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Autore: MoreUmmagumma    20/04/2013    6 recensioni
Una ragazza normale. Un carattere insolito. Due corteggiatori altamente improbabili. L'Europa e l'America come sfondo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jimmy Page, John Bonham, John Paul Jones, Nuovo personaggio, Robert Plant
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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-Congratulazioni, cara!-
-Grazie signora Smith!- esclamo stringendo la mano all’anziana vicina di casa, vestita con un elegante abito azzurro ornato di orchidee e un grazioso cappellino sulla testa.
-E pensare che io alla tua età ero già sposata e con un figlio!- dice orgogliosa.
-A proposito... a quando il grande giorno?-
-Emh...- Cosa? Lo sa già tutto il quartiere?  -In realtà... io non...-
-Oh, non ti preoccupare cara, hai tutta la vita davanti! Ti do un consiglio però: non lasciar aspettare troppo quel povero ragazzo- sussurra indicando Steve, intento a versarsi un bicchiere d’acqua al tavolo del buffet.
Annuisco nervosamente –Mi scusi- e mi allontano, lasciandola chiacchierare con altre persone.
-Ehi, Lily- una voce mi chiama alle mie spalle.
-Avvocato Phillips!-
-Volevo congratularmi con te per l’esame. 100 e lode non è da tutti. Sei stata fantastica!-
-Grazie avvocato-
-Basta con queste formalità... chiamami George!-
Annuisco sorridendo.
Il sole splende nel cielo, è una bellissima giornata e il giardino di casa è gremito di persone, molte delle quali non conosco nemmeno, considerando il fatto che ha organizzato tutto mia madre. Ed eccola lì, nel suo abito color lilla, con un calice di champagne in mano, che conversa felicemente con una coppia di suoi amici.
La raggiungo a passo svelto, toccandole un braccio per attirare la sua attenzione.
-Posso parlarti in privato?-
-Certo...-
-Scusateci!-
La porto in un posto isolato da tutti in modo da parlare faccia a faccia liberamente.
-Cos’è questa storia che tutti sanno del matrimonio?-
-Beh... mi sembrava carino dare la buona notizia...-
-Io non ho ancora dato il mio consenso!-
-Sono sicura che lo farai. E’ un peccato che una ragazza come te rimanga sola per tutta la vita- osserva accarezzandomi il mento con la mano sinistra, prima di congedarsi per ritornare alla sua chiacchierata.
Mi avvicino al tavolo prendendo una pizzetta. Mia madre insistette per ordinare un buffet straniero, optando alla fine per un catering italiano. Ci sono una marea di cose da mangiare ma la mia fame è pari a zero. Avrei preferito una cosa più intima, invece mia madre ha volto strafare come al suo solito.
Nel momento in cui mi volto vedo che Bonzo e Jonesy si avvicinano a me sorridendo e aprendo le braccia.
-Ehi ciao!- esclama Jonesy abbracciandomi –Sei stata... formidabile. Davvero!-
-Grazie-
-Come dovremmo chiamarti adesso?- domanda Bonzo stringendomi a sé –Signora dottoressa? Signora avvocatessa?-
-Chiamami Lily e basta-
Dietro di loro appare improvvisamente Robert, con un sorriso imbarazzato almeno quanto me.
-Ciao...-
-Ciao-
-Congratulazioni!- sospira stringendomi la mano, i suoi occhi che fissano intensamente i miei.
-Grazie-
-Alla fine ce l’hai fatta-
-Già...-
-Auguri per tutto-
Annuisco lievemente per poi spostare l’attenzione su Jimmy che compare accanto a lui.
I suoi complimenti sono freddi come il ghiaccio, così come la sua stretta di mano e il suo sguardo. E’ ancora più magro di quanto ricordassi. E anche molto più sciupato. Sembra così fragile nel suo completo beige, mentre tenta di nascondere questa sua debolezza dietro un paio di occhiali rossi.
-Grazie a tutti! Ora però scusatemi, devo purtroppo salutare altre persone di cui nemmeno ricordo il nome-
Mi allontano da loro e mi incammino verso il tavolo che ecco mia madre pararsi davanti a me con uno dei suoi sorrisi smaglianti. E una donna accanto a lei.
-Lily, tesoro, ti ricordi della signora Price?-
-Emh...certo!- esclamo dopo un attimo di esitazione mentendo spudoratamente, mentre la donna dalla strana acconciatura mi stritola la mano.
