Ad Odaiba
tutti gli occhi sono puntati su quella casa. È una città grande, ma nel
vicinato è la notizia più ghiotta: è molto tempo che non ci si trasferisce più
nessuno. Tk si deterge il sudore dalla fronte con il braccio. “se la
smettessero di fissarci e invece di dessero una mano…” sbotta non appena vede
ricomparire sua madre dal portone. “parla piano che ti sentono” borbotta
infilando la testa in macchina prendendo due borsoni. “meglio!” commenta in
tono acido il ragazzo. Afferra l’ultimo scatolone e sbatte il portone dietro di
se.
Sono le sei
del pomeriggio e il sole comincia a calare dietro agli edifici e ai
grattacieli. Un ragazzo biondo con gli occhi talmente chiari da parere quasi
bianchi rimane immobile a scrutare l’edificio imponente che da domani sarà la sua
scuola. Solo quando una folata di vento più forte delle altre gli scompiglia i
capelli si volta, affonda le mani nelle tasche e rifà la stessa strada al
contrario. Il primo giorno di scuola emoziona sempre un po’ tutti gli studenti,
ma lui si sente estraneo lì: il luogo e i compagni saranno totalmente diversi
da come è abituato. In campagna si conoscono tutti, e l’edificio è appena
composto da un numero sufficiente di aule, l’ufficio del preside e la palestra.
Il ragazzo è loquace, ma l’emozione gli gioca sempre brutti scherzi.
La porta si
apre svegliando il ragazzo. “è ma possibile che a 18 anni tu ti debba ancora
far svegliare da tua madre? Da domani ti metti la sveglia! E salta giù da quel
letto!”. “Buongiorno anche a te” borbotta Tk tirando via le coperte con più
foga del necessario. Come risveglio non è dei migliori. Lo sguardo truce che
rivolge alla colazione fa sottintendere alla madre che ha lo stomaco chiuso.
“devi mangiare, non ti fa bene stare a stomaco vuoto” riesce a dirgli prima che
si chiuda in bagno. Trascinando le ciabatte si dirige verso la doccia. L’acqua
lo rivitalizza un po’, ma non appena vede la divisa che dovrà indossare torna
ad avvolgerlo il cattivo umore. Infila di mala voglia i pantaloni neri, la
camicia bianca e la giacca, lasciando aperti i bottoni. Appena uscito di lì
l’odore della colazione lo attanaglia, così decide di fare uno sforzo e
ingoiare giù qualcosa. Lungo la strada rallenta o addirittura si ferma ad
osservare questo e quell’edificio, negozio o albero che non aveva notato il
giorno prima. Si rende conto da solo che è presto, ma l’idea di poter arrivare
in ritardo il primo giorno di scuola lo sprona ad accelerare il passo. Inoltre,
appena scorge la scuola, si rende conto che sarà dura orientarsi lì dentro. Sul
cancello decide di prendere tempo abbottonandosi la giacca fino al collo 1
e osservando i pochi ragazzi che già occupavano il cortile. Appena
entrato l’odore di ammoniaca lo prende alla gola e raggiunge velocemente quello
che sembrerebbe un professore. Lui gli indica con malagrazia l’ufficio del
preside e torna a scrutare i ragazzi all’esterno. La targhetta azzurra che
recita “ufficio del preside. Si prega di bussare” gli fa aumentare i battiti;
alza il pungo e bussa due volte. Dieci minuti dopo esce di lì con il suo orario
e una piantina scribacchiata di proprio pugno. Le voci ora sono più forti, ciò
vuol dire che è arrivata più scolaresca. L’orologio segna le 8:50, così decide
di raggiungere la sua aula. Prima ora: Inglese. Arrivato alla porta che sulla
cartina indica la sua aula scruta attento il cartello: 3°G. con al coda
dell’occhio nota molti visi che lo guardano incuriositi, così decide di dare
anche a loro, come i vicini del suo quartiere, qualcosa di cui poter parlare:
entra con passo spedito e si dirige verso la cattedra, giusto per cancellare
ogni dubbio che sia capitato lì per caso. Come si aspettava comincia a girare
un mormorio da cui riesce solo a percepire le parole “nuovo” e “ragazzo”. Il
professore lo invita ad accomodarsi dove vuole e Tk sceglie giustamente
l’ultima fila. Il suono della campana sprona tutti a raggiungere i propri
banchi. Dopo i soliti saluti mattutini il professore interrompe il
chiacchiericcio che comincia a diffondersi per l’aula con un colpetto di tosse.
“ragazzi, quest’anno avremo un nuovo compagno di classe. Se gentilmente vuoi
alzarti e presentarti alla classe” domanda educatamente riferito al ragazzo che
adesso tutti stanno fissando curiosi. Tk non si fa pregare e, occhi fissi sul
muro davanti a lui, fa sentire per la prima volta la sua voce. “Mi chiamo
Takaishi Takeru, ho 18 anni e vengo da Tashiro”. Il silenzio che segue le sue
parole lo immobilizza, fino a che il professore non lo invita ad accomodarsi.
