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Autore: Kinder Pingui    23/04/2013    1 recensioni
"“Piacere, sono Tony Stonem. Ti pentirai di avermi conosciuto piccola testa di cazzo.” Si congedò con quelle senza scomporsi, la sua espressione era gelida impassibile, quegli occhi limpidi e perfetti che ora sembravano volermi incenerire erano fissi nei miei.
soltanto in seguito avrei compreso quanto fosse vera quella sua ultima affermazione."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anthony Stonem, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Movieverse | Avvertimenti: Triangolo
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Cap 3.



pensavo sarebbe stato difficile non farsi notare al college, invece a quasi tutte le lezioni dopo le presentazioni per il “nuovo alunno” che per qualche secondo fecero puntare tutti gli occhi di tutti i presenti su di me, venni ignorato per cinque ore che mi sembrarono interminabili.
trascorsi quel tempo continuando a fissare le pareti col crema e cercando di decifrare le disordinate parole ottuse scarabocchiate qua e là, ridacchiando appena ogni volta che scorgevo, nascosta da qualche sedia o in un angolo in penombra, sull'intonaco qualche imprecazione.
Di tanto in tanto cominciavo a rigirarmi la matita gialla tra le mani, con il sottofondo monotono del professore che di tanto in tanto mi lanciava qualche occhiataccia, quasi a rimproverarmi la mia costante distrazione, ma che poi proseguiva a spiegarci non so nemmeno io bene cosa. Nessuno mi rivolse la parola, ma non mi dispiacque affatto, anzi essere invisibile e lontano dagli sguardi di tutti a volte era piacevole.
quando suonò la campanella fu quasi una liberazione per me, presi la mia tracolla nera e senza pensarci due volte sgusciai fuori da quella stanza, catapultandomi immediatamente in corridoio.
Cominciai a girellare nei corridoi in cerca della mensa, mentre il mio stomaco cominciava a emette suoni abbastanza eloquenti, era evidente che non vedevo di mettere sotto i denti qualcosa.
continuai a girare per dieci minuti, sbirciando all’interno delle porte socchiuse, sperando con tutto il cuore di scorgere qualcosa che si avvicinasse a una mensa.
cambiai più volte strada ma senza risultati, cazzo, avrei dovuto stare attento quando mi avevano fatto fare il giro delle stanze, per un attimo mi odiai e detestai il mio modo di fare, di fregarmene e stare sempre con la testa tra le nuvole immerso nel mio mondo.
a volte qualche studente mi sorpassava con passo spedito, affrettandosi, ma l’idea di chiedere informazioni non mi allettava affatto, sarei sembrato sicuramente l’idiota di turno, perciò preferii proseguire la mia lunga passeggiata senza meta.
“ti sei perso eh?” quella voce gelida, seguita da un’insopportabile risatina di scherno mi fece arrestare.
sbuffai  e non ebbi neanche bisogno di girarmi per capire chi fosse.
“Stonem” borbottai seccato senza muovere un muscolo “ancora rompi le palle? Non ti è bastata la lezione di ieri?” esclamai disinvolto, cercando di imitare il suo tono presuntuoso girandomi verso di lui, con aria di sufficienza.
vidi la sua mascella tesa, mentre faceva vagare lo sguardo altrove, pareva quasi trattenersi dal non prendermi a calci in culo come meritavo, sapevo di essere stato troppo azzardato e che sicuramente non me l’avrebbe fatta passare, ma non avrei chiesto scusa, o perlomeno non per orgoglio, ma semplicemente perché secondo me non ne avevo motivo; in fondo anche lui faceva lo strafottente con me.
In un attimo mi ritrovai la sua mano sul colletto della t-shirt bianca, mi aveva afferrato così saldamente che liberarsi sarebbe stato impossibile, non provai nemmeno a divincolarmi.
“non credere di avermi fottuto con uno di quei trucchetti da bambino.” Esclamò con quel ghigno che sul suo volto appariva affascinante.
“mi sono solo difeso” mi giustificai, immergendomi nei suoi occhi azzurri e magnetici, nel mio tono sincero non c’era traccia di presunzione.
“nel modo sbagliato” concluse lui ridacchiando amaramente.
“perfavore.” Non lo stavo supplicando, lo dissi senza una particolare intonazione e cercai di essere il più distaccato possibile, la sua presa si sciolse quasi a rallentatore e indietreggiai involontariamente appoggiando la schiena alla porta di un’aula che credevo chiusa.
