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Autore: sinful_theatre    17/04/2013    1 recensioni
La storia dell'Elfo del sangue Kriystal è tratta dal videogioco mondiale World of Warcraft. Anticipo il 'tratta da' in quanto per renderla romanzesca è stato neccessario modificare alcuni particolari,a partire dalle ambientazioni ai nomi di tecniche e luoghi. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'immagine e la magia del mondo di Azeroth per trasmetterla a chi World of Warcraft già lo conosce e a chi invece non ne ha mai avuto a che fare.
Kriystal è un'elfo del sangue femmina che insegue il sogno di divenire una paladina,cosa non ammessa dalle fitte leggi della sua terra natale. Si troverà così nel mezzo di una sorprendente avventura fuori programma che l'avvicinerà passo dopo passo al suo obiettivo,nel bene e nel male.
Sarò lento a postare i capitoli,chiedo perdono in anticipo e spero vi piaccia come mio debutto in ambito fantasy e Fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO XV

Villaggio Bloodhoof



Il passaggio dal Durotar alle Lande fu graduale e Kriystal se ne accorse solo dopo un paio di chilometri quando cominciò a rendersi contro della metamorfosi che il paesaggio stava subendo. Ciò che prima era una terra desolata e secca ora era una savana piana con un discreto numero di piante, alberi e animali selvatici. Vide in lontananza un leone aggredire un cinghiale e poco distante un triceratopo curare le sue uova. Le Lande, famose per la loro lunghezza e per essere un territorio fortemente spartito a suon di battaglie da Orda e Alleanza, avevano più vita animale di quanto Kriystal avesse immaginato. In cielo risuonavano i canti di uccelli di diverse specie e su una collina rocciosa una leonessa coi suoi cuccioli riposava al sole al sicuro dai Raptors, mentre a pochi passi un rinoceronte si abbeverava in una pozzanghera di acqua sporca. A Kriystal venne sete, ma si accorse a malincuore che l’acqua nella borraccia era quasi finita.
   “Tutto bene?” domandò Bithah, affiancandola. Per tutto il viaggio il paladino, Vonch e Soran, erano stati ben attenti a non lasciare l’elfa come ultima del gruppo. Questo un po’ la infastidiva, ma vedere Thehorde fregarsene totalmente e tirare dritto le faceva riacquistare un po’ di autostima.
   “Tutto perfetto” sorrise lei: “almeno finchè non veniamo nuovamente aggrediti da centauri o tirannosauri”, In tutta risposta Bithah rise delle parole dell’elfa. “Cosa ho detto che fa tanto ridere?”
   “Scusami!” rispose lui senza però riuscire a trattenersi:“è che di tirannosauri nelle Savane non se ne sono mai visti e credo che mai se ne vedranno.      Qualcosa mi dice che non sei mai stata nel cratere di Un’goro”
   “Molto divertente. Penso che senza rendermene conto con gente come voi potrei trovarmici al centro senza nemmeno accorgermene!”
   “Fidati” ribatté lui guardando il cielo come se un ricordo non così divertente gli si stesse materializzando davanti:“quando finisci in posti come quelli non puoi non accorgertene!”
   Mentre Bithah raccontava di quando era stato punto da una zanzara gigante e velenosa in diverse parti del corpo il gruppo passò davanti ad una torretta in legno e tende in pelle addobbata di stendardi dell’orda sbiaditi dalla luce. In cima una vedetta salutò con un grugnito animale, ma quando  Kriystal cercò di guardarla in volto non riuscì a distinguerne nemmeno la figura per intero, a causa dei riflessi del sole. Giurò tuttavia di avervi scorto un paio di corna sulla testa.
   “Stiamo per addentrarci ufficialmente nelle Lande del Sud, dette anche Savane meridionali!” annunciò Thehorde ai compagni.
   “Ciò significa altre cinque ore con il profumo dell’erba selvatica e di sterco di leone!” tradusse Vonch.
   “Ricordami perché lo stiamo facendo!” Robil implorò Thehorde: “gli avrei tagliato la lingua già quattro ore fa!”
