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Autore: Lady Orkan    15/04/2013    0 recensioni
Mr. Motherfucker è un appassionato di alcool, donne e droghe. I guai lo cercano come fidanzate gelose e lui si diverte a vivere in bilico sulla lama di un rasoio.
Nessun rimpianto, nessuna morale, nessun senso di colpa.
Finché una notte, dopo una serata pericolosa, non incontra lei, quella che gli salverà la vita, almeno per quella notte: Sweety, che gli farà conoscere un mondo tutto nuovo di cui lui non sospettava nemmeno l'esistenza e lui si ritroverà in bilico tra la sua vecchia vita e qualcosa di completamente nuovo.
Genere: Dark, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Due giorni di tranquillità.

Mr. Motherfucker era deciso a prendersi due giorni sabbatici. Era la seconda mattina che si era svegliato presto, fatto una colazione decente e si era presentato puntuale in ufficio. Soup lo aveva guardato malissimo quando era tornato dopo ben quattro giorni che non si faceva vedere, ma, essendo la sua dipendente, non gli aveva detto nulla. Lui si era comportato bene in quei giorni, professionale con i pochi clienti che si erano presentati da lui e perfetto durante i funerali. Era passato a controllare la sua casella postale per ritirare la posta, aveva recuperato un po' di regali spediti dalle sue signore, si era ficcato in tasca un po' di banconote ma aveva resistito alla tentazione di telefonare a qualcuna delle sue casalinghe disperate.

Era tornato all'ufficio in tempo per la riapertura pomeridiana e si era seduto in ufficio a leggere le richieste dei clienti che Soup gli scriveva su dei foglietti. Sì, era stato bravo, si era comportato bene per due giorni, un vero record per lui.

All'ora di chiusura salutò Soup e decise di correre nella zona commerciale nella parte vecchia della città. Voleva prendere un regalo per Sweety e un per Toyboy. Fece giusto in tempo prima che chiudessero i negozi, per Toyboy si fece consigliare dalla commessa che, in tutta risposta, gli mise il suo numero di telefono in tasca.

Tornò al su carro funebre e partì verso casa di Sweety. Il sole stava tramontando e lui guidava con il finestrino aperto e lo stereo acceso a tenergli compagnia. La luna si stava già facendo vedere timidamente dietro all'erba alta che costeggiava la riva del fiume. L'aria gli scompigliava piacevolmente i capelli, in serate come quelle che pensava che forse, da qualche parte, c'era una Miss Motherfucker che lo aspettava. Ma aveva smesso da tempo di cercarla, non pensava nemmeno di meritarsi tanta fortuna. Sapeva che i cani rognosi come lui mendicavano alle porte altrui.

Arrivò davanti a casa di Sweety con i grilli che cominciavano il loro concerto notturno. Fuori, seduta sulla sedia a dondolo del portico, c'era Sweety. Lui uscì dalla macchina prendendo i pacchetti che aveva con sé e le sorrise. Sweety ricambiò ma non si mosse.

Lui salì i quattro gradini del porticato e le si avvicinò. Non sapeva nemmeno perché, ma era felice di vederla, felice di essere lì, in quel posto dimenticato dagli Dei.

Buonasera Mr. Motherfucker”.

Buonasera Sweety” rispose lui consegnandole un pacchetto.

Lei lo prese e lo guardò con aria interrogativa. “Cos'è?”.

Un regalo, mi sembrava il giusto ringraziamento per le splendide cene che mi offri tutte le volte”.

Lei aprì il pacco e tirò fuori un abito nero, in pizzo. Era decisamente sorpresa. “Grazie, è bellissimo”.

Lui sorrise, aveva sicuramente indovinato la taglia. “Ho anche una cosa per Toyboy”.

Entriamo, ci aspetta in salotto”.

Sweety fece strada e si diresse in salotto. Toyboy era sdraiato sul tappeto e stava giocando con dei cavalli di plastica.

Ehi, ciao Toyboy”.

Lui si tirò su sorridendogli. Gli si illuminarono gli occhi appena vide il pacchetto in mano a Mr. Motherfucker.

E' per me?”.

Certo, tieni”.

Toyboy prese in pacchetto dalle mani di Mr. Motherfucker e tornò a sedersi per terra. Dentro ci trovò un camion. “Wow! E' bellissimo! Grazie!”

Non dovevi disturbarti” gli disse Sweety dalla porta del salotto.

Nessun disturbo, figurati”.

Bene, credo che possiamo andare a mangiare. Toyboy lascia il camion qui, ci giochi più tardi”.

