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Autore: Sophie_Wendigo    14/04/2013    1 recensioni
~ “Ah! Dimitri, questo è Hans!” Disse voltandosi verso di lui ridendo affabile. “Non fare l’idiota, salutalo.” Ringhiò poi a denti stretti. Il giovane sbuffò sonoramente, alzandosi e, dopo essersi aggiustato elegantemente il cappotto incrociato blu, si avvicinò al nuovo arrivato, tendendo virilmente una mano.
“Piacere…” fece svogliatamente, guardando da un'altra parte.
“Piacere mio.” Replicò Hans, sfoderando un sorriso bianco e dolcissimo, che catturò l’attenzione del coetaneo.
- Cavoli… - si sorprese a pensare, fissando le sue labbra e i suoi occhi chiari. ~
Genere: Erotico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
- Questa storia fa parte della serie 'Original Caramel'
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Ancora 4 minuti… non ce la posso fare… pensava Dimitri, appollaiato sul banco, col capo abbandonato fra le mani e lo sguardo perso oltre la piccola finestra che illuminava classe.
La professoressa di latino pareva non voler riprendere fiato: spiegava e spiegava, era capace di non chiudere bocca per due ore consecutive. Decisamente logorroica. E nonostante la campanella stesse per concludere quella pesante giornata scolastica, non accennava a fermarsi. Era un vero supplizio la 6° ora.
 
Finalmente, la campanella risvegliò tutti gli alunni, che ciondolarono fuori dall’aula, diretti chi al motorino, chi alla stazione, chi a farsi uno spinello prima di rientrare a casa.
Dimitri invece, nonostante il torpore di quelle due ore soporifere, corse come suo solito alla fermata del 17 ( uno di quegli autobus che passa una volta ogni  20 minuti, e proprio non aveva voglia di aspettare ).
Purtroppo però, trovò un notevole ostacolo sulla sua via.
Katia era una sua vecchia amica, una di quelle con cui aveva condiviso un sacco di risate, stava in 3°F e spesso, quando gli orari coincidevano, Dimitri e lei aspettavano il tram insieme.
“Ehi Gallina! Muoviti, passa il 17!” La sfotté lui con il suo solito modo di fare.
“Ma dove hai la testa?! Hanno cambiato gli orari, c’è la strada chiusa! Dovrebbe passare fra 10 minuti, abbiamo tempo!”
“Davvero? Che palle…”
“Certe volte non capisco di cosa ti lamenti!”
“Devo aspettare… con te per di più!”
“Preferivi correre come sempre? Comunque no, il 43 passa alla stessa ora, quindi sei da solo!” disse lei, ignorando le sue parole. Ormai lo conosceva: diceva tante di quelle cavolate che non ci faceva più caso.
 
Ecco la fermata. Entrambi gettarono a terra le cartelle e ci si sedettero sopra, l’autobus di Katia sarebbe arrivato a momenti.
“Hans!!!” gridò la ragazza, scattando in piedi e raggiungendo un tipo, piuttosto alto, con i capelli scuri e ben vestito.
“Buondì!” disse lui, lasciandole un veloce bacio sulla guancia. “Novità?” chiese guardandosi in torno, notando subito i ricci biondi di Dimitri, che si era sapientemente asocializzato.
“4 e mezzo a chimica… Tu?” rispose la ragazza, seguendo il suo sguardo. “Ah! Dimitri, questo è Hans!” Disse voltandosi verso di lui ridendo affabile. “Non fare l’idiota, salutalo.” Ringhiò a denti stretti. Il giovane sbuffò sonoramente, alzandosi e, dopo essersi aggiustato elegantemente il cappotto incrociato blu, si avvicinò al nuovo arrivato, tendendo virilmente una mano.
“Piacere…” fece svogliatamente, guardando da un'altra parte.
“Piacere mio.” Replicò Hans, sfoderando un sorriso bianco e dolcissimo, che catturò l’attenzione del coetaneo.
Cavoli… si sorprese a pensare, fissando le sue labbra e i suoi occhi chiari, poi scosse il capo, riassumendo la sua tipica aria strafottente.
“Bene ragazzi! C’è il 43, io vado! Ci vediamo lunedì!” Katia raccolse la cartella, e si fiondò sull’autobus appena arrivato. In poco tempo, tutti i ragazzi nella piazzetta si riversarono nel mezzo e restarono solo Hans e Dimitri alla fermata.
 