La lezione prosegue tranquilla senza problemi. Takeru tira un sospiro di sollievo
quando nota che il livello della classe non è molto più alto del suo, e anche
il programma non gli crea problemi. Alle 9:00, non appena il professore ha
salutato gli alunni ed è uscita dall’aula, un ragazzo raggiunge velocemente il
suo banco. Tk alza la testa curioso e nota il sorriso allegro che ha questo
tipo davanti a lui. i capelli indomabili castano-rossi gli ricadono sugli occhi
e fremono ad ogni movimento della testa. Gli occhi sono svegli e allegri,
specchio, evidentemente, del suo carattere. Senza neppure una parola allunga
una mano. “Davis Motomiya. Mi fa piacere avere
un nuovo compagno di scuola.” Tk non può fare a meno di sorridere alla sua
vivacità, così si alza e gli stringe la mano. “A me invece fa piacere che
finalmente ci sia qualcuno che non mi guarda come un malessere durante le
vacanze”. Entrambi si ritrovano a ridere. “tranquillo, durerà solo qualche
giorno. Allora, inizialmente ci proveranno tutte con te” comincia a parlare
dirigendosi verso il corridoio. Tk lo segue e nota con piacere che gesticola
parecchio mentre parla “e i ragazzi vorranno essere tutti tuoi amici. Tranne i
fidanzati di quelle che ci proveranno con te, ovvio” il biondo non riesce a
trattenere una risata. È stato fortunato: non gli poteva capitare ragazzo migliore
subito il primo giorno di scuola. “successivamente verrai trattato come tutti
qui: se sei bravo in qualcosa tutti ti adoreranno, se non riesci eccellere in
niente ti considereranno uno sfigato!”. Bella prospettiva, si ritrova a pensare
il nuovo arrivato. “e tu sei bravo in qualcosa o sei uno sfigato?” gli chiede
tanto per continuare la conversazione. “Gioco a calcio. A mio parere bene, ma
puoi immaginare che come giudizio non conta. Tu invece? Giochi a scacchi?
Nuoti? Fai qualcosa?” Motomiya sembra un uragano in piena, ma Tk lo trova
ugualmente simpatico. “nel mio paese giocavo nella squadra locale di basket”
confessa. Lo sguardo sorpreso del compagno lo riempie d’orgoglio. Decidono di
tornare in aula, dove arrivano appena in tempo: la professoressa di giapponese
guarda il biondo con sguardo interrogativo. Tk si presenta anche a lei e
cominciano la lezione. La zolfa è la stessa fino all’ora di pranzo, quando Davis
invita Takeru a pranzare assieme a lui e ai suoi amici. Arrivati alla sala
mensa molti occhi sono tutti per la new entry, ma vicino al “moro” Takeru si
sente indifferente agli sguardi curiosi. Quando entrambi i vassoi sono pieni,
anche se Tk può notare che Davis non ama di certo digiunare, raggiungono un
tavolo di ragazzi chiassosi. Dopo le ennesime presentazioni il biondo viene
invaso dalle domande che tutti vogliono porgli, così decide di immolarsi e
togliere loro la curiosità. Davis fa coppia fissa con un ragazzo taciturno.
Sembrano parecchio legati da una forte amicizia, e i due gli sembrano come Starsky e
Hutch. L’altro ragazzo
si chiama Ken Ichijoujie e sembra introverso, almeno ad una prima occhiata. Invece
quando l’atmosfera si è rilassata il biondo nota che è spiritoso e
chiacchierone. Gli occhi scuri trasmettono un vuoto profondo dietro alla
facciata di ragazzo divertente, e in seguito capisce che è molto riflessivo e
acuto. Il carattere è simile a quello di un ragazzino che sembra capitato lì
per caso: al massimo può frequentare il secondo anno di medie inferiori, e in
mezzo a tutte queste persone delle medie superiori sembra quasi il piccolo
della congrega. Malgrado la sua somiglianza con Ken, i due non si scambiano
molte parole. Effettivamente Cody, così si chiama il ragazzo, è taciturno quasi
con tutti. Tk riesce a strappargli qualche parola e un sorriso, ma ha come
l’impressione che con lui contino più i fatti che le parole. Il resto della
combriccola si disperde non appena finito il pranzo, ma Ken, Cody e Davis rimangono
a parlare assieme a Tk. “quanti anni hai?” chiede improvviso a Cody. Lui
abbassa la testa e mormora appena “13”. Quando finalmente si decide a guardare
il suo interlocutore in faccia sembra molto imbarazzato “non avrei l’età per
restare qui, lo so, ma è l’unico posto in cui mi senta davvero bene”. Si sente
il dispiacere di essere stato sorpreso. “non volevo giudicarti, ero solo
curioso”. Il ragazzino rivolge a Tk uno sguardo carico, riconoscente. La
mezzora successiva trascorre tranquilla con i ragazzi che aggiornano il nuovo
arrivato sulle varie persone che popolano il cortile, fino a quando la campana
non indica loro l’inizio delle lezioni pomeridiane. Takeru si sente euforico
all’idea di avere un ora di educazione fisica, ma viene subito smontato non
appena gli viene comunicato che quell’ora del lunedì sarà sempre utilizzata per
le lezioni teoriche. Purtroppo dovrà attendere l’indomani per mettere in moto
il corpo. Le 15:00 vengono scandite da un doppio suono di campana, così i
ragazzi si preparano alla pulizia quotidiana della scuola. Davis affianca
Takeru durante la riunione che decide la spartizione delle incombenze
domestiche durante tutto l’anno. Grazie al cielo, o forse a una brillante idea
del moro, i due nuovi amici si trovano insieme per la pulizia dei corridoi.
