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Autore: AllePanda    27/04/2013    5 recensioni
In questa storia Katniss e Peeta sono gli stessi e vivono nello stesso modo ma il mondo in cui vivono è diverso. Non esistono gli Hunger Games qui! La storia è ambientata in una cittadina americana della prima metà del 1900 e loro due come Romeo e Giulietta scoprono di amarsi. Un amore impossibile quello tra la figlia di un minatore morto nelle miniere e il figlio di un commerciante?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Spero che questo capitolo non vi deluda. La storia va avanti e di strada i nostri protagonisti ne devono ancora fare... Un ringraziamento a chi mi segue e commenta :)


 

I Ragazzi innamorati - Capitolo 13:  - *Scintilla*

 




Punto di vista di Peeta:

Corro verso la mia stanza. Pochi passi e sono già intento a frugare nel cassettone dove tengo i vestiti. Non pensavo che le cose avrebbero preso questo tipo di piega…Ora però mi sono ricordato di una cosa e voglio mostrargliela.
Sposto i calzini con fare febbrile finché non lo trovo.
E’ un po’ rovinato purtroppo. Scendo rapidamente le scale e trovo Katniss seduta sul divano del salotto, le game appoggiate di lato e le braccia conserte.
Sta giocherellando con i cepelli, poi appena mi vede smette – Non so cosa tu abbia lì nel palmo della mano, ma sbrigati a mostrarmela perché voglio andare a dormire…sono stanca – taglia corto lei col tono più brusco che riesce a trovare.
Poi riprende a giocare con i capelli e non mi guarda. Silenziosamente le appoggio l’oggetto sulle ginocchia.



Punto di vista di Katniss:

