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Autore: Kodamy    13/11/2007    2 recensioni
[Serie di Oneshot basate sulla LJ Community 52Flavours]
34. The imperious Life. || “31 Dicembre: è finito un altro anno, e siamo ancora rintanate sotto le coperte. Fuori c’è bel tempo anche se fa freddo, ed i fuochi d’artificio erano bellissimi! Proprio come l’anno scorso! Ino-chan mi ha regalato un nuovo nastro. Anche questo è rosso, ma è di seta. E’ luccicosissimo! Saremo amiche per sempre, vero, Ino-chan? - Certo che sì, sceeema! Non ti eccitare per così poco!” [Ino e Sakura. Missing Moment. Malinconico.]
19. Another grey day in the deep blue world.|| Perchè a volte svegliarsi il giorno dell'anniversario della morte di tutta la tua famiglia con un lancinante crampo al polpaccio, scoprire l'ennesima nuova ragnatela sul soffitto e concludere in bellezza passando l'intera giornata in balia di un singhiozzo così poco... Uchiha, darebbe a chiunque il diritto di sentirsi un po' più emo ed inclini al suicidio del solito. (s)Fortunatamente, gli amici servono anche a questo. [Team Seven.] [PostHaku, preOrochimaru] [Amicizia.]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Meiko era riversa nella scatola di cartone, gettata lì come una cosa qualunque

34. The imperious life.

 

 

Anika era riversa sul fondo, gettata lì come una cosa qualunque.
Aya sembrava rassegnata al suo destino, composta nel suo kimono di seta, mento fieramente sollevato.

Claire non portava rancore, ma teneva il volto inclinato verso il basso, quasi a voler celare qualsivoglia tristezza.

Tuttavia, la piccola Stella la stava guardando dal basso, seduta sul letto.

Accusatoria con quei suoi occhi di vetro, sembrava sfidare il mondo intero a smuoverla di lì.

 

Sono un ricordo, diceva la piccola Stella. Non hai il diritto di farmi questo.

Non ho tempo, rispondeva la ragazza, quasi avvertendo il bisogno impellente di giustificarsi. Non ho tempo. Non posso.

 

Ma la piccola Stella continuava a guardarla accusatoria dal basso. Fiera, bella, bionda ed indipendente.

Dagli occhi di vetro.

Animata da una nuova forza interiore, la ragazza la afferrò per il collo. Non posso, ripeté, fermamente.

Gli occhi di vetro non cedettero. Con il cuore in gola, Sakura strinse vigorosamente la stretta.

 

Poi, gettò Stella fra le altre bambole riposte nel cartone.

Tuttavia, non trovò la presenza d’animo di sigillare la scatola con il nastro da imballaggio, come si era ripromessa di fare. Deglutì, richiudendola semplicemente con un cenno brusco, e voltandole le spalle.

 

Tradita, Stella dagli occhi scheggiati non distolse lo sguardo dal coperchio scuro che la inghiottì nel buio.

 

* * *

 

L’erba fresca le solleticava le ginocchia nude, mentre la leggera brezza della sera ormai vicina le faceva ondeggiare serenamente i capelli lunghi ed fiocco rosso che li adornava.

 

La scatola era lì, davanti a lei, posata fra le radici dell’albero. Semiaperta, riusciva a vedere ancora il barlume sinistro dello sguardo della bambola dai riccioli biondi.

 

Stella. Che nome stupido.
Esattamente come colei che glielo aveva dato.

 

Con le mani cominciò a tastare a tentoni il terreno, spostando qualche zolla facendovi pressione con le dita. Così presa e concentrata, tuttavia, non sembrò affatto notare la presenza alle sue spalle.

 

“Che fai, fronte spaziosa? Ti diverti a giocare con il fango?” arrivò la voce sibillina, divertita e cristallina, che Sakura non potè fare a meno – a malincuore – di riconoscere.

 

“Quello lo fanno le scrofe, dovresti saperlo!” fu la risposta immediata, mentre l’istinto la portava a gettarsi sulla scatola semiaperta in un impeto di vergogna.

 

Non vuoi che mi veda? Sembrava dire il luccichio negli occhi di Stella. Ma Sakura la ignorò.

 

Allo stesso modo in cui Ino ignorò del tutto il suo commento suino. “Che cavolo hai lì?” domandò, piuttosto. Sakura si voltò per guardarla da sopra le spalle, e ritrovarla bella come sempre.

 

Bionda come sempre. Fiera come sempre. Indipendente come sempre. Ben vestita come sempre, con la sua gonna corta e lo zaino sulle spalle. Quello stesso zaino che aveva così tante volte portato a casa sua, quando si sarebbe fermata lì a dormire.

