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Autore: Narcissistic Lover    24/04/2013    0 recensioni
'Syn è brillo, fissa le tette di Rae e io sono indeciso se prendermi la triste responsabilità di fargli presente che è abbastanza lesbica, da quel che ho capito.
Decido che sì, per il bene di tutti è meglio che glielo ricordi.
"Vuol dire che le farò cambiare idea" fa spallucce.
Scuoto la testa e mi attacco alla mia bottiglia di Desperados.
Rae mi da l'impressione di essere estremamente fragile, sotto quell'atteggiamento da figa menefreghista. Credo anche di averle visto delle cicatrici sulle cosce, quando si è seduta. Quel tipo di cicatrici. Quindi di sicuro non sarebbe un bene se Brian facesse una stronzata delle sue. Perché alla fine, lo so io, lo sa lui e lo sanno i ragazzi, che quando si mette qualcosa in testa la ottiene, ad ogni costo e senza farsi scrupoli.'
Fa un po' schifo, sorry
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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hola, son tornata. sto capitolo è pronto da tre secoli e mezzo ma non avevo il pc gngn
uhm boh, non sono proprio capace con l'angst quindi resto la cazzona di sempre anche quando parlo di roba seria, come vedrete. non sono stata per molto tempo in situazioni del genere, ma ho parecchi amici da cui ho preso spunto, purtroppo, quindi boh, spero di non offendere nessuno o roba simile, in ogni caso.
e so che vi starete tutti chiedendo perchè Rae è una depressomane del cazzo e nomino di continuo una certa Elena, ma abbiate pazienza, che nel giro di uno o due capitoli dovreste scoprir tutto.
e buhuh, non so, alla prossima :3

That's all that I wanted

The scars remind me that the past is real

 

Rae:
La prima cosa logica che riesco a pensare è che, grazie al culo, è domenica. Quindi niente lavoro e una giornata a disposizione per smaltire la sbornia e convincermi che non posso devastarmi una sera sì e l'altra pure.
Poi penso che se è domenica, mancano pochi giorni al concerto -in questo momento non sono in grado di stabilire quanti- e sento l'ansia crescermi dentro.
E ancora, che se apro gli occhi la luce mi accecherà, ma sono su qualcosa di scomodo e voglio raggiungere il mio letto in fretta.
Quindi socchiudo gli occhi e mi guardo intorno, accertandomi che le tende siano tirate. Via libera, apro gli occhi completamente.
Ho Gas abbarbicato ai fianchi e devo liberarmene prima di avere una crisi isterica, così rotolo su un fianco ma non mi fermo in tempo e sbatto contro quelle che suppongo siano le gambe di Brian, visti gli anfibi. Mugola e si muove un po', poi torna ad attaccarsi a Matt.
Inizio a scuotere Gas, quando è un minimo cosciente lo obbligo a svegliare Ian, che la scenata da checca isterica non saprei gestirla al momento, mentre io azzanno il lobo di Dee, che si sveglia in lacrime ma senza dire una parola. Ha tipo le orecchie iper sensibili, è impressionante.
Quando siamo tutti svegli, usciamo dall'appartamento (prima lascio un bigliettino in cui ringrazio per alcool e sopportazione) e percorriamo come zombie il breve tratto dal palazzo di Matt al nostro ed entriamo in casa. Corro (per quanto mi sia possibile) a chiudermi nel bagno principale, quello con la vasca, gli altri tre si arrangeranno in quello col box doccia.
Prendo un'aspirina dall'armadietto a specchio, la metto nel bicchiere degli spazzolini (se esco a prenderne uno decente, mi fottono il bagno) e dopo averla mandata giù, apro l'acqua e aspetto che la vasca si riempia.
Nel frattempo mi do un'occhiata allo specchio.
Colorito giallognolo, ew, penso che il fegato mi stia per salutare, a forza di Jack Daniel's. Le occhiaie non sono troppo marcate rispetto al solito, e le pupille sono di un colore rosato e coperte da qualche residuo di trucco che mi impedisce di vederci decentemente.
