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Autore: Shade Owl    08/04/2013    1 recensioni
Un mondo devastato dalla guerra, teatro di disagi e difficoltà per la popolazione. Una storia.
Che parla di un gruppo di persone coraggiose.
Tra aeronavi, pirati, storia antica ed ex militari, l'inizio di una grande avventura.
Genere: Avventura, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Ranger del Cielo'
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Qualunque cosa fosse, quel colosso di pietra era furioso, e soprattutto era vivo.
Con un’agilità sorprendente per la sua stazza, il gigante colpì violentemente una colonna solitaria lì accanto con un braccio, spezzandola di netto e facendola crollare contro la parete più vicina. Subito dopo alzò il pugno roccioso e lo abbatté contro di loro.
John si rialzò rapidamente e spinse via Fall che, bloccato per la sorpresa e la paura, si trovava precisamente sulla traiettoria del mastodonte; quello lo mancò veramente per un soffio, mentre loro due rotolavano via. Qualcuno lanciò un grido terrorizzato e, a giudicare dalla voce, sembrava essere Gellar.
- Cerchi di mettersi al riparo!- esclamò John, rimettendo Fall in piedi - Io penso a lui!-
Il professore annuì meccanicamente, e con uno spintone John lo spedì verso la dottoressa Jonas, lì vicino. Era anche lei paralizzata dalla vista del gigante, e non sembrava volersi muovere.
- Andate!- esclamò John, chiedendosi nel contempo come avrebbe fatto a risolvere la situazione.
Si voltò verso l’avversario, che si era sistemato proprio nel mezzo della strada che avrebbero dovuto percorrere per uscire di lì. Dall’esterno non giungeva alcun suono.
Ma che cosa diavolo stanno facendo? Pensò. Stiamo facendo un baccano tremendo! Dove sono finiti tutti?
Purtroppo non aveva il tempo di uscire e scoprirlo: se davvero non avevano intenzione di raggiungerli per aiutare, doveva trovare da solo il modo di tirarsi fuori da quel pasticcio.
Il mostro di roccia, intanto, si chinò per raccogliere un frammento particolarmente grande della parete e lo scagliò contro di lui; John si gettò subito di lato, evitando di poco che quel pietrone gli schiacciasse una gamba, e si portò dietro a una colonna caduta, appena in tempo per evitare una terza pietra. Subito dopo sentì i pesanti passi della creatura che si allontanavano e, sbirciando, vide che sembrava aver perso interesse per lui. Ora era più attratto dal professor Fall che, in fondo alla sala, continuava a stringersi al petto la Chiave fissando terrorizzato il gigante.
Beh, è ovvio che ce l’abbia con lui. Pensò. In fondo, cos’altro potrebbe proteggere un mostro di pietra?
Prese dalla cintura la pistola, l’unica arma che aveva preso dal Liberty prima di scendere, e si diede dell’idiota per non aver pensato a portarne altre. Ma, dopotutto, come avrebbe potuto immaginare una cosa del genere? Insomma, doveva solo entrare in una vecchia rovina sigillata da secoli, cosa avrebbe dovuto esserci di pericoloso?
Un Golem, ecco cosa!
- Ehi, Testa di Pietra!- gridò, puntando l’arma - Tu e io non abbiamo ancora finito!-
Aprì il fuoco, colpendo la schiena e la nuca del mostro, riuscendo a far saltare via piccole schegge di pietra dalla sua pelle coriacea. Quantomeno fu sufficiente a distrarlo, e infatti si voltò nuovamente verso di lui, girando il volto privo di faccia con un gemito pietroso. Se avesse potuto, John era sicuro che avrebbe aggrottato la fronte come per dire “Beh?”.
- Ehm…- mormorò incerto, abbassando la pistola - Come non detto.-
Il mostro afferrò un moncone di colonna con entrambe le braccia e lo appoggiò sulla spalla, cominciando a correre verso di lui.
 
