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Autore: Stillintoyou    14/04/2013    24 recensioni
"Mi chiamo Claire Fawn, ho 17 anni freschi freschi.
Sono di statura media, ho i capelli castano chiaro e mossi, i miei occhi sono grigioverdi.
Non ho alcun sogno nel cassetto, anche se un tempo ne avevo uno ma... diciamo che è andato letteralmente in fumo.
E se la cosa ti tocca, in questo momento pensandoci sto piangendo.
No, non sono pazza (anche se posso sembrarlo), sono semplicemente.... Ecco.... Non lo so’, ma so di non essere pazza.
Mi sento così sola ed incompresa, la gente mi passa accanto e sembra non accorgersi di me, mi sento un fantasma.
Pure ora mi sento sola... Oh cazzo, mi sto sfogando con un foglio!.
Eppure sembri l’unica “persona” che in qualche modo mi capisce."
Questa è la descrizione che da' di sé Claire, la protagonista di questa FF.
Una ragazza normale, incompresa, confusa. Un po' come lo siamo tutte.
Cos'ha di diverso? Beh.... Essere Lesbiche conta come differenza?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Hai mai avuto la sensazione di sentirti soffocare pensando a qualcuno?
Hai mai voluto tornare indietro nel tempo per rivivere ogni istante con quella persona?
Hai mai voluto avere più tempo da passare con una persona?
Hai mai voluto fermare il tempo per capire cosa sta succedendo intorno a te?

Io sì, tutti i giorni.

 

Sono sdraiata qui, sul lettino dello psichiatra a raccontare qualcosa che mai capirà.

Ricordi del passato che non riuscirò mai a rimuovere.

Non perché sia difficile, non perché siano infilati nella mia mente come dei tasselli incollati, ma semplicemente perché, per quanto siano tristi, non voglio dimenticare.

Non voglio dimenticare cosa significa amare, perché l'amore non è tutto rose e fiori come molti film lo descrivono e spesso non c'è nemmeno un lieto fine, ma un finale triste e cupo.

Ecco, questa è la teoria che oggi ho esposto a Mr. Anderson, lo psichiatra, appunto.

Non ho ricevuto risposta però, non ha fatto nessun cenno con la testa, nessuno sguardo, nessun "E perché?"... Niente.

Si è limitato a fissare il suo dannato block notes e a prendere appunti.

Lo guardai mentre prendeva appunti.

Cosa stava scrivendo di tanto importante da nemmeno rivolgermi uno sguardo mentre parlavo?

Tossisco sperando di attirare la sua attenzione, ma lui continua a scrivere.

- È tutto per oggi, signorina Fawn, può andare- disse senza alzare gli occhi dal block notes.

- Ma come, di già?-

- Sì, vada a casa e a riposare, oggi è stata una seduta molto impegnativa per lei. A Giovedì prossimo-

- Va bene, a Giovedì allora- presi il mio giubbotto nero, pronta ad uscire da quella stanza così piena di segreti che nessuno può sapere. Che nessuno Deve sapere.

Mr. Anderson alzò gli occhi verso di me, emettendo un verso per farmi fermare e voltare, così lo feci.

- Signorina Fawn, ha acquistato ciò che le avevo suggerito?- domandò, mordicchiando il tappo della penna.

- Intende il diario?-

- Esattamente-

- Sì, mamma l'ha comprato sta mattina-

- Bene, allora cominci a svolgere il compito che le ho assegnato- abbozzò un sorriso. Ricambiai a fatica.

- Okay, comincerò da sta sera... Arrivederci- senza nemmeno aspettare una sua risposta, mi avviai verso l'uscita del suo studio.

Appena arrivai a casa salii in camera mia, chiudendomi la porta alle spalle e piazzandomi sulla mia scrivania.

Guardai il diario e lo aprii, tirando fuori una penna dall'astuccio.

Fissai per parecchi minuti il foglio bianco che avevo davanti, cosa dovevo scrivere?

Come potevo cominciare? Non avevo mai avuto un diario, non sono la tipica ragazza che ama confidarsi con qualcuno.... Nemmeno se questo qualcuno era un fottuto foglio bianco.

Sospirai amareggiata e poggiai la testa sul braccio

- Aaaah, fanculo, devo farlo... -.

