Film > Un mostro a Parigi
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Autore: Claudia Ponto    22/04/2013    1 recensioni
Lucille è una cantante scontrosa e vanitosa.
Si sente migliore di tutti e questo causa a lei un isolamento dalle altre persone. Canta di gioia, ma nel suo cuore non vi è nulla di questo sentimento. Ma forse una sera, in compagnia del suo "peggior nemico" Raoul, un incontro mostruoso potrebbe aiutarla ad intraprendere un cammino per la ricercà della felicità
AVVISO: ho deciso di riscrivere completamente dall'inizio la Fiction Monster Heart: a causa di mancanza di ispirazione che mi impedisce di proseguirla come vorrei, ho deciso di cambiarla drasticamente. modificherò tutto: dalla trama in generale al genere di storia, il rating (se necessario) e il ruolo dei personaggi.
chiedo scusa ai lettori che hanno commentato fino adesso, ma sto soffrendo nel non riuscire a continuare questa fiction su un film che adoro sul serio
Genere: Fluff, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Francœur, Lucille, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8: Miraggi
 
Lucille era chiusa nel proprio dolore.
Nonostante Maynotte le offrisse ogni cosa di pregiata fattura, lei non si lasciava tranquillizzare da nulla.
Fiori, gioielli, vestiti costosi… non badò a spese l’uomo per ingraziarsi la bella fanciulla, aveva addirittura affittato una casa intera dove avrebbe potuto soggiornare finchè non si fosse ripresa, rifornendola di ogni sorta di comodità e una servitù eccellente che acconsentiva ad ogni desiderio. Ma lei non sapeva che farsene.
L’unica cosa che le teneva compagnia era un grammofono datato, il disco che girava era rovinato e ogni tanto la punta saltava, distorcendo le canzoni incise sopra graffianti come il soffiare di un gatto alterato. Maynott entrò nella stanza tenendo in mano un mazzo di fiori di campo che offrì alla fanciulla in cambio di notizie sul suo stato, notando la stanchezza del visto scavato e le occhiaie scure si sedette accanto a lei, tutto in un falso atteggiamento di compassione. Lucille gli diede retta solo quando si rese conto che la musica era finita, aprì e chiuse gli occhi per focalizzare bene, salutando con voce rauca.
<< Madame, lei si sta distruggendo. >>
<< Lo so… ma è così difficile… il senso di colpa mi uccide… avrei potuto impedire la morte di Raoul… >>
<< L’unico che dovrebbe provar colpa è quel mostro. Lei è una vittima innocente, come tutti coloro che si sono lasciati incantare dalla sua falsa bontà. >>
<< Io lo sapevo questo… lo sentivo che non c’era fidarsi… ma non sono stata abbastanza testarda da perseguire la mia idea… >>
Maynott prese delicatamente le mani della ragazza e gliele accarezzò, usò molte parole gentili e confortanti in modo da poter apparire come una persona dal cuore d’oro, la ragazza ovviamente lo ascoltò senza dubitare che dietro ci fosse qualcosa. Ormai tutta la sua fiducia era riversa sull’uomo, negli altri non vedeva che tradimento e abbandono….
 
Ho aspettato tutta la vita 
Che tu portassi una favola sul mio cammino 
Ho vissuto in una fantasia senza senso 
Non va bene, non mi sento sicuro 
Ho bisogno di pregare.
 
Si alzò di scatto quando udì la voce misteriosa.
Non osava giurarci… ma era sicura che fosse il canto fosse stato generato da qualcun altro che si trovava accanto a lei nella stanza. Era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva udito quel canto, la prima e apparentemente unica volta era stato solo in un sogno… ma in quel momento era sveglia, lucida nonostante la tragedia vissuta. Guardandosi intorno con incredulità si massaggiò le tempie cercando di focalizzare la cosa, incapace di capire se fosse stata solo un’impressione.
<< Madame, sta bene? >> le chiese Maynott perplesso.
<< Io… credo di aver sentito qualcosa… >> rispose lei insicura.
<< Non ho udito nulla. >>
Lucille non seppe cosa dire, si rimise a sedere e si coprì il volto, la testa che diventava pesante per lo stress che stava tornando a galla prepotentemente… tremava, aveva il cuore il gola e si sentiva persino svenire…. Maynott la convinse a sdraiarsi sul letto e a chiamare un dottore per visitarla.
<< Le chiedo scusa, non voglio rubarle tempo prezioso >>
<< Mai tempo fu speso bene con lei. >>
Uscì dalla stanza l’uomo e chiuse la porta alle sue spalle, la sua espressione era seccata, molto… aveva sentito chiaramente quel che la ragazza aveva udito e la cosa non gli era piaciuta.
Si impose di non correre alla stazione di polizia e picchiare a sangue il mostro per sapere che razza di trucco aveva usato, non doveva farsi prendere dal nervoso, tutto stava andando secondo i piani e ormai la sua vittoria finale era vicina, doveva solo aspettare un giorno, niente di più, e poi avrebbe potuto considerare la sua vita perfetta definitamente. Si sistemò i baffi e i capelli, si sforzò di sorridere e andò a chiamare il medico, convincendosi che non aveva nulla da temere… e si augurava proprio che fosse così.
 