-Quanto tempo mia cara- risponde la signora Price –E’ da quella volta in cui io, tua madre e la signorina Webb ...- ma quello che lei continua a dire non lo sento nemmeno. Il mio sguardo si fissa in un punto alle sue spalle, vicino a un muro, dove intravedo Jimmy che mi osserva fisso, come il diavolo che vuole esaminarti l'anima, rigirandosi una chiave tra le dita. Presa alla sprovvista sposto per un attimo lo sguardo sulla signora, annuendo distrattamente al suo continuo blaterare, ma quando torno ad osservare il muro Jimmy è scomparso. Volatilizzato. Nel nulla.
Quando finalmente riesco a superare mia madre e la sua amica, ho a che fare con altri invitati e con il "fantasma" di Jimmy che continua ad apparire e sparire da un punto all'altro del mio giardino, ma sempre vicino a un luogo lontano da sguardi estranei. Ma non al mio.
Tutto ciò che vorrei fare ora però è stendermi. Ho mal di testa e un gran mal di piedi, a causa dei vertiginosi tacchi a spillo che sono stata costretta ad indossare. Mi avvicino velocemente alla porta di casa, tentando di evitare chiunque cerchi di fermarmi per farmi altri complimenti.
Varco la soglia di casa, chiudendomi attentamente la porta alle spalle. Ho bisogno di un’aspirina e di un divano. Non appena supero la porta del soggiorno trovo Jimmy disteso su una poltrona, mentre con le dita si massagia lentamente le tempie, ad occhi chiusi.
-Guarda che la festa è di fuori!- esclamo avvicinandomi a lui.
-Allora tu che ci fai qui?-
-Fino a prova contraria questa è casa mia-
-Fino a prova contraria entrambi odiamo questo tipo di feste-
Sospiro, portandomi una mano sulla fronte.
-E a quanto pare abbiamo entrambi mal di testa-
-Vuoi un’aspirina?-
-No grazie-
-Un bicchiere d’acqua?-
Ci pensa su un attimo e infine annuisce.
Entriamo in cucina uno dietro l’altra. Jimmy si siede su uno sgabello accanto al piano da lavoro e io mi reco verso il lavandino, apro lo sportello della credenza e riempio due bicchieri d’acqua, porgendogliene uno. Poi prendo un’ aspirina da un cassetto e la butto giù con un unico grande sorso.
-Dovrebbe essere un giorno felice per te- proferisce Jimmy mentre mi scruta dall’alto in basso –Eppure sembri triste-
Colpita.
-Ti sei mai chiesto se le scelte che fai abbiano un senso nella tua vita?- domando a voce bassa dopo qualche secondo di silenzio.
-Sì, a volte-
-E hai mai conosciuto la risposta?-
-Ti sei già pentita di aver preso la lode alla tua laurea?- domanda con fare ironico.
-No, certo che no! Ma non è quello il punto-
-Cosa ti scombussola, allora?-
-...Tante cose... Non so mai se sto per fare la scelta giusta. E io non voglio ferire nessuno. Non più-
D’improvviso si alza dallo sgabello, poggiando il bicchiere sul piano da cucina e si avvicina a me, fermandosi a qualche centimetro dal mio viso.
-Qualsiasi scelta tu farai sappi che ci sarà sempre qualcuno che ne risentirà... tu compresa-
-Non ti facevo così cinico-
Mi prende il viso con le mani, attirandolo lentamente verso il suo -Questa è una cosa che ci accomuna-
Trattengo il fiato mentre le labbra di Jimmy si gettano sulle mie in un bacio rude, greve, ma comunque in grado di lasciarti mille sensazioni che ti pervadono il corpo e l’anima. E con questo bacio sento di avergli appena venduto la mia di anima. Una seconda volta.
D’improvviso sento il rumore della porta principale che sbatte.
-Lily?-
Cavolo. E’ Steve.
Con uno scatto mi allontano da Jimmy, appena in tempo per evitare di essere colta in flagrante quando Steve apre la porta della cucina.
-Ah, sei qui-
-Sì... aveva bisogno di un’aspirina e...- balbetto indicando Jimmy che mi osservava quasi divertito.
-Ah... beh... posso parlarti di una cosa di estrema urgenza? In privato...-
-Certo-
Jimmy coglie al volo il messaggio e si avvicina alla porta, non prima di avvicinarsi al mio orecchio per sussurrarmi: -A proposito... sei molto sexy vestita così-
Sbigottita rimango a fissarlo mentre esce dalla cucina, poi sposto lo sguardo verso Steve.
