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Autore: Keimi    25/04/2013    1 recensioni
Siamo nel Medioevo. Gli uomini vivono con i Pokémon, che non sono semplici compagni di vita. Kellan è solo un ragazzino quando gli viene rubato il Tauros che permette alla sua famiglia di tirare avanti. L'uomo lo sfida a cercarlo. Kellan accetterà?
Il loro mondo è crudele, milioni di Pokémon muoiono ogni giorno a causa delle continue guerre.
L'uomo gli lanciò un'ultima occhiata. "Io sono Kratos. Ti aspetto."
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
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Capitolo 2

Partenza
 
La loro vita cambiò radicalmente. Quando vendettero la prima tosatura del Mareep scoprirono che la sua lana rosa era richiestissima e rarissima. In pochi mesi, infatti, grazie alla rapidità con cui ricresceva durante i temporali, guadagnarono tanto denaro da potersi trasferire in paese. Acquistarono una delle migliori catapecchie del villaggio che si trovava sulla strada principale. Era disposta su due piani e permetteva sia di viverci che di vendere la loro lana. Ci vollero giusto un paio di giorni per sistemare il locale e entro un paio di mesi riuscirono ad acquistare un'altra coppia di Mareep dalla lana giallo limone.
Tutto questo, però, non coinvolse minimamente Kellan. Lui si era rifiutato di allontanarsi dalla loro vecchia casa e ora ci abitava col suo Charmander. Il Pokémon Lucertola stava crescendo a vista d'occhio e presto si sarebbe evoluto. Il ragazzo avrebbe voluto velocizzare il processo ma farlo combattere contro stupidi coleotteri non serviva a molto. Smaniava per incontrare un Ursaring nella Foresta, anche se, dentro di lui, tremava al solo pensiero di trovarsi davanti un orso alto sei piedi. "Chaaaar" lo chiamò il suo Pokèmon, la cui coda infammata si vedeva spuntare da dietro un grosso albero. Kellan corse subito verso di lui e si paralizzò quando vide cosa stava bloccando a terra. Un piccolo Teddiursa si agitava sotto il peso di Drence, uggiolando spaventato. "Lascialo, lascialo subito!" esclamò il ragazzo. Il Charmander ubbidì all'istante e l'Orsetto scappò via. Kellan si chinò e accarezzò la testa squamosa del suo Pokèmon. "Devi stare più attento" gli disse "se becchiamo la sua mamma siamo fottuti, lo sai?" continuò mentre la Lucertola gialla si godeva le sue carezze. Quando un ruggito rimbombò nella Foresta, calò un silenzio glaciale. Tutti i Pokèmon Uccello che fino a poco prima cinguettavano si erano zittiti e Kellan e Drence si erano paralizzati. "Cazzo", disse il ragazzo, vedendo tra gli alberi un grosso cerchio chiaro. "Cazzo, cazzo, cazzo, scappa!" esclamò, iniziando a correre, seguito dal Charmander. Ogni tanto guardava indietro ma non vedeva nulla e non sentiva altro se non il loro respiro affannato. Iniziò a rallentare fino a fermarsi, accasciandosi contro un grosso tronco. Si portò le mani al viso madido di sudore, il cuore che gli batteva impazzito. "L'abbiamo scampata bella, Drence" mormorò. Il Charmander sibilò, minaccioso, accanto a lui. Kellan alzò lo sguardo e vide un enorme Ursaring davanti a loro, che avanzava sulle quattro zampe. Si alzò, mostrando il ventre cerchiato e ringhiando. Il ragazzo si sentì raggelare vedendo gli enormi artigli che armavano i suoi arti possenti. Anche il Charmander si alzò sulle zampe posteriori, agitando la coda infiammata. L'Ursaring attaccò la Lucertola cercando di graffiarlo ma riuscì a schivarlo scartando a sinistra. Il piccoletto giallo contrattaccò subito, senza dare il tempo all'orso di reagire. Sputò una cocente fiammata verso le zampe posteriori, facendo ruggire il Pokèmon di dolore. Ancora accecato dal dolore, tentò di mordere il Charmander ma finì per sbattere contro l'abero sotto cui era ancora seduto Kellan, che, miracolosamente, non era stato nemmeno sfiorato. Ansimò, terrorizzato, mentre i grossi artigli dell'orso gli sfioravano il viso, e rotolò sul fianco, lontano dall'Ursaring infuriato. All'imporvviso sentì un ruggito che non proveniva dall'orso. Un lampo abbagliante, dietro all'enorme Pokèmon. Dopodichè vide il suo Pokèmon decisamente più grande. Artigli decisamente più lunghi. Una fiamma più ardente che mai. Drence si lanciò sull'Ursaring che ancora cercava di riprendersi dalla forte botta a una spalla, graffiandogli la schiena massiccia. L'Ursaring ruggì, incazzato nero, e, voltandosi, colpì Drence con un braccio, lanciandolo in aria. Il Pokèmon giallo riuscì a voltarsi in aria, potendo così appoggiare le zampe artigliate all'albero contro cui era stato scagliato e a darsi una forte spinta contro l'orso. Lo colpì dritto al muso con una zampa per poi aggrapparsi al suo pelo e a morderlo con forza al collo. L'orso cercò di toglierselo da dosso con qualche scossone, ma senza riuscirci. Drence riaffondò i denti nella carne dell'Ursaring, i cui movimenti stavano perdendo forza. Il Pokèmon giallo iniziò a colpire l'orso sul fianco con la coda infiammata, sfiancandolo sempre di più. Affondò contemporaneamente artigli e denti nella carne dell'Ursaring che cadde a terra con un tonfo. Drence rimase fermo nella stessa posizione per alcuni secondi, per poi saltare a terra, accanto al suo padrone.
Kellan era ancora paralizzato. Non aveva mai avuto tanta paura in vita sua se non quando Kratos gli aveva rubato Tauros. Era seduto a terra, tremante, le braccia deboli che lo reggevano a stento. Guardava l'orso, ormai morto. Un bestione di quasi trecento libbre che aveva difeso il suo cucciolo con tutta la forza che aveva ma che non era riuscito a vincere contro il suo Pokèmon, intenzionato a difenderlo a costo della vita. Kellan si voltò verso Drence e il suo cuore perse un battito. Ora era alto quasi quattro piedi, gli arti muscolosi e armati di tre grossi artigli ciascuno, la coda più lunga e massiccia con una fiamma più rossa e ardente. Anche il muso si era affilato e la sua bocca ora era un chiostro di denti affilati. Sulla nuca aveva un piccolo corno squamato. Non ne aveva mai visto uno, soprattutto di quel colore giallo acceso, ma era certo che il suo Charmander si fosse appena evoluto in Charmeleon. Un sorriso apparve sul suo volto pallido. Il prossimo passo era evolverlo in un Charizard.
 
