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Autore: Queen_Of_Ice    12/04/2013    0 recensioni
Aveva si e no due anni quando il destino le porto via tutto ciò che aveva: una famiglia, un luogo sicuro, delle persone che le volevano bene... Dovevo fare qualcosa, non potevo abbandonarla!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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4- Amore Fraterno

 

Entrai in classe, mi sentivo osservata più delle alte volte, più delle altre mattine, e già sapevo per quale motivo mi fissavano più insistentemente.
Nessuno al di fuori di casa mia mi conosceva realmente, per tutti ero la ragazza fredda e misteriosa brava in educazione fisica e in altre materie, divenuta popolare per pochi sciocchi casi, non mi piaceva dare confidenza ai ragazzi, preferivo starmene sola in disparte a leggere un libro per non creare problemi, a volte mi perdevo a pensare ai miei genitori, non avevo nemmeno una foto di loro, mi sbizzarrivo a pensare da chi avevo preso il colore dei capelli o degli occhi, mi mancavano nonostante non li avessi mai conosciuti.
Mi piaceva immaginarli in una casa di montagna, circondata da tanta neve candida e bianca, non ero triste ma solo angosciata nel non averli mai avuti vicino come tutte le persone normali, di non averli mai incontrati.
Quella mattina mi osservavano accusatori mentre il mio sguardo era perso di fronte a me, nel nero sporco della lavagna, erano pungenti e contrariati mentre mormoravano il loro disapprovo e stupore di come abbia tenuto testa a uno dei DpM, non li conoscevo e già mia avevano seccato


"Visto come gli teneva testa?"


"Si è messa nei guai ora"

"  DpM le daranno una dolorosa lezione"


farfugliavano tutti, erano tutti concentrati sul mio incontro della mattina con il mulatto hip hop, sbuffai seccata andandomi a sedere al mio posto, ignorando tutti, come se non avessi abbastanza pensieri in testa.

 Una delle poche che se ne strafotteva del mio incontro era Niky, che mi raccontava della sua partita di domenica dove aveva di nuovo vinto con la sua squadra di calcio tutta al femminile, sorridevo nell'ascoltarla interessata, almeno mi distraeva.

Anche lei come me aveva perso il padre, ma a mia differenza l'aveva conosciuto, tifavamo per la stessa squadra del cuore e avevamo quasi lo stesso carattere, diffidente e poco socievole.

" Ti auguro di intraprendere come carriera il tuo sogno"


le dicevo sincera, commossa mi sorrideva ringraziandomi, senza piangere, aveva già pianto troppo per la sua perdita.

Non mi ricordavo se avevo mai pianto per loro, ricordo solo che il giorno che me lo dissero mi sentii invadere di dolore, ci speravo di rivederli, per settimane mi rifiutai di mangiare, di alzarmi dal letto, come se fossero morti quel giorno e non prima.
Un male che non mi lasciava mai.
Le ore di lezione passavano troppo velocemente per i miei gusti, in quelle ore potevo concentrarmi sulla materia e non sentire i miei compagni di classe giudicarmi, anche loro impegnati a seguire o nel trovare un modo per far smettere gli insegnati di proseguire, eppure loro erano chiari nel spiegare la propria materia, convincenti e ben disponibili nel spiegarlo di nuovo in caso non fossero stati comprensibili.
L'ora di ricreazione invece, interminabilmente lunga, sembrasse non volesse passare in nessun modo, cercavo di studiare mentre mangiavo qualcosa, uno yogurt, una mela.
Quella mattina mi portai abitualmente alla finestra mentre mangiavo a morsi di formica dei salatini, mi misi a fissare il cielo nuvoloso, esteso con ampie nuvole con tante forme diverse, cercavo di evitare tutti perdendomi nelle mie visioni che mi tormentavano anche da sveglia: fiamme nere con ambigui occhi rossi che danzavano sulla neve bianca divorandola, lasciavano dietro di loro solo la cenere nera.