Il graffio sulla guancia deve aver sanguinato, perché c'è una crosta a dir poco orribile. Se becco in giro quella troia, le faccio ingoiare tutti i denti. Non capisco come lei e Val possano essere solo lontanamente imparentate, caratterialmente parlando. Insomma, Val mi da l'idea di santa. Cioè, se passa tutto quel tempo in mezzo ai ragazzi, deve esserlo. E poi è calma e pacata, però tiene testa a quei cinque. Michelle invece è un chihuahua isterico.
Riavvito il rubinetto e mi tolgo i vestiti, li butto nella lavatrice e mi immergo nella vasca piena quasi fino all'orlo.
Cazzo se amo fare il bagno.
Normalmente ci metto tanto di quel sapone che è più schiuma che acqua, ma coi tagli freschi non mi conviene, quindi mi rilasso un po' e poi svuoto tutto e mi insapono.
Mando la testa sott'acqua per qualche secondo e quando torno su l'acqua è lievemente rosa. Sta cazzo di tinta non dura niente, tempo due giorni e torno bionda, che due palle. Non posso bruciarmi l'intero stipendio in tinta, devo anche comprare l'alcool, che cazzo. Penso che mi farò i capelli neri, così taglio la testa al toro.
Solo che mi ricorderebbero Elena, e non so quanto sia raccomandabile la cosa.
Piego leggermente le gambe, in modo che parte delle cosce esca dall'acqua e le possa osservare. Che poi è luglio e mi sto facendo un bagno ustionante, ma è stato tipo un gesto automatico, non so.
Le cosce sono diventate un'unica cicatrice, sembro fottuto macinato per hamburger e lo so, cazzo, lo sapevo che non sarebbero mai andate via, però l'ho fatto comunque e continuo a farlo. Non so nemmeno il perché, ormai, sento solo che devo. E puntualmente me ne pento manco mezz'ora dopo, quando devo trattenere le lacrime per il dolore, perché se i ragazzi si accorgono che lo faccio ancora, è la fine.
Non so secondo quale meccanismo psichico, ma quando lo faccio non penso a lei, almeno per qualche minuto. Non penso al fatto che avrei potuto evitarci tutta quella merda, se solo avessi aperto gli occhi un po' prima e fossi scesa dalla nuvoletta. La amo ancora, e non c'è un cazzo da fare ormai.
Non so perché, ma mi viene in mente Giulia. È da qualche settimana che non la sento, e devo vedere che fine ha fatto. L'ultima chiamata che abbiamo fatto, ha parlato di un corso per il recupero anni, se è riuscita a convincere i suoi, a settembre ce l'abbiamo qui a Orange County. Ci spero parecchio, insomma, è la mia migliore amica e non la vedo da un mese, oltre che con lei l'ansia dei concerti non esiste, è tipo un ansiolitico con le gambe - e che gambe - o qualcosa di simile.
Decido che le riflessioni per oggi sono finite, quindi svuoto la vasca e inizio a insaponarmi corpo e capelli. La schiuma diventa fucsia e per un pelo non mi finisce sulle gambe. Poi sarebbe stato complicato trattenere le urla.
Sciacquo tutto facendo un po' d'attenzione in più, poi Ian bussa dicendomi che se non muovo il culo finiscono i pancakes, quindi corro a prendere l'accappatoio, rischiando di spezzarmi una gamba, poi mi asciugo e recupero biancheria e jeans a caso dall'asciugatrice ed esco.
Ian ha questa strana abitudine di fare i pancakes dopo le sbronze. Poi dicono a me che sono schizzata.
In ogni caso, non mi lamento. Sono i fottuti pancakes più buoni che abbia mai mangiato. Con un saltello mi siedo al centro del tavolo, a gambe incrociate, e fisso Ian come a dire "molla i pancakes e nessuno si farà male", quindi mi passa un piatto con un paio di frittelle, che annaffio con lo sciroppo d'acero e un po' di burro.