“Che autobus prendi?” chiese Hans, poggiandosi al muro, di fianco al ragazzo.
“17.” mormorò lui, tornando a scribacchiare qualcosa sul telefonino.
“Ah… davvero? Beh, Anche io!”
“Non ti ho mai visto sul 17…” disse sospettoso Dimitri, voltandosi.
“No… infatti! È la prima volta, scendo al capolinea, lì abita… ehm… mia nonna.” Non sapeva bene il motivo di quella bugia, ma quel tipo era davvero una gioia per i suoi occhi, e avrebbe fatto questo ed altro per passare un po’ di tempo con lui.
Si sta arrampicando sugli specchi. Pensò il giovane, inclinando appena gli angoli della bocca.
“Faremo il viaggio insieme allora, anch’io arrivo al capolinea.”
“Sul serio?! Volevo dire… Bene!” si corresse appena imbarazzato.
Che tipo strano… Sta arrossendo? “Eccolo, sta arrivando.” Dimitri s’impose di non pensare, gli faceva uno strano effetto quel rossore sul viso pulito del ragazzo.
Si avvicinarono al ciglio della strada, tendendo un braccio, in modo che l’autista si fermasse. Salirono e si andarono a sedere in fondo, negli ultimi due posti.
“E’ sempre così vuoto?” chiese Hans, guardandosi intorno: c’erano una coppia di anziani e una ragazza con i capelli rossi e due grandi cuffie fuxia.
“No… deve essere per via della deviazione.” Rispose il giovane. Se non ricordava male, sia la ragazza con i capelli rossi che la coppietta scendevano alla fermata dopo.
Rimarremo da soli. Rifletté lui, appagato e spaventato per quella sua reazione.
“Quanto ci vuole per arrivare al capolinea?”
“Circa un’ora.”
“Bene…”
“Già… Bene.”
 
Le uniche persone nel veicolo erano scese da quasi dieci minuti, e dallo stesso tempo, i due ragazzi non aprivano bocca, si limitavano a fissare la cabina del conducete, dall’altro lato del autobus, dritto d’avanti a loro.
“Fa caldo, non credi?” disse Dimitri, rompendo quello strano silenzio.
“Apro il finestrino?” chiese di rimando Hans, voltandosi e incrociando i suoi occhi chiari con quelli scuri di lui.
“Lascia stare, faccio io.” Fece il ragazzo, alzandosi dalla seduta e sporgendosi verso il finestrino, nel tentativo di aprirlo.
Hans seguì le linee del suo braccio teso, poi le spalle, il petto… Si sorprese a sbirciare sotto il cappotto blu e i suoi vestiti che, in quella posizione, lasciavano ben in vista parte del suo ventre. Ma non si fermò, scese ancora con lo sguardo, soffermandosi imbarazzato sul suo pube, stretto in degli anonimi pantaloni scuri.
“Fatto.” Disse Dimitri, voltandosi verso Hans e sorprendendolo nella sua osservazione, gioendo subdolamente del rossore che si diffuse immediatamente sulle sue guance. Non disse niente: stranamente, il fatto che lo stesse guardando con tanta insistenza, non gli dava fastidio. Così si risedette, prendendo il telefono e le cuffie. “Vuoi?” chiese porgendogli un auricolare.
“Sì…” rispose lui sorridendo appena, mantenendo lo sguardo basso.
 
Le canzoni scorrevano veloci, il silenzio che si era creato non accennava a sciogliersi, e l’autobus procedeva a passo d’uomo.
In quel momento, nel pannello a led del mezzo comparve un messaggio: ritardo di 40 minuti, linea deviata.
Dimitri sbuffò sonoramente, aveva già dimenticato quel piccolo episodio che era accaduto.
“Dannazione…” disse togliendosi il cappotto e piegandolo alla meglio. “Qui ci schiacciamo un’ora di questo passo, vedo di riposarmi un po’, avvertimi quando arriviamo.” Fece lui, mettendo il fagotto blu dietro la testa, chiudendo gli occhi e accomodandosi come meglio poteva in quel piccolo sedile. “Ah, cambia pure canzone quando vuoi.” Concluse il ragazzo, lasciando volutamente il cellulare sulle gambe, in modo che Hans vi avesse libero accesso.
“Va bene.” Disse il coetaneo, osservando il suo viso rilassato. Di nuovo però i suoi occhi corsero veloci sul corpo di lui. Fin dal primo momento aveva percepito una certa attrazione, e non avrebbe resistito molto.
O ci sta, o mi denuncia. Non ce la faccio più... Pensò il ragazzo, questa volta non arrossì, e assunse un’aria insolitamente determinata.
 
