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Splut!
Oggi il cellulare non si dimentica della mia esistenza.
Ho sentito arrivare un sms e da mezzora sto girovagando per la casa cercando di ricordare dove cazzo l’ho messo.
Odio non trovare il cellulare, lo odio, capite? Odio tutto ciò che mi fa perdere tempo prezioso: quei cazzo di semafori rossi, i registratori di cassa che si inceppano quando devo pagare, la gente del cazzo che mi passa davanti in posta, il coniglio che piscia fuori dalla lettiera proprio quando sto uscendo e il cellulare che suona e non so mai dove cazzo l’ho messo!
Scendo rapidamente una rampa di scale, suono al campanello della signora Lentini e aspetto. Il suo occhio azzurro slavato appare dietro i contorni dello spioncino.
Ci prova sempre, a capire chi stia suonando il campanello, ma siccome non ci vede un cazzo, poi si rassegna ad aprire la porta.
Spalanca l’uscio, mi guarda e urla di terrore.
Che palle.
- Sono io, signora Lentini, quello del piano di sopra. Ha presente?
Lei mi fissa con ostilità. Non mi ha in simpatia, perché quando parlo – e quando penso, ma questo non può saperlo – ripeto sempre la parola “cazzo” in ogni sua variante. Mi trova scurrile, dice lei, e le persone scurrili la turbano.
- Potrebbe farmi uno squillo sul cellulare, per favore? Non riesco più a trovarlo.
Le consegno il mio numero e ridiscendo velocemente, mentre la suoneria sta già riempiendo la casa di pipiripipiiii. Il suono mi porta diretto in cucina e poi, mentre mi volto disorientato a destra e sinistra, si esaurisce in un “pi” di saluto. Ma ormai ho capito.
Apro la porta del frigorifero ed eccolo lì: rosso e luccicante, mi osserva impunemente accanto al cartone delle uova.
L’avevano rapito loro!
È la prima volta che succede. Che l’invasione sia prossima?
Apro il cellulare e vado in cerca dell’sms. Ciò che leggo mi dà i brividi: “Non dirlo a nessuno o sarà peggio per te.”
Che cazzo significa?
Osservo le uova con sospetto. Al momento sono le mie uniche indiziate.