Rimboccandosi le maniche si mettono all’opera e Takeru ha il piacere di
scoprire che la scuola è più grande di quanto non pensava. Ciò comporta
logicamente un carico maggiore da parte dei due ragazzi. Fortunatamente il
primo giorno di scuola nessuno frequenta i Club pomeridiani, ma ciò non toglie
che dovranno comunque trattenersi per decidere quali dovranno frequentare e
comunicarlo ai propri capi classe. Daisuke alza lo sguardo incuriosito quando
sente un sospiro provenire dalla sua sinistra: “che succede?” chiede al biondo.
“non credevo che ci fossero così tante possibilità di scelta. Non so cosa fare”
si lagna costernato. “potresti venire ai corsi di calcio assieme a me. c’è
anche Ken. Ci divertiremmo molto”. I suoi sogni ad occhi aperti si sfumano non
appena sente una risata giungergli alle orecchie. “vorresti vedermi sempre a
terra? Non se ne parla proprio! No, non è che non mi piace nulla, il problema è
scegliere quale fare fra quelli che mi piacciono”. Davis cerca di trattenersi,
ma non riesce a nascondere lo sgomento che gli si disegna sulla faccia “e tu
vorresti seguire più di un club? Ma da che mondo vieni? Io è già tanto che
faccio calcio. Anzi” comincia a straparlare “credo che se non fosse per il football
non seguirei nessun corso!”. Takaishi è costretto ad alzare gli occhi dal
foglio che sta contemplando, stupito “si può? Credevo fosse obbligatorio
seguirne almeno uno” ma le parole di Daisuke gli confermano i suoi sospetti:
“infatti non si può, per questo sarei nel panico. Comunque io non ho problemi:
ho già compilato il mio foglio. Tu invece?” e riecco il problema di prima. Il
basket è fra i primi posti nella classifica, ma anche la scrittura lo attira.
Certo però anche un bel corso di cerimonia sul the non lo disprezzerebbe: deve
essere semplice e di certo non dispendioso da un punto di vista sia fisico che
mentale. “e qual è il problema? Seguili tutti, no?” “il problema sono gli
orari: sia basket che il corso di scrittura avanzato sono alle 16:00, e almeno
che tu non abbia qualcosa che possa farmi sdoppiare non posso seguirli
entrambi”. Daisuke è certo che tutti questi problemi sono futili, ma d'altronde
lui non ha mai aspirato a seguire le lezioni e i club più del minimo
indispensabile. “dove credi di andare non appena finito qui?” chiede il biondo.
“non lo so, credo che con il mio curriculum in pochi farebbero a botte per
avermi fra i loro ranghi. Fino ad adesso ho solo giocato a calcio, e forse è
l’unica cosa che mi importa davvero. Chiunque penserebbe che non vado bene in
un ufficio a compilare fogli” confessa fiero. “lo sai vero che questo è
l’ultimo anno. Dopo devi deciderti” lo sguardo di Davis è maligno “certo che lo
so, infatti ho ancora una anno per decidere. E tu invece?”. Tk cade dalle
nuvole “non lo so ancora, devo pensarci” i due ragazzi cominciano a bisticciare
affermando che sarebbe stato prima l’uno o l’altro a scegliere quale strada
seguire in futuro. “comunque puoi sceglierne due mettendo al preferenza. In
questi giorni i Senpai2 dei vari club decidono quali nuovi ragazzi
accogliere. Se vieni scartato in uno potresti entrare nel secondo” conclude
saggiamente Motomiya. “e questo logicamente non me lo potevi dire prima, così
evitavo di lambiccarmi il cervello per cercare una soluzione!”. Certamente
questi due ragazzi si sono trovati: nessuno scommette sulla durata del loro
“rapporto”, ma ognuno di loro è sicuro del contrario. Il giorno seguente Ken si
rivela un gran parlatore in presenza di gente che conosce, e Cody è spesso
presente assieme a loro. Quando la madre chiede a Tk come si trova, lui non può
fare a meno di essere sincero: bene. Subito le ragazze si dimostrano carine nei
suoi confronti, ma questo sembra infastidire Davis: “sono solo una perdita di
tempo. Ci girano intorno sperando in chissà cosa, e quando parli loro di calcio
se ne vanno indignate e scontente. Sono una perdita di tempo!” conclude
dall’alto delle sue esperienze. “Ci girano intorno? A me sembra che non ti guardino
neppure!” ironizza Takeru provocando l’ilarità dei presenti e un muso lungo del
sottoposto. Una in particolare attira Tk: si chiama Tsubaki ed è davvero carina: occhi chiari, tra il castano e
il verde, e capelli lunghi fino alle spalle biondi miele. Ha un fisico esile ma
muscoloso, e, con suo grande stupore, ha un sorriso dolce, che spesso dedica al
biondo. Si presenta subito amichevole e gioviale, e non sembra disprezzare la
compagnia degli amici di Takaishi. Durante la pausa pranzo scopre che ha quanto
loro (Davis, Ken e Tk) ma frequenta la sezione C. “potresti sempre provarci”
propone sempre a quel tavolino Ken. Davis prorompe in una risata sguainata che
fa voltare molti tavoli circostanti. Takeru non può che scoccargli un occhiata
indignata “Take? Ma non vedi che vive nel suo mondo? Si e no che sa dove sta
seduto di banco!”. “credo che sia un ragazzo molto intelligente, e comunque la
tua è probabilmente solo gelosia” lo difende Cody. Tk lo ringrazia accorato,
prima di assumere un tono superiore “si da il caso che ho già avuto un certo
numero di ragazze, io? E tu invece, che mi dici. Quanti cuori hai infranto?”
