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Autore: OllysAngel    21/04/2013    2 recensioni
«Ogni notte mi precipito a letto, con la speranza che forse avrò la possibilità di vederti, quando chiudo i miei occhi. Sto uscendo fuori di testa, sono persa in una favola.
Puoi stringere le mie mani ed essere la mia guida?
Le nuvole sono piene di stelle e coprono il tuo cielo. Spero che piova.
Tu sei una ninna nanna perfetta. Che razza di sogno è questo? Puoi essere un dolce sogno o un bell'incubo. In entrambi i casi, non voglio svegliarmi».
- Sweet Dream
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Shelley, Jaymi Hensley, JJ Hamblett, Josh Cuthbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente venni svegliata dal calore del sole che penetrava dalla finestra e giungeva fino alla mia schiena. Sentivo ancora il dolce profumo di George nell'aria, che mi avvolgeva.
Decisi di aprire gli occhi. La sveglia segnava le 11:OO. Sarebbe stato meglio che mi alzassi, ma si stava così bene sotto le coperte... involontariamente mi si chiusero gli occhi.

«Svegliati, Chloe, è mezzogiorno» disse Jaymi, scuotendomi per farmi svegliare. Io aprii gli occhi, lasciandoli ancora un po' socchiusi, per il fastidio della luce.
«Cosa...?! Cosa vuoi Jaymi?» chiesi assonnata.
«Come ti senti?» mi chiese, ripensando a quello che successe il giorno prima.
«È da ieri che ti ripeto che sto bene» dissi alzando gli occhi al cielo.
«Ne sei sicura? Sei pallidissima» si rivolse a me incerto. A quelle parole sentii lo stomaco gorgogliare. Avevo la nausea e quello che mi aveva detto Jaymi di certo mi condizionava.
«Vuoi che ti porti un thè?» continuò lui, gentile come sempre.
«Sì, grazie» risposi guardandolo negli occhi. Si vedeva, era preoccupato.
Uscì dalla stanza e andò a preparare il thè, lasciando la porta socchiusa. Sentii delle voci arrivare dal piano inferiore. Riconobbi quella seria di Josh e quella dolce di George. Cosa ci facevano loro qui? Solitamente non mi dispiaceva averli intorno, ma non mi va che mi vedano star male.
Tirai le coperte fin sopra la testa e chiusi nuovamente gli occhi. Dopo qualche minuto sentii bussare.
«Avanti» dissi a mezza voce, scoprendo gli occhi per sbirciare chi fosse entrato.
«Ti ho portato il thè» disse George avanzando verso di me. Lo fissai, mentre mi veniva incontro.
«Oh... Grazie» riuscii a dire. «Lascialo pure sul comodino»
«Posso farti compagnia?» mi chiese appoggiando la tazza sul comodino.
«Non hai nulla di meglio da fare che tenere compagnia a una come me in questo stato?» chiesi sorpresa.
«Se ti do fastidio me ne vado...» rispose
«No, no! Rimani... se vuoi» quasi gli parlai sopra. Vidi comparirgli un sorriso sul volto, anche se era a testa bassa, cercando di nasconderlo.
Si sedette sul mio letto, vicino a me. Io presi la tazza di thè, iniziando a riscaldarmi subito le mani. George mi fissava. Me ne accorsi, ma cercai di fare finta di niente e iniziai a bere il thè. 
Non mi piaceva essere fissata, quindi dopo un po' chiesi «Che c'è?»
«Cosa?» rispose, con un'altra domanda. Evidentemente l'avevo riportato sulla Terra da un'altro mondo...
«Mi guardavi... Ho qualcosa che non va?» gli chiarii.
«No, no. È che tu sei... sei perfetta, anche da malata» disse guardandomi il viso, sorridendo.
Io non sapevo cosa dire... Ero rimasta lì ferma, con la tazza in mano. Lo guardavo e intanto sentivo che diventavo rossa, iniziava anche a girarmi la testa. Perché mi faceva quest'effetto?
D'istinto, appoggiai la tazza sul comodino e lo abbracciai, sussurrandogli:
«Sei tu quello perfetto, qui»
Ricambiò l'abbraccio, mi strinse forte a sé. Non avevo mai provato una sensazione simile prima, mi sentivo protetta, al sicuro da qualsiasi cosa. Avrei voluto rimanere così per sempre. Sbadigliai e lui mi fece sdraiare, appoggiandomi dolcemente la testa sul cuscino. Chiusi gli occhi. Lo sentii poi sdraiarsi accanto a me. Mi addormentai così, vicino all'idolo di milioni di persone, vicino a quel ragazzo che ormai era diventato anche il mio di idolo.

Dopo qualche ora ero ormai in dormiveglia, ma non completamente sveglia. George era ancora lì con me; sentii qualcuno aprire piano la porta e appoggiarsi sullo stipite, senza entrare. Sapevo che era Jaymi, l'avrei riconosciuto tra mille. Rimase lì per qualche minuto, probabilmente a guardarci dormire. Poi si alzò dallo stipite e andò via. Dopo qualche minuto sentii la porta principale chiudersi.
  
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