   “Solo quattro ore?” lo stuzzicò Vonch:“vuoi dirmi che nelle restanti quarantotto ti sono stato simpatico?”
   “Ora basta voi due” ordinò Thehorde, il quale sapeva che alle sue spalle il Warlock biondo gli stava facendo smorfie di diversa natura. Tuttavia, quando si voltò il suo sguardo cadde su Kriystal, che a sua volta lo stava guardando: “Siete comoda sulla vostra lussuosa carrozza, principessa?”,    Kriystal si limitò ad accarezzare Silbar e a sussurrargli: “Non lo stare a sentire. È solo invidioso perché almeno tu non vai a fuoco”.
   Il viaggio proseguì per altre tre ore e per reggersi in piedi Kriystal mandò giù qualche boccone delle delizie esportate da Orgrimmar. Poco prima Vonch le aveva offerto del vino, ma in uno stato di disidratazione fu una pessima idea e ora aveva tutta la bocca impastata.
   “Dimmi Kriystallina, sei mai stata così lontano da casa?” le chiese Robil ad un certo punto del cammino. Era la prima volta che Robil le domandava qualcosa e Kriystal ne era ancora in parte intimorita. Effettivamente si trattava della prima volta in assoluto in cui affrontava un discorso con un assassino. Di solito li vedeva in accademia o nelle esercitazioni pubbliche comparire improvvisamente da tutti i cantoni e sparare dal nulla dardi avvelenati. Nessun assassino le aveva mai chiesto quanto fosse mai stata lontana da casa.
   “La mia infanzia non ha mai superato i confini delle foreste di Eversong Woods” rispose infine lei arrossendo un pò:“mio padre…” poi si corresse, ricordandosi che parlava con un ufficiale:“… Ermelaid, mi ha sempre tenuta sotto una campana di vetro. Ha trovato il modo tramite la bellezza della capitale e le magie uniche delle nostre terre di tenermi per anni legata a lui”.
   “Non ti è davvero mai venuto in mente di andartene?” Kriystal trovò un po’ banale la domanda di Robil, essendo stato a causa proprio dell’improvvisa idea di andarsene che ora si trovava immischiata in un affare di grandezza mondiale: “Voglio dire, senza stringere alleanza con presunti pluriomicidi o traditori” aggiunse lui scherzando. Nel frattempo il trottare delle cavalcature era il suono prevalente nell’area circostante.
   “La legge parla chiaro. Se desidero diventare una paladina dovevo nascere di sesso maschile”
   “La legge di Silvermoon parla chiaro” la corresse Robil:“sai bene quanto quella dell’abolizione della classe paladina femminile sia una riforma nata negli ultimi anni. Tu sei giovane, ma fino a pochi anni fa Silvermoon vantava le più grandi paladine di tutti i regni orientali e ora sono state semplicemente trasferite nelle isole esterne.”
   “Certo, ma questo non cambia le cose. Non potrò mai essere una paladina di Silvermoon”
   “Ma puoi esserlo in ogni altra città! Non capisci? Silvermoon negli ultimi anni ha messo leggi su misura per evitare errori del passato senza accorgersi che questo è un grande errore del presente! Il codice civile di Silvermoon va contro il codice civile dell’intera Azeroth!”
   Kriystal fu colpita dal modo di parlare di Robil. Dopotutto era un membro della compagnia imperiale, come poteva giudicare così male i suoi superiori? Ma aveva ragione. Solo Silvermoon vietava alle sue cittadine femmine di poter intraprendere classi come il paladino.
   “Dovrei entrare a far parte di un esercito al di fuori della mia capitale …” constatò Kriystal senza però rivolgersi a Robil. La sua mente ormai stava viaggiando in una dimensione alternata da ricordi del passato e possibilità per il futuro. “Io e Thehorde non ci siamo addestrati a Silvermoon” si confessò l’assassino: “la mia carriera si è formata altrove, nonostante io sia nato nelle foreste del canto eterno come tutti gli altri. Lo stesso non posso dirlo di Thehorde”
   “Non è nato ad Eversong woods!?” Kriystal stette bene attenta a non alzare la voce per non farsi sentire dal Warlock rosso: “ allora da dove viene?”
