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Autore: Sunshine_Sephirah    07/11/2007    3 recensioni
Due anni sono passati dalla fine della storia. Il salvatore, che aveva portato la speranza da dove non ci si aspettava che giungesse, è ormai una figura distante e leggendaria. Lì, dove si credeva sarebbe sorto un mondo dove tutti avrebbero avuto la possibilità di essere felici, restano solo macerie, sempre le stesse. Dopo due anni, la speranza ha abbandonato anche il popolo di Dio. ma nelle nebbie di un inverno più freddo degli altri, c'è chi conserva la prospettiva di libertà e il desiderio di giustizia. Rasiel, generale dell'Anima Mundi, si ritrova a dover gestire un gruppo di ribelli I-child che ha fondato una resistenza militare, comandato da Azael, l'angelo cremisi. Insieme e mai d'accordo, Rasiel ed Azael inseguiranno ideali sbiaditi, mentre attorno a loro turbina il vento di un'altra guerra del popolo celeste
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Storia scritta a due mani, con l'unica pretesa di diventare una long-fic; il rating è giallo per via di un linguaggio a volte volgare e qualche colpo di pistola. Leggete e recensite, grazie. N.B.: Il campo dei personaggi è obbligatorio, ma non c'erano le opzioni -un po' tutti- e -nuovo personaggio-, quindi ci ho infilato Dio che è onnipresente, sicura di non sbagliare ^^ in realtà COMPAIONO QUASI TUTTI I VECCHI AMICI E PARECCHIE FACCE NUOVE
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In principio, Dio creò il cielo e la terra. La terra era deserta e vuota; le tenebre ricoprivano l’abisso e sulle acque aleggiava lo spirito di Dio. Iddio disse: “Sia la Luce!”: e la luce fu. Vide Iddio che la luce era buona e separò la luce dalle tenebre, e nominò la luce giorno e le tenebre notte. Così fu sera e fu mattina: primo giorno.

 

                                    Bibbia – Genesi

 

 

 

Rasiel si strinse nella giacca. La stanza era gelata. Il suo respiro si condensava in minuscole nuvolette di vapore bianco che gli sfioravano le labbra bluastre. Laggiù, nello smammaim, non si era certo aspettato il riscaldamento, ma un freddo del genere era raro anche nel cielo più basso. Si guardò intorno, nella minuscola stanza quadrata e tinta di verde, la vernice a brandelli sui muri scarabocchiati e le finestre rotte tipiche dei bassifondi, fino ad incrociare lo sguardo dell’uomo gigantesco che gli avevano affibbiato come scorta. Rasiel strinse leggermente le palpebre, nel vano sforzo di ricordarsi il nome di quell’uomo. Ovviamente nulla. Non riusciva a ricordare. Un piccolo orologio a muro batteva i secondi con un po’ di ritardo, una lancetta piegata all’infuori. Il giovane angelo si chiese per l’ennesima volta perché avesse accettato di scendere laggiù, anche se ovviamente ogni volta si rispondeva con un sospiro che non si sarebbe potuta fare altrimenti, lo sapeva. In fondo, lo aveva proposto lui stesso. Ma lo shammaim non solo era gelido e poco ospitale, ma riportava alla memoria anche ricordi dolorosi, che cercava di scacciare più o meno vanamente ormai da diverse ore.

Bussarono alla porta di metallo e Rasiel sussultò. L’uomo dietro di lui si avvicinò per andare ad aprire. Appena dietro la porta, chiese con voce ferma l’identificazione.

“Senti, James Bond,. fai meno l’idiota e apri, che fa freddo”

L’uomo sfiorò con le dita la fondina, ma Rasiel lo fermò con un gesto esasperato.

“E’ lui, lascia stare l’identificazione ed apri”

“Non possiamo sapere se sia davvero…”

“Aprite questa cazzo porta?!”

“E’ lui, fidati”

Sul viso dell’uomo si dipinse un’espressione di silenziosa disperazione, ma non obbiettò ed aprì la porta.

Una folata gelida di vento e neve si abbatté all’interno della stanza minuscola, facendo rabbrividire violentemente Rasiel. In quel turbinio bianco, spiccava una zazzera di capelli rossi, proprietà di una figura bassa e magra stretta in un cappotto logoro.