Peeta mi guarda con occhi languidi mentre tengo tra le mani il cavallino intagliato nel legno che mi ha portato.
In un primo momento mi chiedo cosa voglia significare questa cosa, dopodiché un flash mi fa ricordare e lui se ne accorge subito perché mi vede spalancare tanto d’occhi.
– Allora te lo ricordi, vero? –.
Io resto lì a boccheggiare per un momento…
- Non è possibile… Quel bambino eri tu? – grido quasi come se fosse un’accusa. Devo dire che nel corso della mia vita sono davvero pochi i ricordi gioiosi che ho potuto serbare nel cuore. Uno di questi risale a mille anni fa, o così mi sembra adesso che mi è venuto in mente.
Avevo circa 5 anni e con me c’era mio padre…
Era il periodo in cui mi ero fissata con gli animali e volevo a tutti i costi fare un giro su un cavallo, così mio padre chiese ad un uomo (che solo ora identifico con il fornaio) se poteva trovarci una bestia tranquilla con cui provare.
Lui a quanto pare se ne intendeva.
Così ci recammo tutti fuori città, in un immenso prato verde dove io mi sono divertita a correre e raccogliere fiori mentre mio padre e l’altro uomo sellavano il cavallo per me.
Fui così entusiasta che subito mi affezionai all’animale…poi però venne abbattuto per farci delle bistecche e ricordo che quando me lo dissero scoppiai a piangere a dirotto.
E’ ridicolo, mi sembro Prim se ci penso.
E’ lei quella con la passione per gli animali… O forse…beh forse per me è stato così doloroso sapere del cavallo che da quel giorno sono diventata  più dura… Comunque, mio padre per consolarmi mi intagliò un cavallino di legno. Ricordo che lo adoravo e lo portavo a passeggio con me fingendo di cavalcare. Finché quel giorno… L’ennesimo rossore mi paralizza sopra il divano.
– E’ tuo…avrei dovuto restituirtelo anni fa.
Mi dispiace separarmene, non sai quanto – confessa Peeta. – Io…io…- balbetto.
Lui intanto si è seduto accanto a me, sta per dire qualcosa ma lo blocco immediatamente – quindi tu saresti innamorato di me da allora? -.
Sono così stupida da tale rivelazione che non mi sembra vero.
- Ebbene sì…- confessa.
– Ma non ti sei mai interessato ad altre ragazze? – insisto.
– Sì, mi sono interessato ma nessuna è riuscita a lasciarmi un segno duraturo come te – risponde [cit. Libro: “Hunger games”].
– Quel giorno mi sono ritrovato innamorato cotto – continua Peeta – e lo sono tutt’ora…Pensa che ogni anno, quando mio padre mi dava la torta da consegnare, ho sempre sperato di incontrarti, di poterti parlare…-.
– E perché non l’hai fatto? – chiedo, senza parole.
– Perché non sono mai riuscito a trovare il coraggio…- abbassa lo sguardo e fissa il pavimento – ma adesso ce l’ho… Katniss…Non posso certo costringerti ad amarmi ma per lo meno potremmo provarci….- attacca lui. Un segnala d’allarme grosso come una casa comincia a lampeggiarmi davanti agli occhi.
E’ il momento di svignarsela.
Tento di alzarmi dal divano ma lui mi afferra un polso e mi supplica di restare ad ascoltarlo fino alla fine. – Quel giorno, quando ti ho trovata stavi piangendo perché Danny Lofte ti aveva strappato di mano il cavallino di legno – ricorda. – Io ero un bambino piuttosto pacifico allora, però non sopportavo già i bulletti, quindi… -.
– Quindi ti sei avvicinato e hai detto a Danny di restituirmelo e in risposta ti sei beccato un cazzotto in pancia – aggiungo subito dopo.
– Sì, è vero… Poi però ero così arrabbiato che mi sono buttato su di lui…Qulla sera mia madre mi ha fatto vedere le stelle perché mi ero sporcato tutto di fango, ma almeno mi ero tolto la soddisfazione di vedrelo abbassare la cresta…- dice.
– Già…la tua testata lo ha mandato praticamente k.o. però poi non siamo riusciti a trovare niente in quella melma fangosa…- aggiungo io.
– Già…il giorno dopo però sono tornato a cercare, e ovviamente mi sono di nuovo sporcato e le ho di nuovo prese, ma l’ho trovato…Volevo restituirtelo invitandoti fuori a giocare, ma tua madre mi disse che eri a letto con la febbre e poi… Poi non ho più trovato il coraggio di venirti a trovare un’altra volta, perché quel giorno ti ho sentita cantare assieme a tuo padre mentre ti rimboccava le coperte ed è stato lì che ho capito che ero fregato! -  conclude Peeta.
Il silenzio ci avvolge per pochi secondi, non so più che dire, finché una risata fragorosa non mi esce dalla bocca.
Sento che sto ridendo come una pazza e Peeta ride con me. Ridiamo finché non mi rendo conto di quanto siamo vicini, di come la sua mano destra si sia pericolosamente avvicinata alla mia nella quale sto stringendo il cavallino di legno con tanta forze che temo potrebbe spezzarsi.
I suoi occhi azzurri e limpidi sembrano riuscire  a leggermi dentro. Prima che succeda qualunque altra cosa, perciò intervengo: - Ok… Direi che per oggi è sufficiente. Mi è venuto un bel mal di testa, sai…Vorrei andare a dormire -.
Scosto la mano dalla sua, forse un po’ troppo bruscamente, ma lui non insiste.
Ci alziamo e così termina la nostra serata “speciale”. Peeta non aggiunge nulla di più, mi accompagna semplicemente nella stanza per gli ospiti e mi dà la buonanotte da stare sul pianerottolo.
– Ok… allora, Buonanotte Katniss – mi sorride. Io mi chiudo la porta alle spalle, appoggio il cavallino sopra il comodino e mi tuffo sotto le coperte.
Per un momento di ritrovo a domandarmi come mai non abbia provato di nuovo a baciarmi, quasi mi dispiacesse.
Poi però mi dico, risoluta che domani, tornerò alla mia vita di sempre e che quel bacio in realtà è stato solamente un attimo di debolezza, che forse è stata davvero la febbre a farmi agire in quel modo… Ma come raggiungo il mondo dei sogni, teneri baci, cavalli e occhi azzurri sono lì ad attendermi, tanto che quando mi sveglio mi riscopro più agitata e confusa di prima.
Quantomeno, mi sento decisamente guarita e ancora meglio, vedo subito che un pallido sole comincia a spuntare dalla finestra. Niente più tormenta.



