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Autore: Strawberry Swing    11/04/2013    1 recensioni
< Vi è mai capitato di salire su un qualsiasi mezzo pubblico, che sia pure un autobus o un treno e non avere assolutamente niente da fare se non guardare le persone? [...] Insomma, sull’autobus si può incontrare davvero di tutto. Ed è per l’appunto su un autobus che ho fatto l’incontro che mi cambiò definitivamente la vita. >
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo 21.



Quella che seguì fu una delle notti peggiori della mia vita. Dormii malissimo, continuando a rigirarmi nel letto e ad alzarmi per andare in bagno o per prendere un bicchiere d’acqua. Quando verso le 6 di mattina mi alzai e vomitai tutta la cena, capii di essermi presa un colpo di freddo o un’influenza. Quando Stefano si alzò per andare a fare la pipì, mi trovò ancora sdraiata in bagno, di fianco al wc, con la fronte che scottava. Mi aiutò a pulirmi la bocca e, dopo aver fatto spostare Camilla che era nel letto con me, mi portò in braccio fino alla camera.
Verso le 7.30, tutta la casa sapeva che io stavo male ed erano venuti tutti a controllare che avessi abbastanza coperte, se avevo bisogno di qualcosa e cose così. Li obbligai a prepararsi, urlando cose da fare e riuscii a farli uscire di casa alle 8.30, strappando loro la promessa di sciare anche per me.
Mi rigirai ancora un paio di volte e, aiutata da quell’innaturale silenzio in casa, mi appisolai.
Fui svegliata da una mano gelida che mi si era posata sulla fronte e che mi fece fare un salto.
Matteo era lì, che mi fissava con gli occhi spalancati di preoccupazione e una borsa di acqua calda in una mano.
-          Scusami se ti ho svegliata. Ti ho preparato una boule di acqua calda da metterti vicino alla pancia. –
-          Grazie. Ma cosa ci fai qui? Non sei andato a sciare? –
-          Non ne avevo voglia e poi non mi andava di lasciarti da sola qua. –
-          Grazie, ma non dovevi. –
-          Tieni e non ti lamentare. Oggi ti faccio da infermiere. –
-          Grazie. -
 Appena si voltò, scostai le coperte e tentai di alzarmi per andare in bagno ma le gambe iniziarono a tremarmi e rischiai quasi di cadere. Mi afferrò appena in tempo, prima che la mia testa rimanesse spiccicata sul pavimento.
-          Ma sei matta? Ti ho detto che ti faccio da infermiere e tu provi ad alzarti così? –
-          Scusa. Grazie comunque.. sarei sicuramente morta. –
-          Che esagerazione. Avresti solo un bernoccolo in testa. –
Gli feci la linguaccia e lui mi aiutò ad andare in bagno.
-          Bene, ora puoi uscire. –
-          Così poi tu finisci per terra pure qua. –
-          L’hai detto tu che avrei rimediato solo un bernoccolo. –
-          Ma non voglio rovinare il tuo bel faccino. Mi giro dall’altra parte, promesso. –
-          Non farò mai la pipì in bagno con te. Puoi anche scordartelo. Piuttosto i pannoloni. –
-          Non scherzare che poi te li vado a comprare davvero. –
-          Uffa! –
Lui si voltò verso la porta e io mi tirai giù i pantaloni, sedendomi di corsa sul water. Esplicai i miei bisogni fisiologici e quando mi fui rivestita, mi avvicinai a lui posandogli una mano sulla schiena cercando di non cadere. Si voltò lentamente facendo incontrare i suoi occhi nei miei. Rimanemmo lì, in bagno, a fissarci negli occhi per diversi minuti. Sembrava che il mondo si fosse fermato. Ad un certo punto un brivido, non so per la febbre o per la sua presenza, mi percorse lungo tutta la schiena e, appena se ne accorse, mi prese in braccio, ignorando le mie lamentele di protesta portandomi a letto.
-          Non vorrai mica prendere freddo! Domani devi venire con me a sciare, quindi vedi di rimetterti in sesto. –
-          Sei un infermiere noioso. –
-          Non sono noioso, sono semplicemente severo. Mica posso farti stare in pigiama con sto freddo! –
-          Allora vieni qua. Non voglio stare sola. –
Iniziai a far tremolare il labbro come il gatto con gli stivali e alla fine lui acconsentì a stendersi con me sul letto, borbottando un “ basta che non mi attacchi i tuoi microbi”.
Mi accoccolai a lui che mi abbracciò di schiena e chiusi gli occhi.
Sentivo il calore delle sue braccia stringermi sotto il seno e sensazione era così piacevole che lentamente scivolai in un dormi veglia. Lo sentivo ancora stringermi, così come sentivo il suo respiro appena sopra i miei capelli però il mio respiro si fece pesante e regolare, come accade quando dormi.
Quando iniziò a parlarmi, fui quasi tentata di rispondere ma ero così comoda che preferii fingermi addormentata.