domanda sicuro. La risposta non tarda ad arrivare, ma da un'altra bocca “le
ragazze che lo hanno corteggiato in precedenza lo hanno lasciato perdere non
appena lo cominciavano a conoscere meglio. soprattutto le più piccole: devo
dire che risulta più interessante alle ragazzine che hanno per lo meno due o
tre anni meno di lui”. è Ken a parlare per l’interrogato, il quale non sembra
molto contento e mette il muso fulminando tutti i suoi amici che gli si sono
appena rivoltati contro. Le risate del tavolo lo rendono ancora più
suscettibile: “non posso credere che mi tradisci in questo modo Ken, ti credevo
un amico” prova a farlo sentire in colpa. No, nessuno vuole farlo arrabbiare,
prova a tranquillizzare la situazione Tk, solo la prossima volta occhio a quel
che dici. Più tardi si viene a sapere che il Club di football ha già deciso chi
prendere quest’anno in squadra, anche se Davis e Ken erano già praticamente
sicuri, ma gli altri dovranno aspettare. Così con la scusa del pomeriggio
libero Takaishi ne approfitta per guardare i suoi nuovi amici dagli spalti del
campo all’aperto. Ken è veloce nei passaggi e spesso sorprende gli avversari
con mosse veloci e a volte inventate di sana pianta da lui stesso, mentre Davis
gioca bene di caviglia. I suoi piedi spariscono sulla superficie verde del
campo e il pallone sembra muoversi da solo. Insieme formano una bella squadra,
confessa lo spettatore non appena gli amici escono dagli spogliatoi, ma dovranno
prepararsi a rimanere di stucco anche alle sue prestazioni non appena lo
faranno giocare; se lo faranno giocare, fa notare con malignità Davis. Per
tranquillizzare i due Ken fa presente che la prima settimana comunque potrà
solo assistere agli allenamenti fino a quando non avrà assimilato lo schema di
gioco della squadra, e dovrà sorbirsi alcune lezioni teoriche per dimostrare di
aver afferrato il concetto. È il terzo giorno che la vede. Sono tutti quanti
riuniti davanti al cancello ad aspettare il suono della prima campanella,
quella che indica l’inizio delle lezioni. Takeru lo sa, ne è sicuro; se fosse
mai venuta a scuola l’avrebbe notata, non avrebbe potuto fare altro. Appoggiata
alla ringhiera e circondata da almeno tre ragazzi, ha l’aria di una sicura di
se, media statura, con un viso elegante, capelli corti e castani, un fisico
asciutto ed elegante. Da quella distanza non nota il colore degli occhi, ma è
certo che sia meraviglioso. Tutto in lei sprigiona un fascino che lo cattura,
facendogli ignorare ciò di cui stavano parlando lui e i suoi amici. Tutto
sembra poco interessante ora. Fino a quando una mano non gli viene sventolata
davanti agli occhi. “Tk, sei ancora fra noi?” il tono squillante di Davis lo fa
riscuotere, posando così gli occhi sui suoi amici. Hanno l’aria divertita.
Adesso le loro voci paiono alle sue orecchie stonate, eccessive, poco
interessanti. “mi sembra che in questo momento Takeru voglia solo essere
lasciato in pace. Siamo solo un intralcio per lui!” commenta dall’alto della
sua saggezza Ken. Tutti seguono incuriositi il suo sguardo, fino a capire che
cosa aveva trasportato il biondo fuori dal mondo. Motomiya ride sommessamente e
Cody abbassa la testa, dispiaciuto. “Chiaro. Adesso ho capito: Hikari” confessa
pragmatico Ichijoujie “Take,
toglitela subito dalla testa, chiaro?” si impunta il piccolo della congrega. E
tu che ne sai, che non sei neppure di questa scuola, pensa acidamente il
ragazzo, ma non può permettersi di dirlo, così chiede spiegazioni. “Guardala a
modo e poi capirai”. Sono le prime parole serie di Davis, così Tk fa come gli è
stato appena detto. È una trasgressiva, commenta a bassa voce capendo a cosa si riferiscono i suoi nuovi amici.