ma ovviamente, mi ero sbagliato anche su quello, essa infatti essendo accostata al contatto con la mia schiena si aprì nella stanza e nel tentativo di non precipitare a terra cominciai a camminare all'indietro muovendo freneticamente le braccia in modo buffo per mantenere l’equilibrio, solo quando caddi addosso a uno scheletro di plastica, realizzai di essere nel laboratorio di scienze.
Udii un “crack” o forse più di uno che mi confermarono di aver spezzato il femore, un piede e chissà quante altre parti del corpo ossuto del manichino, i frammenti di plastica coriacei e candidi erano sparsi a terra, danneggiati e difficilmente riparabili.
“oh merda” fu la prima cosa che mi venne istintivo esclamare, era successo tutto così rapidamente che non avevo nemmeno potuto impedirlo; continuavo a fissare atterrito il disastro che avevo appena combinato, sembrava quasi che dovessi realizzare che non era un sogno, non potevo credere di essermi cacciato nei guai.
la risata di Tony mi distolse da quel labirinto di pensieri  che affollavano la mia testa, ma non la solita risatina cinica, una risata genuina e sinceramente divertita, contagiosa come quella dei bambini.
Non potei fare a meno di ridere nel guardarlo e provai una strana sensazione mista a felicità.
“aiutami ad alzarmi Stonem, ho le ossa di questo coso anche in culo!” esclamai, alludendo ai pezzi dello scheletro che si trovavano sotto al mio fondoschiena.
“oh a te piacciono tanto le cose lì” sorrise cercando di provocarmi, senza accennare a tirare fuori le pallide mani dalle tasche dei Jeans.
“mai quanto a te” risposi con una smorfia, alzandomi da solo, avendo compreso che da quel bastardo non avrei ricevuto nessun aiuto. Scivolai sulla mano di quel maledettissimo manichino, scatenando nuovamente l’ilarità di Tony.
“cazzo, aiutami!” imprecai spazientito e mi sfuggì una risatina “sei monco o cosa?!”
lui non replicò e senza il minimo sforzo, mi diede una mano a sollevarmi, peccato che il suo aiuto fosse arrivato un tantino in ritardo.
“CHE DIAVOLO E’ SUCCESSO QUI?!” la voce acuta e stridula della vicepreside, che somigliava a quella di una gallina a cui stavano tirando il collo, mi fece irrigidire immediatamente, ci voltammo per analizzare la sua espressione.
Le sue rughe che si concentravano vicino alle sottili labbra rosee increspate in un espressione di disappunto e gli occhi che ci scrutavano truci, mi fecero arrivare alla conclusione che era incazzata e nemmeno poco.
Il suo sguardo passò in rassegna prima Stonem e poi me, procedeva da lui a me come se ci fosse stata in corso una partita di ping pong.
“vi voglio entrambi immediatamente nel mio ufficio”
a quelle parole Tony sbuffò seccato e mi fissò, quasi volesse comunicarmi con quei gesti che era tutta colpa mia.
Mi sentii quasi ferito, come quando qualcuno mi rimproverava ma scossi la testa senza darci troppo peso, evidentemente mi ero un po’ illuso, insomma.. quella risata infantile, mi aveva fatto pensare che la mia prima impressione su di lui fosse sbagliata; mi aspettavo che mi avrebbe sostenuto, in fondo era solo colpa sua se avevo urtato per errore la porta, invece era come se avesse di nuovo messo tra noi quel muro dietro al quale si rifugiava senza lasciar trapelare troppe emozioni.
finalmente però mi ero fatto un’idea su di lui, forse errata o dannatamente corretta.. chi può dirlo..?
sembrava che indossasse perennemente degli abiti non suoi, mi spiego meglio, pareva che volesse fare essere ‘il ragazzo figo’, quello popolare, dietro cui tutti corrono dietro e da cui tutti sono affascinati.
a tutti piaceva la maschera che si ostinava a calare sul volto, il motivo per cui volesse nascondersi dietro essa non mi era chiaro, forse semplicemente perché aveva paura che non tutti avrebbero apprezzato ciò che davvero era e che per pochi secondi ero riuscito a scorgere in lui.




Autrice: volevo ringraziare Fraip per le recensioni *-* grazie mille davvero lo apprezzo moltissimo.
e dedicare questo capitolo a Gattmary ewe
  
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