   “Isole esterne” rispose Robil prontamente:“nella Penisola infernale, o  forse nelle periferie di Shattrath, ma questo non è importante. Quello che conta è che ha avuto una storia totalmente differente dalla nostra prima che i nostri destini si incrociassero”. Kriystal si prese un istante per riflettere.   Quell’individuo tutto d’un pezzo, dall’aria snob e arrogante portava con sé un passato misterioso e infinite cicatrici di battaglie passate assieme a grandi personaggi della storia di Azeroth. “e com’è finito a guidare la compagnia imperiale di Silvermoon?” domandò al culmine della curiosità.
   “Non è una storia molto interessante. Semplicemente è una spia” 
   Kriystal rimase si pietrificò seduta stante e le servì qualche secondo per riprendersi e per capire se avrebbe dovuto ridere trovandosi davanti ad una battuta o meno: “U-una spia!?”,  ma Robil rimase composto:“Andiamo paladina, non avrai davvero creduto che uno come Thehorde sarebbe potuto stare alle regole di un governo vecchio e corrotto come quello di Silvermoon?”, Kriystal continuava a non capire e il suo sguardo non si staccava dall’assassino, in attesa di chiarimenti.
   “Ma cos’hai capito!?” la schernì:“non c’è niente di losco. Siamo tipi a posto, noi” e con noi rivolse lo sguardo a Vonch prendendolo come mezzo di paragone:“Thehorde è un inviato di Thrall. Mandato appositamente come corvo per recapitargli cambiamenti e sotterfugi nel governo della capitale elfica”.
   “Thrall ha incaricato Thehorde di tener sott’occhio mio padre!?” Kriystal era sbalordita.
   “Tuo padre è una carica pubblica e detto fra noi fa parte di quella cerchia di governanti che sta mandando all’aria tutto il sistema della città, senza offesa”
   “Nessuna offesa, ma…”
   “Si tratta di politica, paladina, e a quanto pare la comparsa di Vonch sta a significare che il lavoro di Thehorde di questi anni non è stata fatica sprecata”.
   Kriystal non sapeva cosa dire. Suo padre e tutti i sette signori di Silvermoon erano tenuti di mira dal Signore della guerra in persona tramite spie insidiate nella compagnia imperiale.
   “Non lo andrai a dire a papino?” scherzò Robil. Kriystal era ancora sotto shock, ma dovette apprezzare la sincerità di Robil. Dopotutto era fuggita dalla sua casa perché ormai troppo stretta, innaturalmente troppo stretta. Qualcosa sotto Silvermoon c’era sul serio, ma si rifiutava di credere che suo padre ne facesse parte.
   “Per la cronaca, tuo padre è un buon elfo” aggiunse Robil, come se le avesse scrutato nella mente. Un’abilità troppo comune in quella compagnia:“in questi anni Thehorde non ha mai raccolto informazioni incriminanti sulla sua persona. È solo un padre che accecato dall’amore per l’unica cosa rimastagli non si accorge di esporre a nudo le sue debolezze”
   “Cosa intendi con esporre le sue debolezze?”
   “Davvero non te ne sei resa conto?” Robil parve provare improvvisamente una forte pena nei confronti dell’elfa:“Ermelaid non ti ha mai raccontato com’è morta tua madre”, quella dell’assassino non era una domanda, ma un’amara osservazione. Kriystal stette per formulare con difficoltà una risposta quando da lontano di fronte a loro comparve un muro di polvere e sabbia che avvicinandosi si faceva sempre più imponente.  “Nemici!?” domandò Soran in allerta. “No” rispose Thehorde: “sono compagni”.
   Gradualmente fra il polverone cominciarono a farsi nitide numerose e massicce figure portanti diversi stendardi dell’orda e di casate che Kriystal aveva visto solo sui libri. I nuovi arrivati si manifestarono in sella a grossolane creature simili a rinoceronti allungati i quali tra un grugnito e l’altro pestavano fragorosamente il terreno con le loro enormi zampe. I cavalieri avevano sembianze bovine, dotati di corna come la precedente figura in ombra in cima alla vedetta e armati fino ai denti di lance, spadoni, mazze e asce.
