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Autore: Panny_    08/04/2013    5 recensioni
«MORINAGA! COSA CAZZO MI SUCCEDE?!» urlò Souichi, mostrandogli la pancia. «sto male da quando l’abbiamo fatto l’ultima volta! Mi hai drogato neh? Tipico di te, dato che la prima volta l’ho fatto con te sotto effetto di un eccitante!»
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«COME SONO FINITI I MANDARINI?» urlò Souichi, attirando il pubblico.
«Mi dispiace signore, li abbiamo finiti ieri e il nuovo carico deve ancora arrivare»
«MA IO VOGLIO DEI MANDARINI!» sbraitò lui, da risposta.
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«No... no tu non sei un mostro... Tu sei una persone incredibile.... un uomo che aspetta un bambino... è qualcosa di... di... »
«Orribile...» concluse il biondo, dandosi un pugno sulla pancia.
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I caratteri dei personaggi potrebbero cambiare nel corso della storia, negli avvertimenti aggiungerò anche l' OOC quindi vi pregherei di non scrivere nelle recensioni "Morinaga/Souichi è troppo OOC" o roba simile.
Grazie dell'attenzione. I capitoli nuovi verranno pubblicati ogni lunedì.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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Nient'altro che noi-Capitolo 2

Il giorno seguente giunse velocemente. Quella notte Morinaga non riuscì a chiudere occhio, mentre il senpai di tanto in tanto diceva parole strane mentre si rigirava nelle coperte. Era agitato, ma non riusciva a svegliarlo. Gli prese il viso e lo appoggiò contro il suo petto, per poi vederlo calmarsi lentamente. Gli accarezzò il ventre con un gesto molto delicato... sotto quello strato di pelle e muscoli c’era un embrione che ospitava  loro figlio... quello che il biondo voleva far morire. Si sorprendeva di quanto potesse essere egoista quell’uomo molte volte. Quando riuscì a chiudere gli occhi erano circa le cinque; un’ora dopo si sarebbe dovuto alzare e cominciare un’altra giornata.
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Le sei e trenta. La sveglia non suonò, ma il senpai si svegliò da solo. Si trovò la mano di Morinaga sul proprio ventre e la  propria testa contro il suo petto. Si scostò velocemente, per poi indossare gli occhiali. Si alzò e si diresse verso il bagno, per poi chiamare Tetsuhiro dato che non si svegliava.
«Senpai... nostro figlio... non ucciderlo... » disse il moro, rigirandosi nelle coperte, ancora addormentato.
Quelle parole fecero rabbrividire Souichi, mentre il cuore rallentò il battito. Era vero, lui, volendo abortire, aveva deciso di uccidere un povero bambino innocente, con l’unica colpa di star crescendo nel suo ventre. Si toccò la pancia, ritraendo immediatamente la mano, come quel contatto con la propria pelle scottasse. Deglutì a vuoto, per poi cominciare a piangere.
Morinaga, sentendo i singhiozzi di Souichi, si svegliò, stropicciandosi un occhio.
«Senpai... Perché piangi? L’ennesimo cambiamento d’umore?» chiese mentre, sbadigliando, si alzò indossando le pantofole.
Tatsumi non rispose, guardò a terra, per poi tirare su con il naso e dirigersi verso l’armadio.
«Oggi andiamo a fare l’ecografia. Muoviti a vestirti che non ho tutto il tempo e la pazienza di questo mondo.» disse autoritario Souichi, prendendo una camicia, un pantalone e dell’intimo pulito, dirigendosi poi verso il bagno.
“Sensi di colpa, eh, senpai?” pensò il kohai, mentre prendeva degli indumenti puliti dall’armadio a fianco a quello del biondo, mettendoli su una sedia di legno e dirigendosi nella cucina per preparare la colazione.
Mentre preparava il caffè, lo vide spuntare da dietro l’archetto, con i capelli legati e ben vestito. Si sedette al tavolo e prese del succo di frutta e una fetta biscottata su cui stese un velo di marmellata di fragole.
