aver solo perso tempo?- chiese Sky.
- Possibile, ma ne dubito.- sorrise Fall, mettendosi lo spazzolino in bocca.
- Dai, tanto che te ne importa?- ridacchiò John - Noi verremo pagati lo stesso, dopotutto.-
L’altro sorrise a sua volta e si strinse nelle spalle.
- Sì, però sai… sarebbe una delusione, e a me piacerebbe parecchio vedere quella Chiave.-
John fece un sorriso stanco e si lasciò cadere sulla branda, abbastanza provato da potersi permettere una bella dormita prima di una nuova giornata di lavoro.
 
- Sono andata a fare un giretto, stamattina presto.- disse Lee, prendendo John alla sprovvista, mentre si rasava, entrando senza nemmeno farsi annunciare nella tenda - Ho trovato qualcosa che forse può interessarti.-
- Davvero?- chiese lui, riprendendo a passarsi il rasoio sulle guance - E sarebbe?-
- Ricordi l’Avionatante che pensavi ci stesse seguendo?-
- Che c’è, l’hai visto?-
- No, credo che il dispositivo di occultamento sia tutt’ora attivo…- rispose amaramente lei - Ma penso che sia atterrato in zona, almeno per far scendere qualcuno: ho trovato delle impronte nei dintorni del campo.-
- Qualche intruso?-
- Ho controllato, no.-
- Allora ci stanno sorvegliando.- concluse John, sciacquandosi il volto - D’accordo, dirò a Sky di tenere gli occhi aperti. Tu trova Fall e mettilo al corrente, ma ricordati la discrezione.-
- Nessun problema.- annuì Lee, uscendo.
John uscì a sua volta, poco dopo, e per un pelo non si scontrò con la dottoressa Jonas, che andava nella direzione opposta a passo sostenuto, quasi fosse un predatore alla ricerca di un pasto particolarmente succulento.
- Ah, proprio lei!- esclamò la donna - Dobbiamo parlare. Venga con me.-
Lui annuì, seguendola tra le tende del campo fino al sito dello scavo vero e proprio: era un’enorme fossa, simile a un formicaio gigante rovesciato, dove gli scavatori spalavano la sabbia con zelo. Qua e là affioravano mozziconi di colonne e obelischi spezzati, oltre che i rimasugli di diverse pareti ormai consumati, i quali disegnavano a terra i contorni di quello che, un tempo, doveva essere stato un edificio veramente grande.
Soprattutto, gli sforzi di tutti si concentravano su un punto in particolare, da cui si riusciva quasi ad intravedere la parte più alta di una porta incassata in una parete di pietra viva.
- Quello è il santuario dove si ritiene sia nascosta la chiave.- disse la dottoressa Jonas - In mattinata saremo in grado di aprire la porta. Useremo l’attrezzatura che avete portato qui, ma ci servirà l’aiuto di qualcuno che sappia maneggiare strumenti meccanici, e questo gli scavatori non sanno farlo, sono uomini del deserto, usano poca tecnologia nel loro quotidiano. Posso contare su di voi?-
- Siamo qui per fare ciò che ci viene chiesto.- rispose John - Di che attrezzature si tratta?-
- Venga, gliela mostro.- disse lei, facendogli cenno di seguirlo.
Nella tenda più vicina, sopra a un tavolo tenuto su da un paio di cavalletti, riposava un marchingegno che John, in tutta onestà, non poteva dire di aver mai visto in vita sua: aveva un’impugnatura a “T” simile a quella di un martello pneumatico, connessa ad un cilindro più largo e pieno di bottoni, spie e interruttori. In fondo, dove normalmente ci sarebbe dovuta essere una punta, tuttavia, c’era un’altra “T”, più grande ma più sottile della prima, dalle braccia più lunghe e il gambo più corto e piatto. Un cavalletto, ripiegato verso l’interno, era visibile lungo il fusto principale.
- Questo è un lontanissimo discendente del piede di porco.- spiegò la donna - I cardini della porta sono bloccati dalla sabbia e dal tempo. Li libereremo con i getti d’acqua, ma il peso la terrà comunque bloccata dov’è. Non possiamo aprire con i mezzi normali, e l’esplosivo è, naturalmente, fuori discussione, c’è il rischio di causare danni al reperto.-