   “Tauren!” esclamò meravigliata Kriystal. Non era la prima volta che ne incontrava qualcuno, poiché spesso Silvermoon aveva avuto l’onore di ospitarne alcune tribù. I Tauren, di stazza in media intorno ai due metri e dieci, sono umanoidi dalle sembianze torine e di origine nomade. Grazie ad un’alleanza passata con gli orchi aiutarono personalmente Thrall nella costruzione di Orgrimmar e contribuirono ad aiutare la razza del signore della guerra nel cammino dello spiritualismo. Così se gli orchi poterono garantirsi incrementi  di gran lunga maggiori di intelligenza e forza, i Tauren a loro volta trovarono nell’orda l’alleato perfetto contro le quotidiane invasioni di centauri e arpie, potendosi finalmente stabilire definitivamente nel Kalimdor.
   Il plotone giunto sul confine tra le Savane meridionali e Mulgore si arrestò a pochi metri dal gruppo, così che Kriystal poté godere al massimo della maestosità dei campioni di Thunderbluff. Gli indumenti indossati erano per la maggior parte in pelle e cuoio, dalle polsiere ai copricapi piumati. Al centro una figura in particolare spiccava su tutte. Un Tauren dal pelo scuro e un diadema sul capo avanzò verso Thehorde, vece anche in quest’occasione dell’intero gruppo. Kriystal notò, oltre all’armatura più elaborata rispetto a quella degli altri Tauren, che il loro boss portava a tracolla dietro la schiena due enormi e pesantissimi totem runici e nella mano sinistra stringeva minacciosamente un possente martello incantato emanante una luce azzurrognola.
   “Baine Bloodhoof, figlio del capo tribù Cairne Bloodhoof” salutò Thehorde senza scomporsi: “su richiesta di Thrall, signore della guerra e dell’Orda, e in accordo con tuo padre siamo venuti in pace come vostri onoratissimi ospiti”. Baine a sua volta non scrollò un muscolo e anzi si limitò a sbuffare dalle sue larghe narici passando con un’occhiata tutti i membri del gruppo, Kriystal compresa. “Thrall ha mandato sei Sin’dorei sin quaggiù quando invece avrebbe potuto mandare un solo messaggero?”
   Kriystal non si intromise, ma provò a immaginare un singolo messaggero contro duecentoventicinque centauri.
   “Come tu ben sai ,Baine figlio di Cairne, le Savane sono insidiose di pericoli e creature selvagge. Tuo padre attende un giovane ospite che è tra noi in questo momento per poter dare avvio alle cerimonie funebri di Lorbton cacciatore di Acramand”. A queste parole del Warlock rosso finalmente Baine sembrò dar segni di vita, ripassando in rassegna tutti gli elfi del sangue e soffermandosi in ultimo su Vonch. Indovinato all’istante, pensò Kriystal. “Hai gli occhi di tuo padre” notò Baine.
   “Ti ringrazio.” Si limitò a dire Vonch.