                                                                                  ****
Il pomeriggio il Prefetto fu capace di trascinar fuori casa la cantante, era bravo quando si trattava di convincere la gente a far quel che lui voleva.
E con Lucille era solo all’inizio di quello che lui voleva che si facesse.
La teneva al suo braccio come un cavaliere di altri tempi, lei si lasciava guidare perché avvertiva una gran sicurezza in lui, ogni suo particolare la lasciava incantata al suo cospetto e ormai non vedeva nient’altro. Lo ringraziò per averla aiutata ad uscire, ormai agire da sola era un privilegio che sentiva non appartenerle più, si guardava intorno temendo di venire aggredita… e al tempo stesso speranzosa per vedere un volto che le mancava tanto.  
Le gentilezze di Maynott confondevano Lucille, la sua disponibilità era davvero grande e lei quasi si vergognava ad approfittarne così tanto, avevo però bisogno di tante attenzioni dopo quello che era successo. Arrivò a proporle iniziative variopinte, ogni genere di interessante attività che andava dall’arte alla moda, tutte presenti in quella piccola città appositamente per lei.
<< è molto cortese da parte sua, ma non so se adesso ci sia qualcosa di cui abbia bisogno. >>
<< Esprima un desiderio. >>
Ci pensò su la ragazza, di cose che voleva avere e fare c’è n’erano tante, si guardò intorno e i suoi occhi furono catalizzati da un elemento che mai l’avrebbe stancata: un negozio di vestiti. Timidamente entrò nella struttura e subito fu accolta da signore agghindate con merletti e seta, senza chiedere subito misero in mostra i loro pezzi più pregiati insistendo di provarli in quanto ben abbinati al suo bel viso, colori e tessuti perfetti in ogni dettaglio.
<<  Io non credo di meritare tutto questo. >> disse lei confusa.
<< Invece si, più di quanto immagina, e questo perché ho una sorpresa per lei. >>
Dal retrobottega una folla di persone fece irruzione: tutti i conoscenti di Lucille erano lì… parenti e colleghi di lavoro… insieme per ridarle il benvenuto dopo la lontananza forzata. Fu soprattutto la zia Carlotta il viso più bello da vedere, la voce da ascoltare e il corpo da abbracciare, era bella allo stesso modo in cui l’aveva vista l’ultima volta prima di sparire da Parigi, la collana di perle e i capelli biondo luminosi.
 
Stava tornando tutto.
La gioia della vita che era stata costretta ad abbandonare.
Tutto quello che amava era lì davanti a lei, lo stava riottenendo finalmente com’era giusto che fosse.
Non avrebbe dovuto più fingere, non avrebbe dovuto più fare cose che non le piacevano, non avrebbe dovuto privarsi di quello che la rendeva viva.
Tutti erano lì per servirla, lei chiedeva e gli altri gliela fornivano all’istante, e Maynott l’aiutava ad ottenere tutto ciò che voleva: nessuno gli mise limiti, nessuno provò a dirle che qualcosa non si doveva fare, era di nuovo la regina del mondo.
<< Prefetto! Tutto ciò è meraviglioso! Non avrei mai potuto desiderare qualcosa di meglio! >> disse la ragazza entusiasta.
<< Mi chiami solo Maynott, mia cara. E questo è solo l’inizio per farla tornare alla sua vecchia vita. >>
Ci credeva davvero Lucille, l’idea di riprendere le vecchie abitudini la facevano sorridere.
 