Guardandosi in giro nota che effettivamente la sua gonna è poco sopra il
ginocchio, a differenza delle altre che la portano dieci dita sopra, il fiocco
che spunta da sotto il colletto è slegato e lasciato cadente lungo la camicia,
infine i calzetti bianchi calati alla caviglia. I ragazzi che la circondano non
sono da meno, di fatti non portano ne le cravatte, ne le giacche abbottonate e
le camicie sono inequivocabilmente fuori dai pantaloni3. Il suo
sguardo non può essere frainteso. “ora hai capito?” chiede comprensivo il moro.
“ma chi è?” continua imperterrito il ragazzo. Adesso, guardandosi in giro ogni
ragazza sembra sfigurare al suo confronto. Si chiama Hikari Yagami, gli viene
spiegato, ed è la figlia minore di un boss della Yakuza4. A questa
informazione il biondo guarda preoccupato gli amici, sicuro che stessero solo
scherzando. Nessuno può ignorare quel nome, ma sentirlo nominare come una cosa
vera fa tutto un altro effetto. Purtroppo l’informazione viene confermata da
tutti, e questo lo fa deglutire nervoso. “sembra che non vivano più insieme lei
e suo padre, ma la sua non è comunque una bella situazione familiare” conclude
Ken, come se questo possa dissuadere Tk dall’interessarsi a lei. La campana li
riporta tutti al presente e ognuno si dirige verso al propria classe. Daisuke
non distoglie un solo secondo gli occhi dall’amico, e questo lo fa innervosire
parecchio. Quando si decide a guardarlo con l’espressione più dura che riesce a
fare non se lo trova più a fianco. Solo allora si accorge di un ostacolo
improvviso di fronte alla sua strada, e bloccandosi immediatamente per non
urtarlo si trova con il sedere a terra. Alzando la testa con un espressione
dolorante nota che quell’ostacolo è proprio Daisuke. “ma non potevi stare più
attento. Mi hai fatto male” lo rimprovera prima di afferrare la sua mano per
tirarsi di nuovo su. “bisogna che ci stai alla larga, lo dico per te”. Senza
neppure citare il soggetto, entrambi sanno di chi stanno parlando. Una furia
cieca si impossessa di Takeru, ma tenta comunque di controllarla. Ciò lo porta
comunque a non proferire parola, tanto per essere sicuro di non saltargli al
collo. Almeno quando si siederà al suo banco Dai sarà costretto a lasciarlo in
pace, ma purtroppo per lui non va proprio secondo i suoi piani: “anche io ci ho
provato con lei, sai?” confessa forse un po’ imbarazzato. “e non è andata così
bene”. Respirando a fondo come gli ha insegnato sua madre cerca di calmarsi, ma
il tono di voce che gli esce non è comunque dei migliori. “a quanto hanno detto
gli altri non è andata bene con molte ragazze. O forse dovrei dire bambine?”.
Lo sguardo che gli rivolge Motomiya non è dei più fraterni. Tk si pente subito
delle sue parole, ma non riesce a scusarsi. “non è come le altre. Sono pochi i
ragazzi che riescono ad avvicinarsi a lei, e anche loro non sono
raccomandabili”. L’altro ragazzo non può fare a meno di capire che secondo
Davis anche questa Hikari non è raccomandabile, ma anzi che esserne dispiaciuto
ne è affascinato. Il professore entra in classe e Dai è costretto a tornare al
suo banco, ma non prima di aver lanciato all’amico uno sguardo carico di
sottointesi. Le ore sono lente, e ne Tk ne Davis le seguono troppo attivamente:
il primo perché non riesce a fare a meno di pensare alla ragazza che ha visto
la mattina, e il secondo per ciò che sta distraendo il primo. Durante le pause
fra le varie ore di lezione ognuno resta al proprio posto, fino a quando il
pranzo non li strappa ai loro ragionamenti. “mi hanno preso nel club di basket”
lo aggiorna Takaishi quando si dirigono verso la mensa. L’incontro della
mattina glielo aveva fatto passare di mente, ma almeno quell’ora la passano a
commentare i vari sport che l’istituto presenterà agli Inter-hi5.
Ormai il loro scontro sembra seppellito, ma durante le pulizie quotidiane
l’interessato decide di indagare maggiormente. “perché dicevi che è poco
raccomandabile?”. Inizialmente Davis non può fere altro che alzare la testa
interdetto, ma appena scorge lo sguardo vivo del biondo afferra al volo. Con un
sospiro cerca di radunare le ultime forze rimaste. “come hai già visto non è
una ragazza che segue troppo le regole, e questo la porta ad avere alcuni guai.