Nessuno parla, si sentono solo i rumori di Dean e Gas che si ingozzano come se gli stessero per rubare il piatto da sotto al naso. Grugniscono che è un piacere.
Io mi limito a osservarli prendendo grossi bocconi e masticandoli lentamente.
"Allora...- fa Ian, alzandosi a posare il piatto sporco nel lavandino e portando la caraffa del caffè con quattro tazze -che ne pensi?"
"Sono buoni" biascico con un sopracciglio alzato. E credo che dello sciroppo mi stia colando giù per il mento.
"Idiota, parlo dei ragazzi" ridacchia.
Quei due si fermano e mi fissano, in attesa, insieme a Ian.
"...ehm. Simpatici?" Seriamente, non capisco il senso di questa conversazione, né le loro espressioni da "la so lunga, io".
Tornano alle loro attività, mentre Ian sorride e ammicca e io, davvero, non so che cazzo stia succedendo qui.
Faccio spallucce e scendo dal tavolo, poso tutto nel lavello e mi riempio una tazza di caffé, dopodiché mi dileguo dicendo che chiamerò Giulia.
Faccio un calcolo al volo di che ore dovrebbero essere lì e decido che è fattibile.
Mi siedo per terra (non ho nulla contro le sedie, ma preferisco il pavimento) e avvicino il cellulare all'orecchio, mentre bevo velocemente il caffè.
"Rachele!" urla dall'altro capo del telefono e ridacchio.
"Giu- sorrido -allora?"
"Indovina chi sarà lì fra un mese" immagino la sua faccia tremendamente soddisfatta dall'altro capo del telefono.
"Oh cazzo, sei seria?!" urlo come un'ossessa.
"Sì, gli ultimi di luglio finisco tutti gli esami, aspetto i risultati e sono da voi!"
"Cristo, ma come cazzo hai fatto a convincerli? E a studiare tutta quella roba, cosa cazzo sei?!"
"Impegno, Ra', non è così complicato" ridacchia.
"Cazzo, non ci credo... È perfetto. Oh, mercoledì abbiamo un concerto, quindi vedi di darti una mossa, che senza chitarra ritmica è uno schifo"
"È solo un mese, resisterete"
"Oh, e abbiamo conosciuto dei tipi di un'altra band. Un paio sono single, da quel che ho capito, quindi datti una mossa anche per quello"
"Cazzo, faccio prima che posso" ridacchio e la saluto prima di finire il credito, poi prendo le sigarette e avverto i ragazzi sia dell'arrivo imminente di Giulia, sia del fatto che sto scendendo a fare un giro sotto casa per fumare.
Odio fumare al chiuso, non ho idea del perché. Mi viene la nausea quando lo faccio, e mi gira la testa. Scendo velocemente le scale e mi siedo fuori, in parte al portone, poggiata al muro.
Tiro fuori una Camel e cerco l'accendino nei jeans, ma l'ho lasciato su.
Mi alzo per salire a prenderlo, ma vedo Zacky e Brian uscire dal portone di fronte al mio, quindi gli vado incontro.
"Rae" biascica Zacky strofinandosi gli occhi, Brian invece mi fa ciao con la mano. Non hanno una bella cera, li capisco.
"Ciao- sorrido -avete l'accendino per caso? Non mi va di salire su a prenderlo"
Il più alto annuisce e fruga un po' nelle tasche, poi me lo passa. Accendo e glielo ridò sorridendogli.
"Grazie"
"Figurati. Uhm, noi andiamo a darci una sistemata, poi con gli altri pensavamo di andare un po' in spiaggia, venite anche voi?"
"Chiedo agli altri- dico vaga. Cazzo, andare in spiaggia significa che devo mettere il costume -e il costume mostra tranquillo i segni- e che devo fare il bagno. E l'acqua è salata. E brucia come l'inferno, sulle ferite -vi mando un messaggio appena mi dicono, okay?"