Lasciato spezzato, vuoto, disperato 
Vorrei respirare ma non trovo l'aria 
Pensavo tu fossi mandata dal cielo 
ma tra noi non c'è mai stato amore 
Avrei molto di più da dire 
Aiutami a trovare il modo….

 
Il mondo per un attimo sfumò.
Si dovette sorreggere alla zia per non rischiare di cadere, ebbe l’impressione di dissolversi come neve in primavera, la musica del suo cuore che rallentava… la felicità del momento che scemava brutalmente come un ricordo lontano.
Si preoccuparono gli altri vedendola, lei si giustificò dicendo che era solo la troppa felicità e che poteva comunque continuarla a provarla senza esagerare.
Come avrebbe potuto dopotutto?
La normalità stava tornando, non poteva fermarsi proprio ora.
E così fece; per tutto il giorno non fece altro che godersi le gioie private, cominciando a dimenticare i momenti brutti trascorsi: andò in giro per negozi, frequentò la gente di alto rango del luogo, si fece coccolare e viziare nei circoli privati… se capitava che apparisse qualcosa che le ricordava il lungo viaggio lei subito voltava lo sguardo da un’altra parte, in modo tale da ignorarlo e prepotentemente cacciar via i pensieri negativi legati con esso.
Il suo scopo era andar avanti, ritornare alla vecchia vita a qualunque costo!
Ma, inconsapevolmente, più insisteva ad andare avanti così e più continuava a cadere nell’oscurità… le lacrime che versava, credendo fossero colme di gioia, erano in realtà un segnale di disperazione non ascoltato.
Come quella canzone che nonostante il continuo cantare si ostinò ad ignorare.
 
                                                                                  ****
E la sera giunse alfine, il bagliore del sole si fece sempre più opaco, al contrario, nella villa di Maynott era un tripudio di luci.
Con sorprendente velocità aveva organizzato una lussuosa festa dedicata alla cantante, in ogni angolo della casa risuonava musica pregiata e cibi fatti di costosi ingredienti deliziavano il palato dei numerosi ospiti invitati per l’occasione; c’era persino la stampa a documentare il momento.
Lucille stava dando sfoggio della sua bellezza: le era stato donato un elegantissimo vestito di raso rosso con frange e merletti, perle e oro sui gioielli che catalizzavano l’attenzione di tutti, in particolar modo degli uomini… soprattutto di Maynott. Il Prefetto si era guadagnato totalmente la fiducia della ragazza, fu suo cavaliere per tutta la sera e in particolar modo principale interlocutore delle conversazioni; Lucille non ebbe noia delle sue maniere o della sua parlata, era totalmente ipnotizzata da lui, e non vedeva l’ora di tornare a Parigi al suo fianco.
<< Madame Lucille, con quale rapidità lei sia riuscita a riprendersi mi lascia senza parole. è una vera forza della natura. >>
<< La smetta di adularmi così tanto, le altre signore potrebbero ingelosirsi. >>
<< Si ingelosiscano pure, perché ho intenzione di continuare in questo modo per tutta la sera. >>
Era chiaro ormai che Maynott aveva interessi particolari nei confronti della cantate a cui, notata la cosa, non dispiaceva affatto: era l’uomo più importante di Parigi, comandava il dipartimento di polizia e aveva il controllo della politica cittadina, farselo sfuggire sarebbe stato un errore assai grave.
Quando uscirono dalla villa in festa, in disparte dagli altri invitanti, il suo cuore si fece prendere dall’emozione.
<< Stasera è radiosa. Con lei pare che il sole non sia mai tramontato. >>
<< Come potrei non esserlo con tutta la felicità che mi circonda? è poi… è solo merito suo se sono così adesso. >>
<< Il cuore mi si riempie di contentezza mia cara, un simile sentimento non lo avevo mai provato, nemmeno con le soddisfazioni che spesso il mio lavoro mi da. Quindi per tale ragione… speravo che lei potesse rimanere sempre al mio fianco per continuare a darmi questa emozione. >>
<< La devo considerare una proposta? >>
<< Se mi risponde di sì lo saprà. >>
Non riusciva a crederci Lucille, pareva il lieto fine di quelle tante favole che la zia le aveva raccontato quando era bambina, si sentiva proprio una principessa e presto sarebbe diventata addirittura una specie di regina.
 