- E quest’affare a cosa può servire?- chiese John.
- “Quest’affare”, come lo chiama lei, ci permetterà di forzare la porta senza particolare sforzo. Vede questo perno?- chiese, indicando la seconda “T”.
- Certo.-
- Si inserisce nella fessura tra i battenti… così.- disse, prendendolo e mettendolo in modo tale che le braccia fossero perpendicolari al terreno - Mi aiuti, per favore… è pesante…- aggiunse. John lo prese assieme a lei - E poi, bisogna spingere questo interruttore.- continuò, indicandone uno.
Lui eseguì. Il gambo della “T” si allungò leggermente in avanti e poi si girò, sistemando le braccia in posizione parallela rispetto al suolo.
- Poi bisogna metterlo a terra, piantando saldamente i cavalletti nel terreno, e spingere un altro bottone. Al resto penserà la macchina.-
- E allora io e il mio equipaggio per cosa serviamo?- chiese, mentre mettevano di nuovo al suo posto il marchingegno.
- Se c’è un difetto nel macchinario, è che si inceppa spesso.- spiegò la donna, con aria critica - Non è fragile, ma è snervante. Questo è un altro motivo per cui volevamo gente che fosse stata nell’esercito, perché avete già usato tecnologia tanto avanzata.-
- Beh, non sono poi così esperto.- ammise John - Comunque, il mio meccanico è all’altezza, glielo garantisco.-
- Vorrei ben vedere.- annuì seria lei, incrociando le braccia - Mi aspetto un lavoro eccellente, visto quanto il professor Fall sembra considerarla.-
A questo, lui preferì non rispondere, limitandosi a fare un cenno non compromettente con la testa: Fall non aveva mai saputo dei suoi trascorsi dopo l’esercito, non avevano avuto più contatti da allora, e sinceramente lui non se l’era sentita di aggiornarlo, specie dopo che gli aveva offerto un lavoro.
- Entrerà con noi?- chiese dopo la dottoressa Jonas, mentre uscivano dalla tenda - Nella rovina intendo. O manderà qualcun altro?-
- Perché uno di noi dovrebbe entrare?- chiese John.
- Potrebbe essere necessario l’aiuto di qualcuno che sappia usare i muscoli.- spiegò la donna - E, se vuole saperlo, non mi fido molto degli scavatori. Tra loro c’è chi venderebbe sua madre pur di mettere le mani su qualcosa di prezioso, e Dio solo sa quanto lo è la Chiave di Pael–Nur.-
- E si fida di quattro mercenari che non conosce?- domando, aggrottando la fronte.
- Non è ciò che ho detto.- rispose lei - Ma lei è stato uno studente di Edmund, e lui di certo ha grande stima per le sue capacità. Meglio un estraneo per cui può garantire un mio amico e collega, pagato per proteggerci e aiutarci, che un estraneo per cui non può garantire nessuno.-
John annuì ancora, e insieme tornarono al sito dello scavo, in attesa che la porta fosse liberata dalla sabbia: i lavori di disseppellimento erano già a buon punto, e più di metà dell’uscio di pietra era stato riportato alla luce.
Poco dopo furono raggiunti da Lee, Sky e il professor Fall, che lo guardò con un’aria ora decisamente seria e guardinga, molto diversa dalla sua solita espressione allegra e distratta. Lee l’aveva certamente messo al corrente della situazione.
Verso mezzogiorno, finalmente, gli scavatori finirono di lavorare, e loro poterono scendere per ultimare l’opera: aprire la porta e recuperare la Chiave di Pael–Nur.
- Lee, in quella tenda c’è un congegno simile a un martello pneumatico, vallo a prendere.- disse John - Sky, trova immediatamente Daz, ho del lavoro per voi.- aggiunse, prima di scendere con Fall e la dottoressa Jonas.

Domani entreremo nelle rovine, e scopriremo alcune cose molto curiose. Ma, soprattutto, cominceremo a conoscere qualcosa di più di quello che sarà il tema più importante all'interno della serie, anche se procederemo a piccoli passi, per il momento...
Ringrazio Ely79, LullabyMilla e Kira16, che mi stanno seguendo. A domani!

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Shade Owl