Tirai su la penna e cominciai a scrivere. 

Magari, man mano che scrivevo, le cose mi venivano in mente... Infondo dovevo solo aprire il mio cuore (ad un foglio).

Caro diario;

Caro diario? Mi sento un idiota a scriverlo.
Questa è la prima volta che scrivo di nuovo su un diario, non lo faccio da tantissimo tempo.... ma Mr. Anderson pensa che sia un buon modo per sfogarmi, per liberarmi di ogni peso e sgombrare la mente... Per liberarmi da ciò che non riesco a dire a lui.
Come cominciare? Non so cosa scrivere... Ma ho un peso su cuore che nessuno capisce.
Va bene, comincio col dire chi sono:
Mi chiamo Claire Fawn, ho 17 anni freschi freschi.
Sono di statura media, ho i capelli castano chiaro e mossi, i miei occhi sono grigioverdi.
Non ho alcun sogno nel cassetto, anche se un tempo ne avevo uno ma... diciamo che è andato letteralmente in fumo.
E se la cosa ti tocca, in questo momento pensandoci sto piangendo.
No, non sono pazza (anche se posso sembrarlo), sono semplicemente.... Ecco.... Non lo so, ma so di non essere pazza.
Mi sento così sola ed incompresa, la gente mi passa accanto e sembra non accorgersi di me. Mi sento un fantasma.
Pure ora mi sento sola... oh cazzo, mi sto sfogando con un foglio!.
Eppure sembri l'unica "persona" che in qualche modo mi capisce.
Sì okay, è stupido ed insensato... sarà forse perché un foglio non può giudicare, non può guardarmi in faccia e pensare "wow che brutta!" o "va via mostro, con te non ci parlo!".
Ecco, è con la parola "mostro" che venivo indicata.
Un tempo avevo delle amiche che mi stavano accanto, che mi consolavano e mi facevano ridere con delle battutine... ma molte di loro sono sparite quando hanno scoperto "qual è la mia vera natura".
Io sono lesbica.
Molte di loro, come ho detto prima, sono sparite, fuggite da me come se avessi la peste.
Altre invece ci sono ancora, ma si fanno sentire... come si dice? Ah già, ogni morte di papa.
Poche di loro invece riesco a sentirle ogni giorno.
Perché la gente scompare dalla nostra vita da un giorno all'altro?
....Ti è mai capitato di svegliarti una mattina e di renderti seriamente conto della perdita di qualcuno?
Una cosa che magari prima non avevi realizzato seriamente, ma poi di colpo diventa tutto.... reale? Io sì, mi è successo.
All'inizio ti senti come se ti fossi svegliata con i postumi di una sbornia, solo un po' amplificati:
Non realizzi bene dove sei, cosa è successo, cosa hai fatto la notte prima e chi sei... Hai solo un forte mal di testa, come se stessi per esplodere... poi nausea.... e infine vorresti morire, o comunque ti domandi "Perché a me? Perché io?".
A me è capitato di voler morire, anche ieri avrei voluto farlo.
Ogni giorni nella mia mente riaffiorano delle immagini, e mi ritrovo a pensare a com'è iniziato tutto questo.
Così spendo almeno una o due ore della mia vita a ricordare.
Una breve sintesi, ricca ed intensa però.