Stava per dare il suo consenso…
…Ma non appena toccò le mani del Prefetto si rese conto che erano gelide.
 
Una cosa così banale non doveva avere importanza… ma potè non preoccuparsi: la mancanza di calore nelle mani dell’uomo che si stava dichiarando di fronte a lei le faceva pensare che esso era legato a quel che davvero provava.
Ossia freddezza.
Fu allora che pensò a qualcuno dalle calde mani che quando le aveva accarezzato il viso l’aveva fatta sentire al settimo cielo, una persona che le aveva fatto desiderare di non perderla e da cui si era lasciata coccolare.
Qualcuno che le voleva davvero bene, un uomo su dubbi e pregiudizi erano scomparsi grazie alla sua forte volontà, e per il quale avrebbe fatto qualsiasi cosa senza chiedere nulla in cambio.
 
Perchè hai giocato con me come fossi un gioco? 
C'era sempre qualcun'altro da incolpare 
Piccolo uomo negligente e impotente 
Un giorno forse capirai 
Non c'è molto altro da dire 
Ma spero troverai un modo.
Di nuovo la canzone.
Stavolta le diede ascolto e si accorse che cercava di dire qualcosa.
Si congedò frettolosamente da Maynott e vagò per la casa cercando la fonte di quella anomalia di cui non aveva più paura, sentiva di doverlo fare al più presto e con fretta necessaria.
Chi provava a fermarla lo mandava via, non aveva voglia di parlare con nessuno e soprattutto di perdere tempo in futili discorsi; Maynott la raggiunse e le si parò davanti provando a recuperare l’attenzione su di sé, arrivando a proporle nuove cose.
<< Lei ritiene poco importante la possibilità di diventare una celebrità della musica? Vede mia cara, io ho un amico che è sempre in cerca di nuovi talenti da far esibire nei migliori teatri del mondo. >>
<< Tutto ciò è interessante, ma al momento non ha alcuna importanza. >>
<< Suvvia madame, è ciò che ha sempre sognato. >>
<< Le prometto che ci penserò, ma solo dopo che avrò sbrigato una questione. >>
<< Oh signorina, qui mi ha frainteso: questa proposta la deve accettare adesso o se ne pentirà. Se non lo fa, potrei ritirare la precedente proposta che le ho offerto. >>
Lucille non riusciva a credere alle proprie orecchie: quell’uomo si stava comportando come un bambino.
Cosa diavolo gli stava prendendo?
Si rese conto che di colpo tutti si erano ammutoliti e li stavano fissando, attonita si sentì  pervadere da una sensazione di angoscia.
<< Si vede che è ancora un po’ sottopressione, sarà meglio che vada a riposare. Ci rifaremo domani con nuove interessanti sorprese per lei. >>
<< Io sto bene. Vorrei solo essere lasciata un attimo in pace. >>
<< Ma deve vedere quanto ho lavorato duro per lei, sarebbe un gesto ingrato il suo se andasse via così. >>
<< Non sono ingrata, sto solo chiedendo di avere un poco di privacy. >>
No, la cosa non stava quadrando proprio, la normalità che aveva creduto la circondasse di era dissipata in un attimo.
<< Suvvia Lucille, venga con me. Mi porga la sua mano e… >>
<< Mi stia lontano! Non osi toccarmi! >>
La reazione della ragazza scatenò qualcosa: per un attimo ogni cosa fu distorta da sottili crepe uguali a quelle di un vetro che veniva spezzato.
Era la conferma dei suoi dubbi… la verità della paura che si era insinuata nella sua testa per farle scoprire la verità.
Allora scappò, corse via da ciò che non era realtà, inseguita dal Prefetto che con un anormale sorriso sereno la fissava e la chiamava. Era più veloce di lei, l’avrebbe raggiunta da un momento all’altro, perciò lei continuò a correre senza voltarsi indietro, fissando la strada davanti a sé che pareva spegnersi per colpa di una magia.
 
Ad un tratto una massa buia cancellò letteralmente parte del mondo a cui stava andando incontro, era inquietante ma mai quando l’uomo che stava per saltarle addosso.
Salta! Fidati! Da qui in poi sarai salva!
Con riluttanza prese una decisione Lucille e si gettò a capofitto nel nero senza fine.
Quel che venne in seguito pose fine alla falsità, distrutta dalle sue grida rabbiose.
  
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