" Vivienne"


mi chiamò per intero Hanna, un'altra mia compagna di classe, tra noi due non c'era mai stato un buon rapporto, non c'era occasione che lei cercasse litigio che spesso e volentieri le davo uscendo vittoriosa ma allo stesso tempo vinta a causa del mio viaggio in presidenza.
Inspirai tornando alla realtà sulla ragazza che mi aveva appena chiamato e si avvicinava forzata, qualcosa o qualcuno gliel'aveva ordinato, e si vedeva chiaramente sul suo viso seccato da prendere solo a schiaffi.

" La ragazza di Riven ti ringrazia di averlo difeso da Drew. I due sono buoni amici ma Drew si arrabbia facilmente perdendo rapidamente la pazienza"

mi spiegava mentre era ancora al telefono, stava facendo da pappagallo a una gallina, mi diede due nomi, assegnando un nome per entrambi gli sconosciuti, non mi fu difficile capire chi era chi, fu chiara lei e l'episodio della mattina mi aiutò molto nel fare due piu due.
Il mio sguardo si spostò lentamente da lei alle nuvole, al cielo, lo riprendevo a scrutare come se nessuno avesse parlato, arricciai il naso tornando ai pensieri

" Che seccatura. L'ho fatto perche mi andava, non di certo per essere ringraziata!"


specificai gelida, portandomi alle labbra un altro salatino con estrema indifferenza e disinvoltura.
Hanna mi diede le spalle offesa, ci odiavamo a vicenda, nessuna delle due faceva qualcosa per nasconderlo o per essere vagamente simpatica all'altra, ci detestavamo entrambe, a pelle.
Non mi importava molto delle persone, ne tanto meno di quello che pensavano, non le sentivo parte del mio mondo, sentivo che la loro presenza nella mia vita era passeggera, che sarebbero spariti senza lasciare nulla in me di loro, erano alte le probabilità che non li avrei mai piu rivisti.
Arricciavo il naso, mi adiravo facilmente nel pensare che quelle due persone che mi misero al mondo facevano parte di quella gente che sarebbe scomparsa senza salutare.
Lo avrebbero fatto tutti, mi avrebbero abbandonato tutti, ma no mio fratello, sapevo che lui ci sarebbe sempre stato per me, il mio unico punto di riferimento, la mia ancora di salvezza anche quando non mi sentivo smarrita, una nave che mi spinge al largo per difendermi dalla terra ferma, ma non affonderebbe mai, non mi avrebbe mai lasciata sola.
Passò così un altra giornata a scuola ad ignorare i mormorii e i pregiudizi delle ragazze nei corridori e le battute idiote dei ragazzi, sapevano, anche se solo vagamente, avrei potuto spaccare loro la faccia e i setti nasali con estrema facilità a molti di loro, ma lasciai perdere, non valeva la pena rovinarsi la media scolastica per qualche sospensione o nota per una razza di imbecilli!
Come promesso fuori da scuola ad aspettarmi c'era mio fratello con la sua Alfa mito nera, lucida, dai vetri oscurati, pulita e splendente coma la macchina di zio, entrambe sembravano sempre uscite nuove di zecca da una concessionaria di alto livello.
Il suo sguardo mielato mi cercava preoccupato tra la folla di adolescenti che rapidi tornavano a casa, dall'espressione di Ray mi accorsi che zio Jay gli aveva chiaramente raccontato il mio incontro della mattina.
Mi avvicinai lenta, senza fretta a lui, diffidente come era mio solito fare tra il branco di sconosciuti, cercavo di studiare la sua espressione, era agitato e arrabbiato, non dovevo nemmeno sporgermi tanto, rischiare anche io una rissa del tutto inutile, aveva ragione ma a volte preferivo fare di testa mia per sbagliare appositamente per crescere a modo mio, come tutti gli altri ragazzi della mia età, senza protezioni.
Arrivata vicino all'auto gli sorrisi voltandomi indietro, verso l'ingresso del bar senza un motivo ben preciso, sentivo che dovevo farlo, mi sentivo fissata, notai che i due ragazzi della mattina ridevano e scherzavano, come se non fosse accaduto nulla, Drew, quello alto dai capelli neri e ricci mi sorrideva ancora beffardo senza mai distogliermi lo sguardo nocciola da dosso.
Scossi la testa entrando in auto