Ricordo benissimo che era estate, avevo 16 anni e in quell'anno i miei genitori mi mandarono in una specie di campus.
"Ti farà bene uscire, farai delle nuove amicizie... Vedrai, ti troverai benissimo!" mi dissero.... Le ultime parole famose direi.
Ormai mi trovavo li da... una settimana più o meno.
Era un posto carino, immerso nel verde e pieno di vita... vita un po' strana però.
Non credevo che fosse un campus pieno di gente pazza (nel vero senso della parola).
Non avevamo una stanza, ma dei piccoli bungalow a due stanze:
Una stanza grande che avrebbe fatto da soggiorno-camera da letto e un bagno.
In ogni appartamentino c'erano due letti, una Tv, due cassettoni dove poter mettere la nostra roba e un frigo bar.
Io lo dividevo con una ragazza di nome Shanon Krowmel: una ragazza magrolina con la faccia un po' tondetta, occhi sul grigio, capelli mossi e con un carattere molto... effervescente.
Shanon frequentava quel campus dall'età di 8 anni, conosceva tutto e tutti.
È grazie a lei se conobbi Dominique, Alexander, William e gli altri...
Ma non è di loro che mi importava.
A me importava di Margaret Hamilton.
Lei era una ragazza di statura media come me, dei capelli castani con ciuffi biondi lunghi fino alle spalle e due occhioni castano verdi.
Shanon odiava quella ragazza perché, c'era da ammetterlo, Margaret non era molto socievole.
C'era da dire però che l'odio era reciproco.
Una volta in mensa, mentre io "ammiravo" i disegni che a prima vista sembravano esser fatti da bambini di 5 o al massimo 6 anni (ebbi una profonda delusione quando sotto un disegno di una casa col tetto a punta che sembrava essere di uno gnomo, dato che l'omino era verde, nella firma ci trovo scritto 'Paolo, 19 anni'), Margaret rovesciò la sedia dove c'era seduta Shanon facendo cadere anche lei.
Cominciarono a tirarsi i capelli e a graffiarsi.
Ci vollero quattro persone per dividerle, e io per un attimo ho creduto di morire vedendo un enorme graffio sulla guancia di Margaret.

Ai tempi io non sapevo ancora di essere lesbica, lo scoprì però una sera.
Proprio in quel campus.
Poco tempo prima che questo accadesse, però, Alexander, l'amico di Shanon che mi andava dietro come un cane in calore, aveva organizzato un party.
Eravamo tutti sotto un gazebo, stavamo giocando al gioco della bottiglia e questa aveva appena sfiorato me
- Claire! Obbligo o verità?- domandò Dominique, poggiando la testa sulla spalla di William.
- Ehm... Obbligo-
- Obbligo, eh? Mmh... Ti obbligo a dare un bacio ad Alexander!- disse facendo l'occhiolino a quest'ultimo.
- Cosa? No!-
- Non puoi tirarti indietro! È un obbligo e va fatto!-
- Ma vaffanculo!- sbottai e mi alzai, andandomene da quel gazebo.
Sebbene era notte, non ebbi alcuna difficoltà a ritrovare la stradina per arrivare nei piccoli bungalow, ma una figura poggiata ad una ringhiera mi fece fermare.
Margaret.
Mi avvicinai a lei. Da quando la incontrai la prima volta avevamo parlato sì e no tre volte.
- Ciao- dissi timidamente.
Lei si voltò - Ciao-
- Come mai sei tutta sola?- domandai poggiandomi anche io alla ringhiera.
- potrei farti la stessa domanda. Come mai non sei con quella gallina di Shanon?-
- Stanno facendo il gioco della bottiglia-
- La combriccola degli sfigati?-
- La combriccola degli sfigati-
- E tu sei fuggita, eh?-
- A gambe levate direi-
Rise. A me non sembrava così scortese, anzi! con me è sempre stata gentile.
Comunque passammo diverso tempo a chiacchierare, approfondendo la nostra conoscenza.
Lei aveva i miei stessi gusti ed un carattere molto simile al mio:
Amava leggere, scrivere, stare per i fatti propri ed era sempre giudicata male, definita come "un mostro".
Mi raccontò delle cose passate e io feci lo stesso.
Era passato poco tempo, ma già mi ero affezionata a lei.
Ci spostammo da li, andammo a fare una passeggiata noi due, tranquille, per i fatti nostri.
Giocavamo e scherzavamo come due vecchie amiche d'infanzia, come se avessimo passato un'intera vita insieme.
Quando si fece molto tardi mi accompagnò sotto il mio Bungalow, mi diede la buona notte e un appuntamento per il giorno dopo... e quella notte in me cambiò qualcosa.