Annuiscono, poi mi salutano e vanno via.
Torno a sedermi e mi fumo in pace la sigaretta, poi arrivo velocemente alla macchinetta all'angolo a comprarle e salgo in casa.
Chiamo Ian in camera mia e lo faccio sedere sul letto.
"Ho beccato Brian e Zack sotto- inizio -e hanno chiesto se andiamo in spiaggia con loro, più tardi..."
"Certo che andiamo!" Dice allegro con la stessa aria di prima. Io dico che gli piace uno dei ragazzi, se no non si spiega.
"Sì, okay, ma non so se hai presente che ho le gambe tumefatte" borbotto.
"Si vedono ancora?"
"Non se ne andranno mai, Ian"
Sospira. "Ti presto i bermuda?"
"Magari. Se-" stavo per chiedergli 'come faccio se mi chiedono di fare il bagno' ma mi sono fermata in tempo, per fortuna.
Alza un sopracciglio.
"Niente, niente, pesavo ad alta voce. Chiedi agli altri se gli va, così lo dico ai ragazzi"
Scompare in corridoio, e ho tempo ti escogitare qualcosa.
Se insistono perché entri in acqua dico che ho il ciclo..? Cristo, perché mi metto in certe situazioni?
"Rae, digli che andiamo!" urla Dee dall'altra stanza.
Prendo il telefono. A chi dovrei scriverlo?
Il primo in rubrica è Brian, quindi mando un messaggio a lui.
Mi risponde una decina di minuti dopo, dicendo di vederci al parcheggio del nostro palazzo alle quattro e mezza.
Corro da Ian a reclamare i bermuda, poi vado a cambiarmi, metto su una maglia dei Papa Roach e riempio uno zaino con due cazzate, tipo asciugamano e crema solare protezione millemila, che a parte che mi brucio come nulla, non mi piace nemmeno la pelle abbronzata (o rossa, peggio), quindi più sono cadaverica, meglio è.
Abbiamo cinque minuti e io, Gas e Dean (già pronti) fissiamo Ian scorrazzare per casa. A quanto pare gli tocca mettere i boxer, visto che i bermuda li ho io.
“Se vuoi ti presto gli slip” ghigno.
“Rae, come te li ho dati me li posso riprendere. Stai. Attenta.” mi fissa minaccioso e devo seriamente trattenermi dal ridere.
“Okay, calmo. Ho quelli verdi, se vuoi” interviene Dean e Ian impallidisce.
‘Quelli verdi’ sono degli adorabili bermuda verde acido, accecanti, che arrivano sotto al ginocchio e hanno roba imbarazzante stampata sul culo, del tipo “California boy” in bianco, che crea quell’effetto vedo-non vedo che ti fa solo venir voglia di piangere. E le cuciture sono fucsia.
“Devo ancora capire perché li ha comprati. O perché ancora non li abbia ancora bruciati” borbotta Gas, io annuisco silenziosamente godendomi l’espressione del mio chitarrista.
“O quelli, o gli slip. Pensaci bene, hai cinque minuti” gli ricordo. Mi fissa truce per qualche secondo, poi si volta verso Dee, che aveva già previsto tutto e glieli porge.
**
Siamo tutti allegramente –chi più chi meno. Vedi anche: Ian- sulla spiaggia, ci siamo tutti (Val compresa, lei e Matt stanno in un angolino a limonare duro, quindi li guardo il meno possibile) e ci sono le birre.
Cosa dicevo stamattina sul non sbronzarmi un giorno sì e l’altro pure?
Quindi sto a gambe incrociate con una Heineken in mano e osservo come Jimmy, Brian e Dean cerchino di far affogare Gas e Johnny e mi dispiace per loro e tutto, li capisco dal mio metro e sessanta scarso, ma non ho la forza di muovermi. Quindi resterò qui a fare la sadica spettatrice, sperando che non se la prendano anche con la terza nana.