-          Soph? Dormi? Meno male.. Almeno ti risposi un po’. Non mi piace vederti quando stai male.. Mi sembra di stare male anche io. Sei una zuccona antipatica.. perché sei diventata così indispensabile? Mi chiedo da un po’ ormai cosa vuol dire amare qualcuno.. sono innamorato di te? Non ho mai provato queste sensazioni di completezza come quando ti abbraccio o di felicità quando mi sorridi. Dio come sono diventato smielato.. eppure anche solo vederti mi fa volare, non saprei in che modo spiegarmi. Non sono più riuscito ad andare con nessuna da quando ti baciai sotto casa tua, volevo sempre avere il tuo sapore sulle labbra.. Forse è questo l’amore. Svegliarsi e pensare a quella persona che ti rende felice, dormire con il sorriso sulle labbra perché sogni lei, voler passare ogni istante della tua vita guardandola ridere. Se è così, allora io sono innamorato di te.  –
Appena sentii quelle parole mi mossi leggermente avvicinandomi di più a lui che si zittì, probabilmente impaurito che potessi aver sentito, ma mi strinse a sé così forte che mi fece quasi male. Volevo aprire gli occhi e rispondergli, volevo dirgli che anche io ero innamorata di lui ma gli occhi non rispondevano al comando e neanche la bocca e piano piano scivolai in un sonno senza sogni.
 
Quando mi svegliai ero da sola nel letto e così ebbi tempo di ripensare a quel mattino. Era veramente stato Matteo a dire quelle parole o avevo così tanto desiderato sentirmele dire che mi ero immaginata tutto? Rimuginai ancora qualche minuto quando sentii Matteo bussare alla porta. Mi accoccolai nel letto, facendo finta di dormire, sperando che lui mi rilevasse qualcosa a proposito della mattina ma dovette accorgersene perché iniziò a punzecchiarmi.
-          Guarda che so che sei sveglia. –
-          Non ancora. Prima voglio un bacino. –
Sempre con gli occhi chiusi, allungai una guancia nella sua direzione mentre lui mi schioccò un sonoro bacio. Lo afferrai per un braccio trascinandolo nel letto con me quando lui iniziò a farmi il solletico. Avevo ormai le lacrime agli occhi e mal di pancia per il gran ridere, quando si decise a smetterla e si sdraiò di fianco a me nel letto sfatto. Mi accoccolai a lui, pregandolo di non ricominciare con il solletico e lo baciai sul collo. Quando sentii i battiti del suo cuore aumentare esponenzialmente, mi decisi. Non m’importava se quello che avevo sentito era un sogno o la realtà, io non riuscivo più a trattenere quello che sentivo.
Mi puntellai sulle mani, posizionandomi sopra di lui e quando aprì la bocca per parlare, gli misi un dito davanti, intimandogli di stare zitto.
-          Io ti avevo detto che ti dovevo dire una cosa per telefono.. ricordi? –
Annuì con uno scatto della testa e incatenò il suo sguardo nel mio.
-          Non sono brava con le parole. Quando sono in imbarazzo, mi impappino tutta, iniziando a balbettare. –
-          È vero. –
Accennai un breve sorriso che lui ricambiò subito e, spinta da un’insana voglia di lui, mi chinai lasciandogli un bacio a lato della bocca mentre lui continuava a fissarmi, con le mani stese lungo i fianchi. Spinta ulteriormente da un coraggio che normalmente non avrei mai mostrato, feci scontrare le mie labbra con le sue che ricambiò il bacio quasi subito.
Quando l’atmosfera diventò surriscaldata e i nostri baci sempre più passionali, feci scivolare la sua maglia sopra la testa, separando le nostre labbra per un nano secondo. Quando tentai di togliermi la maglietta, lui mi bloccò le mani sussurrando “Prenderesti freddo” tra un ansimo e l’altro. Fu in quel momento che decisi che non mi importava.
Io avrei fatto l’amore con lui, lì, in quel letto, senza pensare alle conseguenze.
Gli slacciai il bottone dei pantaloni e mi staccai dalla sua bocca per sfilarglieli di persona. I nostri occhi non si separarono per un istante e lentamente, in piedi davanti a lui, tolsi i pantaloni del pigiama e, con un calcio, li lanciai sulla poltrona della camera. Rimasi in mutande e maglietta e mi avvicinai a lui fissandolo negli occhi languidi.
Ricominciammo a baciarci più di prima, io sopra e lui sotto e quando sentii la coperta avvolgermi, mi sfilai anche la maglietta con un solo gesto, rimanendo a seno nudo. Subito lui vi posò una mano e iniziò a giocare con il mio capezzolo turgido mentre io ansimavo di piacere. Sempre continuando a baciarlo, cercai di sfilargli nuovamente i pantaloni e lui mi lasciò fare, staccandosi dalla mia bocca e puntellandosi sui gomiti. Quando rimase in mutande mi accorsi che non ero l’unica ad essere pronta per quello che stavamo per fare e il rigonfiamento nelle parti basse divenne sempre più evidente quando mi ci strusciai sopra lascivamente. Con una mossa di reni mi voltò facendomi finire sotto e sfilò le mie mutande e le sue. Quando toccò la mia intimità con una punta del dito e trovandola già pronta, si lasciò sfuggire un ansimo di piacere e sussurrò il mio nome in maniera così sensuale che lo baciai con trasporto.