Io e Margaret ci incontravamo di nascosto, la cosa andò avanti per diverso tempo.
Lei mi confessò di essere lesbica, che non era la ragazza dura col caratteraccio che mostrava alla gente... cioè, sì, aveva un caratteraccio, ma non era esagerato.
Alla fine quella era semplicemente una facciata che mostrava per paura che la gente la giudicasse debole e fragile, perché in realtà era così.
Eravamo sdraiate sotto un albero circondato da delle luci che si alternavano, fissavamo il cielo notturno... già, potevamo incontrarci solo la notte, circondate dalle tenebre che nascondevano il nostro segreto.
Poi di giorno il massimo che ci dicevamo era "ciao".
Quell'albero non lo dimenticherò mai.
Ricordo che ci mettemmo sedute, qualcuno stava passando, allora mettemmo in scena una finta litigata.
Lei si gettò sopra di me, mi afferrò il colletto della maglietta e cominciammo a rotolare, insultandoci a vicenda.
Dopo poco i passi si fecero distanti e noi scoppiammo a ridere.
Piano piano le risate diventarono sempre più deboli, fino a scomparire e diventare un lungo silenzio.
Lei mi fissò negli occhi e si tirò indietro i capelli, poi avvicinò il volto al mio e mi sfiorò le labbra con le sue, ma era esitante.
Si allontanò quasi subito.
Il mio cuore in quel momento fece un balzo, la fissai in silenzio.
Lei fece di no con la testa, la muoveva ripetutamente, si alzò in piedi e si allontanò, ignorandomi mentre la chiamavo ripetutamente.

Il giorno dopo ero ancora confusa.
Avevo passato la notte in bianco a riflettere sull'accaduto.
Margaret mi evitò tutto il giorno, tranne durante un laboratorio, dove la spinsi dietro un muro dove nessuno poteva vederci.
Mi prese a voci per un po' di tempo, dicendomi di starle lontana perché le facevo uno strano effetto... strano, lei faceva lo stesso a me.
Diceva che io la mandavo fuori di testa.
Ciò che non sapeva era che anche lei mi mandava fuori di testa.
Diceva che quel bacio era stato un errore che lei non avrebbe dovuto commettere, perché così facendo avrebbe solo finito per ferire se stessa e pure me.
Scossi la testa e le dissi che non mi interessava e che aveva commesso un errore stupendo. Infine fui io a baciarla.

Sì, mi ero innamorata di lei. Forse l'amai sin dal primo istante che incrociai i suoi occhi.

Continuammo a vederci, sempre in segreto.
Lei non voleva che qualcuno pensasse che mi avesse "contagiato la lesbicità".
Voleva proteggermi dall'essere giudicata un mostro e dall'essere isolata da tutti
- Almeno tu salvati da questo destino- diceva sempre, alzando gli occhi al cielo.

La nostra "relazione" saltò fuori un pomeriggio... in un modo brutto però, almeno per quanto mi riguarda.