«Senpai, perché hai quella faccia?» chiese il kohai, mentre beveva il caffè.
«Stavo pensando a... no, nulla, lascia perdere e muoviti, dobbiamo andare a fare questa maledetta ecografia.» disse serio, bevendo tutto il succo in un sol sorso e mordicchiando un po’ malvolentieri la fetta biscottata. A metà, si alzò di scatto, dirigendosi di corsa verso il bagno. Morinaga lo inseguì e lo aiutò a rimettere, come d’altronde faceva ogni volta che lo vedeva alzarsi di colpo e dirigersi verso il bagno. Quando sopraggiunse un attimo di tregua, il senpai si alzò, un po’ barcollante, e si lavò la bocca e i denti.
“E io dovrei continuare così per nove lunghi mesi?” pensò guardando la sua immagine riflessa nello specchio, insieme a quella di Morinaga che lo abbracciava.
«Senpai, sei davvero sicuro di abortire?» chiese abbassando gli occhi, con tono malinconico, tenendo Souichi stretto tra le sue braccia.
Il biondo non rispose, posò lo spazzolino e lasciò che una lacrima colma di mestizia e sensi di colpa scendesse involontariamente da un occhio andando a infrangersi sulla ceramica del lavabo.
Morinaga fermò l’altra che stava per fare la stessa fine della sua simile, asciugandogliela con un dito.
«Morinaga... non voglio togliere la vita a nessuno... ma io questo bambino... » sussurrò impercettibilmente, girandosi e aggrappandosi disperato al collo del kohai, che lo accarezzò e gli baciò la fronte.
«È troppo presto per decidere... magari col tempo potresti imparare ad accettarlo... ora andiamo, il dottore ci aspetta per la prima ecografia... » disse spostandogli una ciocca bionda dietro l’orecchio.
Dapprima il senpai voleva colpirlo, ma il moro aveva ragione, era troppo presto per giungere a conclusioni affrettate. Si staccò da lui e lo lasciò vestirsi.
«Ti aspetto in cucina... Tu vestiti nel frattempo...» così dicendo si avviò verso la stanza e tolse le cose che avevano usato per fare colazione. Si sedette sulla poltroncina e prese ad accarezzarsi il ventre. Ora non “scottava” più... anzi, era una bella sensazione...
«Potevi sceglierti un’altra mamma?» chiese dolce, rivolgendosi al feto ancora non sviluppato che andava crescendo nel suo grembo.
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Passò circa mezz’ora. Il senpai, ancora un po’ stanco, si era appisolato sulla poltroncina comoda, ancora con la mano sul ventre, mentre Morinaga era finalmente uscito dal bagno.
«Sen-» si bloccò vedendolo in quello stato. Era così dolce vederlo con la mano sulla sua pancia, addormentato. Gli andò contro, quatto quatto, e gli fece una fotografia: doveva ricordarsi di quel momento, che probabilmente mai più si sarebbe ripetuto.
«Senpai... svegliati... o faremo tardi... » sussurrò dolce. Il biondo, alzandosi di scatto, andò a sbattere contro il naso del kohai il quale gemette per il dolore.
«Scusa... ma tu proprio in testa a me dovevi metterti?» domandò lievemente scocciato mentre gli porgeva del ghiaccio.
Morinaga si pulì il sangue che era uscito e si mise il ghiaccio sul naso gonfio.
«Scusa... lo sai meglio di me quanto io sia maldestro, no?» rispose Morinaga, sorridendo a malapena, gemendo per il dolore.
«Ma l’impegno a che ora era?» domandò il senpai, prendendo a mantenergli il ghiaccio. Un gesto che Tetsuhiro mai si sarebbe aspettato... sarà un cambio di comportamento dovuto alla gravidanza?
«Beh, il medico non ci ha dato un orario preciso... però sulla porta dello studio c’era un avviso su cui c’era scritto che era disponibile dalle ore otto fino a mezzogiorno e trenta... »
«Capisco... Allora abbiamo il tempo di andare all’università a controllare gli esperimenti e di andare da Kanako per vedere se le serve qualcosa... » disse il senpai, mantenendo il ghiaccio. Sembrava così materno, quasi non si riconosceva.