Zacky sta accanto a me e chiacchieriamo, a quanto pare anche lui odia il mare, la sabbia, il sole, l’abbronzatura e qualsiasi altra cosa riguardi la spiaggia.
“Ehm, Rae…” mi indica il mare.
“Mh?” non ho il tempo di girarmi che mi ritrovo tipo a due metri dal pavimento, quindi suppongo in braccio a Jimmy.
“Cazzo, no, ti prego. Jimmy, sul serio, non buttarmi in acqua” e credo che dal mio tono terrorizzato abbia capito, quindi si limita a sollevarmi oltre la sua testa e mettermi seduta sulle sue spalle (credo di essermi persa un passaggio perché non ho idea di come lo abbia fatto) e mi porta vicino alla riva, così osservo meglio la cresta di Johnny affondare sotto la spinta delle mani di Brian.
Delle bollicine inquietanti salgono in superficie e forse è il caso di farlo tornare su, ma chi sono io per stabilirlo?
Comunque, restiamo a guardarli per un po' e poi iniziamo a passeggiare (in realtà è Jimmy a farlo, io mi lascio trasportare) verso la fine della spiaggia, dove c'è qualche scoglio.
"Tu non hai paura dell'acqua" fa all'improvviso.
"Infatti" rispondo perplessa.
"E non hai nemmeno il ciclo o altra roba da donne, o suppongo che non ti faresti portare sul collo. Almeno, finora mi hanno sempre preso a parolacce quando l'ho fatto- impallidisco capendo dove vuole andare a parare -quindi, me lo dici tu o ci arrivo da solo con le mie supposizioni?"
Non è che abbia molta scelta, ma preferisco che sia lui ad andare a tentativi, piuttosto che ammettere che sono una testa di merda e mi diverto a fare il carpaccio di gambe con la stessa naturalezza con cui mi lavo i denti la mattina.
"Allora... Diciamo che coi bermuda più grandi di almeno tre taglie hai attirato l'attenzione più di quanto non avresti fatto con i tuoi soliti pantaloni. Visto che non prevedevi di fare il bagno, stai palesemente nascondendo qualcosa e cercando di far sembrare tutto normale, ma fai il contrario e ti ho beccata.
Ora, le opzioni sono tre: cellulite -cosa di cui dubito fortemente, non hai un filo di grasso e non sembri il tipo che si vergognerebbe di una cosa simile; non ti sei fatta la ceretta  -ma hai i polpacci più lisci delle ascelle di quel moccioso di Johnny, quindi anche qui sono più portato per il no; e infine, qualche cicatrice, o segno o che ne so. Rientra nelle tre?"
Finora sono rimasta ad ascoltarlo in apnea, chiedendomi non solo se gli venisse naturale farsi una simile quantità di seghe mentali, ma anche se fosse davvero così palese ciò che cercavo di nascondere. Non mi era sembrato che gli altri si soffermassero a osservare i bermuda o che.
"Sì" deglutisco.
"Ed è l'ultima opzione, scommetto" non è cattiveria. Ha un tono assolutamente tranquillo, come se stesse parlando di cosa mangiare a cena, per intenderci. Credo che voglia solo capire, e se mi assicura il silenzio più totale, forse potrei pure ammettere tutto. Perché, se ho inquadrato il tipo, non è uno di quelli che ti fa un mazzo così per cercare di farti smettere, dirti che è una cazzata, che devi amarti e blablabla, roba già sentita, grazie. Sembra più uno di quelli che vuole capire e basta, che non ha intenzione di dirti che è sbagliato se lo trovi giusto, ma che cerca di fartici arrivare da sola, con calma e senza forzarti.
"Già"
"Continuo coi tentativi?"
Ridacchio e lo invito a iniziare.
"Allora... Un cane ti ha morso? Però no, non penso che lo nasconderesti così. Uhm... Qualche ex particolarmente passionale?" Dice ridendo.