Stavo attraversando il parco e mi stavo dirigendo verso il mio bungalow.
In mano tenevo un libro che Margaret mi aveva prestato.
Me l'aveva appena dato, infatti lei si stava incamminando nel lato opposto.
Alexander mi chiamò, così mi fermai e mi voltai.
Stava parlando tranquillamente, sembrava gentile, ma il discorso che stava facendo non aveva logica, non aveva un filo preciso.
Prima parlava di una cosa, poi saltava il discorso e andava da tutt'altra parte.
La cosa puzzava, cosa voleva?
Mi prese le mani dolcemente, sorridendomi con uno dei suoi meravigliosi sorrisi e io lo ricambiai, poi passò entrambe le mie mani in una sola mano, serrando il pugno.
Il libro mi cadde dalle mani.
Mi stampò un bacio sulle labbra, sia per il gusto di baciarmi che per tenermi zitta, portandomi contro un albero.
Con la mano libera provò a tirarmi su la maglietta.
Cominciai a divincolarmi ma niente, mi teneva immobile.
Mollò il tentativo della maglietta e mi strinse a lui, immobilizzandomi le braccia in modo che con l'altra mano potesse tapparmi la bocca.
Mi tirò verso una parte più fitta, voleva un posto sicuro dove nessuno potesse vederci.
Ed ecco che mi portò poco distante dal Gazebo, e quale posto migliore? Quel posto era completamente isolato da tutto il resto del campus!.
Mi stese a terra, tenendo la sua mano sulle mie labbra e sollevandomi la maglietta fino a strapparmela (sì, avete letto bene, STRAPPARMELA) di dosso.
Per quanto cercassi di oppormi a ciò che lui mi stava facendo, non sembrava sentire i colpi, anzi, mi afferrò di nuovo le mani, stringendole in un solo pugno, e si chinò su di me.
Cominciò a passare le sue labbra sulla mia pancia fino ad arrivare ai miei seni, senza però levarmi il reggiseno.
Lo imploravo di smetterla, ma la sua mano tappava le mie labbra, perciò emettevo solo suoni soffocati.
Cominciai a lacrimare, volevo gridare e calciarlo via.
Tolse la mano dalle mie labbra e cominciò a sbottonarmi i jeans e a sfilarmeli, sbarrai gli occhi e cominciai a divincolarmi di più quando notai che lo stava facendo anche con i suoi, ma prima che potesse finire mi guardò negli occhi.
Sperai che lo fece perché aveva deciso di fermarsi... invece tirò fuori una benda, l'arrotolò in fretta e me la infilò in bocca.
Finì di sbottonarsi i pantaloni, li abbassò il più possibile e si stese bene su di me, facendo aderire bene i nostri corpi l'un l'altro.
Osservai il suo sorriso, ora non era così bello come prima. Ora lo odiavo a morte.
Lo sentivo, mi bramava con tutto sé stesso, ma io provavo solo disgusto nei suoi confronti.
Premeva l'erezione su di me, come se volesse provare a farmi eccitare, ma non ci sarebbe mai riuscito.
Ed ecco, fece scivolare la sua mano lungo il mio fianco, sfilandomi via anche le mutande.
Il suo sorriso si fece più largo, si abbassò i boxer e cominciò a baciarmi il collo.
Per quanto potessi cercare di gridare aiuto, nessuno avrebbe potuto sentirmi e lui lo sapeva. Ero come un topo in trappola.
Quasi riuscivo ad immaginare i suoi pensieri schifosi mentre continuava a premere l'erezione senza però penetrarmi.
Avevo la vista offuscata a causa delle lacrime, ed ero così incazzata e terrorizzata allo stesso tempo, continuavo a domandarmi "perché io? Che cazzo ho fatto di male?!", poi un dolore improvviso mi fece smettere di pensare ad ogni cosa.
Sbarrai gli occhi e morsi la benda, non volevo gridare come una matta, anche se per un attimo avrei voluto graffiargli la schiena o spaccargli il cranio con un masso.
Ma le mie mani erano ancora bloccate nella sua stretta, così strinsi i pugni fino a conficcarmi le unghie nella carne.
Forse non si immaginava che fino a pochi attimi prima ero vergine, ma la cosa a giudicare da come si stava divertendo ad abusare del mio corpo non sembrava minimamente toccarlo... ma a me sì.
Continuai a piangere durante tutto l'atto sessuale, il tempo sembrava non passare più.
Ormai cosa piangevo a fare? Potevo solo sperare che finisse velocemente... dio quanto stavo pregando.
Guardai in alto... dov'era Margaret? Come glie l'avrei detto? Come avrebbe reagito?

Finalmente la tortura finì, non so quanto tempo era passato.
Ricordo solo che avevo dolori ovunque, non avevo nemmeno la forza di rialzarmi... e lui rideva.
Rideva e mi prendeva in giro, almeno ebbe la decenza di sistemarmi mutande e jeans... Ma per la maglietta... beh, quella era letteralmente strappata.
Lui se ne andò. Io, invece, restai li distesa e finire le mie lacrime.
Mi rotolai sul fianco e fissai un cespuglio... mi stavo facendo schifo da sola.

Dopo un po' mi alzai da lì, tornai dove stavo prima e vidi Margaret col libro che mi aveva prestato in mano.
Mi fissò e si avvicinò, chiedendomi perché ero senza maglietta.
Restai in silenzio e lei cominciò ad alzarmi le voci, scuotendomi e ripetendomi perché diavolo non avevo la maglietta.
Scoppiai a piangere e mi gettai tra le sue braccia. Non avevo il coraggio di dirglielo.
Alla fine cedetti... e come potevo immaginare non la prese molto bene.
Mi passò la sua felpa per coprirmi, mi prese per mano e mi portò in mensa, dove si trovava Alexander e altri ragazzi, tra cui Shanon, Dominique e William.
Margaret afferrò Alexander e lo gettò giù dalla sedia, sedendosi su di lui e prendendolo a pugni in faccia.
Fissai la scena, non mossi un dito, se lo meritava.
Shanon cominciò a gridare, in quel momento aveva veramente l'aria di una gallina.
Ma loro non avevano colpa, non si intromisero nemmeno... Loro non sapevano cos'era successo.
Alcuni ragazzi dello Staff del campus si avvicinarono, due di loro tirarono via Margaret e altri aiutarono Alexander a rialzarsi.
Stava sanguinando dal naso, gridava a Margaret qualcosa come "SEI UNA SCHIFOSISSIMA LESBICA DEL CAZZO!".
Non scorderò mai le parole di Margaret:
- E tu sei un fottutissimo stupratore sfigato!- si liberò dalla presa di quelli dello Staff e tirò un altro pugno dritto nel naso di Alexander, afferrandogli poi il colletto per non farlo cadere all'indietro - Prova di nuovo a ripiantare il tuo coso nel corpo della MIA ragazza e giuro che te lo taglio con un coltello da macellaio, e la cosa probabilmente non ti piacerà-.