-Di cosa devi parlarmi?-
Domanda inutile. So perfettamente di cosa.
-E’ che... è passato tanto tempo dall’ultima volta che ne abbiamo parlato... ma ora voglio una risposta definitiva- il suo tono di voce è serio e convinto –Lily... mi vuoi sposare?-
Ecco.
Lo sapevo.
E ora?


Con un sonoro tonfo mi accascio sulla poltrona, togliendomi le scarpe. Il sole sta scomparendo dietro le case londinesi e finalmente anche l’ultimo invitato se ne è andato.
-Rimani a dormire qui?- domanda mia madre entrando in salotto.
-No. Torno da papà-
Annuisce silenziosamente ed esce. Mentre sto per alzarmi noto qualcosa caduto ai piedi della poltrona: una chiave d’albergo accompagnata da una piastrina dorata luccicante con sopra scritto il nome dell’hotel.
In pochi istanti realizzo che questa chiave l’ho già vista qualche ora fa nelle mani di Jimmy.
Non ci penso due volte. Mi alzo e prendo il cappotto dall'attaccapanni. Blatero qualche saluto a mia madre e a Peter ed esco fuori, andando incontro al fresco della sera. Mi rigiro la chiave tra le mani mentre percorro il vialetto. Mi ci vorrà sicuramente un taxi. Anche perché ho ancora i tacchi a spillo.


-Salve!- saluto la signorina alla reception che si toglie gli occhiali non appena alza gli occhi su di me.
-Buonasera!-
-Un vostro cliente, il signor Page, ha dimenticato una delle vostre chiavi a casa mia-
Poso la chiave sul bancone.
-Ah, sì. Un momento- si rimette gli occhiali, alza la cornetta del telefono e digita un numero.
-Signor Page? C'è una ragazza che dice di aver trovato la chiave smarrita-
Mi allontano dal bancone per andare via quando la tipa mi richiama.
-Signorina?-
Mi giro verso di lei, aggrottando la fronte.
-Il signor Page la attende nella sua stanza-


Busso delicatamente alla sua porta e non devo attendere molto, evidentemente stava già aspettando là vicino. Quando apre me lo ritrovo davanti, con una sigaretta tra le labbra e gli stessi vestiti della festa, solo più sbottonati ed allentati.
-Ciao...- lo saluto rigirandomi la chiave tra le mani.
Mi saluta con un cenno del capo.
Gli porgo la chiave ma lui non la prende, mi osserva con quel suo sguardo magnetico, e dice con noncuranza: -Pensavo non venissi più-
-Ero tentata di non salire-
-E allora perché l'hai fatto?-
-A te dispiace?-
L’unica risposta che ricevo da lui è un bacio. Un bacio tutt’altro che inaspettato. Sapevo che sarebbe successo. La cosa che non mi aspettavo invece è che cambiasse idea dopo nemmeno dieci secondi.
-Vattene!- esclama strattonandomi via, mentre io lo guardo in modo perplesso.
Perché? Perché prima mi vuole e poi non mi vuole più? Perché deve fare così?
-Che c’è? Non sono abbastanza adolescente per te?-
Non l’avessi mai detto.
Quasi preso da uno scatto d’ira mi prende per il braccio e mi attira verso di sé, baciandomi ancora una volta, mandandomi con le spalle contro lo stipite della porta.
Le sue mani cercano velocemente il contatto del mio seno mentre il mio sguardo si posa sui suoi pantaloni e non posso non notare la sua erezione premere contro la mia gonna.
-Hai visto che mi hai fatto?- sussurra con la voce roca, il viso coperto dai suoi riccioli scuri che lo rendono ancora più tenebroso di quanto non lo sia.
Mi spinge dentro la stanza sbattendo violentemente la porta e mi lascia cadere sopra il letto.
Le mie dita gli sbottonano velocemente la camicia mentre le sue mi privano dell’abito cucito su misura da mia madre. In meno di un minuto ci ritroviamo nudi, avvinghiati l’una all’altro, bollenti di desiderio.
Ad un tratto Jimmy si solleva per prendere qualcosa ai piedi del letto.
La sua cravatta.