" Certo che voi ragazzi siete proprio lunatici. Peggio delle ragazze!"


mi lamentai sarcastica in modo che mi sentisse chiudendo lo sportello dell'auto legandomi la cintura di sicurezza, il mio tono era gelido mentre il rosso si limitò a sorridere paziente entrando anche lui in auto dopo aver osservato in direzione dei DpM, mise velocemente l'auto in moto, facendo rombare i motori e sgommare rumorosamente, lo amavo quando mi leggeva nel pensiero, un uscita da Film oscar, da primo premio.
Restammo per un po in silenzio durante il tragitto, sapeva tutto, avevo poche amicizie, nessuna difficoltà con lo studio, tenevo il volto ritto davanti a me, lo osservavo di sottecchi, a quasi temevo di incrociare il suo sguardo mielato che era concentrato e freddo sulla strada, attento a non urtare nessuna auto nelle curve e nel non aumentare di velocità per pura rabbia, sapeva controllarsi.

" Non metterti nei guai Vivienne. Te lo chiedo per favore"


Ruppe il silenzio d'improvviso con quella richiesta, sembrava piu una preghiera con il suo tono convincente e preoccupato, mi voltai di scatto osservando liberamente il suo volto volendo capire che altro pensasse, l'avevo deluso?

" So a quanto tieni alla calma dei luoghi che frequenti, ma non intrometterti sempre negli affari degli altri, non ti riguardano. Non hai nessuno diritto per farlo. Potresti avere la peggio... E io non potrei aiutarti... Ne io ne Jay"


 Rimproverava stringendo le mani sul manubrio, due pugni serrati quasi nel proferire preoccupato, senza voltarsi, troppo concentrato sulle autovetture che gli sfrecciavano accanto senza seguire nessuna norma stradale.
 Aveva ragione, nonostante ne avessi passate molte di esperienze dovevo aver imparato, anche in piccola parte, dai miei errori ma nulla, continuavo a fare di testa mia.
Annuii sospirando dispiaciuta abbassando la testa, mi rammaricavo nel farlo stare in ansia ogni volta con il mio fare imprevedibile, mi osservai i jeans scuri, aderenti, strappati in alcuni pochi punti.
Non era semplice farmi gli affari miei, pensare alle cose degli altri mi distraeva da quei incubi che di notte non mi facevano dormire, mi lasciavano sveglia, insonne, terrorizzata, Ray non mi lasciava sola nemmeno in quella circostanza, mi teneva la mano rassicurandomi, tutto era passato, era stato solo un brutto incubo.
Mi osservò a lungo, detestava il mio silenzio, il modo in cui mi affliggevo mentalmente, sbuffò poggiando il suo braccio destro intorno alle mie piccole spalle, sentii un improvviso freddo al suo contatto, ma ci avevo fatto l'abitudine anche a quello, anche la mia temperatura corporea era sempre bassa.
Restò allungo in silenzio quando fermò l'auto fuori casa nostra mi strinse di piu a se

" Ti voglio bene, Vivi. Non scordartelo"


mormorò in un tenero sorriso dandomi un bacio affettuoso tra i capelli neri, scompigliandomeli nel scendere, già perdonata.
Lo volevo bene, sapeva farmi stare bene con un semplice gesto quotidiano, mio fratello era tutto l'amore che due genitori potevano dare, forse anche di piu nel suo fare amorevole e fraterno.
 
  
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