Alexander non era più nel campus, confessai l'accaduto ai responsabili del posto.
Margaret rischiò l'espulsione, ma alla fine decisero di non permetterle più di partecipare alle attività fuori dal suo bungalow.
Ma trovai comunque un modo per passare da lei, e lei riusciva comunque ad evadere di nascosto.

Ecco, alcune delle mie amiche scomparvero quando scoprirono della mia relazione con Margaret.
Shanon c'era comunque... ma non sopportava ugualmente Margaret, anche se infondo pensava che aveva fatto bene a fare così con Alex.

Margaret quando evadeva passava sempre dove c'ero io, mi schioccava scherzosamente una manata nel sedere e faceva un passo allargato masticando apertamente una gomma, poi si girava verso di me, sorridendomi e facendomi l'occhiolino.
La sua "punizione" finì, e quando la incontrai le saltai addosso davanti a tutti aggrappandomi a lei come un Koala.
Ora non dovevamo più nasconderci, e non mi importava cosa potesse pensare la gente.
Ero un mostro? Allora ero contenta di essere un mostro, se questo comportava essere felice. Non avevo paura di niente se avevo Margaret accanto.

Erano passati ormai tre mesi, tre mesi che io e Margaret stavamo assieme.
Mqancava poco ormai anche alla fine delle vacanze.
Eravamo sdraiate sul prato, rotolandoci come due cretine sul prato.
Chiacchieravamo sul futuro, immaginandoci sposate e con una casa tutta nostra nel centro di Londra.
Lei sognava di diventare una famosa Fashion Designer, con una marca tutta sua che avrebbe chiamato "Fire from heart", io sarei stata la sua modella preferita.
Avevamo deciso che ci saremo fatte tatuare la frase di una canzone
"Never gonna change my mind, We can leave it all behind nothin's gonna stop us, no not this time.
So take your hand in mine, It's ours tonight, this is a rebel love song"

(Non cambierò mai opinione, possiamo lasciarci tutto alle spalle niente ci fermerà, no non questa volta.
Quindi prendi la mia mano, è la nostra notte, questa è una canzone d'amore ribelle)

La canzone che c'eravamo dedicate, l'ascolto ancora ogni notte prima di addormentarmi.
Tutti questi sogni speravamo che diventassero realtà.
Sogni di sedicenni innamorate.
Quella notte andammo nel suo Bungalow, la sua compagna di stanza non c'era.
Guardammo un film, sdraiate sul letto accoccolate l'una all'altra.
Giocavo con i suoi capelli, lei mi diceva che pensava di tagliarseli, io la minacciavo scherzosamente di non azzardarsi minimamente.
Cominciammo a minacciarci a vicenda, ovviamente scherzando, e Dio solo sa come abbiamo finito col baciarci.
Lei mi propose di provare a fare l'amore, mi avrebbe guidata lei, io acconsentii.
Almeno quello non sarebbe stato uno stupro.
Beh, tentativo piuttosto riuscito e direi che è stato più piacevole di quello fatto con Alexander.
L'indomani mattina la sua compagna di stanza ancora non era tornata, io mi svegliai accanto a lei.
Mentre dormiva era ancora più bella.
Avrei voluto farle una foto... oggi rimpiango di non averlo fatto.
Le accarezzai la guancia, facendo attenzione a non svegliarla.
Sgusciai fuori dal letto e andai a farmi una doccia.