Mi penetrò con calma, i suoi occhi incatenati ai miei e le sue labbra sussurravano il mio nome. Quando iniziò a spingere, feci scontrare le sue labbra con le mie iniziando a succhiarle; ad un certo punto le spinte diventarono più vigorose e il piacere che stavo provando divenne quasi intollerabile e iniziai a mordicchiargli le labbra finché non sentii il sapore acre del sangue tra di noi. Provai a scusarmi ma non riuscii a formulare parole, troppo presa ad ansimare vergognosamente sulle sue labbra. Gli occhi rimasero sempre incatenati, tranne quando ci baciavamo, e lessi le stesse sensazioni che provavo io nei suoi.
Quando le sensazioni di estasi divennero sempre più forte capii che stavo per provare il miglior orgasmo delle mia vita. Venni subito prima di lui e appena capii che anche lui stava per venire, lo baciai sulle labbra.
Quando fummo entrambi appagati, lui mi abbracciò rimanendo comunque dentro di me e mi diede un bacio a stampo. Passammo pochi minuti così, abbracciati, scambiandoci solo qualche bacio, mentre i nostri respiri lentamente si tranquillizzarono ma i nostri cuori continuarono la loro corsa frenetica.
Ad un certo punto, quando ormai la sensazione languida si era quasi completamente dissipata, ebbi un attimo di lucidità.
-          Hai messo il preservativo vero? –
-          Non te ne sei accorta? Certo che l’ho messo. –
-          Ok. bene. –
La consapevolezza di quello che era successo si fece strada tra  i miei pensieri e lentamente lo feci scivolare fuori da me, allontanandomi da lui.
Quando cercò di parlare mi voltai di scatto fulminandolo e quel mio gesto dovette fargli capire di tacere perché non pronunciò più una sola parola.
Afferrai l’intimo e il pigiama, mi vestii davanti a lui che mi fissava e dopo avergli lanciato un’occhiata, afferrai l’asciugamano e corsi in bagno, chiudendo la porta a chiave.
Feci partire al doccia ma non vi entrai, accostando l’orecchio alla porta per capire che facesse. Quando sentii le molle del letto cigolare, capii che si era alzato e dopo pochi minuti sentii la porta di casa chiudersi con uno scatto. Mi spogliai come scottata ed entrai velocemente nella doccia, lasciando le lacrime scendere libere lungo le guance.
Che avevo combinato? Perché eravamo arrivati a quel punto? Perché non aveva cercato di fermarmi quando ero scappata?
Che cosa aveva detto quella mattina mentre dormivo? Perché era tutto così dannatamente difficile?
Lasciai che i miei pensieri e le mie lacrime scivolassero lungo le guance finché non sentii l’acqua diventare fredda. Uscii dalla doccia e rimisi il pigiama come in uno stato di trance. Appena entrai nel letto sentii il suo odore pervadermi le narici, tanto che mi rifiutai di starci di più e andai a sdraiarmi sulla brandina dove dormiva Stefano e, senza più versare una lacrima, passai il pomeriggio nel letto, con gli occhi aperti a stringermi convulsamente le gambe al petto.

*Angolo dell'autrice.
Chiedo immensamente perdono questo questo IMPERDONABILE ritardo. La verità è che questo capitolo era già scritto da un po', salvato ben bene sul mio computer così come il capitolo successivo. Il problema è il classico blocco. Fin'ora ho scritto tutti i capitoli nell'arco di 4 mesi (da febbraio a maggio dell'anno scorso) e poi, quando finalmente tutti i nodi vengono al pettine.. mi sono bloccata. Non sapevo più come far continuare la storia e quindi ho deciso di sospendere le pubblicazione e farle una volta ogni tanto per non arrivare al punto in cui non avrei avuto più capitoli da postare e mi sarebbe venuta l'ansia di dover aggiornare la storia.
So che non ho scusanti ma l'estate scorsa ho avuto un brutto momento, soprattutto a causa dei test d'ammissione, e quando finalmente sono riuscita a entrare a Medicina (siiii, come sono contenta :D) mi sono concentrata sullo studio lasciando un po' perdere le storie. E mi dispiaceva moltissimo pubblicare questo capitolo, che si blocca un po' a metà, senza aver tempo per postare il prossimo. Prometto solennemente di postarlo il prima possibile.
Spero che qualcuno mi segua ancora. Ho avuto poche recensioni (e ammetto che è stata una delle cause che mi ha fatto venire il blocco) ma, indipendetemente da tutto, questa storia è molto importante per me e quindi, ho deciso di postare e continuare a scriverla. Ci sono già 2 capitoli nuovi pronti e sto provando a scrivere il terzo.
Siate buone e recensite se vi va..
Alla prossima (spero presto)
Giulia

  
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