   “Inoltre abbiamo un dono per te e la tua gente…” aggiunse Thehorde sfilando il sacco contenente la testa di Kathraal il centauro e gettandola dall’alto del suo cavallo ai piedi del principe Tauren. Tra gli abitanti del Mulgore presentì si alzò un brusio sommesso e interrogatorio. Baine provò a scrutare il sacco senza entrarne in contatto, ma quando parve anche solo intuire la natura del contenuto alzò prima gli occhi increduli verso Thehorde e poi si lanciò a raccogliere il fagotto per verificare i suoi dubbi. “Kathraal” sussurrò senza distrarre lo sguardo dalla salma del capo tribù dei centauri del Sud.     Poi d'improvviso e rivolto ai suoi compagni il principe estrasse il tumulto dal fagotto e lo alzò in aria lanciando un grido animalesco e vittorioso. I bestioni levarono un’esultanza dissonante alzando il pugno destro verso il cielo. Baine imitò i suoi compagni e poi tornò a voltarsi verso il gruppo di elfi del sangue mostrando un volto totalmente differente da quello che li aveva accolti:“Voi avete portato al popolo di Cairne il presente più grande che poteste fare!” i suoi enormi occhi bruni luccicavano. Il nuovo sorriso mostrava una larga dentatura e le narici pelose dilatate ulteriormente. Thehorde fece per rispondere che era stato un piacere, quando il principe Tauren lo raggiunse e lo elevò improvvisamente da terra con una presa da spezza schiena: “Benvenuto Thehorde, amico mio!” il suo ululato di gioia accompagnato da un’altrettanto cerimonioso coro della sua gente indicava che quell’abbraccio, per Baine, era un caloroso gesto di ringraziamento e ospitalità:“Benvenuti amici miei!” esclamò il Tauren con la sua voce calda e soddisfatta mentre riposava il povero e impietrito Thehorde coi piedi per terra:“Benvenuti a tutti voi membri della compagnia imperiale di Silvermoon, benvenuta a te giovane fanciulla e tu figlio di Lorbton cacciatore di Acramand!” si soffermò su quest’ultimo il quale si mostrò impreparato a tale comportamento e non riuscì a buttar giù una delle sue solite e improvvisate battute quando Baine gli prese dolcemente la testa fra le sue massicce zampe:“come ho già detto sei identico a lui. Se vali anche solo un quarto di quel che valeva l’uomo che ti ha messo al mondo allora non se ne sarà andato in vano.” Vonch non rispose, o semplicemente Baine tornando alle sue lusinghe e ai suoi saluti non gli diede il tempo, tornando a rivolgersi al gruppo al completo:“Allora è deciso. Voi sarete nostri ospiti per volere di Cairne Bloodhoof in persona! Seguite noi e i nostri Kodo, amici miei, saranno lieti di farvi strada!” Kriystal cercò di sbirciare aldilà della robusta figura di Baine Bloodhoof incuriosita dalla presenza delle cavalcature dei Tauren chiamate Kodo. Erano lunghe e larghe bestie appartenenti alla lontana alle famiglie dei più comuni rinoceronti. A seconda dell’importanza di rango dei loro padroni i Kodo erano agghindati con le selle più pregiate e colorate o corrazzati con armature fino ai denti. Dalla loro stazza inoltre sembravano capaci di portare in groppa enormi pesi, a partire dai loro cavalieri.
   Baine tornò alla sua cavalcatura e vi salì e Thehorde e il resto del gruppo fecero lo stesso pronti a seguire il branco. Il cammino riprese e il suono degli zoccoli dei cavalli sul sentiero furono coperti dal tonfo delle pesanti zampate dei Kodo.
   Ora che Kriystal si trovava in viaggio con una ventina di Tauren venne sopraffatta da odori di diversa provenienza. Le stalle erano ben lontane dalle abitazioni signorili di Solealto, ma immaginò che la sensazione di doversene occupare fosse proprio quella.  
   “Guarda dove siamo finiti.” Affermò a bassa voce Soran affiancandola con la sua cavalcatura ardente:“non è cosa da tutti i giorni, eh?”
   “immagino di no” sorrise lei, ritrovando per pochi istanti una briciola di quella complicità che materna li aveva cresciuti assieme.   
   Poco distante, in testa, Thehorde e Vonch cavalcavano rispettivamente alla destra e alla sinistra di Baine Bloodhoof. Thehorde sembrò infastidito dalla posizione di ospite d’onore che il warlock biondo sembrava essersi guadagnato.
   “Kathraal ci creava fastidi ormai da anni. Non abbiamo avuto spesso modo di incontrarlo di persona e come potete immaginare il mio caro padre non è molto incline alla violenza. Così abbiamo vissuto sulla difensiva per limitare i danni e le perdite oltre che conservare un minimo di pace nei nostri villaggi nel Mulgore.”
   “Si trova oltre a quelle catene montuose di fronte a noi, è corretto?” domandò Vonch.
   “Ottimo senso dell’orientamento, figlio di cacciatore! Mulgore è una pianura circondata da colli rocciosi, accessibile solo per questa strada e da pochi altri ingressi segreti e sotterranei.”
   “Una posizione strategica” notò Vonch.
   “Non abbastanza per difendersi dagli stormi di arpie” si fece trovare pronto e aggiornato Thehorde.
