Il giorno dopo, nel momento in cui Isabel stava per sedersi sulla sua poltrona preferita, per leggere un’edizione delle poesie di Louise Labé, Manuél entrò nella stessa stanza. Rimase immobile per un istante, osservandola mentre girava le pagine, trovandola bella, di una bellezza celestiale, ma da cui non si sentiva attratto.
<< Isabel >> << Manuél, cosa vuoi? >> gli chiese, chiudendo il libro e fissandolo. << Dobbiamo parlare >> disse lui, sedendosi a sua volta in un’altra poltrona.
<< Saltiamo i preliminari, e … >> << Peccato, davvero un peccato, io li adoro >> lo interruppe lei, sorridendo maliziosa e facendolo arrossire. << Non colgo codesta tua ironia mi querida Isabel, continuiamo. Felipe, Mariana, Jacques de Pougy e don Antonio si sono incontrati, ieri sera, all’Operà, e tu dovresti saperlo >> << Dove vuoi arrivare? Certo che lo so, e tu sai che io so >> << Dove voglio arrivare? Devi fare in modo che Jacques manchi a un certo appuntamento, tra dieci giorni, usa le tue arti migliori >> disse lui, sorridendo. Lei assentì, e tornò al suo libro.
<< Toglimi una curiosità, perché ti sei così arrabbiata quella volta a san Pietroburgo? >> << Perché sei venuto meno a un giuramento, e a me è piaciuto >> << Ti è piaciuto? >> << Moltissimo, non avevo mai conosciuto un piacere tale, ma non sapevo che tu saresti stato della partita >> << Organizzò tutto lui >> << Mi fido, per questa volta >> << Il giuramento fatto a Madrid due anni fa conta molto per te? >> << Di certo conta più per me che per te >> rispose lei, alzandosi e lasciando la stanza.