Punto di vista di Peeta:

Stamattina il risveglio è un po’ più amaro del solito. Sono felice che Katniss sia qui a casa mia, e ancora non mi sembra vero di averle parlato, di averle addirittura confessato i miei sentimenti di… averla baciata.
Non sono riuscito ad addormentarmi fino all’alba a causa del calore rovente di quei baci sulle mie labbra.
Ovviamente era tutta immaginazione, cioè, le nostre bocche si saranno appena sfiorate e di certo i baci non bruciano, ma è come se questi lo facessero…
Ho continuato a mordermi il labbro inferiore in maniera febbrile, quasi maniacale, mentre rievocavo ancora e ancora e ancora quei pochi attimi di dolcezza.
Poi finalmente devo essermi addormentato.
Per un attimo mi sono chiesto se avevo sognato e la consapevolezza che era successo davvero, mi ha fatto esplodere dentro un mare in burrasca… Almeno finché non ho realizzato che oggi dovremo separarci.
L’orologio mi avverte che è pericolosamente tardi, mentre sono intanto a preparare la colazione. Le strade sono ricoperte di neve, ma entro stasera saranno certamente percorribili. Katniss sta ancora dormendo, per cui la lascio riposare.
Mi armo di buona volontà e spazzo via tutta la neve che posso dal marciapiede davanti al negozio. Sì, purtroppo, il tempo è decisamente migliorato. In ogni caso mi dico che prima che i miei possano fare ritorno, ci vorrà almeno mezza giornata, per cui, nella peggiore delle ipotesi, saranno qui entro stasera. Mentre sono intento a rimuovere gli ultimi cumuli di neve, però, sento dei passi alle mie spalle e vedo Katniss, già vestita, venirmi incontro per uscire dal negozio.
– Buongiorno – dice con un leggero sorriso.
Devo sembrarle allarmato perché aggiunge subito – Non preoccuparti, sto bene e non ho intenzione di scappare, volevo solo aiutarti con la neve – spiega.
– Oh… no, ho già finito e poi tu è meglio che non ti affatichi…Ho preparato la colazione, ti va? – chiedo più imbarazzato che mai. Lei pare a sua volta a disagio.
Che cosa pensa, cosa ha deciso di fare? Vorrà rivedermi oppure dopo questa colazione io e lei non ci rivolgeremo più la parola? Questa situazione mi sta dilaniando.
Eppure ieri mi ha baciato..Mi ha picchiato, dice che non c’è storia, ma quel bacio c’è stato.
L’ho sognato tutta la notte…

Rientriamo in casa e io le servo subito una tazza di latte caldo con l’aggiunta di un goccio di miele e alcuni biscotti al cioccolato che mi ho padre ha fatto giusto ieri prima di partire. Lei scruta il vassoio e poi dice – non preoccuparti, soltanto il latte andrà bene -.
Incredulo le rispondo – guarda che non c’è problema, vorrei che li assaggiassi, per favore… -.
Lei mi fissa con lo stesso cipiglio di ieri sera e la cosa non mi piace affatto.
– Katniss, per favore… cosa c’è che non va?- le chiedo con aria disperata. Lei prende un biscotto e se lo rigira tra le dita – c’è che ieri era ieri e oggi…-.
Non la lascio finire perché intervengo io: - e oggi è oggi. E allora? –.  
– Allora mi sento già abbastanza in debito con te Peeta.
Ci ho pensato…non voglio più niente. Il cibo ce lo procureremo da sole, come sempre – dice.
La sua ostinazione mi lascia senza parole.
– Va bene, come vuoi… tuttavia voglio che tu sappia che qualunque cosa succeda potrai bussare alla mia porta quando vorrai, ok? Non ti lascerò più morire di fame…E prima che tu dica qualche altra cosa, sappi che lo faccio per me, ok? Perché non posso più lasciare che la ragazza che amo rinunci ad un pasto, che patisca il freddo, che… -.
Non riesco a finire che Katniss mi si scagli addosso come una furia, si alza dal tavolo e infila la giacca di suo padre – Ok…continua pure a vivere delle tue fantasie, ma io adesso me ne torno a casa…Addio Peeta Mellark! Grazie di tutto… Prometto che ti ripagherò ogni cosa! – e così dicendo imbocca la porta d’ingresso.
E’ perfino peggio di come l’avevo immaginato, il nostro addio.
Ha qualcosa di crudele dopo i baci appena accennati di ieri sera. Non posso fare altro che guardarla andar via, perché le mie gambe sembrano paralizzate. Tuttavia, voglio credere che questo sia soltanto un inizio. So che quella scintilla che le ho visto negli occhi in quell’istante, non me la sono immaginata, c’era! E troverò un modo per farla diventare un incendio!

  
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