 

Ancora una volta, fu animata da una nuova forza interiore.

 

“Non sono affari tuoi, scrofa. Va’ via e non farmi perdere tempo!”

 

Quella che seguì fu, in poche parole, una piccola rissa. Ino le tirò indietro la testa dal nastro rosso fra i capelli tentando di dare una sbirciatina, Sakura le morse una mano, Ino le diede uno spintone che la fece cadere di lato, e nel cadere Sakura le diede un calcio ad uno stinco. Di tutta risposta Ino le pestò una mano, Sakura le diede una gomitata sul piede ed Ino una ginocchiata mirata alla fronte, che Sakura tuttavia riuscì ad evitare all’ultimo momento.

 

Nel caos del momento, la scatola – probabilmente animata dalla sola forza di volontà di Stella – decise che quello era un ottimo momento per essere spinta via da un piede di passaggio e riversare tutto il suo contenuto sull’erba bagnata.

 

Il tempo si fermò.

Sakura, con il piede di Ino calcato sulla guancia e sdraiata sul terreno, guardò la scatola.

Ino, la cui gonna sembrava star per cedere alla forza di gravità –coadiuvata dalla mano di Sakura che si era serrata sull’orlo del tessuto - guardò la scatola.

 

In tutta la sua gloria, Stella entrò in scena rotolando via dal mucchio. Anika, che era stata sempre la più intraprendente dopo Stella, la seguì a ruota.

 

Sakura aveva voglia di morire, ma Ino sembrava piuttosto aver voglia di discutere. “Cosa…? Cioè, è Stella, quella? La mia Stella?”

 

Sakura bofonchiò qualcosa, poiché il piede di Ino le soffocava ogni capacità di espressione logica. Cogliendo l’implicita richiesta, Ino ordinò al suo piede di tornare al proprio posto. Lievemente intontita, Sakura si rimise seduta, poggiando la schiena contro l’albero.

 

“E’ lei. In tutto il suo splendore.”

 

“La stavi buttando via!”

 

“Non sei mai venuta a chiederla indietro.” Rimbeccò Sakura, arricciando il naso. Questo sembrò zittire la bionda, che piuttosto si avvicinò alla bambola, chinandosi e raccogliendola.

Con un gesto quasi materno, la ripulì dal terreno.

 

“Era la mia preferita.” Commentò.

 

“Tanto che l’hai dimenticata a casa mia.”

 

“Credevo di averla persa.”

 

Seguì soltanto un lungo, imbarazzante silenzio. Imbronciata per essere stata colta con le mani nel sacco, Sakura scostò lo sguardo. “Puoi riprendertela se vuoi. Io le stavo…”

 

“… le stavi mettendo dove mettevamo tutti i nostri vecchi giocattoli.” Comprese Ino, abbassando la voce di un’ottava.

 

Nostalgia? Perché aveva nostalgia, ora, quella stupida? Era tutta colpa sua!

 

Sakura non si rese conto di essere arrossita. “Beh, scusami tanto. E’ l’abitudine, mi è venuto semplicemente…”

 

“…Naturale?” la interruppe Ino, lievemente amareggiata. Si interruppe, quindi, per schioccare la lingua. “… anche a me.”

 

Sakura aveva già schiuso le labbra per ribattere qualcosa – non sapeva bene cosa, ma sarebbe stato sicuramente un commento il più caustico possibile – tuttavia le richiuse non appena il suo cervello elaborò ciò che Ino aveva appena detto.

 

“… come?”

 

“E’ per l’esame di domani, no? Diventeremo adulte. Ho pensato che avrei dovuto mettere via le bambole, fronte spaziosa. Non ci arrivi, con quel cervello che ti ritrovi? Se occupa così tanto spazio, potresti anche usarlo, sai?”

La bionda sembrava davvero amareggiata. Sakura provava, nel profondo del suo cuore, una sensazione simile. Rimase ad osservare la rivale con sguardo risentito, mentre quest’ultima – accarezzando distrattamente la chioma riccioluta di Stella – passava in rassegna le altre bambole sparse per terra.

 

“Anika e Stella si erano ripromesse di collaborare per far sì che il ragazzo di cui erano innamorate le notasse.”

 

“Uh?”

 

“Ma avevo lasciato lui a casa mia. Per questo lasciai Stella da te. Avremmo dovuto giocarci il giorno dopo, no?”