"Kellan!" lo salutò la sorella, impegnata a filare una grande quantità di lana rosa a un grosso telaio in un angolo del locale. Il ragazzo fissò con disprezzo il piccolo Houndour che avevano acquistato per proteggere la loro merce e che si ostinava ad abbaiare e a ringhiare contro di lui ogni volta che entrava lì dentro. "Zio Kellan!" esclamò il piccolo Jeremy, sempre più grande ogni volta che lo vedeva, mentre gli correva incontro. Si aggrappò alla sua gamba e il ragazzo lo prese in braccio con un sorriso. "Ciao piccola peste, come stai?" chiese. Era il suo nipotino preferito, nonchè l'unico, ma non importava. Nonostante il padre del piccolo, morto quasi quattro anni prima, fosse moro e con gli occhi color cioccolato, Jem assomigliava allo zio. Era praticamente la sua versione in miniatura. "Che ci fai qui?" domandò Emma, pulendosi la gonna dai residui di lana. "Solo a fare un saluto" disse, rimettendo a terra il nipote. "Ho deciso di partire" dichiarò, sorridendo. Il volto della sorella, invece, si rabbuiò. "Cosa?" chiese la madre con un tono tutt'altro che felice, appena apparsa sulla soglia. "Voglio partire, madre" ripetè. "Non pensarci nemmeno" sentenziò il padre, anche lui appena arrivato. Kellan non capiva. "Perchè no?" disse, come un bambino. "Hai appena vent'anni, hai solo un Charmander e non hai denaro" disse. "Sicuramente verresti truffato al primo venditore che ti troveresti davanti" continuò. "Tu non parti". Kellan iniziava a incazzarsi. "Non sono un bambino", provò. "Poco ci manca" disse il padre. "Partirai quando sarai più grande", gli diede una pacca sulla spalla. "Cinque o sei anni, passeranno in fretta". Kellan abbassò lo sguardo. Il cuore gli batteva all'impazzata, il respiro si stava facendo sempre più rapido. "Partirò, che voi lo vogliate o meno" disse, freddo. Il padre si bloccò. "Prova a farlo" lo minacciò. Kellan alzò il viso, le labbra piegate in un ghigno freddo e insensibile. Era talmente incazzato che se ne fregava della sua famiglia, ora. Aveva sempre pensato che lo avrebbero appoggiato nei suoi progetti, e invece lo credevano ancora un moccioso. "Addio", disse, recandosi verso l'uscita. "Dok" disse il padre. L'Houndour si scagliò verso il ragazzo, puntando alla spalla, ma venne atterrato immediatamente da un grosso Charmeleon. La coda gli premeva sul collo, mentre una delle zampe posteriori lo teneva fermo sul fianco. Il cane ringhiava e ansimava, senza respiro. Drence gli pesava sul torace, comprimendogli i polmoni. Jem singhiozzò, impaurito. "Zio, lascialo stare! Lascia Dok" piagnucolò. Kellan fissò il nipote con disprezzo. La madre e la sorella erano impallidite, una mano alla bocca per soffocare i singhiozzi. Anche il padre si era bloccato. Non si aspettava di vedere il piccolo lucertolino evoluto in così poco tempo. Doveva ammetterlo, però: non aveva mai visto l'evoluzione di un Pokèmon e non sapeva con certezza quanto tempo ci volesse. Kellan guardò il suo Pokèmon con affetto. "Andiamo Drence". Il Charmeleon lasciò andare l'Houndour che gli ringhiò contro, ma uggiolò spaventato quando Drence gli agitò vicino la coda infiammata. Kellan uscì, seguito dal suo Pokèmon. "Andiamo a prepararci".


Angolo autrice: credo non ci sia nulla da precisare. Ah no. Aspetta. Per i Pokèmon, per non dover ripetere Pokèmon o il nome (Charmander, Ursaring etc) ho utilizzato il nome della "specie" che risulta sul Pokédex del videogioco. Eviterò, comunque, alcune nomenclature che non mi piacciono.. Ad esempio, Ursaring sarebbe Pokèmon Letargo, ma ho preferito chiamarlo semplicemente Orso. Anche Houndour sarebbe Pokèmon Buio ma ho preferito chiamarlo Cane.

Spero vi piaccia! Se trovate errori non esitate a dirmelo ^^
Keimi.
  
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