   “Arpie: gran brutta razza” grugnì Baine, poi alzò fiero il tono della voce:“ma molto fragili sotto il peso del mio martello!”
   “Non c’è che dire” rispose Vonch:“un bel pezzo d’arma!”
   “Non è in vendita, siamo intesi?” lo stroncò verbalmente Thehorde timoroso che Vonch commettesse una qualche sciocchezza.
   “Sorridi un po’ Thehorde!” Baine accompagnò la sua esclamazione con una forte manata pesante e ‘amichevole’ sulla schiena del warlock rosso il quale fu costretto a qualche secondo di tosse.
   Alle loro spalle Kriystal pensò quanto dovessero essere forti fisicamente i Tauren. Baine aveva alzato Thehorde come fosse una piuma nonostante il peso dei due totem legati a tracolla sulla schiena.
   Nel frattempo, fra le montagne ormai attorno a loro andò ampliandosi sempre più un varco che avrebbe delimitato gradualmente la fine delle Savane meridionali e l’inizio della terra di Cairne Bloodhoof e della sua gente. La compagnia degli elfi del sangue si trovò in poco tempo di fronte al vasto panorama naturalistico di Mulgore. Kriystal accarezzò il profumo di erba portato dalla leggera corrente che si faceva strada attraverso gli spiragli delle montagne. Non vedeva un paesaggio così verde da quando aveva lasciato Eversong woods. Tuttavia dovette ammettere fra sé che persino la sua terra natale non vantava d’esser baciata così pienamente dalla luce del sole com’era invece l’enorme distesa pianeggiante di fronte alla quale si trovava in quel momento. Pur circondata da monti, infatti, Mulgore possedeva poche parti in ombra a causa della sua estensione. Un sentiero sterrato separava grandi campi in fioritura abitati da pacifici animali. La brezza provocava nell’erba e nei fiori dei campi un movimento ondulatorio che assomigliava ad un corteggiamento amoroso. Ora il cielo azzurro sopra di loro sembrava avere trovato un senso.
   “Sensazionale” Soran si espresse con poche parole e così anche Bithah e Robil. Che fosse stata la loro prima visita o meno parvero stupefatti quanto Kriystal.
   Sentendosi a casa e agiati dai loro padroni i Kodo rallentarono il passo e permisero agli ospiti di godere di tutta la discesa della vallata.
   “Un angolo di paradiso nascosto nel Kalimdor.” si congratulò compostamente Thehorde.
   “Merito della nostra tolleranza nei confronti di molte razze.” Spiegò Baine.
   “Ricevete ancora visite dagli elfi della notte?”
   “Di tanto in tanto. Mio padre è ancora in buoni rapporti con gli abitanti del monte. Io stesso devo molto agli orchi e all’Orda, ma non abbiamo alcun motivo di dichiarare guerra al mondo intero.”
   “Un po’ pacifista, ma ammirevole.” rispose Thehorde.
   Baine cambiò argomento:“dobbiamo fare rifornimento d’acqua potabile giù al villaggio Bloodhoof. Vi spiace se ci tratteniamo per poco a valle? Il villaggio è per la maggior parte abitato da contadini e pastori, ma mio padre ama ancora ritirarsi lì qualche volta. Ci forniscono materie prime da portare su.”
   Kriystal sapeva che parlando di su Baine intendeva la capitale Thunderbluff, e moriva dalla curiosità di conoscere l'infrastruttura e l'architettura del popolo Taurenora che era a conoscenza di quella degli orchi e dei reietti di Sylvanas.
   La discesa a valle fu piacevole e spensierata, un elisir per distrarsi dal combattimento precedente coi centauri e dalle vicissitudini che li avevano portati in quel luogo. Kriystal scoprì che esistevano delle simpatiche creature a Mulgore denominate Zampalunga. Sottospecie di alti tacchini che zampettavano qua e là per cercare cibo o fuggire dai continui attacchi dei carnivori. Di certo Silbar trovò la presenza dei Zampalunga molto famigliare.
   “Hai un bellissimo esemplare di Zampalesta” si congratulò un Tauren femmina al fianco di Kriystal. I suoi capelli erano bellissime trecce di pelo colorate e decorate da piume e pietre di diversa specie.