Logicamente la potenza del padre le permette molte più libertà rispetto a molte
altre persone, ma ciò non toglie che è spesso in punizione. Frequenta ragazzi
più grandi di lei e che portano cognomi spesso accomunabili agli stessi ranghi del
signor Yagami” “quanti anni ha” chiede interrompendolo Tk. Curioso come tutto
questo interesse per la giovane non gli abbia fatto pensare alla sua età. “16. Comunque,”
riprende “lo sanno tutti cosa combina con i ragazzi quando sparisce nei
corridoi” conclude cercando di dissuaderlo dal togliersela dalla testa. Come
sperato le parole fanno breccia, e Tk cerca in ogni modo di pensare
negativamente a questa novità, ma l’unica immagine che ha avuto di lei continua
a tornargli in mente con insistenza, quasi logorroica. La sera la madre lo
guarda con occhio critico: “hai avuto problemi a scuola?” lo sguardo dubbioso
del figlio le fa capire la situazione. “sei silenzioso e con la testa altrove,
inoltre non hai ancora nominato i tuoi nuovi amici. Hai litigato con loro?”
azzarda, ma Tk la rassicura: a scuola va tutto bene, e gli amici gli sono
sempre vicini. Chissà, forse è la stanchezza, così utilizza la scusa per ritirarsi
in camera sua. Le lenzuola sono fastidiose sulla pelle e le gambe sembrano non
volergli dare tregua. Il troppo movimento lo surriscalda, così decide di
alzarsi. Fuori è impossibile guardare le stelle per le troppe luci, e il rumore
delle vetture non concilia il sonno. Le insegne luminose si riflettono sui
vetri e l’aria di aprile gli solletica le braccia. Chissà cosa stanno facendo a
quest’ora i suoi nonni in campagna; e i suoi ex compagni? L’ultimo anno delle
medie superiori è stato costretto a doverlo frequentare in città, a causa del
nuovo lavoro della madre, ma l’università si è imposto di deciderla in base
alle sue esigenze, non a quelle familiari. Quale università, poi? La scuola non
è mai stata un problema per lui, e i voti sono sempre stati ottimi, ma da lì a
decidere che università seguire ne passa di acqua sotto i ponti. La proposta
che poi gli è stata fatta dai suoi nonni continua a ronzargli in testa, anche
se sul momento l’aveva ritenuta ridicola. “sai, se mai vorrai, finite le
superiori, puoi venire ad aiutarci in campagna. Due braccia forti ci farebbero
comodo, e tu cominceresti subito entrando nel mondo del lavoro. Certo” aggiunse
suo nonno dopo una breve pausa “questo non vuol dire che ti devi sentire
obbligato, mi rendo conto dell’opportunità che ti da tua madre pagandoti
l’università, però sai anche quanto potrebbe venire a costarle, e ora non si
trova in una posizione economica favorevole. Ma ne hai di tempo per pensarci,
quindi…” concluse l’anziano con una pacca sulla spalla del nipote. Lavorare in
campagna, senza un orario fisso ne una paga decente, però rimarrebbe vicino ai
suoi amici e potrebbe coltivare le amicizie che è stato costretto ad
interrompere venendo in città; però adesso che quella ragazza sembra aver
sgomitato per entrare nella sua vita ogni decisione sembra sospesa. Solo alle
tre di notte riesce a prendere sonno, e questo si ripercuote sul suo risveglio
mattutino. “hai una faccia che fa paura Tk. Ma hai dormito?” gli chiede quasi
ironico Cody appena arriva. “avrà passato tutta la notte a pensare a Hikari!”
scherza Ken. Buffo come quello che lui crede una spassosa battuta sia la pura
verità. Lo sguardo che gli rivolge Dai è carico di comprensione, ma anche di
rimproveri. Hikari non si fa vedere in cortile, ma i ragazzi che il giorno
prima erano con lei (inconfondibili dal loro modo di trasgredire) sfilano
insieme senza soffermarsi, ma entrando subito a scuola, malgrado l’ora
prestiva. Takaishi non può fare a meno di ripensare alla frase del giorno
prima: lo sanno tutti cosa combina con i ragazzi quando sparisce nei
corridoi. Da quando l’ha vista non ha fatto altro che rendergli le giornate
peggiori, ma non riesce comunque ad incolparla, men che meno ad odiarla.
Cercando si darsi un contegno partecipa attivamente sia alle lezioni che alle
chiacchierate con i suoi amici. Addirittura cerca di intrattenere una
conversazione con Tsubaki. Proprio quel giorno infatti viene a conoscenza dei
crediti da studio. La ragazza infatti lo sorprende con una domanda: “ti va di
farmi da insegnante? So che hai dei buoni voti e potresti aiutarmi in alcune
materie.” La faccia di Takeru è davvero sbalordita. Perché mai dovrei fare da
insegnante? Non sono così bravo, si giustifica. La risata cristallina della
ragazza gli apre il cuore. “è un modo come un altro per aumentare i crediti
scolastici. Un alunno bravo ne aiuta un altro meno bravo, imparano più cose
insieme e si acquistano punti. Ti conviene sai?” Alla spiegazione così
elementare Takeru si vergogna della magra figura che ha appena fatto. Certo, è
giustificato perché questi metodi non c’erano nella sua scuola, ma ci sarebbe
comunque potuto arrivare con un po’ di logica. Peccato solo che non se la senta
di prendersi un incarico di tale portata. “mi piacerebbe, ma non sono sicuro di
essere adatto. Potresti però sempre chiederlo a Ken, lui ne sarebbe contento”.