John si buttò ancora una volta a terra, schivando una mazzata del suo avversario, che tuttavia andò a schiantarsi contro una parete, scheggiandone la superfice e distruggendo almeno la metà delle iscrizioni riportate là sopra.
- Oh, no!- gemette Fall, fissando atterrito il danno.
- Ah, grazie tante, prof!- sbottò John, scocciato.
Il Golem si erse di fronte a lui, brandendo la clava improvvisata tra le mani di pietra. John, ancora seduto a terra come un idiota, si guardò freneticamente intorno per cercare qualcosa da usare contro di lui.
Pensa… non può essere poi così invincibile, no?
Purtroppo, i suoi occhi continuavano a finire sulla colonna con cui intendeva schiacciarlo, sulle sue dita serrate e le braccia alte…
E questo gli suggerì un’idea.
Il Golem abbatté al suolo la colonna, e John la schivò rotolando di lato. Lo schianto fu troppo per lei, stavolta, e finì con lo sbriciolarsi all’impatto. Nel frattempo John tornò in piedi e riprese la pistola, mirando stavolta contro un punto preciso del corpo del mostro: un ginocchio.
Non poteva essere una massa compatta e massiccia di pietra: qualunque cosa fosse, quella ceratura doveva essere cava, all’interno, o quantomeno doveva avere dei punti vuoti. In caso contrario, non avrebbe mai potuto avere delle giunture capaci di piegarsi. E quando era soldato aveva imparato che, in qualsiasi caso, una giuntura era un ottimo punto di attacco.
Prima che il nemico potesse scansarsi, John fece fuoco tre volte. Uno dei colpi non andò a segno, ma gli altri lo presero proprio al ginocchio, che si scheggiò. Non abbastanza per inabilitarlo, ma un piccolo frammento saltò via rivelando che, come aveva immaginato, il suo corpo non era in pietra massiccia, ma solo un guscio con dentro meccanismi che lo facevano muovere: vedeva chiaramente quelle che sembravano piccole ruote dentate e sottili tubicini di legno flessibile. Poteva farcela.
Deciso a non dargli tregua, John gli corse incontro e sgusciò sotto le sue gambe, facendo una capriola. Il Golem si voltò per seguirlo, e lui balzò subito dalla parte opposta, costringendolo più e più volte a rincorrerlo per poi cambiare di colpo direzione. Si assicurò di fargli sforzare il più possibile la giuntura intaccata, che cominciò lentamente a crepare ogni volta che il suo roccioso proprietario faceva una simile manovra. Tanto per accertarsi di fare quanti più danni possibili, John usò ancora la pistola, sparando qualche altro colpo. Sfortunatamente non era mai stato un gran tiratore, e dei quattro proiettili che gli rimanevano nel caricatore solo due andarono a segno, ma almeno la scalfittura si aggravò un poco.
Purtroppo, a quel punto la sua fortuna parve esaurirsi: a differenza del Golem, lui era soggetto alla fatica e, rallentato da tutto quel continuo muoversi a destra e a sinistra, esitò un momento di troppo prima di spostarsi, finendo col farsi finalmente colpire dal braccio del mostro, che lo sollevò da terra e lo spedì gambe all’aria.
L’urto col pavimento di pietra gli mozzò il fiato, lasciandolo lievemente stordito e boccheggiante, mentre il colosso si avvicinava a lui, sollevando un pietrone da terra sopra di sé.
Oh, grandioso… Pensò John.
- Ehi!- gridò Fall, mentre un sasso colpiva la testa del mostro.
Altre piccole macerie vennero lanciate contro di lui, che si voltò appena per guardare: Fall, la dottoressa Jonas e, in misura minore, il dottor Gellar (che piuttosto sembrava cercare di nascondersi dietro i colleghi) avevano iniziato a bersagliare il gigante con quel poco che avevano intorno, nel tentativo di distrarlo.
Grato di quell’attimo di tregua, John si rialzò in fretta e corse verso una colonna lì vicino: era inclinata contro la parete, incastrata in una sporgenza appena sotto il soffitto.
E raggiungimi qui, adesso! Pensò, salendo il più in fretta possibile.
Il Golem, nel frattempo, aveva ripreso a concentrarsi su di lui e, posato il macigno,  tornò ad avvicinarsi. Dopo un attimo di incertezza, decise di tentare a sua volta l’impresa, cominciando a salire su per il pilastro.
John, rannicchiato sulla sporgenza, si ritrovò senza via di fuga, ma comprese di essere comunque in una posizione di vantaggio. Prese l’unico caricatore di riserva in suo possesso e lo mise nella pistola, prendendo la mira. Sparò qualche altro colpo contro il ginocchio del Golem, arrivando a peggiorarne le condizioni, mentre la colonna scricchiolava e tremava sotto il peso del gigante. Purtroppo, quello fece in tempo ad avvicinarsi a lui, e già stava tendendo il braccio nel tentativo di afferrarlo.
- John, salta!- gridò Fall.
Certo… non vedo l’ora…
D’altra parte, una caduta di quasi quattro metri sarebbe stata decisamente preferibile a un incontro troppo ravvicinato con il Golem.
Prendendo un bel respiro, strinse i denti e scivolò giù dal cornicione, un istante prima che le grosse dita del nemico lo agguantassero, atterrando sul pavimento coperto di pietre. Piegò le ginocchia per assorbire l’urto e rotolò a terra, ma gli si mozzò ugualmente il fiato; comunque, questo fu niente rispetto a quanto accadde al Golem: proprio un attimo dopo che lui si era lanciato (Tempismo perfetto, eh?) la colonna cedette del tutto, spezzandosi praticamente in due sotto il peso del gigantesco mostro di pietra.
La creatura cadde rovinosamente giù, puntando le gambe nel tentativo di atterrare in piedi come aveva fatto lui, ma non provò nemmeno ad assorbire l’impatto. L’urto gli spezzò definitivamente il ginocchio già indebolito, staccandogli di netto il polpaccio di pietra, mentre un viscoso liquido scuro cominciò a zampillare all’esterno. L’unica gamba rimastagli non riuscì a tenerlo in piedi e, com’era ovvio, il gigante crollò come una pera cotta, facendo tremare il pavimento.
 
