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Autore: michaelgosling    22/04/2013    1 recensioni
In un mondo futuro dominato e logorato un governo corrotto e distratto ha diviso la società in categorie in base alla bellezza esteriore: Intoccabili, belli e ricchi, Borghesi, mediamente belli e classe sociale media, e Mostri, fisicamente brutti e pover. Costringono anche ogni individuo a sposare una persona della stessa classe sociale scelta in base alle somiglianze fisiche, stessi capelli, stessi occhi, per poter fare figli uguali ai genitori..
Ed è in questa atmosfera cupa che si snodano le vicende di Ayris, una Borghese che non bada alle apparenze, Nathan, Borghese e compagno assegnato ad Ayris, Scott, un Intoccabile ribelle e omosessuale e James, un Mostro dal cuore d'oro, che non sono disposti ad accettare simili condizioni.
Insieme ad un gruppo di persone diversissime per età, sesso, carattere e principi che la pensano come loro, lotteranno per quello in cui credono.
Ce la faranno?
O lo Stato e l'apparenza che domina avrà la meglio?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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gfh CAPITOLO 14. UNA NUOVA VITA.

John Wills conobbe Jeremy Bloch un paio di settimane dopo.
Aveva sempre avuto l'abitudine di allontanarsi da Plainfield per fare delle lunghe passeggiate, ma non si allontanava mai troppo: non poteva farsi beccare da un poliziotto di una delle città più vicine.
Quella mattina capì immediatamente che qualcosa non andava.
Vide un ragazzo, che sembrava un adolescente, camminare molto distrattamente, come se stesse barcollando: doveva essere scosso per qualcosa.
Qualcosa di non poca importanza.
Wills aumentò il passo per raggiungerlo, con l'intento di aiutarlo.
"Stai bene, ragazzo?" gli chiese, afferrandolo per paura che cadesse da un momento all'altro.
"Sei un poliziotto?" sussurrò Bloch, con un tono assente e infelice.
Guardandolo con attenzione, John vide che gli occhi di quel ragazzo erano piuttosto rossi, come non ne aveva mai visti: evidentemente aveva pianto a lungo per qualcosa.
Ritornò in sé, guardandolo preoccupato.
Non sapeva cosa voleva da un poliziotto, ma cercarlo non è mai un bene.
"Perchè cerchi un poliziotto? Comunque no, non lo sono."
"Devi portarmi in un distretto di polizia! Immediatamente!"
"Qualunque sia il tuo problema, fidati ragazzo, andare alla polizia non è una soluzione. Dimmi cosa è successo. Se posso aiutarti.."
Non era da lui essere così premuroso nei confronti di uno sconosciuto, ma quel ragazzo era visibilmente sconvolto: doveva essere successo qualcosa di grave o un possibile trauma.
Le mani di quel giovane apparivano semplicemente sporche e logorate, eppure, John aveva una strana sensazione.
Guardandole, gli venne in mente il sangue.
Successivamente, con un gesto particolarmente veloce, gli tirò su le maniche e notò, in entrambi i polsi, dei segni rossi: non era un medico e non aveva neanche una specializzazione al riguardo, ma non poteva essere una semplice allergia.
Quelle erano ferite vere e proprie.
Lividi.
"Nessuno può aiutarmi." mormorò in tono pentito il ragazzo, come se non si stesse vergognando di sé stesso per quella situazione, ma per qualcos'altro.
"Vieni con me. Ti fai un bagno e mentre mangi qualcosa mi racconti cosa ti preoccupa."