Solo per un attimo nota la delusione negli occhi della biondina, ma la
scintilla passa veloce come è arrivata. “ho capito, hai solo bisogno di
pensarci. Ti lascio qualche giorno, così decidi”. Molto professionalmente la
ragazza è riuscita a toglierlo dall’impiccio dandogli una scadenza futura.
Purtroppo anche a mensa Tk ha il dispiacere di notare che la ragazza del suo
interesse non c’è, malgrado si sia guardato in giro ben tre volte. I suoi amici
lo notano e gli fanno presente che non pranza quasi mai in mensa. Finito il
pasto Ken porta Cody di strafogo nella sua classe per mostrargli un libro di
testo a cui il minore era interessato, così Davis ne approfitta accostandosi
all’amico. “non riesci proprio a togliertela dalla testa, eh?” lo sguardo che
gli viene rivolto chiarisce ogni dubbio. “non l’ho mai vista, e non gli ho
comunque mai parlato, ma è come se mi avesse stregato” confessa in lieve
imbarazzo per la sincerità delle sue stesse parole. “molti ragazzi hanno fatto
la tua stessa fine, e io te lo dico per non vederti ridotto come loro Tk, non
ci tengo. Capisci?” “come si sono ridotti?” chiede sotto voce allarmato mentre
un’immagine di un ragazzo indistinto è inginocchiato ai piedi di Hikari
(immagine chiara e precisa come nessun’altra) con le lacrime agli occhi e le
mani congiunte a chiedere la grazia di un bacio sulla guancia. “gli altri
ragazzi che le girano sempre intorno non vedono di buon occhio gli intrusi, e
non perdono tempo per umiliarli”. Il biondo capisce che Motomiya gli sta
omettendo qualcosa di molto brutto o molto imbarazzante, e gliene è davvero
grato. Più giù che mai si avvia alla sua classe con il moro al fianco e
riprende le consuete lezioni. Solo durante la pulizia della scuola si rincuora
un po’ ricordandosi che quel pomeriggio avrebbe avuto un ora di basket.
Malgrado il precedente avviso che avrebbe solo assistito agli allenamenti, il
pensiero di tornare almeno in parte ad un abitudine che già aveva nella vecchia
scuola gli fa pesare meno le pulizie. Entrato in palestra già sente gli stridii
delle scarpe sul parquet lo fanno sentire un po’ a casa. Un pallone da basket
abbandonato appena all’entrata del portone lo fa quasi inciampare, così lo
raccoglie portandoselo appresso. Appena entrato si incanta a guardare i
giocatori correre da una parte all’altra del campo, e gli urli impartiti dal
capitano lo rendono euforico. Con gli occhi ancora puntati sulle magliette
numerate si siede in terza fila, il pallone lasciato fra i suoi piedi. Poi un
rumore lo riscuote dal sogno che sta vivendo: la porta si apre e proprio quando
ormai si era rassegnato a crederla assente ecco Hikari che sale sugli spalti.
Il ragazzo cerca di darsi un contegno, anche perché sembra si stia dirigendo
proprio nella sua direzione, ma non riesce comunque a toglierle gli occhi di
dosso. È proprio come se la ricordava, si muove tranquilla ed elegante nel suo
passo silenzioso (o forse reso silenzioso dal rumore dei giocatori), la pelle
diafana e gli occhi, ora li vede, davvero belli come credeva. Castani, ma non
un comune castano, il suo è più… intenso. Forse è solo la sensazione che gli
incute, ma a Tk non importa nulla, in fondo. La ragazza si siede proprio
accanto a lui senza degnarlo ne di uno sguardo ne di una parola. Adesso nota altri
segni che la distinguono: gli orecchini, vietati da regolamento, e il trucco
leggero che le rende gli occhi ancora più speciali, anch’esso vietato.
Improvvisamente la partita perde di ogni significato,e , prendendo più fiato
del dovuto, si fa coraggio. “ciao” saluta sicuro, emozione che svanisce non
appena lei gli rivolge uno sguardo quasi scocciato. Sembra sorpresa di trovarlo
lì, come se avesse agito d’istinto e solo per puro caso si era seduta accanto
all’unica persona presente sugli spalti. “io mi chiamo Takeru” continua meno
sicuro del suo gesto. La risata secca e il sorriso ironico che gli rivolge gli
fanno maledire mentalmente il giorno in cui è nato. “lo so, qui tutti parlano
di te”. Ha una voce delicata, femminile e sicura. Malgrado la sua sicurezza,
non ha bisogno di utilizzare un tono alto per farsi capire, bastano i gesti.