Quando il sangue si fermò e il gonfiore si attenuò, Tatsumi prese lo zaino con tutto l’occorrente per gli esperimenti e, accompagnato da Morinaga, si diresse verso l’università lì accanto.
Non riusciva davvero ad andarsene da quel posto, anche se ormai era tempo di cercarsi un lavoro. Kanako, a differenza sua, aveva finito gli studi e aveva trovato lavoro in un negozio di manga e spesso gli prestava soldi, ripetendogli di doversi cercare un lavoro.
Gli esperimenti erano a posto, diede loro una veloce controllata per poi andarsene.
Erano circa le nove e un quarto. Andò a far visita alla sorellina nel negozio.
«Ciao Kanako-chan!» la salutò Morinaga, andando ad abbracciarla.
«Morinaga-kun, che piacere vederti! E ciao anche a te fratellone! Come mai sei così pallido?»
Era meglio che quella domanda non gliel’avesse fatta. Souichi si avvicinò alla sorella e sospirò, ripetendosi in testa di dover stare calmo. Era ancora presto per dirgli del bambino e se quel bastardo di Tetsuhiro le avrebbe detto qualcosa, non gliel’avrebbe perdonato.
«Ti servono soldi, neh, nii-chan? » chiese la ragazza, scompigliandogli i capelli.
«È mai possibile che ogni volta che vengo da te mi fai questa domanda? Oggi sono venuto con il solo intento di venire a trovarti, per vedere se stai bene! » sbraitò Souichi, andandosene via a grandi falcate.
Morinaga lo lasciò andare.
«Cos’ha nii-chan?» chiese ingenuamente Kanako, vedendo il fratello in quel modo.
«È solo un po’ irritato, gli passerà... ora vado, è stato un piacere venire a trovarti! E, mi raccomando, la prossima volta conservami qualche bel manga che verrò a ritirarlo, mi fido!» la salutò il kohai, andando a raggiungere Souichi.
Erano le dieci meno venti circa. Si diressero verso l’ospedale. La stessa infermiera del giorno precedente li accolse e disse loro di aspettare che il medico fosse libero. Dopo circa cinque minuti, una signora uscì dallo studio e la giovane coppietta venne invitata ad entrare.
«Pronti per vedere il bambino?» chiese felice il dottore, facendo sdraiare il biondo sul lettino. Souichi si trattenne dal non aggredirlo e piangere allo stesso tempo.
Morinaga, dal canto suo, gli afferrò la mano, accarezzandogliela mentre l’infermiera spalmava un gel dal colore simile all’azzurro sull’addome del senpai.
Il dottore, dopo aver acceso il macchinario, fece la sonda sulla sua pancia. Nel piccolo monitor comparve una piccola macchiolina: era loro figlio.
Souichi guardava quell’esserino tanto piccolo con molto stupore. Comincio a piangere silenziosamente, stringendo la mano del kohai.
«N-non posso... non posso ucciderlo... » sussurrò, mentre guardava quel piccolo bambino che si stava formando il lui.
«E allora cosa vuoi fare senpai? Vuoi tenerlo o abortire?» chiese Tetsuhiro, accarezzandogli la fronte e baciandogli via le lacrime che scendevano copiose da quegli occhi.
Senza dargli ascolto, il senpai continuava a guardare quella proiezione bianca e nera.
«Posso sapere come ha fatto a formarsi... dentro di me?»
«Beh, ecco... ha assunto, anche molti anni fa, cellule amniotiche miste a testosterone in gran quantità tutte in una volta sola?» Chiese il dottore, mentre, grazie ad un altro macchinario accanto al monitor,  ci rese le ecografie con tanto di foto in bianco e nero del piccolo embrione in fase di crescita.