Il ragazzo si richiuse immediatamente la porta alle spalle, scrollandosi la neve di dosso con un gesto violento.

“Oddio, che freddo! Sono così refrigerato che non sono sicuro di avere ancora tutte le dita attaccate”

Alzò lo sguardo, e Rasiel incrociò i suoi occhi. Rossi. Come il sangue. Stessa tonalità dei ciuffi di capelli che ci dondolavano davanti.

Fece cenno al nuovo venuto di prendere posto sull’unica sedia libera nella stanza, e quello senza troppi complimenti prese posto, inclinando la sedia per dondolarsi.

“Benvenuto” esordì Rasiel.

“Che dici? Sono io che devo darti il benvenuto. In fondo questa è casa mia”

Cadde il silenzio.

“Per casa mia intendevo lo shammaim” disse il ragazzo con i capelli rossi con un mezzo sorriso. “Non la stanza”

“Avevo capito”

“Ah, ok. Non hai un’espressione troppo sveglia”

Rasiel ebbe un tic all’occhio.

“Prego?”

“Niente. Ti prendevo in giro” rise l’altro.

Il ragazzo mandò giù, attese qualche istante e poi sfoderò un sorriso diplomatico in cui si cimentava da mesi davanti allo specchio. Allungò la mano per porgerla all’altro.

“Il mio nome è Rasiel, e sono il Generale dell’Anima Mundi”

“Sì, lo so chi sei. Una settimana fa avevamo deciso di incontrarci io e te, non io ed un tuo funzionario” aggiunse sempre con quel sorriso storto il ragazzo con i capelli rossi. “Sei un po’ basso per ricoprire la carica di generale”

“C’è un limite di altezza?”

“Dovrebbero metterlo. E sei anche troppo biondo. Sembri una ragazza”

“Siamo qui per parlare del mio look o possiamo passare a cose più serie?”

“E gli occhi azzurri non mi sconfinferano”

“Possiamo passare a cose più serie, sì?”

La guardia del corpo di Rasiel mosse un passo avanti, ma il ragazzo con i capelli rossi alzò una mano con noncuranza.

“Se fai un altro movimento senza chiedermi il permesso ti sventro come un pesce, sono stato chiaro?”

Rasiel si sentì preso talmente tanto in contropiede che non trovò le parole per controbattere. L’uomo, invece, parve avere un tentennamento e si arrestò così come stava, a metà del passo.

“Non hai bisogno di scorte, Rasiel” aggiunse con tranquillità il ragazzo. “Sia chiaro che io non ho intenzione di farti del male sino a che tu non me ne darai motivo. Se vuoi stipulare un’alleanza, devi cominciare a pensare a me come un amico. Io davvero non ho interesse ad inimicarmi tutta l’Anima Mundi. Però ci tengo a farti presente che non mi piace avere un tizio con una pistola alle spalle”

Rasiel annuì e l’uomo si ritrasse, andandosi a posizionare alle spalle del generale.

Anche l’altro annuì. Rimise dritta la sedia con un tonfo e puntò un gomito sul tavolo, porgendo la mano a Rasiel.

“Lo sai già, ma non importa. Io sono Azael, l’angelo cremisi, colui che è destinato a divenire il padrone dei Cieli. Piacere”

 

 

CAPITOLO PRIMO: L’ANGELO CREMISI

 

“E quindi ritengo che un’alleanza tra noi potrebbe essere vantaggiosa”

“Fammi capire” disse Azael con uno sbadiglio. “Noi abbiamo un’organizzazione militare sprovveduta e tu vuoi darci le armi, gratuitamente, con l’unica condizione che per un po’ dobbiamo agire sotto i tuoi colori, finché non ci saremo organizzati?”

“Esatto” disse Rasiel annuendo.

Azael inclinò di nuovo la sedia e intrecciò le dita sul ventre, poggiando le ginocchia contro il tavolo.

“Non mi va bene”

“Eh? E perché?”

“Troppo facile. Non mi convince. Che mi nascondi?”

“Missioni. Voglio che sfruttiate la potenza degli Airon per missioni rischiose”

“L’Anima Mundi fa missioni rischiose?”

“Sabotaggio e sottrazione di arsenale. E le facciamo bene, per questo non ne sai niente”

“E allora gli Airon a che vi servono?”