Tutto di lei indica la persona che Davis gli ha indicato: strafottente e
superiore, ma logicamente tutto questo al ragazzo non interessa. Chissà cosa
deve fare Hikari per fargli cambiare idea. L’unico commento che gli esce alle
sue parole è un “Ah” appena udibile, prima di tornare con poco entusiasmo alla
partita. “il fatto che tu non mi chieda il nome vuol dire che già sai chi
sono”. L’affermazione che gli rivolge lo fa voltare di scatto, sorpreso che gli
rivolga la parola, ma non appena afferra il significato delle parole tutto si
ferma. Come ha potuto fare un tale errore? La ragazza è sveglia, si trova a
pensare. “ehm, ecco, io…” prova a giustificarsi, ma Hikari gli sorride quasi
dolce, anche se nella sua espressione c’è una punta di arroganza “ti sei
informato sul mio conto, certo. E cosa ti hanno raccontato di bello, oltre al
fatto che sono la figlia di un boss della Yakuza?” Adesso il biondo è davvero a
bocca aperta: un conto è sentirselo raccontare come fossero chiacchiere, ma è
tutt’altro paio di maniche sentirlo confermare dall’interessata. Inoltre
credeva che il fatto di essere nei ranghi della mafia non sia una cosa da
raccontare con tanta leggerezza ai quattro venti. Molto probabilmente è
abituata a tutti gli altri ragazzi che gli hanno fatto la corte, ma Tk non sa
comunque come rispondere. “no, io non volevo, scusa”. Non appena le parole gli
escono di bocca si maledice subito: di cosa si sta scusando se ancora non è riuscito
a fare una frase decente? La ragazza torna a guardare i giocatori. “non ti
scusare, so cosa si dice di me, non c’è bisogno che me lo racconti” entrambi
sanno che con queste parole l’argomento è chiuso. Pure Takeru prova a
concentrasi sulla squadra, cosa per la quale sarebbe venuto apposta, dovendo
studiare il loro gioco, ma in realtà continua a chiedersi come rimediare alle
gaffe. “anche tu giochi a basket?” chiede avendo l’illuminazione. La sua risata
ironica gli suggerisce la risposta. “no, sono qui solo per saltare l’ora di
studio con l’alunno che mi è stato assegnato. Tu invece si, non è vero?”
malgrado il tono interrogativo Takaishi sa che non ci sarebbe neppure bisogno
di rispondere: è davvero sveglia. Ciò non toglie che se si limitasse a guardare
la partita non potrebbe più scambiare parola con lei. “come hai fatto a
capirlo?” Il lieve cenno che rivolge con la mano al pallone da basket ai suoi
piedi gli suggerisce che forse più che essere intelligente lei è poco sveglio
lui. “ah, già, peccato però che devo aspettare prima di poter entrare in campo”
la frase non lascia sulla ragazza segno che le possa interessare l’argomento,
ma risponde comunque “e allora perché lo fai?”. Perché è la mia passione, le
risponde, ma non sembra comunque provocarle alcuna reazione. È allora che
Hikari si alza “bene, ormai dovrebbe essersi stancato di aspettarmi, il
professore” commenta utilizzando il tono più acido possibile sull’ultima parola
“quindi posso andarmene” Takeru cerca mentalmente qualsiasi modo per trattenerla,
ma non gliene viene in mente nessuno. “allora ci vediamo in giro” lo sorprende
con un cenno della mano. Il ragazzo la saluta con un lievissimo ciao e un cenno
della testa. Continua a fissarla fino a quando non è davanti alla porta di
uscita. La ragazza si ferma senza apparente motivo e si volta a guardarlo, con
un sorriso strano, prima di aprirla ed uscire a passo deciso. Ma bravo Tk, sei
riuscito a farti beccare mentre la fissavi. Peggio di così non poteva andare.
la fine della partita viene decretata da un urlo del capitano: “Takaishi,
raggiungici in campo”. Adesso l’interpellato è davvero terrorizzato: della
partita ha seguito poco o niente, e se adesso gli farà delle domande rischia di
essere cacciato prima ancora di aver cominciato. Per sua fortuna gli vengono
solo poste delle domande basilari e riesce a cavarsela con spiegazioni
abbastanza precise, frutto anche degli anni di allenamenti. La sera al telefono
con Dai non può fare a meno di ridere assieme a lui della figura che è riuscito
a fare in palestra. Malgrado tutto, anche se ha avuto un primo incontro
pressoché catastrofico con la ragazza che sogna, non può evitare di pensare che
almeno ci ha parlato, seppur facendo la figura del pesce lesso.
1Nelle scuole Giapponesi è
obbligatorio seguire le regole che impongono come vestirsi, e avere la giacca
sbottonata è sinonimo di punizione.
2Sempai è il titolo degli alunni
più grandi, che fanno da “professori” ai kohai, che sono i ragazzi più giovani.
3Tutti questi, sia per ragazzi che
per ragazzi, sono segni di trasgressione da parte dei ragazzi, che vogliono
mostrarsi diversi dagli altri, con il rischio di severe punizioni
4La mafia giapponese. È radicata
in tutto il Sol levante e gestisce molti rami, fra cui il gioco d’azzardo e il
traffico di droga.
5Sono i campionati studenteschi
che mettono in risalto i ragazzi che puntano ad una carriera da professionisti.