 

“… il giorno dopo io mi sono innamorata di Sasuke-kun.” Completò Sakura, facendo spallucce ed abbassando lo sguardo. “Te l’avevo detto, comunque, che una situazione del genere non sarebbe mai potuta accadere nella realtà. Non si collabora per ottenere l’attenzione di un ragazzo, scrofa.”

 

“Beh, fin qui c’ero arrivata, ora.” Commentò laconica Ino, schioccando la lingua. “Oh, è Aya, quella? E anche Claire! Oh, quella era la tua bambola che mi piaceva di più, quella.” Mormorò distrattamente, accucciandosi per terra e poggiando lo zaino sull’erba. Lo aprì, con un sonoro ziiiip, vuotandone il contenuto sul terreno.

 

Giocattoli. Interi anni di infanzia caddero con un tonfo attutito dal tappeto di verde. Vestitini in miniatura, accessori per la casa delle bambole, piccoli peluche, e persino un paio di diari segreti con dei coniglietti disegnati sopra.

 

Sakura li riconobbe come i diari su cui avevano scritto insieme, giorno per giorno, le testimonianze della loro amicizia. Che sarebbe dovuta durare per sempre.

 

Anche quei diari caddero con un tonfo.

 

Sia Sakura che Ino, involontariamente, trasalirono.

 

“Muoviti a scavare, fronte spaziosa. Accanto ai vecchi giocattoli. Su, che devo incontrarmi con Ami, dopo.”

 

Quella era la bandiera bianca di Ino, aggressivamente alzata.

 

“Se hai tanta fretta scava anche tu, scrofa!”

 

Questa era la proposta di pace accettata da parte di Sakura.

 

Tregua concordata.

 

“O mio dio! E’ Pallina, quella?”

 

 “Ah, quello è il peluche che ti prestavo sempre quando venivi a dormire a casa mia!”

 

“Quel vestito te lo cucii io, scrofa! Sei un’ingrata!”

 

“Ma se è uno sgorbio!”

 

“Mi dicesti che era bellissimo!”

 

“24 Novembre: Sakura-chan mi ha raccontato un fatto troppo da ridere! Dice che stamattina, in piazza, ha incontrato quel tipo strambo con i capelli biondi, e che…”

 

“27 Dicembre: sta nevicando, e siamo ancora una volta rintanate sotto le coperte! Ino-chan non fa che farmi il solletico mentre scrivo, per questo la calligrafia è così storta!”

 

“31 Dicembre: è finito un altro anno, e siamo ancora rintanate sotto le coperte. Fuori c’è bel tempo, ed i fuochi d’artificio erano bellissimi! Proprio come l’anno scorso! Ino-chan mi ha regalato un nuovo nastro. Anche questo è rosso, ma è di seta. E’ luccicosissimo! Saremo amiche per sempre, vero, Ino-chan? - Certo che sì, sceeema! Non ti eccitare per così poco!”

 

Risero.
Risero dell’assurdità dell’intera situazione. Una risata amara e disillusa.

Sakura non sapeva se gli occhi di vetro di Ino celassero qualcosa, ma sapeva benissimo di star ridendo semplicemente per non scoppiare a piangere.
Anche Stella venne, insieme ad Anika, seppellita. Sakura si trattenne a stento dal fare una piccola preghiera per la loro dipartita.


Si presero in giro senza pietà, ma non c’era malizia in agguato tra le loro parole. Forse per questo motivo, Sakura si ritrovò a pensare che era davvero crudele, il fatto che una tregua in tempo di guerra potesse assomigliare così tanto ad una pace.

 

E tuttavia non esserlo affatto.

 

Probabilmente lo disse ad alta voce, poiché Ino mormorò un rassegnato “già”, che però non significava assolutamente nulla. Non era una proposta di pace, quella.

 

Il giorno dopo, Sakura diede indietro quel nastro rosso che Ino le aveva regalato a Capodanno. Senza dire nulla – eppure Sakura avrebbe giurato di aver visto finalmente qualcosa dietro quegli occhi di vetro vivo – Ino lo accettò, con un piccolo cenno del capo.

 

La vita, imperiosa, continuò imperterrita ad andare avanti.

 


 

A/N: la Kodamy è momentaneamente tornata

Erano mesi che volevo scrivere una cosa del genere. Non ho nulla da dire, se non che devo necessariamente andare a dormire. Un semplice missing moment, tutto qui. Mi ha fatto un po’ male scriverlo, però. Come ogni volta che scrivo di queste due. Vabbeh, son cose che capitano. (L)

 

Vi amo tutti, indistintamente. [Ma Ross di più.]

 

 

 

  
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