   “Come dici?” domandò l’elfa improvvisamente agitata.
   “Zampa-lesta” ripeté l’altra con fare molto accogliente. Kriystal capì con sorpresa che il Tauren si riferiva a Silbar. “Parli di Silbar! Per me è sempre stato presentato come volatile Arcobaleno, non immaginavo appartenesse alla famiglia dei Zampadestra”
   “Zampalesta” la corresse il Tauren regalandole un esteso sorriso: “Zampa-lesta grandi amici fedeli di colui che li sa comprendere.” Kriystal annuì fingendo che le parole della gentile Tauren sembrassero avere un senso, così la conversazione evaporò in qualche risata e scambi di informazioni culturali.
   In breve tempo cominciarono ad intravvedersi le prime abitazioni del villaggio Bloodhoof e i primi abitanti, i quali lanciavano cordiali e calorosi saluti di benvenuto agli elfi e omaggi di bentornato al plotone del principe. Anche i Kodo sembrarono entusiasti d'esser tornati a casa e a turno emanavano strani versi dovuti molto probabilmente alla stanchezza e alla sete. Una volta giunti nel ventre del piccolo villaggio i Tauren lasciarono i Kodo alle rive di un limpido lago per abbeverarsi e lo stesso fu per Silbar e per le diverse cavalcature degli elfi del sangue.
   La femmina Tauren che aveva parlato con Kriystal appena arrivati a Mulgore ora le illustrava tutte le attività e le particolarità del villaggio. Guidò la paladina e Soran dentro ad una caratteristica tenda in pelle dove un Tauren dal pelo grigio era impegnato a forgiare lame di diversa fattezza. Qui Kriystal fu invitata a lasciare gli spallini dell’armatura lievemente danneggiati durante la battaglia dei centauri con la promessa che l'indomani se fosse tornata al villaggio li avrebbe trovati come nuovi di zecca. L'elfa pensò a quanto ci teneva Bithah al dono che le aveva acquistato all'asta di Orgrimmar, così accetto ben volentieri l'offerta del fabbro.
   Benqui Piumaria, questo era il nome della Tauren che si era presa in cura Kriystal, presto si rivelò allevatrice di Zampalunga. Qui venne spiegato il suo interesse e le sue conoscenze riguardo alle origini di Silbar. Ella mostrò a Kriystal il suo lavoro quotidiano e le fece vedere come stava dedicando il suo tempo ad un esemplare di Zampalunga ferito da un lupo qualche giorno prima. Ora il singolare animale si stava già rimettendo e saltellava quanto poteva nel recinto all'interno del quale veniva temporaneamente tenuto. Kriystal assaporò queste piccole perle di vita quotidiana lontana da casa e la presenza di Soran che la seguiva passo per passo, forse perché messo a disagio da razze estranee, le infondeva ancor più sicurezza.
   Nel frattempo Thehorde, Bithah e Vonch erano stati accolti nella tenda più ampia del villaggio. All'esterno d'essa erano inchiodate ai sostegni in legno teste imbalsamate dei Kodo appartenenti ai più grandi campioni di quella terra. Attorno al focolare acceso all'interno dell'abitazione Baine depositò al suo fianco martello e totem e cominciò a scambiare reciprocamente coi suoi ospiti le ultime notizie dei Regni orientali e del Kalimdor.
   Robil intanto girava per le tende dei mercanti del villaggio a curiosare fra le varie spezie e probabilmente fra i vari veleni nei sotto banchi del venditore di erbe. Conclusi i propri acquisti un vecchio pastore lo implorò di aiutarlo a riportare indietro il suo lupo domestico che terrorizzava i greggi di pecore dall'altra parte del lago e i protetti Zampalunga di Benqui. L’autoritario assassino che era in Robil si prese una pausa per inseguire goffamente l’animale nei dintorni del villaggio provocando risatine ben nascoste nelle giovani fanciulle Tauren impegnate a realizzare e rattoppare abiti e arazzi.