"Sì, una specie" arriviamo agli scogli e mi fa scendere dalle spalle, ci sediamo lì.
Restiamo in silenzio per un minuto o due, giusto il tempo di decidere se aprirmi completamente.
Mi alzo e mi metto davanti a lui.
"Non sei costretta, lo sai, vero?" chiede apprensivo.
"Lo so. Voglio farlo. Solo, non raccontare nulla agli altri, va bene?" Chiedo e lui mi da la sua parola. Inizio ad arrotolare i bermuda finché non arrivano quasi all'inguine.
Osservo la sua reazione, è abbastanza shoccato.
"Okay, devo ammettere che mi aspettavo qualcosa tipo segni di graffi o morsi- inizia, distogliendo lo sguardo dai tagli e guardandomi negli occhi, cosa che apprezzo da morire -ma stai tranquilla. Non sono qui per farti la paternale o dirti che è sbagliato, perché immagino che tu te ne renda conto da sola. Ti va di parlarne?"
Ci penso un po', poi mi siedo sulla sabbia  in basso allo scoglio su cui è seduto e inizio.
"Io... Ci credi se ti dico che non so più perché lo faccio? Cioè, è diventata un'abitudine, tipo la doccia la mattina. E non ne ho bisogno, ma è diventato parte della routine e ci ho provato a smettere, ma non so perché ci ricado ogni volta. Lo faccio e cinque secondi dopo me ne pento, appena sento il dolore e realizzo che sono stata idiota ancora una volta. I ragazzi pensano che abbia smesso, in realtà non l'ho mai fatto. Se lo scoprissero, ne parlerebbero coi miei genitori, che di conseguenza scoprirebbero i miei gusti e le mie frequentazioni e mi manderebbero da uno strizza cervelli, che è l'ultima faccia di merda sulla terra che abbia voglia di incontrare"
"Li odio anche io. Comunque... Il motivo per cui hai iniziato? Se non fai un passo indietro per capire, non te ne libererai"
"Ho... Diciamo 'perso' la mia ragazza, e la amo ancora. Ci sto ancora sotto e non credo che passerà mai. Sono passati due anni e sto peggio di prima, se possibile. Volevo 'punirmi' per averla lasciata andare, poi non so cosa sia scattato ed è diventata una necessità" dico grattandomi la nuca e sono seriamente in imbarazzo perché quando esprimi tutto a parole capisci quanto sia stupido.
"Posso chiederti di parlare di lei o è troppo?" In un mezz'ora, quello che credevo un cazzone si è rivelato una persona fantastica e credo di potermi fidare, non ho mai conosciuto qualcuno così. Capisce tutto e basta, rispetta i tuoi spazi e osserva attentamente. In pochi giorni mi ha capita quanto Ian ha fatto in una decina d'anni. E non è per sminuire quell'idiota del mio chitarrista.
Quindi decido che sì, quella storia che non tiro fuori da anni potrebbe anche essere raccontata.
"Se avete finito di scopare, noi stiamo andando a casa. Vi date una mossa o tornate a piedi?" urla Matt a una decina di metri da noi, vedo il sorriso da qua.
"Ma zitto, che stavi per ingoiarti Val!" fa Jimmy.
"Arriviamo!- urlo di rimando, poi mi volto verso Jimmy -facciamo un'altra volta? Non sono poche, le cose da raccontare"
"Quando vuoi, piccola- sorride scompigliandomi i capelli -e comunque vai tranquilla, gli altri non sospettano nulla."
Poco prima di raggiungere gli altri lo ringrazio.
"Ma di che? Voglio che i miei amici stiano bene, non è un sacrificio o che ascoltare i vostri problemi e aiutarvi a risolverli. Anzi, mi piace pure"
Lo abbraccio velocemente (per quel che mi riesce dato il mezzo metro di differenza) e poi riprendiamo a camminare, infilo la maglietta, recupero lo zaino e mi avvio con gli altri alle auto.
  
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