-Adesso giochiamo!-
Ne lega un lembo saldamente ai miei polsi, e l’altro alla testiera del letto, in modo da tenermi ferma. Sorpresa non ho il tempo di dire nulla che mi trovo immobilizzata e lui con la lingua inizia a sfiorarmi la pelle, dal collo alle spalle, dal petto fino ai capezzoli, e poi dalla pancia scendendo sempre più giù... mentre con le mani mi accarezza delicatamente i fianchi. Dopo avermi torturata abbastanza, facendo aumentare sempre di più i miei gemiti e il mio desiderio, torna con il viso sopra il mio e mi stampa un lungo bacio, infilando sinuosamente la lingua nella mia bocca. E intanto slega il lembo della cravatta dalla testiera mentre con i denti mi mordicchia le labbra. Ci scambiamo uno sguardo intenso prima che io mi metta a cavalcioni su di lui, facendolo sedere sul materasso. Lo sento penetrarmi con vigore, sempre più a fondo. Sento in me il fuoco del desiderio divampare, mentre riesco ad esprimere tutto quello che sto provando solo con un mugugno. Con i polsi ancora legati tra di loro allaccio le braccia al suo collo, mentre le sue mani premono sui miei fianchi, aiutandomi con le spinte.
Riverso la testa all’indietro con un gemito non appena sento i suoi denti mordicchiarmi un capezzolo.
Le nostre spinte diventano sempre più possenti e una sua mano sale lungo la mia schiena, provocandomi dei brividi, per posarsi poi sulla mia nuca.
-Ora basta!- esclama rovesciandomi sotto di sé –Sono io che comando!-
Con uno scatto mi prende le caviglie posizionando le mie gambe sui suoi fianchi, e intanto continua a spingere con decisione, dominandomi al suo maschio volere, mentre con le mani mi tiene ben saldi i polsi. Una sensazione inaudita, che mi fa tremare sotto i suoi colpi e mi fa gridare a voce acuta il suo nome.
Non resistiamo oltre. Entrambi veniamo presi da un ardente orgasmo che ci lascia esausti, sfiniti ma al contempo appagati.

-Alla fine ci sei riuscito di nuovo-
In estasi tra le sue braccia, fisso i suoi intensi occhi verdi che scrutano dolcemente i miei, e mi sento leggera... leggera come una nuvola. E felice. Non mi sentivo così da tanto tempo.
-A fare cosa?- sussurra lui accarezzandomi la schiena con le dita.
-A farmi finire sotto il tuo incantesimo-
Accenna lievemente un sorriso per poi tornare serio rispondendo: -Sei tu che hai stregato me-
Eppure so che io questa felicità non la merito. Non la merito affatto.
-Che hai?-
-Oggi ho fatto soffrire un amico a cui volevo bene-
-Cosa doveva chiederti di tanto urgente?-
-Mi ha chiesto di sposarlo-
-E tu che hai risposto?-
Sospiro profondamente prima di replicare.
-Gli ho detto di no. Io gli voglio bene. Ma non so se lui possa darmi quello che cerco-
-Perché, cosa cerchi?-
-Felicità... appagamento... Tu sapresti farlo?-
-Io ti renderei molto infelice- afferma spostandomi una ciocca dal viso con le dita –Fossi in te starei alla larga da uno come me-
-E se non riuscissi a farne a meno?-
-Allora sarà difficile per te sciogliere il mio incantesimo-
Il suo viso si avvicina al mio e le sue labbra mi stampano un bacio sulla fronte. Rimaniamo l’una tra le braccia dell’altro mentre i raggi della luna filtrano attraverso i vetri della finestra illuminando la stanza. 
Ora che gli sono vicina, mentre ascolto i battiti del suo cuore, mi sembra che sia in pace e che non sia rimasto più nulla dell'uomo che mi ha baciato con così tanta virilità, accecato dall'unico desiderio di possedermi e di farmi sua. O forse, con più probabilità, non ho ancora capito appieno quest'uomo. E mai lo capirò. Forse in lui coesistono due nature differenti che lo rendono ad ugual modo se stesso, sia quando, sciolto ogni freno sembrava comportarsi come una "bestia", che ora, tornato in sé, si dimostra una persona molto dolce e premurosa, come quella che conobbi e apprezzai sul tetto di quell’ hotel tanti anni fa. E in questo momento smette di essere Mr Hyde e torna ad essere il dottor Jeckyll.


Nota dell'autrice: Salve salve salve ù.ù
Visto che alla fine l'ho messo il capitolo su Jimmy?! Malfidate! ù.ù
Ve credevate che se lo sposava a Steve, eh?! E invece no! :P
Comunque, con molta probabilità questo è il penultimo capitolo :O ç_ç
Spero che sia stato di vostro gradimento :3
Alla prossima amishiiiiiii
  
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