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Autore: Nitrogen    19/04/2013    2 recensioni
Dieci numeri per dieci nomi, trenta plot per trenta brevi aneddoti sulle loro vite. E il risultato è un groviglio di situazione più o meno complesse che potrebbero capitare a chiunque.
Perché a volte non basta essere attraenti, intelligenti o avere un bel carattere per non ritrovarsi nei guai, a volte capita e basta.
[Partecipante alla challenge indetta da Kukiness "Chi, Con chi, Che cosa facevano".]
Genere: Commedia, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Plot 1: 1 e 7 sono ubriachi, e 5 ne approfitta.
 
Ordine personaggi: Naiser (1), Imogen (2), Pride (3), Marianne (4), Zelo (5), Terrian (6), Seth (7), Rezwana (8), Hana (9), Akira (10).

 


 

Quando a nessuno importa se
sei ubriaco.

───────────────────────

 


Quando si è piccoli, tutti ti dicono di non aprire la porta agli sconosciuti perché vogliono rapirti, di non avvicinarti agli alcolizzati perché ti faranno del male. Nessuno, però, ti prepara psicologicamente a poter affrontare un pazzo sanguinante che ti supplica in lacrime di farlo entrare in casa e, ubriaco fradicio come il barbone dietro l’angolo della strada, ti abbraccia per ringraziarti e ti bacia i piedi una volta fatto entrare.
«PORCA PUTTANA, ‘CAZZO TI BUTTI ADDOSSO?!»
Con un calcio ben assestato nello stomaco, lo spinsi dall’altro lato della stanza facendogli lanciare un urlo di dolore che quasi fu musica per le mie orecchie: quelle lezioni di autodifesa impartitemi dal mio buono e caro Akira erano servite più di quanto potessi immaginare.
Lo vidi riaffiorare goffamente dal divano capovolto sventolando un suo calzino bianco in segno di pace, lasciandomi in pratica senza parole per quanto sapeva essere stupido. Se avessi saputo prima che era lui ad aver bussato, non avrei di certo aperto la porta d’ingresso.
«Che hai combinato questa volta? Chi hai fatto arrabbiare?», gli domandai seccata cercando di mettere a posto il divano.
Lui, ancora seduto sul pavimento e con lo sguardo perso chissà dove, non rispose. Era solito cacciarsi nei guai anche per i motivi più stupidi sin da adolescente, vederlo coperto di sangue non poteva più considerarsi una novità da anni; ma quella sua espressione così cupa sul volto non gli si addiceva per niente, era solito ridere come un’idiota pensando alla gente che voleva picchiarlo.
Gli sollevai il volto con un piede cercando di decifrare i suoi pensieri, cosa piuttosto complicata per una che non è stata empatica nemmeno una volta nella sua vita.
«Hey, che è successo?»
Prima di rispondere esitò un istante. «Sai che non parlo dei miei problemi se non bevo niente. Spero tu abbia qualcosa da tracannare o ti scordi la mia storia strappalacrime.»
Io e i miei coinquilini non eravamo soliti affogare i dispiaceri nell’alcool, però conoscevo Naiser da anni e tenevo sempre conservata una bottiglia di Whisky per quando veniva a trovarmi, fortunatamente non troppo spesso: avevamo imparato ad accettarlo per l’alcolizzato che era sempre stato, ma non potevamo spendere tutta la nostra paga in alcolici che avrebbe bevuto solo lui.
Ci accomodammo sul divano rimesso a posto e gli consegnai direttamente la bottiglia perché sapevo che un bicchiere non gli sarebbe bastato. Ma forse nemmeno due o tre.
«Forza, sputa il rospo adesso.»
Scolò un quarto del contenuto tutto d’un fiato e fissò i suoi occhi scuri nei miei; più che cupi come prima, sembravano preoccupati.
«È meglio se bevi anche tu, oggi.»
Questo suo “consiglio” mi turbò per qualche istante, tanto che fui titubante su cosa fare. Non mi attirava l’idea di sentire il sapore amaro del Whisky in bocca, ma se questa era una sua richiesta potevo anche accontentarlo. Feci a stento un sorso e tossii: faceva davvero schifo quella roba, non mi spiegavo come potesse piacergli.
«Ora però parla, Nas. Mi scoccia tutta questa attesa.»
«Ho beccato Rez nel letto di mio fratello.»
Le parole uscirono dalla sua bocca di getto e si scontrarono con il mio apparato uditivo bloccandomi con la bottiglia a mezz’aria. Quando dopo qualche secondo di paralisi dovuta all’elaborazione della notizia ricevuta lasciai che il whisky scivolasse ancora una volta nella mia gola, capii che affogare i dispiaceri nell’alcool non era tanto una brutta cosa.
Io e Rezwana non eravamo mai andate d’accordo, e quando ci era possibile facevamo di tutto per darci fastidio a vicenda: era una situazione che andava avanti da anni, io ne avevo anche dimenticato l’iniziale motivo –sicuramente stupido– continuando a farle dispetti ad ogni sua minima provocazione.
Questa volta, però, aveva superato il limite della decenza.
Rezwana sapeva che Naiser era innamorato perso di lei –non c’era persona che non l’avesse notato– e purtroppo sapeva anche che lui era un mio caro amico: se voleva davvero farmi irritare non esisteva cosa migliore che ferire Naiser facendogli avere una pugnalata sia da lei che da suo fratello.