“Per farlo ancora meglio. Per spingerci oltre”

“Oltre dove?”

“Fino ad oggi ci siamo riforniti di munizioni e armi che non sono sul mercato, abbiamo sabotato alcuni sistemi di controllo da terminali remoti disposti nei pressi del tragitto delle navi che abbiamo fatto schiantare. Ma non basta. Serve di più”

“Ma non eravate un’organizzazione pacifica?”

“Vorrei che fosse così, ma non sempre è possibile, soprattutto perché non ci sarà nulla di pacifico fintantoché loro avranno lanciagranate e bazooka”

“Ma non li avete anche voi?”

“Sì, ma non è questa la cosa importante. Non è sotto un altro regime militare che le cose potranno migliorare”

“E allora che vuoi?”

“Voglio arrestare completamente il flusso di armamenti”

Azael fece un lungo, basso fischio. Poi nei suoi occhi lampeggiò qualcosa.

“Aspetta. Mi stai dicendo che vuoi sabotare l’armeria del Briah? Quella che rifornisce le scorte della polizia d’inquisizione?”

“Esatto”

“E vuoi i miei Airon per aiutarti ad arrestare i commerci d’armi che gestiva Sevoftarta e che adesso sono in mano ai cherubini?”

“Esatto. Allora, accetti?”

“Scherzi?” disse Azael con una risata, inclinando ancora la sedia. “Sono tutto tuo”

Rasiel sorrise. “Sapevo che ci avresti aiutato”

“Hai sentita parlare molto di me?”

“Difficile non sentirne parlare. In fondo, non era mai accaduto che un gruppo di I-child si organizzasse e mettesse mano alle armi. E poi, sei un personaggio un po’… come dire, particolare?” disse con una risata.

“Dici che do nell’occhio?”

“Fai bene. E’ ora che quegli schifosi si accorgano anche degli angeli inferiori”

“Chi chiami inferiore?”

“No, nel senso, come gerarchia, non volevo offenderti”

“Sì, lo so, anche io parlavo delle gerarchie. Per chi mi hai preso? Hai sentito parlare di me, ma non ne sai poi molto”

“Che vuoi dire?”

“Credi che siccome sono un I-child sono un comune angelo?”

“No?”

“No”

Rasiel attese che Azael aggiungesse qualcosa, ma il ragazzo pareva non aver voglia di parlarne.

La guardia del corpo, che era rimasta sempre in silenzio, si azzardò a battere un colpetto sulla spalla di Rasiel e, quando ebbe la sua attenzione, picchiettò il dito sul quadrante dell’orologio, per indicare che non si poteva più stare. Rasiel si rivolse ad Azael con un cenno di scuse.

“Devo andare. Ho alcune cose importanti da fare”

“Tipo un sabotaggio?” chiese Azael con un sorriso.

“Magari. No, scartoffie”

“Quando avrai imparato a montare un fucile bendato non ti lamenterai più delle scartoffie”

“Chi ti dice che io non lo sappia fare?”

“Lo sai fare?”

“No”

Si sorrisero. Alla fine Rasiel si alzò e si congedò con un gesto del capo. Uscì dalla stanza, nel freddo dello shammaim.

La guardia del corpo gli si accostò, e quando furono abbastanza lontani chiese:

“Signore, se posso, che ne pensate?”

“Un disastro” rispose Rasiel passandosi una mano sul viso. “Irascibile, violento, presuntuoso ed eccentrico. Non sarà facile tenerlo sotto controllo, impedirgli di distruggere quello che tanto faticosamente abbiamo costruito”

Azael, nella stanza, si rimise a posto il cappotto logoro. Quando lasciò la stanza mosse alcuni passi in strada e poi si infilò un vicolo stretto. Continuò a camminare. Alcuni passi nella neve, e gli si accostò in silenzio una donna bionda.

“Se posso” chiese lei dopo un saluto con il capo. “Che ne pensi?”

“Un disastro” disse Azael infilandosi le mani in tasca. “Incapace, inesperto, debole, indeciso. E biondo. Non sarà facile tenerlo sotto controllo, impedirgli di compromettere quello che abbiamo dopo tanta fatica la possibilità di costruire"

  
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