 

Si misero a tavola. Mr. Motherfucker mangiò fino a scoppiare, come al solito. Non riusciva a resistere al cibo di Sweety, nemmeno in preda dalla fame chimica aveva un appetito simile e poi la compagnia era piacevole. I discorsi non sense di Toyboy erano divertenti. Ma continuava a studiare Sweety, come se fosse uno strano animale esotico, cercando di capire che cosa pensasse, che cosa volesse da lui.

Non era come le altre donne che frequentava, era abituato a femmine la cui massima preoccupazione della loro vita era trovare posto dal proprio parrucchiere o come abbinare lo smalto delle unghie con la propria borsetta. Ma Sweety era uno strano abisso misterioso da cui non trapelava nulla. Era come sbattere contro un muro e lui, curioso com'era, voleva sapere assolutamente cosa c'era dall'altra parte.

Arrivò il rito del caffè, Toyboy partì di corsa in salotto per poter giocare con il suo nuovo camioncino e loro rimasero soli, in compagnia del canto dei grilli.

Allora, cosa hai fatto in questi giorni?” gli chiese con noncuranza Sweety mentre gli porgeva la tazzina di caffè.

Lui sorrise soddisfatto. “Posso dire con orgoglio che ho passato due giorni senza combinare danni”.

Sweety gli sorrise a sua volta. “E' durerà tanto questo stato di grazia?”.

Sono sicuro di sì”.

Lei bevve il caffè, diventando seria all'improvviso. Mr. Motherfucker non riusciva a starle dietro, perché Sweety cambiava umore così all'improvviso, molto probabilmente persa dietro ai suoi pensieri.

Ricorda Mr. Motherfucker, da quello che farai in questi giorni dipenderà tutta la tua vita”.

Lui rise e Sweety lo guardò sollevando un sopracciglio disegnato.

Io non credo a queste cose, Sweety... Non so a che gioco vuoi giocare con me ma ti assicuro che non funziona. Per me cosa fai per vivere non è un problema, ma non credere di poter spillare dei soldi da me”.

Continuò a ridere, ma poi la risata gli morì sulle labbra. Sweety si era alzata in piedi, davanti a lui, mettendo le mani sul tavolo. Non sapeva perché ma la luce della stanza all'improvviso, sembrava più bassa. L'aria attorno a lui sembrò friggere e una strana paura, che non aveva mai provato prima, gli serpeggiò lungo la colonna vertebrale. Provò a muoversi ma, con orrore, scoprì che non poteva alzarsi dalla sedia o spostare un muscolo. Sweety davanti a lui, sembrava un demone spaventoso.

Non pretendo che tu mi capisca, e sinceramente non m'interessa se tu creda in quello che faccio o no. Ma non osare mai, dico MAI, pensare che io mi prenda gioco delle persone e tanto meno di te”.

Il suo tono era basso, calmo, ma gelido come una folata del vento del Nord. Mr. Motherfucker era terrorizzato. Non osava più muoversi nemmeno dopo che Sweety si era nuovamente seduta.

La voce di Toyboy che giungeva dal salotto lo scosse dal suo stato. Sweety si alzò nuovamente.

Bene Mr. Motherfucker, credo che sia giunta l'ora di augurarci la buonanotte”.

Lui annuì senza riuscire a dire nulla.

Quando lei si allontanò, prese coraggio e si alzò, lentamente. Non aveva mai provato nulla del genere, mai avuto un terrore così addosso e poi, senza un buon motivo. Non sapeva se credere alle parole di Sweety, ma in quella sala da pranzo era successo qualcosa che non riusciva a spiegarsi.

Raggiunse Sweety nel corridoio e Toyboy arrivò di corsa.

Buonanotte Mr. Motherfucker, e grazie per il regalo!”. Gli disse mentre partiva di corsa su per le scale.

Sweety si voltò a guardarlo. “Buonanotte Mr. Motherfucker...”.

Lui non le disse nulla. Le fece solo un cenno con la testa. Poi uscì di casa. L'aria fresca della notte lo fece riprendere un attimo prima di salire in auto. Scrollò la testa, forse si era immaginato tutto, in fondo Sweety lo metteva in soggezione.

Mentre metteva in moto pensò a ciò che gli aveva detto: ciò che avrebbe fatto in questi giorni avrebbe cambiato il corso della sua vita. Gli tornò il brivido lungo la schiena. Non credeva a quelle cose, eppure le parole di Sweety continuarono a tormentarlo per tutto il viaggio.

Abbassò il finestrino e accese la radio, non voleva farsi turbare dalle sue parole e decise che, nonostante tutto, avrebbe continuato a comportarsi come negli ultimi due giorni.

   
 
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