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Dopo aver bevuto un sorso di latte, Jeremy lanciò a John uno sguardo spaventato.
Era chiaro che quell'uomo voleva sapere cosa fosse successo, ma il giovane Intoccabile non sapeva come iniziare il discorso.
Dalla tasca del cappotto, prese qualcosa che John non riuscì ad identificare con chiarezza immediatamente.
Solo quando Jeremy gliela diede in mano capì, terribilmente, di cosa si trattasse: un orecchio.
Quello era indubbiamente un orecchio umano.
John lo lanciò lontano, fuori dalla finestra, non sapendo come reagire.
Era rimasto spiazzato.
Quell'Intoccabile poteva essere scappato da casa per tanti motivi, ma un omicidio, cavolo, non se lo aspettava proprio.
E soprattutto non si aspettava che tenesse una piccola parte del cadavere in tasca.
Deglutì e cercò di riprendersi.
"E' per questo che volevi andare alla polizia? Per denunciare un omicidio?"
"Sì."
"Caro ragazzo, la polizia non è più quella di una volta e non è quella che si crede. E' corrotta, come tutto il resto dello Stato. I poliziotti di adesso arrestano chi va contro la società. Chi non sposa il compagno assegnato ad esempio, o chi ha un qualsiasi tipo di interazione con una persona appartenente ad un'altra classe sociale. I furti, gli stupri, gli abusi e gli omicidi non vengono considerati reati perchè lo Stato si sente maggiormente minacciato dalla possibilità che un Intoccabile come te frequenti un Mostro, ad esempio. E' per questo che la criminalità è alta. I ladri e gli assassini sono totalmente liberi di fare quello che vogliono perchè sanno che, anche se avessimo contro di loro tutte le prove del mondo, non li arresterebbero mai. Le celle e le varie esecuzioni non sono per loro."
"E io adesso cosa faccio?!?" esclamò Jeremy, particolarmente allarmato.
"Chi volevi denunciare?"
"Me stesso."
John mosse gli occhi, credendo di aver capito male.
"Scusa?"
"Ho ucciso un uomo.. e... avevo fame, quindi.. ehm..." mormorò Jeremy, vergognandosene immensamente e mettendo una mano sulla bocca, per poter nascondere l'alito.
John non osò parlare.
Assassino.
Cannibale.
Ragazzo.
Jeremy proseguì.
"Io... non ero più io. Era come se qualcun'altro si fosse impossessato del mio corpo! Non ne avevo più il controllo, glielo giuro! Quando sono tornato ad essere me stesso era già morto."
John sembrava una statua di sale.
Non ci credeva.
Non poteva.
"Mi stai dicendo che hai ucciso e mangiato un uomo, ma non ricordi di averlo fatto?"
"Di averlo ucciso... di aver mangiato un suo braccio sì.. avevo così tanta fame.."
John abbassò lo sguardo, e rivide i polsi del ragazzo.
Suo padre gli aveva parlato di Ed Gein, il serial killer affetto da doppia personalità con alle spalle vari traumi, grazie al quale aveva scoperto il nome di quel luogo.
Quel ragazzo poteva anche aver ucciso un uomo, ma non era cattivo: anzi, quel fardello lo tormentava.
Cosa poteva fare per aiutarlo?
Doveva rinchiuderlo?
Mandarlo alla polizia?
Tanto non lo avrebbero ascoltato.
Non gli avrebbero creduto.
D'altra parte, non poteva nemmeno accoglierlo a Plainfield.
Se davvero aveva quella malattia, era più un pericolo per gli altri che per sé stesso.
Guardò fuori dalla finestra e vide una grande casa disabitata, che sorgeva fuori dal centro di Plainfield.
Suo padre l'aveva costruita, ma nessuno aveva mai voluto andarci a vivere perchè aveva la stessa ubicazione della casa degli orrori di Gein.
Gli si accese una lampadina.
Mandò Bloch in quell'abitazione, ma si premurò di chiudere ogni porta o finestra in modo che il ragazzo non avrebbe avuto la minima possibilità di scappare e non ne avrebbe avuto motivo, visto che quella casa disponeva di cibo e acqua in abbondanza.
Avrebbe messo delle telecamere, e lo avrebbe osservato.
Era l'unico modo per capire precisamente cosa avesse, e senza mettere in pericolo qualcuno.
E così fece, e si rese conto che il ragazzo era stato sincero.
In certe occasioni si vedeva con chiarezza che diventava un altro.
Un ragazzo violento, con il desiderio di fare del male, di accanirsi su qualcosa o qualcuno, di uccidere.
Non essendoci persone in quella casa, prendeva il coltello e distruggeva tutto quello che poteva: materassi, libri, etc..
Ma c'era anche un altro aspetto.
Quando tornava ad essere quello di prima, John vide un introverso e tranquillo adolescente, con la purezza nel cuore che si leggeva nei suoi occhi.
Era molto rispettoso per quello che gli stava intorno, passando le giornate ad aggiustare ciò che lui stesso aveva distrutto.
Era inoltre molto intelligente e aveva un quoziente intellettivo superiore alla media: 138.
Questa sua intelligenza non tardò a venire fuori: all'età di 20 anni conosceva sei lingue diverse (francese, tedesco, spagnolo, italiano, giapponese e russo), all'età di 24 anni costruì sottoterra una camera blindata con una porta d'accesso segreta e all'età di 29 anni fece la sua invenzione più importante: gli occhiali d'identità.
Si trattava di occhiali con un microcip che aveva come unico compito quello di avvisarlo tramite un rumore e una luce verde quando stava per arrivare Frank (così chiamava il suo alter ego), così ebbe finalmente la possibilità di uscire.
Aveva installato un programma che lo avvertiva con anticipo, in modo che, nel caso si fosse trovato in mezzo ad altre persone, avrebbe avuto tutto il tempo di tornare nell'abitazione e bloccare le serrature.
A volte capitava che Frank, appena arrivato, distruggesse gli occhiali, così Jeremy ne progettò centinaia, in modo da averne sempre di riserva.
Quando li rompeva, si azionava un meccanismo che provocava a Frank una scossa elettrica, in modo che, anche se si fosse trovato in compagnia di qualcuno, non avrebbe alzato un dito perchè Frank era troppo stordito.
Naturalmente, quando vedeva che dei poliziotti si avvicinavano o comunque avevano scoperto Plainfield, usciva apposta senza occhiali, per permettere a Frank di fare il suo lavoro.

QUESTO ERA L'ULTIMO CAPITOLO SULL'INFANZIA DI JEREMY BLOCH! SPERO CHE QUESTO PERSONAGGIO VI PIACCIA! ALLA PROSSIMA :) -MICHAEL GOSLING-
  
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