Dolorante e sfiatato, John si rialzò massaggiandosi le costole, certo di essersene incrinate almeno un paio, con quel salto. Fall gli corse subito accanto, strepitando gioioso, e gli diede una bella manata sulla schiena, minacciando di spaccargli definitivamente le ossa.
- Ben fatto!- gridò, scuotendolo per la spalla e causandogli altro dolore - Ottimo! Sei stato… cosa c’è?- chiese, vedendo la sua espressione dolorante.
- Lasciamo perdere…- gemette lui, raccogliendo la pistola - Voi state bene?-
Fall annuì, mentre la dottoressa Jonas e il dottor Gellar si avvicinavano di corsa. Entrambi sembravano illesi.
- È stato grande, capitano Disen.- disse la dottoressa Jonas - Grazie davvero.- e gettò uno sguardo di fuoco a Gellar, impalato al suo fianco.
- Ehm… sì.- disse lui - Bravino.-
John fece un sorrisetto.
- Beh, sempre meglio di niente…- osservò Fall, stringendosi nelle spalle.
Lui sospirò e guardò il colosso di pietra steso a terra, che ancora cercava di trascinarsi verso di loro, ma con movimenti sempre più fiacchi e lenti. Dalla gamba rotta continuava a uscire liquido, e più quello si riversava sul pavimento più il Golem sembrava indebolirsi. Forse funzionava a con la pressione di un qualche liquido interno, il che avrebbe spiegato le pessime condizioni in cui versava oltre che il… “sanguinamento”.
- Qualcuno sa dirmi cosa accidenti è questo coso?- sbottò, indicandolo.
- Forse il Dio di Pietra.- rispose la dottoressa Jonas - Anche se non so dirle come sia stato realizzato.-
John annuì e prese un grosso pietrone da terra con entrambe le braccia; era tanto pesante che fece fatica a sollevarlo, ma lo portò barcollando fino al mostro e lo sollevò sopra di sé, per poi scagliarlo con forza sulla zucca grigia dell’avversario. Qualche crepa si aprì nella superficie rocciosa, facendo uscire qualche stilla di liquido. John risollevò ancora il detrito e lo abbatté una seconda volta sul capo del mostro, per poi ripetere tutto ancora, fino a quando la testa di pietra non si spaccò definitivamente. Un grande foro irregolare si aprì nel cranio della creatura, facendo schizzare via altro liquame. Il corpo si fermò, accasciandosi definitivamente, e lui trasse un sospiro di sollievo.
- Bene.- commentò - Okay, direi che possiamo togliere il disturbo, statue animate permettendo.-
Fall gli diede un’altra pacca sulla schiena, stavolta meno vigorosa, e gli sorrise.
- Grazie.- disse di nuovo - Ci hai salvato la vita.-
- E mi sono quasi spaccato le ossa…- sospirò, asciugandosi il sudore con un braccio - Ma tutte le spedizioni archeologiche sono così movimentate?-
- No, di solito sono mortalmente noiose.- rispose la dottoressa Jonas - Almeno, per persone come lei.- aggiunse.
 
Quando finalmente uscirono dalla rovina trovarono Lirie ad attenderli, tesa e visibilmente nervosa. Camminava avanti e indietro come un leone in gabbia, e sudava vistosamente (anche se, tutto sommato, questo poteva essere più imputabile al caldo che alla situazione).
- Professore! Capitano!- esclamò, vedendoli arrivare e correndogli incontro - Cos’è successo? Abbiamo sentito dei rumori, e degli spari, ma non osavo entrare… gli scavatori erano terrorizzati, continuavano a parlare di “spiriti maligni”… e i suoi compagni non si trovano…-
- Loro sono a fare quello che devono.- disse John - Quanto a noi, siamo interi.-
- E abbiamo la chiave!- esultò Fall, sollevando lo scrigno sopra la testa, esultante.
Lirie sorrise contenta, tendendo le mani.
- Fantastico. La dia a me, ci penso io a metterla al sicuro.-
- No, non preoccuparti, Lirie…- disse lui, gongolante - Tanti anni di lavoro… ora non la mollo più!-
E si diresse a passo spedito verso il viottolo che lo avrebbe condotto fuori dalla fossa degli scavi, cullando lo scrigno come se fosse un neonato. John rise piano tra sé per non farsi vedere e fece per seguirlo, ma al suo orecchio giunse un rumore fin troppo chiaro e familiare, che conosceva sin dal giorno in cui si era arruolato: il rumore di una sicura tolta, e talmente vicina al suo orecchio da fargli venire un piccolo brivido gelato alla schiena.
No… Pensò tra sé. Ho appena steso un colosso di pietra per quella maledetta chiave polverosa, non dirmi che devo farmi puntare anche un’arma alla testa…
Ma, quando si voltò e vide la canna del lungo fucile d’assalto in dotazione all’esercito della Lega, non poté non desiderare, una volta tanto, di avere torto.

Sfortunatamente i guai sono appena all'inizio, e quelli passati oggi sono solo i primi di una lunga serie.
Ringrazio Ely79, LullabyMilla, Kira16 e Ciccibu, che mi stanno seguendo e/o recensendo. A domani!

   
 
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