«No... o almeno non credo...» disse, per poi ricordarsi di quella bevanda che aveva ingurgitato quella sera in cui lo fecero per la prima volta.
«MORINAGA!  COSA CAZZO CONTENEVA QUELLA BOTTIGLIA SEI ANNI FA?» chiese il senpai, alzandosi di colpo.
«In realtà... non ne ho idea... Hiroto non me l’ha mai detto... » rispose lui, grattandosi la testa.
«Va subito da lui e chiediglielo! Io aspetto qui... » disse il senpai, pulendosi la pancia da quel gel grazie ad un fazzoletto che gli aveva gentilmente dato l’infermiera.
«V-Va bene... torno tra un po’... »
Morinaga corse via, arrivando dopo circa un quarto d’ora al bar di Hiroto.
«Angel-kun, da quanto tempo che non ti vedo! Come vanno le cose con Souichi?» chiese lui, prendendo un bicchiere e versandogli dell’acqua vedendolo affannato. Il moro gli lanciò un’occhiataccia.
«H-I-R-O-T-O... COSA CAZZO CONTENEVA QUELL’AFRODISIACO CHE MI HAI DATO SEI ANNI FA?!?» chiese Tetsuhiro, battendo un pugno sulla superficie del bancone.
«Ehi, Ehi, calmo... b-beh, ecco.. se ricordo bene conteneva... aspetta, prendo la ricetta per essere sicuro... » affermò un po’ sconvolto da quel comportamento, dirigendosi verso la stessa stanza laddove sei anni prima aveva chiuso nell’armadietto la bevanda e dove oera conservava, nonostante tutto quel tempo passato, la ricetta.
Il kohai lo seguì.
«Eccola! Allora... oddio, dovevo essere davvero un piccolo chimico... » rise, per poi porgergli la ricetta.
Peperoncino in polvere, cioccolata in polvere, cellule staminali, una piccola dose di sildenafil, mandragora e testosterone. Quelle due sostanze c’erano entrambe.
«Hiroki... vieni con me... » ordinò Tetsuhiro all’amico, prendendolo per mano e trascinandolo a forza. Dopo venti minuti erano nuovamente all’ospedale, con la ricetta in mano.
Il senpai lesse gli ingredienti utilizzati e per poco non uccise Hiroto.
«Tu...TU! Per colpa tua, ora, sono incinto!» sbottò il biondo, mostrandogli una di quelle fotografie. Hiroto rimase a bocca aperta.
«M-Mi scusi, Souichi... I-Io non potevo sapere che mischiando questi elementi una persona poteva rimanere incinta! C-Congratulazioni comunque... e poi... dato che a me non è successo nulla, credevo che neanche a te non fosse successo niente... » il ragazzo si sentiva in colpa. Morinaga lo accompagnò all’uscita vedendo il senpai diventare rosso dalla rabbia.
«Scusa Hiroto se ho reagito così prima... ti prego di tornare al bar da solo... devo calmarlo... » sussurrò indicando il biondo. Il ragazzo annuì e il kohai lo salutò, per poi tornare da Souichi.
Tatsumi era lì, guardava la foto in silenzio. Il dottore e l’infermiera erano ancora un po’ sconvolti per quella scenata di prima.
«Senpai... ora cosa vuoi fare? Vuoi tenere il bambino?» Morinaga gli teneva una mano, mentre con l’altra teneva quella foto insieme a Souichi.
Il biondo, completamente in un mondo diverso, rispose dopo un po’.
«Voglio tenerlo.» dichiarò, continuando a fissare quel puntino nella foto.

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Ma ciau! ^-^
Ecco a voi il secondo capitolo... spero che questo vi piaccia >.< 
Sono abbastanza sconfitta dal fatto che c'è solo una "seguace" i questa storia T-T
Beh, spero che aumenteranno col tempo, anche se non sono il numero di recensioni che conta, ma il piacere di scrivere su questo fandom *-*
Ringrazio, comunque, NakyLee per aver lasciato il suo parere *-*
A lunedì col prossimo! ^-^
Baci, Panny_
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