Quando uscii dal bagno lei era già in piedi che frugava nel frigobar e guardava i cartoni animati in TV.
- Che fai? Ti guardi i cartoni animati?- dissi ridacchiando e sistemandomi i capelli
- Tzé, qualche problema?- finse un espressione seria
- No, no, figurati!-
Mi fece la linguaccia ed entrò lei a farsi la doccia. Mancava poco tempo.
Tra due giorni saremo dovute ripartire e abbandonare il campus.
Io e lei avevamo già stabilito tutto:
come incontrarci, come sentirci, quando sentirci ecc..ecc..
La salutai e abbandonai il bungalow, dicendole che stavo andando a scrivere nel diario e a cominciare a sistemare le mie cose.
È un mio vizio quello di prepararmi sempre le cose in anticipo.

Sembrava tutto perfetto... già... tutto perfetto...

Ero nel mio Bungalow, Shanon era appena uscita, doveva dare il libro a Margaret.
Cominciava a sopportarla.
Si sentì un esplosione e in seguito una sirena d'allarme partì ed echeggiò per tutto il campus.
Uscirono tutti dai Bungalow per vedere cosa fosse successo...non potevo credere ai miei occhi.
Un enorme nube di fumo nero si innalzava dietro altri bungalow e tutte le querce che separavano il mio e quello Margaret.
Speravo con tutta me stessa che stavo ancora sognando, o che almeno quello non era il suo bungalow.
Cominciai a correre in quella direzione... Ma la mia paura era giusta.
Cominciai a chiamarla, il fumo era molto intenso e le fiamme regnavano.
Non riuscivo a respirare.
Dovetti indietreggiare ed allontanarmi.
Un auto dei pompieri arrivò, spegnendo l'incendio.
Di Margaret, come di Shanon, non c'era traccia per il momento.
Rimasi chiusa nel mio bungalow a dondolarmi avanti ed indietro, pregando di sentire solo un "Eih, le abbiamo trovate!".
A fine giornata la mia preghiera si avverò.
Ora erano in ospedale, ma Shanon non era tanto grave... mentre per Margaret non si sapeva se avrebbe superato la notte.
Nessuno sapeva il perché di quello scoppio, ma non era accidentale, questo era sicuro.
Mi dissero che mi avrebbero tenuta informata sullo stato si salute di Margaret, e così fu.

L'indomani mi chiamarono... Lei era morta.
Shanon era peggiorata.
Ma lei non ce l'aveva fatta. Lei non c'era più. Il mondo per me aveva smesso di colpo di girare.
Non sapevo più cosa dovevo fare.
Piangere? Gridare? Perché io ero ancora viva?
Non era possibile, stavo sicuramente dormendo.
Tra poco la sveglia avrebbe suonato, mi avrebbero chiamato dicendo che Margaret stava bene e si stava riprendendo.
Ecco, la vera notizia doveva per forza essere quella, quello che stavo vivendo ora era sicuramente un incubo, non la realtà.
Margaret stava bene, non era morta, lei stava bene.... sì, lei era forte.
Mi alzai dal letto, mi guardai allo specchio sorridendo... perché quel sorriso era così falso?.

Uscii di casa.
Nel vedere tutti con quell'espressione triste mi si strinse il cuore.
Nessuno ebbe il coraggio di incrociare il mio sguardo.
Volevo gridare "Eih! Sono qui!"...  ecco come lentamente divenni un fantasma.
Ecco come il mio sogno andò letteralmente in fumo.
Ecco come ogni giorno sperai di che Margaret fosse viva... Io dovevo stare in quella casa, non Shanon.
Io dovevo morire il giorno dopo, non Shanon.
Sì, Shanon morì il giorno dopo.
E quel giorno smisi di scrivere in un diario.
Da quel giorno conservo una foto di Margaret sotto il cuscino della mia stanza, mi tatuai ugualmente quella frase, a destra nella schiena.
Oggi non dimentico né Margaret né Shanon. Non le incolpo per come mi sono ridotta... ma maledico chi ha causato la loro morte.

Lei non mi sentirà, non leggerà mai queste parole... ma io lo dico ugualmente.
Margaret, ti amo e ti amerò per sempre...


La tua e per sempre tua, Claire Fawn.


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