   I soldati di Baine raccoglievano dagli impianti appositi enormi contenitori d'acqua che sarebbero state apportati alle selle e alle armature dei Kodo, i quali li avrebbero trasportati sino a Thunderbluff.
   La tre ore seguenti passarono alla svelta ma con piacere. Kriystal aveva giocato con un cucciolo di Zampalunga e aveva cercato invano di fargli fare amicizia con il suo Silbar. Benqui le spiegò come i primi esemplari di Zampalesta furono donati a Silvermoon molti anni prima della sua nascita e di come un tempo le loro piume colorate fossero preziosa merce di scambio. Per quanto riguardava i Zampalunga invece venivano allevati e protetti dai   Tauren, ma allo stesso tempo la loro tenera carne non veniva affatto sprecata una volta passati a miglior vita. Kriystal si sentì in colpa per avere l'acquolina in bocca e allo stesso tempo giocare con un prelibato cucciolo di Zampalunga ignaro del suo destino.
   La vita dei Tauren scorreva così a contatto diretto con la natura. Non erano per nulla erbivori, ma rispettavano comunque il resto del mondo animale, come quello di ogni razza. Kriystal aveva sempre ammirato sin da piccola come il popolo Tauren riuscisse a mantenere un certo tipo di equilibrio non solo in natura, ma anche fra Orda e Alleanza. Cairne sarebbe morto pur di onorare Thrall, ma finché non ce ne fosse stato bisogno avrebbe evitato ogni tipo di conflitto anche con la fazione nemica. Pensando all'importanza che davano a Cairne in quel villaggio fondato da egli stesso Kriystal si domandò quando avesse avuto finalmente l'occasione di conoscerlo.
   “Vita in Mulgore è ciclo naturale” disse Benqui piumaria distraendola dalle sue riflessioni. Erano su una piccola canoa al centro del lago e Kriystal poteva riflettersi sullo specchio d'acqua.
   “Tutto è ciclo naturale” rispose ingenuamente Kriystal mentre con la mano sfiorò la sua immagine in superficie. Questo provocò in Benqui una solare risata. “Ho detto qualcosa che non va?”
   “No, no. È vero amica di Zampalesta, tutto è ciclo naturale. Me, te, vita, morte. Ma Mulgore risponde al richiamo di questo ciclo e si lascia trasportare.” Kriystal avrebbe voluto davvero capire le parole spirituali di Banqui, ma non ne fu capace. I Tauren erano creature bellissime, sensibili e profonde. L'elfo del sangue, essere dall'aspetto molto più regale, non sarebbe mai stato all'altezza di un tale spirito.
   Più tardi Kriystal fu richiamata da Soran che l'aspettava alla riva del lago intrattenuto da un simpatico Tauren zoppo il quale cercava di insegnargli le migliori tecniche di pesca. Soran non ne volle sapere di imbarcarsi con Kriystal e Banqui, poiché da che l'elfa ne avesse memoria il giovane Warlock non aveva mai imparato l'arte del nuotare. I due lasciarono Banqui Piumaria al suo lavoro e tornarono ad unirsi alla compagnia imperiale che ormai era pronta per riprendere il cammino.
   “Gradito il breve soggiorno a villaggio Bloodhoof, fanciulla?” le domandò Baine in persona.
   “Il vostro villaggio è senza dubbio una grande fonte di rilassamento e spiritualità e Banqui Piumaria è una cara amica” rispose spontanea.
   “Banqui Piumaria è una cara sorella” la corresse Baine sorridendo. Poi organizzò i suoi e il gruppo tornò a seguire il sentiero sterrato, oltrepassarono il ponte del fiume che costeggiava villaggio Bloodhoof e proseguirono a passo regolare per quasi un’ora. Ad un certo punto due guardie posteggiavano ai lati della strada ma grazie alla presenza di Baine lasciarono passare tutti senza domande. Fu allora che Kriystal si accorse delle quattro alture che si ergevano d’innanzi a loro nascoste in parte dalle bianche nuvole e dalla luce abbaiante del sole. E fu quando si scambiò un sorriso di complicità con Bithah che poté esser certa d’esser arrivata finalmente ai piedi di Thunderbluff, una delle più grandi meraviglie dell’intera Azeroth.
  
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