Lei era una predatrice in grado di far cadere sotto il suo fascino chiunque, ma non credevo che Terrian fosse quel tipo di uomo che alla vista di un paio di curve ben messe avrebbe dimenticato i sentimenti di Naiser per quella ragazza. Mai l’avrei perdonato per la debolezza che aveva mostrato, e se solo ne avessi avuto le forze sarei corsa da lui per tranciargli di netto ciò che aveva di più caro.
Sciaguratamente non potevo in quanto il mio grado di alcool nel sangue era già superiore al limite concesso dal mio corpo per non essere considerata ubriaca.
Naiser era caduto in un sonno profondo in seguito a un pianto più che disperato dove lo si vedeva implorare una sua illusione di Rezwana di amarlo e sposarlo; io non avevo fatto altro che pianificare un’amara vendetta nei confronti di quest’ultima, sempre più atroce ogni qual volta il whisky finiva col bagnare le mie labbra e scendermi in gola.
«Vuoi forse ammazzarti il fegato?»
Inclinai la testa all’indietro con un movimento piuttosto lento e osservai la figura capovolta del mio coinquilino; si avvicinava con la solita disinvoltura che l’aveva sempre caratterizzato. Non gli rivolsi parola: era ovvio che con tutto quell’alcool volessi mandare in tilt il fegato e anche qualche altro organo.
«Lui è andato, probabile si svegli direttamente ‘sta sera.», commentò guardando lo stato pessimo in cui si trovava Naiser.
Si portò avanti al divano e prese la bottiglia di Whisky dalla mia mano; non feci storie solo perché era vuota.
«Meglio così, da sveglio non farebbe altro che piangere.»
«Lui? Piangere? Non sono molte le cose che fanno piangere uno come lui.»
Si fece un po’ di spazio sulla poltrona oltre il tavolino e aspettò tranquillo che io parlassi. Di voglia non ne avevo –la mia mente era concentrata solo a pensare un modo per uccidere Rezwana– e a momenti me ne mancava totalmente la forza, ma se Zelo voleva sapere, io non potevo non parlare.
«Rez se l’è spassata con Terrian. Naiser sta male per questo.»
Fece un suono simile a una ”h” aspirata e si voltò a guardare Naiser con un’espressione che suggeriva pena per il triste destino del ragazzo. Era stato decisamente sfortunato.
«E a te, invece, che cosa è successo? Non ti ho mai visto ridotta in questo stato.»
«Secondo te perché quella stronza ha fatto una cosa simile? Si diverte a farmi incazzare, non lo sapevi?»
«Non essere tanto scurrile, Seth. Ricordati che sei una ragazza anche se hai un nome da uomo.»
Odiavo quando Zelo se ne usciva con quella precisazione che mi rendeva intrattabile. Il mio essere sempre piuttosto volgare non dipendeva da quel nome, era solo una bella coincidenza.
«Ah, stai zitto figlio di…»
Niente, non mi reggevo in piedi quanto speravo: barcollai nell’intento di alzarmi per andare in bagno a svuotare la vescica e lui mi prese prima che io potessi far compagnia al pavimento. Lo cacciai non appena fui in grado di reggermi da sola; era troppo vicino, e cosa peggiore odiavo il contatto fisico.
«Nemmeno da ubriaca ti lascia avvicinare?»
«Non sono del tutto ubriaca, idiota.»
Sorrise, e prima che io potessi di nuovo tentare di raggiungere il bagno mi tirò a se bloccandomi in un abbraccio. Era uno di quelli che ti prendevano alle spalle, fatti per mozzarti il fiato e coglierti di sorpresa, lasciandoti una sensazione che nemmeno tu sapevi spiegarti. Evitavo così spesso quelle attenzioni che quell’unica volta in cui qualcuno riusciva a farmi una carezza io mi scioglievo e arrossivo, diventando una ragazza amorevole e desiderosa di affetto, quasi come se cambiassi totalmente carattere.
Mi voltò lentamente nella sua direzione per regalarmi un altro sorriso e mi baciò: com’era bello adesso che l’alcool misto all’adrenalina non mi facevano capire più niente.
«Ho passato notti insonni pensando a quale sarebbe stata la tua reazione in seguito a un approccio così intimo… Se avessi saputo che non mi avresti rifiutato mi sarei dichiarato prima, piccola mia.»
Io potevo essere ubriaca quanto voleva, ma lui era un emerito idiota.
Gli avevo sentito ripetere quella frase ad almeno la metà delle ragazze in città, credevo che se fosse mai stato intenzionato ad approfittarsi della mia stupidaggine avrebbe avuto almeno l’accortezza di cambiare registro da rifilarmi.
Chiunque mi conoscesse sapeva che se volevano sopravvivere in mia compagnia dovevano risparmiarsi gesti affettuosi e quant’altro, e anche farmi complimenti o dirmi cose eccessivamente romantiche non faceva altro se non irritarmi.
Io ero ubriaca, lo ammetto, ma il pugno glielo diedi comunque.

 


 

──Note dell'autore──
Mi rendo conto di quanto misera possa essere questo "capitolo", ma essendo una challenge non sempre capitano plot con cui riesci a scrivere qualcosa di decente. Il plot numero 1 è uno di questi infatti, e per questo chiedo scusa. Mi rendo anche conto che 5 non se ne approfitta più di tanto, purtroppo davvero più di questo non penso di saper fare.
Chiedo umilmente perdono.


「Nitrogen」

   
 
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