Aspettò pochi minuti, poi prese un bel respiro e fu pronto.
Tolse il suo auricolare e, sporgendosi su di lui, glielo mise con delicatezza all’orecchio.
Subito Dimitri spalancò gli occhi, trovando il volto del nuovo amico ad un palmo dal suo.
“Che stai facendo…?” sussurrò appena, e fu allora che intravide quel suo sguardo deciso, che gli regalò un brivido lungo tutta la schiena.
Hans tornò al suo posto, raccolse il telefono dalle sue gambe, sfiorandole appena, poi alzò il volume al massimo.
Il compagno lo lasciò fare: troppo curioso per fermarlo.
 
Il moro si guardò intorno, appurando che non ci fosse anima viva sull’autobus eccetto l’autista, poi, con naturalezza, portò una mano all’altezza del suo pube, carezzando il tessuto dei suoi pantaloni.
Piano slacciò i bottoni e finalmente poté scivolare all’interno dei jeans, giocando con l’elastico dei boxer.
Dimitri s’irrigidì appena, ma non l’avrebbe fermato, non aveva paura che qualcuno li vedesse: l’autobus era vuoto, e nelle ultime fermate prima del capolinea non saliva mai nessuno.
Oltretutto, anche se gli doleva ammetterlo, quella situazione lo eccitava più del dovuto…
Hans non andò oltre, finché non avvertì la sua erezione chiedere maggiori attenzioni, allora scostò il suo intimo, iniziando a sfiorare la pelle bollente del suo membro.
 
Il giovane continuò a muovere la mano, aumentando via via il ritmo, godendo dei vari mugolii che sfuggivano alle labbra del coetaneo, che non voleva e non riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi occhi chiari, che guardavano con naturalezza fuori dal finestrino.
Cullato dal suo palmo e dalla musica ad alto volume, Dimitri parve risvegliarsi e rendersi conto di quello che stava succedendo solo quando l’autobus si fermò al capolinea: strappò via le cuffie, chiuse in fretta e furia i pantaloni, raccolse al volo la cartella e scappò fuori dal bus, correndo verso casa.
Hans rimase alcuni istanti immobile sul sedile, poi chiuse gli occhi e si maledisse mille volte per la cazzata che aveva appena fatto.
L’unica cosa che stonava nel suo ripensamento, era che gli bruciava che quella sarebbe stata la loro prima e ultima volta…
 
Note: Questa è la mia prima Slash, siate clementi!
La dedico con tutto il cuore al mio migliore amico Dimitri (assolutamente etero)!
Un po’ per colpa mia, un po’ per la sua mente perversa quasi come quella della sottoscritta, da qualche tempo, ci stiamo facendo vari “filmini mentali” su un nostro coetaneo. Prima che ci riteniate due ninfomani: io non ci ho mai parlato, mi limito a commentare su quanto ce li vedrei bene insieme; lui fa il sostenuto, ma so che sotto sotto, secondo me, ci sta facendo un pensierino XD
Il mio migliore amico probabilmente mi odierà, ma la seguente Slash parla proprio di loro due! Per questioni di privacy, luoghi e nomi saranno modificati (i nomi non li ho scelti io, ma lui -.- )!
Un’ultima cosa, poi vi lascio in pace: ci tengo a precisare che
CIO’ CHE LEGGERETE E’ ASSOLUTAMENTE NON VERO, DIMITRI E’ AL CORRENTE DELLA SLASH E LA APPROVA, ED E’ SCRITTA CON L’INTENZIONE DI MANIFESTARE LA SEMPLICE DOLCEZZA CHE ENTRAMBI MI ISPIRANO.
Buona lettura a tutti, spero vi piaccia e spero anche che, dopo questa, il mio migliore amico voglia parlarmi ancora XD <3
  
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